Il Dispari 20180507 – Redazione culturale

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Il Dispari 20180507 – Redazione culturale

Il Dispari 20180507

Il Dispari 20180507 – Redazione culturale

Caterina Guttadauro La Brasca

LA STORIA SIAMO NOI

Era la solita ora, pomeriggio inoltrato e nelle vie assolate di un povero paese della Sicilia si ripeteva lo stesso rituale: tre bambini avevano più o meno finito di fare i compiti ed erano sull’uscio di casa, pronti a fare qualsiasi cosa fosse loro chiesto pur di avere poi il permesso per andare a giocare a pallone, nella piazzetta antistante la chiesa.

Le mamme brontolavano ma, erano maschietti e lo sport li aiutava a scaricare la loro vivacità e a farsi degli amici.

Cosi Erasmo, Giuseppe e Gaetano si riunivano, strada facendo, e giù a rotta di collo, lungo la via acciottolata, con il rischio di percorrerla ruzzolando, se uno dei tre avesse perso il passo.

La verità che raccontavano era tale solo in parte:

si recavano sì nella piazzetta ma per andare al “Circolo dei Reduci”.

Era una casa a piano terra, malandata, dove seduti su delle sedie poco stabili c’erano i vecchi del paese, quelli che erano parte della sua storia, che erano andati in guerra ed avevano avuto la fortuna di tornare.
Tre di loro portavano gli stessi nomi di quei ragazzi dei quali erano i nonni.

Un’insegna di cartone, attaccata alla porta con lo spago e che regolarmente cadeva quando c’era vento, spiegava a chi aveva la fortuna di sapere leggere, che coloro che si riunivano in quella casa erano uniti da un passato di eroismo e di battaglie che, tenuti in vita dalle parole, erano diventati ricordi.

Tutti e tre avevano servito la loro Patria, ognuno in modo diverso dall’altro ma con lo stesso
patriottismo e lo stesso coraggio.

Quasi tutti avevano un bastone a cui si appoggiavano per alzarsi, le ferite di guerra parlavano ancora e l’intensità del dolore non permetteva loro di dimenticare.

In quella misera stanza, ogni giorno, si consumava la liturgia del racconto ed erano diventati così bravi che se uno si fermava perché, quasi soffocato dal fumo del sigaro, ripetutamente aspirato e spento, l’altro continuava anche per lui.

Le donne non capivano questa necessità di parlare sempre del passato, soprattutto ai ragazzi che potevano rimanere turbati.

Ma i vecchi erano testardi e sapevano che credere in qualcosa significava lottare perché non sia dimenticata.

Così i ragazzi si accovacciavano ai loro piedi e, in religioso silenzio, ascoltavano quello che tre giovani soldati avevano fatto nella prima guerra mondiale per farli nascere in una terra più libera.
Erasmo era stato ben cinque anni in guerra, spesi in parte a combattere e in parte prigioniero degli Austro Ungarici che gli avevano rubato l’infanzia dei suoi figli.

Giuseppe era il più malridotto dei tre:

arruolato fresco di laurea, fu mandato in prima linea, al comando di un drappello di uomini coraggiosi.

Era il primo ad andare all’assalto e l’ultimo a rientrare.
Già, perché allora si combatteva così, corpo a corpo ed a fermarti erano solo le bombe o la morte. Tutte le volte che rientravano da un’operazione, Giuseppe contava i suoi uomini e, se qualcuno mancava all’appello, si tornava indietro a cercarlo, vivo o morto.

Durante una ritirata, ormai sopraffatti dalla superiorità numerica del nemico, fu individuato e, mentre correva, per sfuggire alle bombe che piovevano dall’alto ed al fuoco di una mitragliatrice che si faceva strada tra gli alberi, saltò dentro un pozzo dove riuscì, fortunatamente, a trovare un appiglio: era un arbusto dalle profonde radici che lo sosteneva mentre le sue gambe, ferite, penzolavano inerti dentro l’acqua di un inverno ghiacciato.

Quella notte – Giuseppe pensò – che fosse l’ultima e proprio mentre lasciava andare le mani, ormai ferite per la lunga presa, prima di perdere i sensi sentì una voce che gridava: «Venite, qui c’è il Capitano.»
Lo salvarono ma le sue gambe rimasero per sempre indolenzite.

Gaetano era il più giovane dei tre

e il suo amor patrio era pari alla sua voglia di vivere e divertirsi. Era sbadato e fu grato a Dio quando fu assegnato alla foresteria, lontano dal fronte dove sarebbe andato incontro a morte sicura.
Il minimo rumore di combattimento lo disorientava al punto da fargli mollare qualunque comando stesse eseguendo per rifugiarsi in qualche posto più sicuro.

Quando arrivò alla conclusione che nessuna guerra poteva essere la sua, decise di accorciare i tempi e si cacciò uno spicchio d’aglio dentro un orecchio.

La paura aveva vinto sul coraggio, ma, spese notti intere a scrivere messaggi da recapitare ai familiari per quei feriti che non sarebbero più tornati.

Si procurò un’otite purulenta ed il Comando fu costretto a rimpatriarlo perché il timpano si danneggiò a tal punto da rimetterci l’udito.

Le tasche della sua divisa, sopravvissuta anch’essa alla guerra, erano piene di bigliettini e, laddove fu possibile, arrivarono a destinazione.

Tutti e tre erano partiti perché quando la Patria chiama il dovere impone di andare, ma in guerra ti misuri con te stesso oltre che con il nemico e, quando torni, ti accorgi che le macerie non sono solo fuori ma anche dentro di te…

Caterina Guttadauro La Brasca

 

Angela Maria Tiberi recensisce “Il colore degli aquiloni”

scritto da Francesco Terrone

Francesco Terrone è un noto personaggio internazionale della cultura italiana, profondamente umano, che colpisce il cuore del lettore dal primo verso e grida al mondo di smettere di odiarsi facendo le guerre ed opprimendo gli innocenti come i bambini, e sente la necessità che l’amore va vissuto quotidianamente per eliminare la violenza esistente fra le mura domestiche.
In questo testo c’è la declamazione dell’amore e le sue varie sfaccettature

“Le stagioni dell’amore”

Le stagioni dell’amore sono così,
ognuna di esse ha i propri colori,
i propri sapori,
le proprie emozioni,
così ogni amore
ha l’amore
che gli spetta
il cuore che
gli tocca.

Immenso è l’amore verso la vita, e il legame che lo lega alla sua amata traspare nella poesia

“La vita è bella”

Aggrappati a me
amore mio,
so del tuo tormento,
del tuo dolore,
ma la vita
è bella
vivila…
È bello ascoltare
il canto degli uccelli,
sentire lo scroscio
delle acque dei ruscelli,
sentire il profumo
dei fiori,
sentire il calore
del mio amore…
Aggrappati a me
raggio di sole
che illumini
e riscaldi
il mio cammino…
Solo attraverso
i tuoi occhi
posso vedere
i colori della mia vita…
Aggrappati a me
e fammi vivere.
Vivi, amore mio…

Profondamente sentita da me, perché delusa d’amori non ricambiati ma attaccata alla vita e alla poesia che mi guarisce dal mio mal di vivere e credere sempre nella bellezza dell’esistenza anche quando l’amore non viene corrisposto da chi si ama, è questa poesia profondamente veritiera. Inutilmente…

Quand’ero
ragazzo
pensavo che le lacrime
cadendo dagli occhi
e bagnando
un fiore
potevano contribuire
a farlo crescere.
Oggi penso
che le/mie lacrime
cadendo
dagli occhi
possono
solamente
farlo seccare…

Meditazione, quando l’amore non è corrisposto non occorre piangere ma basta l’indifferenza per dimenticare.
Amando la propria vita e la propria esistenza e perdonando il proprio simile c’è pace in se stessi ed armonia intorno a sé.

“Everest”

C’è una montagna
sulla cui cima
nessun uccello vola,
nessun ‘aquila
fa il proprio nido…,
quella cima
è la cima
del mio cuore
la cima della mia solitudine…
nessun amore
vi fiorisce,
nessun amore
può mai morirvi…

I sostenitori dei suoi testi esprimono concetti molti profondi e ci invitano a riflettere sulla poetica del nostro amato Francesco Terrone e, sinteticamente,

Eugenio Santelli dichiara:

“…artista raffinato,poeta dai contenuti forti ma essenziali per le tematiche affrontate,dal linguaggio ricco, attinente, preciso, evoluto, e che ha cultura e passione, idee ed emozioni che sanno imprimere una svolta al nostro mondo, che ne ha bisogno,che ne ha bisogno,che ne ha un terribile bisogno,sprigionando in tutti coloro che lo leggono un senso di pace, di pace vera, interiore ed esteriore.”

Bellissima la conclusione del testo dopo la profonda lettura del suo meraviglioso curriculum
Condivido il suo pensiero e la mia tristezza passa leggendo le sue poesie.
Vista l’attività che svolge come ingegnere e imprenditore, la poesia potrebbe sembrare un hobby ed invece essa è per lui una ragione di vita.

Angela Maria Tiberi

IL DISPARI 2015 – 2016

IL DISPARI 2017

IL DISPARI 2018

DILA

Premi Otto milioni

Il Dispari 20180430

Il Dispari 20180430 – Redazione culturale

Editoriale

Così come voluto da Gaetano Di Meglio, Direttore di “Il Dispari”, in questa pagina continuiamo la pubblicazione di tutti i testi proposti nell’antologia “Penne Note Matite” edita da Il Sextante di Mariapia Ciaghi.
Oggi tocca a me presentato da Roberta Panizza.
Buona lettura!

