A2308 Articoli finalisti Premio “Otto milioni” 2023

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Articoli finalisti Premio “Otto milioni” 2023

A2308
Liga Sarah Lapinska (Lettonia)
Abu Pashaev & Francisco De Goya

Sia Abu Pashaev che Francisco De Goya y Lucientes sono nati in montagna.
Abu è nato nel 1966 in Cecenia.
Ha conosciuto sia gli orrori della guerra, la forza e le debolezze delle tradizioni esistenti, sia l’oblio, sia lo splendore del successo.
Goya nacque nel 1740 a Fuendetodos, vicino a Aragona e morì nel 1828 a Bordeaux, in Francia.
Ha vissuto un’infanzia modesta e poi il brillante successo come pittore della Corte spagnola.
I partigiani spagnoli durante la guerra contro Napoleone hanno mostrato lo stesso coraggio del popolo ceceno nelle guerre e nelle repressioni.
Nelle sue incisioni così come nei suoi dipinti, Goya ha creato due cicli di capolavori.
Intero nuovo mondo, gioviale, magico e robusto.
Il ciclo “Los Caprichos” è composto da 80 opere satiriche verso la società spagnola.
Il ciclo “Los disastros de la guerra” è dedicato all’invasione dell’esercito di Napoleone in Spagna.
Nessun pathos.
Raffigurando la morte e il coraggio degli eroi, Goya invita alla riconciliazione.
I suoi toni di argento, grigi, gialli e d’oro sono molto personali.
Quando Goya perse l’udito, i soggetti delle sue opere divennero più oscuri.
Ha ritratto il Tempo come l’implacabile Crone.
Prima degli impressionisti ha superato le regole canoniche che cercavano di confinare il flusso delle emozioni nella prigionia delle linee.
Uno degli autori preferiti da Goya era il drammaturgo Calderón che disse: “Tutti sognano ciò che sono benché nessuno lo sappia “.
Sogni, incubi, fantasmi e racconti popolari hanno avuto un ruolo importante nella creatività di Goya.
L’arte di Abu è dedicata dapprima alla pace e all’allegria primaverile.
Il suo disegno virtuoso, la presenza di letteratura e poesia nell’arte grafica ricordano molto le opere di Goya.
Tuttavia, l’arte di Abu tende a non essere così satirica come “Los Caprichos” di Goya.
È più tenera.
Abu crea linee melodiche e labirinti dadaisti con motivi naturali sulle foglie degli alberi o grovigli di radici sotto la zolla.
Tanti profili ceceni e di eroi dei miti ellenici.
Aquile, piccioni e altre creature alate tipiche delle montagne del Caucaso.
Tante farfalle.
Secondo le tradizioni giapponesi la farfalla è simbolo di spiritualità.
Abu è un esperto della cultura giapponese e della saggezza dell’Asia orientale.
Le sue opere sono un alto canto panteistico.
Miti, illusioni ottiche, ricche simbiosi sono l’essenziale della sua arte.
Dall’astrazione e dalla pittura fluida agli schizzi eleganti e meditazioni sul tempo, vita, amore e morte.
In molti luoghi della Cecenia si possono vedere le antiche mura difensive che circondano giardini di uva e di rose.
Il 23/02/1944, per ordine di Stalin fu emesso l’ordine di distruggere i monumenti etnografici, i cimiteri e le lapidi del popolo ceceno.
La popolazione della Cecenia è stata indurita sia dal genocidio che dalle frequenti ostilità.
Per questi motivi i ceceni apprezzano tanto la pace.
Abu ha giocato a calcio, poi si interessò alle arti marziali, ora insegna arte agli studenti ceceni.
Molti autodidatti hanno deciso di dedicarsi sulla pittura, ispirati dai tali corsi.
Abu realizza illustrazioni per opere letterarie.
Abu è già stato due volte finalista del Premio “Otto milioni”, nel 2021 e nel 2022.
Sa cosa significa un periodo di opere d’arte oscure e la depressione superata.
Come Goya.
Goya, Pieter Bruegel, Bertoldt Brecht e il regista Andrey Tarkovsky sono tra gli artisti preferiti di Abu.
A differenza di Goya Abu non si dedica agli autoritratti.
Il romanzo illustrato, di Abu “Stigal”, basato sugli eventi documentati dello scrittore ceceno Kanta Ibragimov riflette le idee di Abu.
Il soggetto è il seguente: un padre perde tragicamente il suo figlio, ma non cerca di vendicare la sua morte.
Il personaggio protagonista è un idealista etico che tende a ripagare il male con il bene.
Crede nella misericordia.
Rifiuta la vendetta.
Kyunah, il codice d’onore per gli uomini ceceni, richiede di mantenere la parola data, difendere i deboli ed essere compassionevoli.
Kyunah è una preziosa tradizione popolare che rende gli uomini più mascolini e le donne più femminili allo stesso tempo.
Tuttavia, gli assassini del suo figlio sparano l’eroe protagonista, a tradimento mentre vola su un deltaplano.
Abu dice: “Goya è uno sperimentatore avanzato nella sua epoca. I suoi cicli grafici con immagini grottesche, tragiche e realistiche dimostrano che per combattere il male bisogna essere benevoli. La guerra crea guerra, ma la pace crea pace. Attraverso il prisma della guerra.”
Le sue illustrazioni sono preziose.
Alla fine della nostra conversazione Abu cita una haiku del pensatore giapponese Ozawa Runo:
Con chi si può paragonare la carne umana? La vita trasparente, proprio la rugiada sull’erba, come un lampo del fulmine.
Pertanto, vale la pena creare e lasciare testimonianze di tutte le cose belle che abbiamo creato su questa terra.