Bruno Mancini

Nel leggere i versi “ad ampio spettro” di questo poeta, il lettore si trova ad attraversare le più diverse sensazioni emozionali: a tratti stupito rapimento per il modo in cui il freddo tecnicismo delle figure retoriche, fluendo da questa penna, sia capace di trasformarsi in palpabile emozione; oppure una certa qual perplessità derivante dall’esplicita asprezza di alcune espressioni le quali però, nell’immediatezza del messaggio così consegnato al lettore, riescono a racchiudere una forza e una potenza non consuete in poesia; oppure ancora simpatia, quasi tenerezza, per l’immagine del giovane poeta che traspare da certi versi in alcuni momenti accorati ed enfatici, certamente ancora limpidi.

Sensazioni, emozioni, flash intermittenti sulla vita interiore di un poeta: di questo si “accontenti”chi legge Bruno Mancini così, come dovrebbe accadere per la lettura di un qualunque altro poeta nel quale ci troviamo ad imbatterci.

Lasciarci trasportare nel percorso, forse tortuoso certo ineguale dei versi che vi propongo del nostro autore, ci farà entrare in contatto e vivere in prima persona i caleidoscopici accadimenti interiori di un’anima in una visione che solo la vera poesia può offrirci.
Roberta Panizza

Poesie di Bruno Mancini

Un’ombra

Un’ombra
sconvolge
la piana di alghe statiche
con ritmo lento di medusa
con pause di dolcezze lunari
– sotto
le sabbie
smosse
più calde ed umide -,
un’ombra una carne un’ora
Tu.

Non sono un principe

È nuova notte di luccichii vagabondi
nei cieli scuri dell’emisfero boreale,
notte di San Lorenzo,
senza luna e senza nuvole
sfilacci di bagliori intensi:
quasi comete.

È breve notte di desideri eterni
abbracciati all’amata sulla spiaggia,
notte dei primi turbamenti,
in angoli distanti dalla folla
sorrisi silenzi sospiri:
quasi nirvana.

È ancora notte di fichi d’india nel cervello
a sciami indecisioni prive di senso,
notte dell’ultimo verdetto,
per l’uomo che manca di difese,
e invoca appigli pretestuosi:
quasi giustizia.

In questa notte di balconi aperti
dove l’afa ristagna indisturbata,
oggi stanotte,
nemmeno chiedo aiuto alla leggenda
e mi destino un ruolo di coerenza:
“Domani sarò Principe del tutto o nulla”.

Fui tuo, silenzio,

Lo so, fui tuo, silenzio,
in mille notti d’alba
là dove
incerta
soligna
smaniosa
intensa
l’eutanasia propone ancora un dopo.

Fosse soltanto vita,
coraggio di mai dette bestemmie
qui mentre
la sento
l’invoglio
l’invidio
la temo,
la debolezza che m’impedisce il dopo!

Il verso non ha tempo d’aspettare
finisce all’alba se finisce l’alba.

Parla creatura

Parla creatura
nel segno del delirio
invoca l’ora
spingimi forte
e taci.

Calare in sospiro frenato
Calare in rimossa esistenza
Calare lucida coltre
sul grembo assorto.

Urla viziata fronte.

Parlo di te

Parlo di te
con me
nella semplicità di un riposo
sull’acqua
parlo di te
nella sincerità di una solitudine
con me
sull’acqua.

Parla di te
con me
un filo d’erba
sull’acqua
l’immagine di un’isola
sul mare
nella sincerità di un riposo
parla di te
a me
nella semplicità di una solitudine
sull’acqua
il volo di un volo di gabbiani.

Anche è stata una scure

Anche è stata una scure
sul pendio
il nostro rotolare avvinti
per erbe.
Così furono notti
scavate nei giorni.
E se c’era una bocca
era mossa su un seno:
calice lungo
cola aroma
con un sottile scorrere.
Sulle pietre
sulla carne.
Mani cieche veloci
e la terra nelle dita
e ogni volta più acuto l’affanno.
Notti intere
scavate nei giorni.

Ceri nel buio di una notte

Ceri nel buio di una notte
oltre desiderate vane trasparenze.
Desiderate notti
quando solo si sentiva muovere
senza posa, incantata,
una mano su un cuore
– ed era niente finanche l’eterno –
e l’addolciva e lo spaccava
fiore di neve su azzurro.

Stelle sul mio cammino,
e una scala mostrava e velava,
e tu, che pure velavi.

Ceri nel chiuso di una stanza,
alti sopra disumana speranza.

Speranza di ritorno
solitario a carpire volo d’affetto,
veloce abbaglio
che la mente perdona.

E chiuderò nell’ossessione incerta.

Sono già colmo,

Sono già colmo di balzani presagi,
ora che il timpano auricolare destro
assorbe a malapena il caos
il caos di motori arrugginiti,
la feccia di pagliacci umani,
la polvere del nulla.

Schierando eventi di memorie,
listelli a forma di scacchiera,
il padiglione sinistro
sinistro reticola notizie drogate
– sarà la prima volta che…-
– che prima volta, l’ultima -.

Ho tempo ancora per ricomporre
mosaico dal centro al nulla
zigrinando in fuochi a spirale
spirale verso infiniti agganci alla follia,
nel mi bemolle minore
per un bel sogno che non dura sempre.

Eudonna Magazine

Trimestrale alla cui redazione collabora l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.

Il Sextante di Mariapia Ciaghi ha presentato a Faenza c/o la Loggetta del Trentanove “Le Nostre Donne“: bipersonale di Guido Angeletti e Franco La Spada con esposizione di esemplari dei gioielli in ceramica di MUKY.

In occasione dell’inaugurazione c’è stata la presentazione di Eudonna Magazine (acquistabile ad Ischia presso l’edicola sita nella Piazzetta San Girolamo), trimestrale alla cui redazione collabora l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
La rivista fino dalla prima uscita ha già ottenuto ampio consenso per qualità grafica e contenuti.

L’evento si chiuderà con il Recital del soprano Tania Renzulli.

Guido Angeletti,

nato a Bologna il 24 ottobre 1954, dopo esperienze come designer e realizzatore di gioielli artistici, la sua passione per la scultura lo porta a iscriversi all’ Accademia di belle Arti di Bologna, dove consegue il Diploma Accademico in scultura nel 2004.

Nell’ultimo periodo concentra la sua attenzione creativa sul mondo femminile.

Da questo è nato un gruppo di opere, dal titolo “Le Nostre Donne” che vogliono evidenziare alcuni aspetti della condizione della donna e il suo ruolo nel mondo di oggi.

Queste sculture, fuse in allumino e bronzo con la tecnica della cera persa, risentono, nella finitura delle superfici, delle precedenti esperienze nel campo del gioiello artistico.

Ecco quindi che la materia prende vita attraverso il gioco plastico di curatissime lucidature a specchio alternate a testurizzazioni e patinature classiche che caratterizzano una delle peculiarità espressiva dell’artista.

Franco La Spada,

artista trentino, nato a Brentonico – Rovereto il 14 dicembre del 1955, frequenta l’Istituto d’Arte a Trento.Maestro d’arte,dipinge murales e meridiane abbellendo i paesi di montagna a partire dalla sua Brentonico.

Molte le mostre personali con particolare attenzione al soggetto femminile.La donna è da sempre fonte inesauribile di ispirazione e immensa è la quantità di opere che la vede protagonista nella produzione artistica.

Conquistato dal soggetto femminile Franco La Spada “sa cogliere, sempre prima con il cuore, quello che la vita gli pone davanti”. Franco, come scrive Iva Berasida tempo fa da maestro a gruppi femminili lungo percorsi di apprendimento artistico. Anche questa frequentazione, attraverso l’arte, gli ha permesso di entrare nell’anima e nella mente delle donne, con garbo, rispetto e leggerezza. Innamorato del soggetto femminile,lo dipinge con sentimento di ammirazione ed emozione e ne fa emergere seduzione e dedizione, virtù e piacere,ambiguità e sincerità cogliendo l’intima essenza delle donne.”

MUKY, Wanda Berasi

nasce a Trento il 9 ottobre del 1926.
Giovanissima si trasferisce a Roma ed è allieva di Mazzacurati, Leoncillo e Guttuso all’Accademia Tedesca di Villa Massimo. In quel periodo espone con personali a Roma, in Canada, in altri luoghi in America e in Austria.

Nasce il nome d’arte MUKY: “Allora le donne non erano considerate nell’arte; erano schiacciate nell’orgoglio e nel talento. MUKY era un nome che non permetteva di capire, a chi vedeva solo le mie opere, se ero un uomo o una donna. E ha funzionato“.

Nel 1955 arriva a Faenza città della ceramica. Inizia a collaborare nello studio dell’artista Domenico Matteucci che diventa il compagno della vita.

Estroversa, solare, intelligente, attenta, aperta al mondo, diventa riferimento artistico e culturale per la città. Porta l’informale modellando e smaltando forme in nero e bianco, esponendo le sue opere in Europa, America, Giappone, Sud Africa.

Apre al pubblico le porte della sua casa ancora oggi, con ospiti importanti: Enzo Biagi, Ruggero Orlando, Roberto Gervaso, Tonino Guerra, Raul Casadei, Alberto Bevilacqua, Vittorio Sgarbi, Franco Fontana, Nino Migliori, Maurizio Galimberti, Mario Pincherle, Dario Fo, Paolo Poli, Ottavia Piccolo, Alessandro Bergonzoni, Cesar, Enzo Dallara.

Ognuno ha lasciato una scritta su un piatto di ceramica componendo una straordinaria collezione con centinaia di dediche a rappresentare uno spaccato della cultura italiana.

TANIA RENZULLI

Ha iniziato gli studi musicali in Svizzera.

Dopo essersi iscritta al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, si è qui diplomata in canto nella classe del baritono Paolo Silveri. Ha cantato nelle principali città italiane e all’estero, rappresentando tra l’altro l’Italia in Grecia, durante le manifestazioni per Atene «capitale della cultura europea».

Oltre a lusinghieri consensi di critica e di pubblico, ha ottenuto numerosi premi, tra cui: Premio ACLEA , Premio IL GABBIANO, Premio FOYER DES ARTISTES.

Laureatasi in lettere con lode presso l’Università degli Studi la Sapienza di Roma , ha conseguito varie specializzazioni nel campo dei beni culturali , dove è stata impegnata in collaborazioni con diverse testate giornalistiche e Radio televisive, soprattutto in ambito musicale.

In tale settore si dedica attualmente sia all’attività organizzativa sia a quella esecutiva , prevalentemente concertistica. Grazie alla duttilità della tua voce, il suo repertorio spazia dalle arie da camera all’opera, dal musical alla canzone napoletana.

 

DILA

Premi Otto milioni

Grande successo all’Enoteca Letteraria con il libro di Silvana Lazzarino

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Grande successo all’enoteca Letteraria con  “La Seduzione dell’immagine dall’arte ai versi poetici: Alba Gonzales e Patrizia Canola mie Muse ispiratrici” molto apprezzato anche dal critico d’arte e filosofo Franco Campegiani

Serata dedicata all’incontro tra poesia e arte, quella che si è svolta nella Capitale lo scorso 22 aprile 2018 all’Enoteca Letteraria di Via di Quattro Fontane dove è stato presentato il libro di poesie di Silvana Lazzarino, giornalista/pubblicista e poetessa, dedicato a due artiste di grande successo Alba Gonzales e Patrizia Canola. Nell’opera “LA SEDUZIONE DELL’IMAMGINE DALL’ARTE AI VERSI POETICI: ALBA GONZALES E PATRIZIA CANOLA MIE MUSE ISPIRATRICI” edita dal Centro Tipografico livornese, l’arte diventa protagonista in modo nuovo attraverso i versi poetici che ad essa si ispirano per valorizzarne contenuti ed emozioni. La poesia si presenta sotto nuova veste diventando interprete degli stati d’animo derivanti dalla lettura visiva ed emotiva delle opere d’arte.

da sini Patrizia Canola Silvana Lazzarino e Alba Gonzales

In questa silloge davvero originale ed unica nel suo genere, Silvana Lazzarino ha scelto ed eletto a sue Muse ispiratrici ALBA GONZALES scultrice e PATRIZIA CANOLA pittrice. artiste di richiamo internazionale con mostre personali e collettive che le hanno portate ad essere conosciute ad apprezzate in tutto il mondo dal pubblico e dalla critica.

A moderare l’incontro letterario è stata Maria Rizzi, Consigliera Regione Lazio, affermata scrittrice di romanzi gialli e di racconti di successo,  cui sono seguite le coinvolgenti letture delle poesie ad opera della bravissima Federica Sciandivasci. L’eccellente interpretazione della Sciandivasci, ha permesso al pubblico presente in sala di immergersi nell’atmosfera della presentazione del libro affidata a Sandro Angelucci, critico letterario, saggista e famoso poeta, che ha illustrato il percorso della poetessa soffermandosi sul valore della poesia che in questo specifico ruolo, diventa “l’arte” per eccellenza nella sua capacità di veicolare quanto insito nelle sculture e nei dipinti delle due artiste. Tra gli esempi da lui ciati sono “Chimera e le Maschere” scultura di grande eleganza e mistero di Alba Gonzales dove si parla di doppio, verità e finzione, e “Campo d’avena” dipinto dai colori accesi e avvolgenti di Patrizia Canola dove si parla di respiro della Natura.

Silvana Lazzarino e Sandro Angelucci

Riguardo queste opere Sandro Angelucci così spiega “ nell’opera (di altissimo livello) della Gonzales Chimera e le maschere,  mi è parso davvero che la donna non voglia essere distratta dalle apparenze, tanto da voltarsi verso il serpente (biblicamente, simbolo della tentazione) mentre con la mano copre la vista della maschera, denotando interesse per ciò che, solo illusoriamente, induce a disobbedire ma, nei fatti, è promessa di armonia”.  E continua per il dipinto della Canola: “Campo d’avena; un quadro in cui il colore spicca in modo precipuo e distintivo raggiungendo un’efficacia evocativa di assoluto riguardo (si notino le varie tonalità di gialli, di verdi e, nondimeno, quel filo di celeste in alto: indice di aspirazione al cielo da parte di ogni creatura vivente)”.

Ad accompagnare la relazione di Sandro Angelucci conclusasi sottolineando il messaggio dalle tre artiste che è quello di non arrendersi e di non rinunciare alla bellezza, e ad essere parte del “Grande Respiro” che da la vita, sono state le immagini riferite alle opere delle die artiste proiettate in sequenza sullo schermo così da coinvolgere visivamente ed emotivamente il pubblico.

Silvana Lazzarino nel presentare le motivazioni che l’hanno spinta a creare quest’opera così originale, ha tenuto a sottolineare come “le sculture di Alba Gonzales costruite sulla storia dell’uomo alla costante ricerca di verità tra dramma e passione, ed i dipinti di Patrizia Canola intensi abitati da una luce che esplora i volti della natura, sono un mosaico attraverso cui rileggere l’esistenza fatta di verità e finzione, bellezza e inganno con al centro l’uomo che si interroga sul destino e sul mistero della vita nascosto in ogni piccolo angolo della Terra”.

Patrizia Canola, Sandro Angelucci e Silvana Lazzarino

Per quanti leggeranno questo libro dove poesia ed arte entrano l’una in contatto con l’altra per una sinergia di parole e immagini, troveranno di grande pregio la prefazione curata dal noto giornalista Giancarlo Perna presente alla serata, che in modo impeccabile ha colto in pieno in senso di questo viaggio tra immagini e versi, un unicum nel suo genere. Queste le sue parole presenti nella prefazione: “La felice particolarità di questo libro -che ne fa un unicum editoriale- è l’abbinamento di immagine e versi. Sulla pagina sinistra di chi guarda c’è la fotografia dell’opera a colori. A destra, la poesia che le è dedicata. Venti versi al massimo, brevi e meditati. Talvolta struggenti per il senso acuto del tempo che fugge. Sempre però collegati e intensamente descrittivi dell’opera raffigurata a fianco”.

Un viaggio tra verità e bellezza, storia e mito alla ricerca di se stessi, delle emozioni più nascoste che possiamo ritrovare lasciandoci cullare da quanto la Natura ci dona ogni giorno,

 

“Con queste poesie ho cercato di fermare la bellezza insita nei lavori di Alba Gonzales e Patrizia Canola” scrive Silvana Lazzarino nel libro e prosegue “ artiste di grande spessore e raffinatezza, capaci come poche di regalare il respiro della vita con le sue ombre e le su luci, le sue fragilità e certezze.

Tonino Puccica, Federica Sciandivasci, Patrizia Canoal, Silvana Lazzarino, Maria Rizzi e Alba Gonzales

Per concludere questo sguardo poetico sugli orizzonti emotivi delle opere delle due artiste cito una frase di un genio dell’arte quale è stato Leonardo Da Vinci: che così affermava: “La Pittura è una poesia muta e la Poesia è una pittura cieca”.

Tra gli interventi del pubblico da sottolineare quello di Franco Campegiani filosofo e critico d’arte che ha conosciuto Alba Gonzales alla1’edizione della Biennale Internazionale della Pietra città di Marino alla fine degli anni Settanta

Campegiani ha apprezzato i discorsi di Silvana Lazzarino e del relatore Sandro Angelucci che hanno insistito sull’importanza della “poiesi” intesa come capacità di stare dentro le cose e sul mistero dell’esistenza e dell’essere.

Partecipazione ed entusiasmo dei presenti per un evento di grande spessore che ha visto al lavoro i fotografi Vittorio Bertolaccini di “youreporter.it de Il Corriere della Sera” e Lorenzo Milani marito della pittrice Patrizia Canola.

LA NOTIZIA E’ USCITA ANCHE SUL SITO DELL’ANSA:

http://www.ansa.it/lazio/notizie/2018/04/22/seduzione-immagine-diventa-poesia_004958c7-49fe-4334-88b6-2365d6a15083.html

Ringraziamenti speciali vanno a Tonino Puccica, Maria Rizzi, Federica Sciandivasci e ai fotografi Vittorio Bertolaccini e Lorenzo Milani.

Per info sulle artiste: www.albagonzales.com e www.patriziacanola.com

 

 

 

 

 

Il Dispari 20180423 – Redazione culturale

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Il Dispari 20180423 – Redazione culturale– Redazione culturale

Il Dispari 20180423

Il Dispari 20180423 – Redazione culturale
Editoriale

Così come voluto da Gaetano Di Meglio, Direttore di “Il Dispari”, in questa pagina continuiamo la pubblicazione di tutti i testi proposti nell’antologia “Penne Note Matite” edita da Il Sextante di Mariapia Ciaghi.