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Classifica finale Articoli Premio “Otto milioni” 2023

Premio Articolo “Otto milioni” 2023

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Articoli finalisti Premio “Otto milioni” 2023

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Mauro Montacchiesi
recensisce la poesia
AGLI ANGOLI DEGLI OCCHI di Bruno Mancini

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.

AGLI ANGOLI
Gli angoli sono le fondamenta di un edificio, che collegano e consolidano due muri al loro luogo d’incontro, tuttavia si incontrano persino sul vertice, in cui perfezionano l’edificio e contemporaneamente lo tengono unito.
Gli angoli sono, per similitudine, l’alfa e l’omega, il principio e la fine.
Essi sono l’Uomo, in questo caso l’Uomo Poeta Bruno Mancini, che aspira a trasformarsi, a proiettarsi sulla scala macrocosmica dell’Universo.

DEGLI OCCHI
“Animi est enim omnis actio et imago animi vultus, indices oculi.”
Ogni azione parte dall’anima e il volto è l’immagine dell’anima, gli occhi ne sono gli indici
(Cicerone).
Gli occhi sono gli indici rivelatori dell’anima del Poeta, gli angoli ne sono l’Alfa e L’Omega, l’anelito di abbandonare il microcosmo (l’IO) e di proiettarsi nel macrocosmo (il NOI).

SOTTO PIGRIZIE AMICHE
Amiche, perché la pigrizia (le pigrizie) può essere un illusorio stato di quiete, di rilassatezza, ma, invero, è una fase di diminuzione della fiducia in sé stessi, un nichilistico, manicheo odi et amo nei confronti del successo totale.

PREPARA A MORTE NOSTALGIA.
La nostalgia (gr. νόστος = ritorno e άλγος = dolore), il dolore del ritorno al passato, il desiderio di tornare a vivere ciò che è stato, prepara a morte, alla trasformazione in divenire.
La nostalgia (l’IO), un’ancora del passato che inutilmente tenta di frenare, di rallentare, di impedire l’ineluttabile morte, la metamorfosi nel NOI.

PASSA PIÙ PARTI
LAMPO DI TEMPO INDIETRO
INDIETRO SECOLI
E SEMPRE COME SEMPRE.
Rapidamente appaiono e scompaiono, ripetutamente flashback, rievocazioni di un passato ormai cristallizzato.

CAMBIA
SE NON ADESSO
A MORTE.
Essere o non essere. Cambiare o non cambiare.
È questo il momento di decidere se cambiare oppure no.

ALLA VIOLA NASCE IL PENSIERO
E POSSO ANCORA MUOVERMI
VENIRTI ACCANTO
E SENTI LA CORTECCIA
VECCHIA E INUTILE.
La Viola del pensiero, chiamata anche Viola tricolor, è un’affascinante pianta da fiore, nota in tutto il mondo quale emblema di amore profondo, dal momento che, conformemente al mito, una freccia di Cupido finì su questo fiore.
L’amore profondo del Poeta può ancora muoversi, andarle accanto.
La copertina del libro, con la sua policromia, con il suo modellato, è riflesso d’inquietudine interiore.
Il Poeta si sente una corteccia vecchia e inutile.
La corteccia, gli indurimenti della vita, l’apparenza che non permette di penetrare nella sostanza delle cose, del Poeta.
È un momento esistenziale e lei vedrà veramente una corteccia vecchia e inutile?
Il cuore dice che il suo amore riuscirà a penetrare l’essenza delle cose, del Poeta.
Post nubila Phoebus/Dopo la pioggia c’è il sole.