Oggi tocca a Michelangelo Angrisani e Flora Rucco presentati da Angela Maria Tiberi, Presidente della Sede operativa di Pontina per conto dell’Associazione Da Ischia L’Arte – DILA

Buona lettura!

Michelangelo Angrisani

è un grande maestro di varie discipline artistiche, la cui magnificenza è stata onorata in molte nazioni.
Presidente dell’Accademia Internazionale “Arte e Cultura” (con delegazioni in Romania, Spagna, Croazia, Israele, Brasile, Belgio), Michelangelo Angrisani con il suo annuario rende gloria a diversi artisti nazionali e stranieri.
La qualità artistica di Angrisani è stata più volte premiata dalle più alte Autorità dello Stato italiano: medaglia d’argento del Presidente della Repubblica; medaglia d’argento del Presidente della Camera dei Deputati; medaglia di bronzo del Presidente del Senato della Repubblica.

Angrisani è un innovatore della bellezza artistica e creatore di nuove tecniche pittoriche.
Colore nel legno, dove il colore si sposa in armonia con la natura.
Colore nel marmo, dove il colore accalda il freddo del marmo.
L’olio sul cartoncino, per dipingere il sogno, la mente, l’irreale.
L’olio su carta feltra, per trasformare materiale da rifiuto in opere d’Arte.

Hanno scritto di lui critici d’arte italiani e stranieri, quotidiani locali, nazionali ed esteri. Tante le citazioni su riviste artistiche e cataloghi nazionali e internazionali. Attualmente, le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private, di musei italiani ed esteri.

Michelangelo Angrisani

Michelangelo Angrisani

Flora Rucco,

dott.ssa in Conservazione dei Beni Culturali. Segretaria Naz. Ass. Museo delle Donne del Mediterraneo “Calmana”. Presidente dell’Ass. Artistica e culturale “Exper’art”. Insegnante, cura progetti creativi di Arte e “Yoga” per l’Educazione alla Pace. Organizza eventi artistici e culturali curandone la critica d’arte. Poetessa e pittrice, ha pubblicato il libro di poesie “Ecos” e il libro di poesie e immagini “Flussi Meridiani – Risveglio”. Partecipa a varie Mostre collettive.

Corpo migrante

Nudo corpo migrante
senza più volto e un nome,
crocifisso, al filo della speranza,
senza più aspirazione
corpo di migrazione.
In fuga
da deserti e terre roventi,
muto e inerme, giunto
agli approdi marini.
Corpo sottile
inchiodato alla miseria
specchio dei miseri
per l’opulenza del Mondo.
Senza più un fil di voce
ma l’ombra di un sospiro
di una madre
impresso al cuore.
Dissolve crudele
l’urlo salmastro in mare
mediterraneo d’amare
turbato dal male.
Corpo allineato
come pattumiera del Mondo
Il varco della speranza
è di un corpo celeste
di stelle, alla terra straniera.

Angela Maria Tiberi

Flora Rucco

Flora Rucco


ARTE E PSICHE: PERCORSO NEGLI STATI D’ANIMO IN MOSTRA A FERRARA A PALAZZO DEI DIAMANTI

A restituire stati d’animo dove si alternano gioia e paura, passione ed estasi, smarrimento e inquietudine,sono le opere di diversi artisti attivi tra fine Ottocento e inizi Novecento che hanno saputo dare formaai lati oscuri e solari, enigmatici e autentici delle emozioni.
STATI D’ANIMO ARTE E PSICHE, TRA PREVIATI E BOCCIONI in corso a Ferrara fino al 10 Giugno 2018 a Palazzo dei Diamanti è la mostra che attraverso opere provenienti da musei e gallerie italiane, europee e americane, oltre che da collezioni private, guida il visitatore proprio in un viaggio lungo i territori dello spirito entro la materia mutevole degli stati d’animo, spesso inafferrabili.

Curata da Chiara Vorrasi, Fernando Mazzocca e Maria Grazia Messina,

l’esposizione abbraccia diverse correnti dal Simbolismo e Divisionismo (Segantini, Previati, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, a Medardo Rosso) al Futurismo con i massimi rappresentanti quali Balla, Carrà e soprattutto Boccioni.

Quest’ultimo, in particolare, col suo linguaggio dirompente rende partecipe lo spettatore di quanto accade nel quadro, come per l’opera “La risata” in cui lo stesso spettatore viene trascinato nella dinamica delle emozioni e nella polifonia della metropoli moderna.

In mostra poi accanto alla “Ave Maria a trasbordo” di Giovanni Segantini caratterizzata da un’atmosfera sospesa in cui si respira calma, e a “Maternità” di Gaetano Previati dalle figure quasi evanescenti, si possono ammaiare la “Beata Beatrix” di Dante Gabriele Rossetti, “Ricordo di un dolore” di Giuseppe Pellizza da Volpedo dove il dolore è impresso nello sguardo della donna fisso nel vuoto.

E poi “Lotta di centauri” di Giorgio De Chirico

in cui l’atmosfera concitata è restituita dall’aggressività di figure metà uomo e metà cavallo, “Paolo e Francesca” di Previati dove i due amanti avvolti dal dramma di un amore impossibile giacciono come colpiti entrambi da una stessa spada ai piedi di un letto, per arrivare a “Acqua calma” di Fernand Khnopff dove si respira serenità.

Di Boccioni è anche“Stati d’animo”

formato da un trittico- “Quelli che vanno”, “Gli addii” e “Quelli che restano” – caratterizzato da dinamicità, restituita da un campo di forze invisibili anche nella staticità in una sintesi polifonica di linee e colori.

Tutti capolavori della scena italiana ed Europea tra Otto e Novecento il cui effetto visivo è esaltato dall’allestimento curato dallo studio Ravalli a creare uno spazio come sospeso e quasi immateriale in cui le stesse opere entrano in rapporto con le interferenze offerte dall’immaginario scientifico e culturale del tempo (immagini, suoni e filmati), dando vita a un racconto degli stati d’animo: dalle note più cupe dalla malinconia all’abisso della paura, fino alla passione, agli istinti aggressivi, per arrivare al rapimento estatico dell’amore.

Tra gli artisti citati, Giorgio De Chirico, ad Ischia a Lacco Ameno

nel 2010 è stato ricordato con una mostra allestita a Villa Arbusto dove sono state esposte 5 sculture e 28 quadri provenienti dalla fondazione Giorgio e Isa De Chirico, a ripercorrere le tematiche più significative dell’intera sua arte.

Silvana Lazzarino

Ricordo di un dolore di G P da Volpedo

Acqua calma di Fernand Khnopff

Angelo della vita di Segantini 1894

Finalisti premi “Otto milioni” 2018

Dopo aver pubblicalo in data 26/3/2018 l’elenco dei finalisti dei due premi “Otto milioni” 2018 di musica e di letteratura e in data 9/4/2018 l’elenco dei finalisti dei due premi “Otto milioni” 2018 di poesia e di giornalismo e, oggi concludiamo, l’informazione dando notizia delle 114 opere di arte grafica (finaliste di “Otto milioni” 2018) provenienti da 36 diverse Nazioni ubicate in 5 dei 7 Continenti (7 Continenti ritenendo valida la teoria che, suddividendo la terra secondo fattori storici e culturali, ne determina i Continenti in: Nordamerica, Sudamerica, Europa, Africa, Asia, Antartide ed Oceania)
Potrete votare l’opera o le opere da voi predilette cliccando su https://www.emmegiischia.com/wordpress/premio-grafica-otto-milioni-2018/

Finalisti Premio di arti grafiche

Cod001 Daniele Serra Argentina
Cod002 Esteban Sandoval Argentina
Cod003 Janis Drozdovs Lettonia
Cod004 Kārlis Īle Lettonia
Cod005 Liga Sarah Lapinska Lettonia
Cod006 Liga Sarah Lapinska Lettonia
Cod007 Marcos Robson Mota Brasile
Cod008 Guna Oškalna Vējiņ Lettonia
Cod009 Milena Petrarca Italia
Cod010 Prasoon Trivedi Pakistan
Cod011 Ravishankar Roy India
Cod012 Rohit Rathore 161 India
Cod013 Sergey Kyrychenko Ucraina
Cod014 Tabare M de Marco Italia
Cod015 Tomas Fernandez Spna
Cod016 Victor Rocha Cile
Cod017 Yuri Serebryakov Ucraina
Cod018 Zhaina Ilyasova Russia
Cod019 Benmaiza Mohamed Algeria
Cod020 Larachiche Mohamed Algeria
Cod021 Adam Iilyasov Oishara Russia
Cod022 Ajub Ibrimov Germania
Cod023 Aleem Uddin Arts India
Cod024 Amirbek Ismailov Russia
Cod025 Amnat Istamulova Russia
Cod026 Antonio Molina Vasconcelos Messico
Cod027 Apti Dibirov Autumn Russia
Cod028 Arif Azad Painter India
Cod029 Arnis Eglitis Atmiņas Lettonia
Cod030 Art Linh Vietnam
Cod031 Avi Pkar India
Cod032 Chijia He Cina
Cod033 Costantino Pavlis Grecia
Cod034 Daniel Hoope Inghilterra
Cod035 Edwin Murillo Nicarua
Cod036 Einars Repse Lettonia
Cod037 Esteban Sandoval Argentina
Cod038 Farhate Hassouna Tunisia
Cod039 Flora Rucco Italia
Cod040 Frank V Tansey USA
Cod041 Eva Fuentes Berros Spna
Cod042 German Vizulis Ucraina
Cod043 German Vizulis Ucraina
Cod044 Haitham Moustafa Egitto
Cod045 Heino Blum Germania
Cod046 Herminia Mesquita Portogallo
Cod047 Janina Butkevich Russia
Cod048 Ismail Akinc Turchia
Cod049 Janis Drozdovs Lettonia
Cod050 Jelena Plotnikova Ucraina
Cod051 Jose Galant Spna
Cod052 Kamila Gjulova Russia
Cod053 Kheyrolah Asghari Iran
Cod054 Lela Geleishvili 080 Georgia
Cod055 Liga Sarah Lapinska Lettonia
Cod056 Liga Sarah Lapinska Lettonia
Cod057 Liga Sarah Lapinska Lettonia
Cod058 Liga Sarah Lapinska Lettonia
Cod059 Lway Kmall Afganyi Giordania
Cod060 Makka Ilyasova Russia
Cod061 Liga Sarah Lapinska Lettonia
Cod062 Liga Sarah Lapinska Lettonia
Cod063 Liga Sarah Lapinska Lettonia
Cod064 Liga Sarah Lapinska Lettonia
Cod065 Maks M Spasa Maksimovic Serbia
Cod066 Maurizio Pedace Italia
Cod067 Maurizio Pedace Italia
Cod068 Manoj Kp India
Cod069 Mehdi Eskerhanov Russia
Cod070 Mehtap Gule Turchia
Cod071 Melinda Horvath Romania
Cod072 Miguel Pinero Venezuela
Cod073 Miguel Pinero Venezuela
Cod074 Milena Petrarca Italia
Cod075 Milena Petrarca USA
Cod076 Milo Shor Israele
Cod077 Mirjana Milanovic Serbia
Cod078 Mohamed Benmaiza Algeria
Cod079 Nina Lavieri Italia
Cod080 Nunzia Zambardi Italia
Cod081 Nunzia Zambardi Italia
Cod082 Olga Ivanova Lettonia
Cod083 Onofre PP Pinheiro Brasile
Cod084 Osama Slama Lettonia
Cod085 Parviz Asadov Azerbaijan
Cod086 Paul Manuel Yuch Portogallo
Cod087 Paul Fakunle Nigeria
Cod088 Puransingh Jhala India
Cod089 Reinhard Stammer Germania
Cod090 Ricardo Orihuela Montesinos Perù
Cod091 Rohit Rathore India
Cod092 Rubik Kocharian Armenia
Cod093 Guna Oškalna Vējiņa Lettonia
Cod094 Safa Bn Iran
Cod095 Sandro Ferrarart Italia
Cod096 Salvatore Cirillo Italia
Cod097 Sasho Kostov Bulgaria
Cod098 Sebastiano Grasso Italia
Cod099 Sergey Kyrychenko Ucraina
Cod100 Shaman Duzhajeva Russia
Cod101 Sigal Bali Israele
Cod102 Simasilver Konya Turchia
Cod103 Simone Vela Italia
Cod104 Soledad Lamas Gonzale Spna
Cod105 Tomas Pramhas Austria
Cod106 Ved Prakash Rathore Nepal
Cod107 Viktor Mishin Lettonia
Cod108 Viktor Mishin Lettonia
Cod109 Vilis Vizulis Lettonia
Cod110 Yair Aharon Israele
Cod111 Youse Adraryano Tunisia
Cod112 Yuri Serebryakov Ucraina
Cod113 Zara Ilyasova Russia
Cod114 Zohar Bahavi Israele

IL DISPARI 2015 – 2016

IL DISPARI 2017

IL DISPARI 2018

DILA

Premi Otto milioni

Il Dispari 20180416

Angela Maria Tiberi recensisce “L’urlo dell’innocenza” scritto da Francesco Terrone

Francesco Terrone è un grande autore riconosciuto per il grande valore poetico delle sue poesie che sono state tradotte in francese, spagnolo, rumeno, russo, albanese, slavo, tedesco, inglese, imponendosi così alla critica internazionale e ricevendo numerosi premi e riconoscimenti per le sue opere letterarie.

Ha ricevuto tre medaglie dal Presidente della Repubblica italiana e due dal Senato.

È stato nominato “Cavaliere di grazia magistrale”, e successivamente, “Commendatore di grazia magistrale” dell’Orto Byzantinus Sancti Sepulchiri.
Fa parte del comitato di redazione della prestigiosa rivista culturale internazionale “Le Muse”.

La sua vera passione è la poesia
“… tutto ciò che serve al mondo per farlo essere più mondo per chi vive il mondo”.

Ha scritto numerosi libri e sono fortunata di essere sempre ricordata fra i suoi amici ricevendoli in dono come beni preziosi che abbelliscono l’anima nell’Amore universale.

“L’urlo dell’innocenza”

In questo testo di Francesco Terrone c’è l’anima di un padre di tutti gli innocenti dimenticati, ma valorizzati come pietre ineguagliabili e rare dal profondo poeta, il quale dedica la sua raccolta alla figlia Flora per concretizzare il suo amore verso tutti i bambini, ed invita il suo lettore a non toccare i loro sogni, facendoli camminare verso la libertà dei loro pensieri e facendoli accarezzare dal sole e crescere sotto le grondaie della vita perché sono vita… per la vita!

Non toccate i bambini.

Molto triste la sua anima poetica verso un figlio che non ha avuto la possibilità di guardare il sole e calpestare la terra ma è stato in grado di assaporare la capacità dell’uomo di creare l’amore con l’amore.
Francesco Terrone invita i duri di cuori a convertirsi all’amore perché

“ … Chi nasce muore,
chi non ama muore due volte,
nella vita e al di là della vita.“

Parole profonde che colpiscono la sensibilità del lettore attento alla sua poesia.
Sulle ali della vita.

Ogni verso colpisce l’anima per la sofferenza che si tocca leggendo attentamente i suoi versi dedicati al suo piccolo Leonardo atteso da una culla di petali di rose.
Conclude il poeta: “… muoio sulla croce”.

Piccolo Leonardo.
Immagini impressionate nei quadri di Patrizia Lo Feudo.
Particolarmente nel quadro del bambino a cui viene tolto il respiro (attacco chimico).
Per non dimenticare gli orrori delle guerre tra le quali l’interminabile guerra della Siria che continua a sterminare innocenti con il silenzio di tutti i potenti della Terra.
Un grido nel quadro di Patrizia Lo Feudo in cui una bambina dice: “Basta!”

Francesco Terrone dichiara che:

La rabbia di un bambino
è la rabbia dell’identità dell’amore;
nasce dal germoglio fresco della vita
e dalla naturale esistenza
a differenza di chi
l’ha generata, attori del vivere.
La rabbia di un bambino è la rabbia
devastante dell’essere che
elemosinerà l’amore per l’intera
sua esistenza nella vita,
al di là della vita.
Sì, al di là della vita,
dove i confini del mondo e dell’anima
diventino così sottili da confondersi
nello spazio infinito e nel concetto
divino del divino… la rabbia che
diventa sete di vita, sete d’amore;
la rabbia di un bambino crocifigge
l’amore per comprendere l’amore.

La fiducia nell’Umanità è racchiusa in questi versi:

… Dove
si accende
il sorriso
di un bambino,
lì si accende
la speranza del mondo
e l’orgoglio della vita.

Franco Bruno Vitolo apre lo scenario del libro, dichiarando in sintesi:

Il grido dell’innocenza è il grido dei bambini di sempre, maltrattati e oppressi, dei bambini di oggi, travolti dalle guerre e dalle migrazioni, dei bambini di mai, che vengono sognati e desiderati e anche concepiti, ma non riescono a volte neppure a vedere la luce e diventano figli di sogni… “ concludendo “… il grido del poeta viene da lontano, dal senso di paternità, ma arriva dentro, dove egli non smetterà mai di cercare, nel nome dell’amore,l’aquilone che lo porti al suo paese innocente”.

Oltre tutte le impurità…

Maria Rosaria Di Rienzo conclude l’opera dell’autore e dichiara, mettendo in luce l’importanza della coscienza umana e dell’amore, che senza di questi:

l’uomo non può inseguire su mari ignoti il libero volo dei gabbiani, ed è stato versato sangue affinché la sacralità dei diritti inalienabili dell’uomo venisse riconosciuta come la base del vivere civile.

La rivoluzione del cuore non è ancora compiuta perché l’uomo può perdersi tra le brutalità quotidiane che si vedono e si sentono, mentre è solo la poesia che può annullarle donando speranza di un mondo migliore in cui esista pace e serenità per gli innocenti.

Angela Maria Tiberi

Liga Sarah Lapinska | Conoscere Rainis

Il giorno 11 Settembre in Lettonia ha luogo il Giorno della Poesia.
I poeti leggono le loro poesie pubblicamente, con il pathos sonoro delle rauche voci raffreddate.
I debuttanti diventano molto timidi annaspando verso il pubblico di fronte.
Ci sono anche coloro che sono noiosi, recitando per la millesima volta i loro più popolari e più richiesti versi.