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Angela Maria Tiberi
recensisce Antonio Scarsella
Il Grifone, la scimmia, l’usignolo

Centro di svolgimento del giallo è Sermoneta, borgo medioevale, intrecciandosi con la musica, la cultura, la storia.
I protagonisti del romanzo sono: il campus internazionale di Musica, diventato Fondazione, il Castello di Sermoneta e la Musica, che diventano cornice di un giallo d’ambiente mentre il filo conduttore è la Musica.
Protagonista femminile è Carola Leman sposata con il settantenne Franz Kramer, violoncellista di fama mondiale, direttore del Conservatorio di Stoccolma e di altri istituti di mezza Europa, genio della musica mondiale.
I protagonisti si erano conosciuti a Stoccolma, lei giovanissima impiegata del Conservatorio e lui più di quarant’anni d’età, diventando lei, successivamente, la sua seconda moglie ed assistente di cattedra nello stesso istituto.
Il prof. Kramer teneva i suoi corsi di perfezionamento nel castello di Sermoneta, centro di importanza internazionale della Musica.
La moglie non dava motivo di tradirlo anche se aveva 45 anni e lui settant’anni: c’era complicità fra loro.
Il marito non sapeva che la sua amata fosse attirata sia dal corpo che dalla mente di giovani donne in quanto il suo desiderio di madre non era stato esaudito.
Le avventure con gli uomini non placavano la passione di Carola.
La sua prima donna fu una violoncellista, Agneska, e tra loro vi fu una grande passione e passarono una notte insieme, nella stanza numero 32 dell’Hotel Holiday Inn di Stoccolma.
Si lasciarono.
Colpo di scena del giallo è la morte della giovane Céline nel Castello di Sermoneta.
Così l’autore ci introduce nel giallo.
Chi ha ucciso Céline Bloom?
Non dico altro!
Il giallo è pieno di misteri.
Colgo l’occasione per invitare a meditare per il messaggio sconosciuto a molte persone (inciso all’ingresso del Palazzo di Vetro dell’Onu a New York.) che lo scrittore riporta nel suo testo .
Scritto da un grande poeta di religione mussulmana, vissuto in Persia a cavallo tra il XII e il XIII secolo: Mosleh ad-Din Abdollah, conosciuto come Sa’di: “I figli di Abramo sono membra di uno stesso corpo e della stessa essenza sono stati creati.
Quando anche la più piccola parte, per le avversità della vita, si addolora, anche le altre parti perdono la calma e quiete.
Tu che sei insensibile alle pene altrui mai e poi mai potrai essere chiamato essere umano”.
Complimenti ad Antonio Scarsella e un buon successo di questo fantastico libro.

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Tina Bruno
La poesia è la realizzazione dell’impossibile.
Leggendo la poesia di Bruno Mancini “Agli angoli degli occhi”

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.

Le poesie del poeta Bruno Mancini hanno sempre un richiamo sentimentale che le unisce e le accomuna con il grande sentimento dell’amore.
La poesia che mi accingo a commentare oggi è inserita nella omonima raccolta ”Agli angoli degli occhi”, che lui ventenne ha scritto tra il 1962 e il 1964.
In questa poesia il poeta usa il linguaggio del corpo, comunicazione non verbale ma ricca di espressioni, capace di coinvolgere gli occhi in veri e propri discorsi senza parole.
Gli occhi rappresentano, sin dalla più tenera età, lo specchio dell’anima, comunicano e percepiscono corrugando le palpebre e, anche se un velo di tristezza rivela in età avanzata tanta malinconia, sono capaci di trasmettere stati d’animo, ricordi, sentimenti, emozioni, evocando fatti vissuti, allontanando la nostalgia che si prova quando il tempo passa velocemente e anche il corpo umano trascorre il proprio pensando al passato: a ciò che è stato e più non sarà.
A questo punto, l’autore con una similitudine, tra la viola e l’essere umano, mostra la differenza: la viola germogliando fa nascere il pensiero, mentre gli innamorati, invecchiando, amandosi nostalgicamente, lasciano agli occhi la voglia di continuare il racconto attraverso i ricordi, gli atteggiamenti, la fantasia, gli sguardi e i contenuti che trasmettono guardando.

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Adriana Iftimie Ceroli (Italia)
Simbolicamente “La rosa”

Bella e meravigliosa, profumata, la rosa è il fiore più utilizzato come simbolo nel Occidente, corrispondendo, come forma, alle ninfee in Asia, e entrambe sono simbolo della ruota. Nell’iconografia cristiana, la rosa può essere la coppa in cui gocciolava il sangue di Gesù, o la trasfigurazione delle gocce di sangue.
Il simbolo delle ferite di Gesù compare raffigurato in cinque rose, una in centro e le altre disposte su ogni braccio della croce.
Qui stiamo parlando della rosa che sta nel centro della Santa Croce, dove c’è il cuore di Gesù, il Santo Cuore.
Si tratta dello stesso simbolo, come la Rosa Candida nella Divina Commedia, che a sua volta evoca la rosa mistica dei testi sacri cristiani, simbolo della Vergine Maria.
Quindi, attraverso il sangue versato, la rosa diventa simbolo di una rinascita mistica.
Nella virtù del simbolo della rigenerazione, sulle tombe vengono posate le rose sin dall’antichità. La rosa è anche simbolo dell’amore, dell’amore puro, pulito.
Dante parla dell’amore paradisiaco paragonandolo con il centro della rosa.
Bianco o rosso, questo fiore diventa il preferito dagli alchimisti.
Spesso i loro trattati si chiamavano la rosa dei filosofi.
La rosa azzurra è simbolo dell’impossibile.

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