L’11 Settembre 1865 in Lettonia, a Kurzeme, è nato Jānis Pliekšāns che adottò lo pseudonimo Rainis.
Lui non era uno scrittore di quelli che non credono sia sufficiente lottare per un mondo migliore utilizzando qualche poesia ispirata o qualche spettacolo commovente.
Egli si rese conto che solamente l’arte non basta per salvare il mondo o guarire le sue, si può dire in altre parole, le nostre cicatrici.

Rainis era una figura pubblica attiva.

Uno dei miti più sbagliati è quello che lo descrive come un fanatico che camminava sempre con la Mauser nella tasca, pronto a sparare a tutti, che non sopportavano la sua classe sociale, cioè la classe degli operai.

Anche perché Rainis non è mai stato operaio, essendo nato in una famiglia che, nel paragone con i suoi vicini, poteva considerarsi ricca, pur non prendendosi grossa cura di guadagnare molto.
Aveva amici in differenti classi sociali e differenti nazionalità.

Odiava gli ipocriti, questo sì.

Rainis non aveva contrastato gli altri esseri umani intenti a sognare e lottare per un astratto e migliore futuro, anche se hanno ragione coloro che dicono che egli era un poeta orientato al futuro concreto.

Spesso ritornava nel passato (non solo suo personale) rinnovando vecchi miti, sia biblici sia leggendari, poiché non voleva dimenticare il suo passato personale onde progettare un futuro vivo e non astratto.

Quindi, le opere scritte da Rainis sono sempre attuali, ma non storiche né futuristiche.
Egli ha lavorato come avvocato, giornalista, attivista del partito socialdemocratico, così come il mio bisnonno, Oskar Bittmett.

Rainis, a volte con scarsa qualità e con noncuranza, ha tradotto libri di altri autori, perché la traduzione non era la sua vera vocazione ma, spesso, era la fonte per guadagnare un po’ di denari . Jānis Pliekšāns è stato in prigione ed anche esiliato.

Non era l’uomo dei compromessi.

Il giorno della Poesia viene celebrata in onore di Rainis, nella data del suo compleanno, come omaggio al poeta, ma anche al drammaturgo, poiché Rainis ha scritto diverse opere teatrali indimenticabili, che rimarranno note anche nel futuro in quanto la loro caratteristica è di proporre l’essenzialità e non la quotidianità.

Sapeva trovare l’equilibrio tra l’essenziale e il quotidiano, prediligendo spesso, come scrittore, di dare voce ai soggetti essenziali e perenni, mentre invece, come attivista in altri campi, era ben rapido e deciso.

Mio padre Viesturs si vantava del fatto che, come attore giovanissimo, aveva interpretato uno dei fratelli dell’eroe principale Antiņš (Antonio).
Il dramma “Il cavallo d’oro” è una fiaba classica su tre fratelli, di cui l’ultimo viene ritenuto un ingenuo perché è onesto e coraggioso.

Proprio lui è in grado di risvegliare la principessa che dorme sulla montagna di vetro, alla quale Antiņš dice:
Sono venuto con un nuovo sole“,
dopo che le maledetta Saulcerīte (quelle che stanno sperando nel sole) l’hanno fatta dormire per sette anni, senza svegliarla, in una bara di ghiaccio.

Disgelare il ghiaccio o risorgere, è un miracolo che non sanno fare gli scettici.

Sono solo gli stupidi e i sognatori che sono decisi a sellare i loro cavalli dorati per galoppare, non importa come, verso la collina verde in superficie o verso la montagna di vetro scosceso.
Nella mia prima infanzia, il mio spettacolo preferito di Rainis era, ed è per sempre, “Giuseppe e i suoi fratelli“.

Sono io Giuseppe e, nello stesso tempo, sono la più giovane tra tutte le stelle, Dina.

Però, io non sono Giuseppe per gli agricoltori, ma sono Giuseppe per i nomadi e per i perseguitati che con lui furono in viaggio verso l’Egitto.
Perché fratelli di Giuseppe, sinceramente amati, hanno dapprima deciso di ucciderlo ma poi, cambiando idea, l’hanno gettato in una fossa piena di aculei che avevano buttati come un tappeto atto a dilaniare la schiena di Giuseppe?

Alcune persone che ho amato, e anche i tarocchi, mi hanno detto: “Tu stai affrontando un destino simile a quello di Giuseppe. Sì, ogni mito è un po’ diverso, ma anche su di te quelli che ami hanno gettato i loro peccati”.
Ed io, proprio come Giuseppe, spero che coloro che ho sempre considerato come fratelli e sorelle capiranno meglio sia Giuseppe, sia Rainis, sia me.

Levy ammise, davanti alla fossa di Zichem, parlando a Giuseppe:

“No, non vivere mai più le speranze non vive per te!”

Ogni volta si può vedere quali sono i tuoi sogni!
Nessuno mai più avrà speranza nei sogni.
Queste parole di Levy, per fortuna, non hanno vinto.

Liga Sarah Lapinska

TWITTERONE

Silvana Lazzarino, Socia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte –DILA” nonché opinionista di questa testata giornalistica “Il Dispari” di Gaetano Di Meglio, presenterà il suo novo lavoro poetico pubblicato nel libro “La seduzione dell’immagine dall’arte ai versi poetici. Alba Gonzales e Patrizia Canola mie Muse ispiratrici”, il prossimo 22 Aprile 2018 a Roma presso l‘Enoteca Letteraria di Quattro Fontane in Via di Quattro Fontane 130 alle ore 18.30,

Il volume sarà presentato dal poeta, critico letterario e scrittore Sandro Angelucci.
Moderatrice della serata sarà Maria Rizzi, mentre le letture delle poesie saranno eseguite da Federica Sciandivasci.
Vittorio Bertolaccini realizzerà un servizio video – fotografico.
Insieme a Silvana Lazzarino, saranno presenti le due artiste ispiratrici del libro: Alba Gonzales e Patrizia Canola.
Ingresso gratuito.

Il Dispari 20180409

Il Dispari 20180409– Redazione culturale
Editoriale

Era il 1963 quando, durante una lunga permanenza bolognese, pubblicai per la prima volta alcune mie poesie in un’antologia dal titolo “Poeti e novellieri di oggi e di domani”.

Molti anni dopo, verso il 2007, mi capitò tra le mani quel vecchio volume dal colore azzurro e, sfogliandolo, mi venne l’idea balzana di provare ad incontrare, anche solo tramite web o telefono, le decine di scrittori che ne avevano fatto parte.

Desideravo editare un’antologia con nuovi testi indicati da quanti di loro fossi riuscito a contattare.
La faccio breve perché ci saranno altre occasioni nelle quali potrò tornare sulla vicenda che ne seguì, e vengo al presente annunciando che dalle prossime settimane inizierà una speciale collaborazione con questa pagina culturale del quotidiano “Il Dispari” di Gaetano Di Meglio, la scrittrice, giornalista, professoressa Nina Lavieri.

Chi è Nina Lavieri?

Nina Lavieri, è una delle scrittrici che pubblicarono alcune loro opere nell’antologia “Poeti e novellieri di oggi e di domani”.
Ho provato una grande emozione nel ricevere la sua telefonata per gli auguri di Pasqua e sono stato arci felice che lei abbia accettato di entrare nella nostra “Tribù” (ringrazio sempre Vincenzo Savarese per averci dedicato questo epiteto).
Benvenuta Nina.

“ENZO TORTORA: Un uomo onesto”

è l’articolo clou di oggi, poiché la recensione del libro “Enzo Tortora – Lettere a Francesca” (scritto da Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora, con la prefazione di Giuliano Ferrara – Pacini Editore), è un privilegio che Caterina Guttadauro La Brasca regala ai lettori di “Il Dispari”.
Ciò in quanto, per la sua pubblicazione, Caterina Guttadauro La Brasca ha ottenuto l’assenso dell’Autrice la quale è persona, notoriamente, che non si concede con molta facilità ai media, tanto è vero che in giro non ci sono sue interviste.

Caterina Guttadauro La Brasca | “Enzo Tortora – Lettere a Francesca”

Si tratta di un libro testimonianza scritto da Francesca Scopelliti (Pacini Editore), presentato a Roma dal Circolo IPLAC (Insieme per la Cultura) il 10 Settembre 2017 presso l’Enoteca/Libreria di Tonino Puccica.

Questo libro segna il nuovo inizio di una battaglia combattuta prima e dopo la perdita di Enzo Tortora.
Con questo libro, Lei fa dono a tutti noi del vissuto di un uomo braccato, accusato, condannato in nome di una giustizia non giusta, che lo ha privato della necessità primaria dell’uomo, senza cui non c’è vita: la libertà.

Un uomo retto, onesto, colto e di successo che ogni italiano riceveva nella sua casa grazie al suo lavoro televisivo che svolgeva con una professionalità senza pari.

Eppure, alla luce del niente di alcune dichiarazioni deliranti di gente inaffidabile e venduta a poteri insani, è stato allontanato dai suoi affetti più cari che, nonostante tutto, riusciva a confortare, a far sperare, a credere, assieme a loro, che ancora fosse possibile un chiarimento che dimostrasse a tutti la sua innocenza.

È il lato umano che emerge dalle lettere l’oggetto di questa mia recensione, perché senza di esso, sarebbe limitativo parlarne.

Si ricomincia, quindi, con l’intento di fare palesare agli occhi di tutti il costo di una giustizia malata, del potere mediatico e delle sue conseguenze devastanti, a livello di opinione pubblica e decisioni dei giudici.

Accanto a tutto questo c’è anche la volontà di far conoscere le condizioni disumane di chi vive il carcere, giorni, ore e momenti infiniti in uno spazio di pochi metri, che Enzo cerca di tenere pulito, ordinato, perché si allontani “quell’aria di tana abbandonata “che gli faceva paura.

Sì, tana quindi una gabbia per animali non per uomini, soprattutto se innocenti.

E così, dice Enzo, gira la ruota, lentissima mola di mulino, che macina tedio, schifo, abbrutimento. E intanto chiedeva a Francesca “Ma gli italiani lo sanno?

Momenti di inevitabile scoramento di un uomo che, per quanto si legga e si rilegga nell’anima, non trova un motivo per subire un’accecata giustizia.

La vita normale diventa un ricordo e chiede a Francesca un regalo semplice, possibile a tutti tranne a lui: “Cammina in mezzo al verde, raccogli un filo d’erba e mettitelo tra le labbra: sono io”. Quanto amore e quanto conforto riesce a dare alla persona che ama.

Soffre di più, se possibile, anche per questo: per avere trascinato i suoi affetti in quel fango, una piovra infame, sempre più viscida, con tentacoli sempre nuovi.

È una guerra la sua, vive in un lager frutto di una malata democrazia datata 1983.

A tenerlo in vita era il contatto con la sua donna, alla quale raccontava le sue miserie perché sapeva di essere capito, alla quale chiedeva di scriverne, di parlarne perché riteneva che il suo compito fosse uno: far sapere per far vincere la verità che, diceva… voglio vederla in piedi.

Traspare, anzi è evidente l’amore e la gratitudine per il sollievo che Francesca, con le sue risposte, sa fargli vivere e promette riscatto al suo dolore quando dice ”Ognuna delle tue lacrime ti verrà ripagata, è un regalo che ho giurato di farti”.

È grazie a Lei se riesce ad evadere mentalmente, attraverso le sue parole e i ricordi, anche per brevi istanti, da quella realtà immotivata.

Riesce a fare qualche amara battuta come quando dice che molti definiscono quella gabbia in cui vive “Carcere dei VIP”.

In tante lettere si dichiara disgustato all’idea che esistano giornalisti criminali della penna, analfabeti della vita, irresponsabili.

Non gli è stato risparmiato niente, ha vissuto il massimo dell’angoscia: in carcere innocente, durante un terremoto.

Tranne in rari momenti non mollò mai, perché non voleva subire il disonore senza combattere.

Un uomo pulito, ricco di orgoglio e dignità, che considerava ripugnanti gli arresti domiciliari perché erano una libertà provvisoria, chiesta e mendicata.

Cade e si rialza in una crocifissione senza fine.

Sappiamo tutti che la sentenza di primo grado e l’infamante accusa che gli costarono 10 anni di carcere, 50 milioni di multa e, infine la vita, fu rigettata in Appello e successivamente dalla Cassazione.

Enzo entrò ed uscì pulito da questa storia anche se nessuno potrà mai ripagare lui e la sua famiglia del dolore, dell’ingiustizia subita, della malattia che il suo corpo debilitato non riuscì a vincere.

Nessuno però potrà mai toglierci l’esempio che ci ha dato, la signorilità che non l’ha mai abbandonato nella sofferenza e che non ha mai esibito per avere degli sconti.

Tutti gli italiani onesti si riconoscono in lui e ci auguriamo che raccontino ai loro figli chi era questo grande uomo che, nonostante tutto, non smarrì mai sé stesso, la capacità d’amare e l’orgoglio di essere italiano.

Grazie Sig.ra Scopelliti per avermi consentito di parlare di emozioni che ha sempre custodito gelosamente dentro di Lei e che riscattano, con la forza che solo l’amore possiede.

Finalisti premi “Otto milioni” 2018

Do aver pubblicalo in data 26/3/2018 l’elenco dei finalisti dei due premi “Otto milioni” 2018 di musica e di letteratura, oggi proseguiamo l’informazione dando notizia degli articoli di giornalismo e delle opere di pesia finalisti di “Otto milioni” 2018). potrete votare l’opera o le opere da voi predilette cliccando su

https://www.emmegiischia.com/wordpress/esia-finalisti-premio/

(Finalisti Premio di poesia);


Cod.001 Franco Maccioni – Musiche assordanti
Cod.002 Miriam Bruni – Frutto
Cod.003 Franco Maccioni – Sai che
Cod.004 Giuseppe Vultaggio – Vivi il tuo cielo
Cod.005 Giuseppe Vultaggio – Alieno
Cod.006 Miriam Bruni – Mi vedo
Cod.007 Anna Rancāne – Non venite da me nell’autunno
Cod.008 Liga Sarah Lapinska – Non aspettarmi
Cod.009 Ināra Gaile – L’ageo
Cod.010 Angela Maria Tiberi – Walter Poli
Cod.011 Assunta Gneo – La nostra vittoria
Cod.012 Antonio Fiore – L’alba dell’amore
Cod.013 Enrico Danna – Insegnami a colorare il cielo
Cod.014 Flora Rucco – Madrilegio
Cod.015 Nina Lavieri – Lo spirito del vagabondo
Cod.016 Adam Ilyasov – Sesilia
Cod.017 Anita Ķēķe – La notte oscura
Cod.018 Ilze Zeimule – StepanovaL’arcobaleno
Cod.019 Broņislava Broņislava Dzene – Si può entrare in se così
Cod.020 Ingvar El Voron – I sogni colorati
Cod.021 Marija Gadaldi – La vita senza amore
Cod.022 Modris Andžāns – La Felicità
Cod.023 Nika Kolinz – In un attimo
Cod.024 Rasma Urtāne – Non toccarmi
Cod.025 Sanita Simsone – Rapsodia all’amore mio
Cod.026 Giuseppe Capoluongo -La sinfonia del tem
Cod.027 Sheril Curujev -La mia tristezza
Cod.028 Giuseppe Vultaggio – Irrimediabile pazzia
Cod.029 Milena Petrarca – Con il cuore negli occhi
Cod.030 Milena Petrarca – Il mio caffè francese
Cod.031 Aleksandra Zavišjus – Suicidarsi
Cod.032 Aleksandra Zavišjus – Aspetto ovvio.
Cod.033 Janis Jan Zarins – Un fiore bianco
Cod.034 Jānis Lapinskis – Per i mendicanti
Cod.035 Vera Roķe – La terapia di rugiada
Cod.036 Mairita Dūze – Il profumo di lillà
Cod.037 Ligija Kovaļevska – Accendi una candela
Cod.038 Anita Zvaigzne – Nel cielo dell’autunno
Cod.039 Eduards Aivars – Non mi piace l’organo
Cod.040 Elīna Zālīte – L’anima incurabile
Cod.041 Angela Maria Tiberi – Voglio Amarti
Cod.042 Liga Sarah Lapinska – Il mio Pescatore
Cod.043 Liga Sarah Lapinska – Il cervello dell’universo
Cod.044 Eva Mārtuža – Il mondo

e cliccando su

Giornalismo – Finalisti premio “Otto milioni” 2018

(Finalisti Premio di giornalismo)

COD001 Liga Sah Lapinska – La nostra isola
COD002 Caterina Guttadauro La Brasca – Hafez Haid
COD003 Angela Mia Tiberi – Caruso e zia Bettina
COD004 Silvana Lazzino – Roberto Prandin
COD005 Liga Sah Lapinska – Conoscere Rainis
COD006 Caterina Guttadauro La Brasca – Enzo Tortora
COD007 Silvana Lazzino – Patrizia Canola
COD008 Angela Mia Tiberi – Il colore degli aquiloni
COD009 Angela Mia Tiberi – L’urlo dell’innocenza

TWITTERONE

Nell’edicola della piazzetta San Girolamo a Ischia, potrete trovare il numero di Aprile del magazine Eudonna, edito da Il Sextante di Mariapia Ciaghi.
L’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” fa parte della redazione della rivista.


DILA

Premi Otto milioni

Luciano Ventrone e il fascino nascosto della natura morta a Gualdo Tadino

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Luciano Ventrone: la mostra dedicata alle sue nature morte inaugurata da Vittorio Sgarbi e Cesare Biasini Selvaggi, esposta nella Chiesa Monumentale di San Francesco

Oltre l’ordinario, nascosta nel reale si cela quell’immagine che spesso sfugge ad un primo impatto, aprendo all’invisibile: è quella proiezione di un nuovo orizzonte visivo ed emotivo restituita da LUCIANO VENTRONE che a partire dall’uso della fotografia realizza dipinti proiettati verso il superamento  della resa oggettiva della realtà.

Luciano Ventrone mostra a Gualdo Tadino. Accordi naturali

La fotografia diventa per l’artista romano che da oltre trent’anni si dedica a soggetti di nature morte, punto di partenza per cogliere l’oltre e guardare all’astrazione dell’oggetto, superando la semplice apparenza. In particolare le nature morte, slegate dal loro essere materia, sono da Ventrone restituite in pittura attraverso una perfetta e armoniosa combinazione di punti di luci e colore che superano la stessa rappresentazione reale.     Tra gli artisti contemporanei più stimati e apprezzati a livello internazionale Luciano Ventrone, nato a Roma nel 1942, da voce ad un universo fatto di percezioni legate a quel microcosmo che risiede negli aspetti del reale e nelle nature morte con cui far vibrare emozioni di felicità e nostalgia tra illusione e verità che accompagnano l’uomo nella ricerca di risposte al suo destino dove il passato ritorna come presenza costante e silenziosa.

Il suo sguardo soffermandosi sui vari aspetti della realtà e delle nature morte, cattura particolari sempre più dettagliati e quasi invisibili, perché calati entro una realtà dove le immagini si susseguono senza fine allontanando dal banale senso delle cose verso “l’ipernaturale”.

Luciano Ventrone mostra a Gualdo Tadino.  Filo di perle

E’ questo senso autentico delle cose, il loro lato nascosto – tra luoghi vicini e lontani e nature morte- dove emergono luce e colore, a caratterizzare la mostra a lui dedicata “Meraviglia ed estasi “ che ssi è inaugurata domenica 15 aprile 2018 alle ore 17.30 a Gualdo Tadino (Perugia) presso il Teatro Talia (in Via Ruggero Guerriero) alla presenza di Vittorio Sgarbi e Cesare Biasini Selvaggi che ne sono i curatori.   Promossa da Polo Museale città di Gualdo Tadino, con il patrocinio del Comune di Gualdo Tadino, l’esposizione, organizzata dall’Associazione Archivi Ventrone è allestita negli spazi della Chiesa Monumentale di San Francesco a Gualdo Tadino dove resterà aperta dal 17 aprile al 28 ottobre 2018.

Un percorso intenso dove le nature morte di Luciano Ventrone cattureranno l’interesse dei visitatori per la forza evocativa con cui viene restituito l’universo delle emozioni a partire da rappresentazioni di fiori, frutta e oggetti in posa che proiettano verso percezioni volte oltre i sensi quasi ad avvertire l’ ipernaturale.

La scelta di Gualdo Tadino non è stata casuale: come hanno sottolineato gli organizzatori la stessa cittadina è stata patria di Matteo da Gualdo (1435 circa-1507), tra gli antesignani del genere della natura morta – con la sua celebre tavola raffigurante l’’Albero di Jesse’, della fine del XV secolo- genere pittorico che Ventrone ha interpretato secondo uno stile e un linguaggio innovativo tra i più apprezzati.

Luciano Ventrone mostra a Gualdo Tadino. Approdo

 

Ad accomunare le opere in mostra, realizzate grazie ad una tecnica senza imperfezioni, esagerata e metafisica è l’interazione tra luce, forma e colore a suggerire rappresentazioni scenografiche suggestive dalla forte spettacolarità tali da coinvolgere occhio e mente in un’armonia di stupore e estasi. Delle nature morte Ventrone restituisce l’intrinseca bellezza, la plasticità delle forme, il fascino nascosto esaltato dai riflessi delle luci su superfici ora concave e convesse dove si incontrano e accostano diverse gamme di colori caldi e intensi, opachi e vivaci. Emergono ricordi, nostalgie, attese, guardando al tempo che passa tra sogni e speranze dove affiorano vanità e fragilità per ritrovare se stessi nel mosaico di emozioni che accompagnano la vita.

Tra le opere vanno citate: “Accordi Naturali”, “Antichi sapori” (2011/2017), “Approdo” (2010/2018) e  i  due inediti paesaggi: “Silvi Marina” (2013/2017) e “I racconti del vento” (2006), rispettivamente una marina e un deserto (soggetto eseguito solo in quattro versioni). Esse sono vere e proprie istantanee di luce e colore, dove il sole sostituisce la fredda e artificiale luminosità elettrica delle nature morte riflettendo quella luce calda che vena d’avorio il mare Adriatico nei pomeriggi d’agosto, così come le dune di sabbia della Libia. E poi “Fragilità” (2013/2017), “Il filo di perle”(2010/2018) e “Il tempo delle vanità” (1998), senza dimenticare  “Mosaico” (2011), raffigurante una melagrana gigante spaccata, esposto nel Padiglione Italia della 54° edizione della Biennale di Venezia. Il Catalogo è edito da Carlo Cambi Editore.

Silvana Lazzarino

 

LUCIANO VENTRONE

MERAVIGLIA ED ESTASI

a cura di Vittorio Sgarbi e Cesare Biasini Selvaggi

Chiesa monumentale di San Francesco,

Corso Italia, Gualdo Tadino (Perugia)

Orari: da martedì a domenica 10.00 – 13.00; 15.00 – 19.00

dal 17 aprile al 28 ottobre 2018

Per informazioni: tel. 075. 9142445

 

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LA SEDUZIONE DELL’ IMMAGINE: DALL’ARTE AI VERSI POETICI. ALBA GONZALES E PATRIZIA CANOLA, MIE MUSE ISPIRATRICI

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LA SEDUZIONE DELL’ IMMAGINE: DALL’ARTE AI VERSI POETICI.ALBA GONZALES E PATRIZIA CANOLA, MIE MUSE ISPIRATRICI

Comunicato stampa

PRESENTAZIONE LIBRO NELL’AMBITO DELLA RASSEGNA IPLAC

LA SEDUZIONE DELL’ IMMAGINE

DALL’ARTE AI VERSI POETICI. ALBA GONZALES E PATRIZIA CANOLA, MIE MUSE ISPIRATRICI (edizioni CTL 2017) di Silvana Lazzarino

Arte e Poesia due espressioni con cui dare voce alle emozioni tra visione e pensiero, visibile e invisibile a scandire i ritmi del tempo della vita, tra passato e presente in attesa di un futuro forse prevedibile eppure misterioso.

A restituire un mosaico di emozioni tra gioie e malinconie, entusiasmi e smarrimento a partire dall’opera d’arte quale punto di ispirazione per creare versi poetici è il libro “LA SEDUZIONE DELL’IMMAGINE: DALLA’RTE AI VERSI POETICI. Alba Gonzales e Patrizia Canola mie Muse ispiratrici” (edizioni CTL 2017) scritto da Silvana Lazzarino che sarà presentato a Roma il 22 Aprile 2018 alle ore 18,30 presso l’Enoteca Letteraria Quattro Fontane in via di Quattro Fontane 130 nell’ambito della Rassegna IPLAC.

Alla serata accanto all’autrice Silvana Lazzarino saranno presenti le artiste sue Muse ispiratrici Alba Gonzales e Patrizia Canola che con le loro opere, dove si parla di passione dramma e ironia, e ancora bellezza, mistero e sinergia tra uomo e natura, hanno saputo suscitare stati d’animo intensi impressi nei versi poetici.

Nel libro si incontrano due linguaggi molto affini;quello dell’arte (sculture di Alba Gonzales e dipinti di Patrizia Canola) e quello della poesia (le liriche di Silvana Lazzarino ispirate alle opere delle sue due Muse), due espressioni capaci di restituire la forza dell’immagine che seduce e avvolge rimanda a pensieri lontani e lascia sognare.

La serata dedicata alla presentazione del libro, sarà moderata da Maria Rizzi, consigliera Regione Lazio, Sandro Angelucci saggista,critico letterario e raffinato poeta sarà il relatore, mentre le letture delle poesie e della presentazione curata dal giornalista Giancarlo Perna saranno lette da Federica Sciandivasci che con la sua avvolgente interpretazione, accompagnerà il pubblico presente in questo viaggio dove arte e poesia si fondono per una complicità di emozioni.

Il percorso tra arte e poesia dove i versi nascono nella contemplazione delle sculture e dei dipinti rispettivamente di Alba Gonzales e Patrizia Canola, è introdotto dalla prefazione del giornalista Giancarlo Perna che in modo impeccabile ha colto in pieno il senso di questo viaggio tra immagini e versi, che rappresenta un “unicum” nel suo genere.

A riguardo queste le parole di Perna nella prefazione:

La felice particolarità di questo libro -che ne fa un unicum editoriale- è l’abbinamento di immagine e versi. Sulla pagina sinistra di chi guarda c’è la fotografia dell’opera a colori. A destra, la poesia che le è dedicata. Venti versi al massimo, brevi e meditati. Talvolta struggenti per il senso acuto del tempo che fugge. Sempre però collegati e intensamente descrittivi dell’opera raffigurata a fianco”.

Silvana Lazzarino così scrive nella parte dedicata al pensiero poetico sull’opera delle due artiste:
Con queste poesie ho cercato di fermare la bellezza insita nei lavori di Alba Gonzales e Patrizia Canola, artiste di grande spessore e raffinatezza, capaci come poche di regalare il respiro della vita con le sue ombre e le su luci, le sue fragilità e certezze”.

Da sottolineare anche la frase di un genio dell’arte Leonardo Da Vinci che l’autrice riporta in chiusura del suo testo::

“La Pittura è una poesia muta e la Poesia è una pittura cieca”.

RASSEGNA IPLAC 2018
Presentazione del libro di poesie
LA SEDUZIONE DELL’IMMMAGINE: DALL’ARTE AI VERSI POETICI.
Alba Gonzales e Patrizia Canola muse Muse ispiratrici
Edizioni CTL (CentroTipografico livornese) anno 2017
Modera Maria Rizzi,
Relatore Sandro Angelucci
Letture a cura di Federica Sciandivasci
Presso Enoteca Letteraria
Via di Quattro Fontane, 130 Roma
domenica 22 aprile 2018 ore 18.30
ingresso libero

Chi è Silvana Lazzarino?

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