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Boicottaggio senza tregua
Boicottaggio senza tregua.
A me, poeta da strapazzo, che non ho MAI partecipato ad alcun Premio, viene da chiedere a coloro che hanno graziosamente elargito i nostri soldi di contribuenti e le nostre reputazioni di italiani
(in questo caso “
Comune Firenze,
SIAE,
Federazione unitaria scrittori
RAI TRE
se siano al corrente delle norme di partecipazione a Premi tipo questo in oggetto.
Dubito molto che le abbiano valutate, anche perché, se avessero ritenute accettabili le motivazioni relative alla tassa per la preiscrizione (grazie alla quale si ottiene la valutazione), coerenza vorrebbe che decidessero affinché tutte le partecipazioni ai loro concorsi/premi/audizioni e tutte le missive loro indirizzate fossero gravate da un identico balzello.
Poeti fasulli ce ne saranno certamente tanti in cerca di gloria, ma furbacchiotti mimetizzati da pastorelli custodi della purezza della cultura se ne intuiscono intere lobby in giro per i “palazzi” della nostra bella nazione.
Evviva dunque l’Italia dei probi selezionatori della pura razza poetica, forse non incaricati a tanto dalla oculatezza del buon Dio, ma certamente gratificati dai supporti materiali e morali resi disponibili da alte cariche della nostra società civile!
Infatti…
Da un articolo di
Marco R. Capelli apprendiamo che
Scrittori in Causa
Sui Diritti Degli Scrittori E Delle Scrittrici
VENERDÌ 30 MARZO 2012
Il Festival dell’Inedito
Ovvero: del confine tra
onestà intellettuale e marketing
MAI
130 euro + IVA.
400 euro + IVA.
530 euro + IVA
(in tutto circa630 euro).
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Avere un proprio SPAZIO ESPOSITIVO alla Stazione Leopolda per i tre giorni dell’evento
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Avere la PREVIEW della propria opera sul sito di excalibooks
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Essere PUBBLICATO, ed eventualmente VENDUTO, online per un anno intero sul sito di excalibooks
- Partecipare al contest per avere un CONTRATTO DI PUBBLICAZIONE con una IMPORTANTE CASA EDITRICE ITALIANA
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- un’agenzia letteraria che offre servizi a pagamento si presenti come altro da sé, come un Festival il cui unico interesse è promuovere la cultura e il talento;
- il regolamento, in caso di annullamento del Festival, preveda il rimborso di meno della metà della considerevole cifra già versata dagli autori per iscriversi e partecipare;
- si pretenda dagli autori il versamento della quota di iscrizione alla cieca, e cioè senza conoscere le condizioni contrattuali che in caso di vittoria ci si troverà a dover sottoscrivere, prendere o lasciare il premio.
- il progetto giochi la sua campagna promozionale sull’idea di un’iniziativa letteraria finalmente “orizzontale, libera, democratica e aperta a tutti“, come la definisce Antonio Scurati, al quale, spiace dirlo, o concediamo la buona fede, e dunque una inaccettabile ingenuità della terminologia (inaccettabile per un intellettuale del suo calibro). E’ orizzontale, libero, democratico un Festival in cui la discriminante per partecipare è disporre di ben 630 euro? O non ci resta che considerarlo consapevole di aver usato le parole non solo a sproposito ma anche in malafede?
Il business dell’inedito: al via il primo festivalspenna creativi, di C. B. Mazzotta.
Se Milano piange, Firenze non ride, di J. Ninni.
Pubblicato da Scrittori in Causa
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Vigilare e stare sempre attenti! Tutti, in tempo di crisi, sembrano ricorrere agli espedienti.
Ne ho sentito parlare. Su Twitter è in corso una vera e propria battaglia contro questa iniziativa.
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Bene, Carolina, sono lieta di saperlo. Se ne parliamo e diciamo pubblicamente IN TANTI che queste cose non ci piacciono forse smetteranno di essere considerate NORMALI!
Carolina Cutolo
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Grazie, troppo buoni :)
Carolina -
Nel leggere sentivo il fastidioso ronzare di un pensiero, ora che sono riuscito a coglierlo mi rendo conto del motivo per cui il suo svolazzare fosse così fastidioso.
In apertura si dice: […] si tratta di un’iniziativa a scopo di lucro […]
Cito una breve parte di una intervista ad Antonio Scurati, condotta da Loredana Lipperini durante il programma Fahrenheit.
Domanda: “Si deve pagare per partecipare al Festival degli Inediti?”
Risposta: “Sì, c’è una piccola quota di iscrizione che è indispensabile a contribuire a sostenere la macchina organizzativa che comunque sarà molto più costosa… e dipenderà, comunque da… e lo dico qui per essere chiaro, anche da sponsor privati che sosterranno la manifestazione, che altrimenti non avremmo potuto fare. Però una piccola quota di iscrizione secondo me è anche una cosa giusta e prevista”.Se parliamo di un’iniziativa a scopo di lucro, come può Scurati dichiarare: “contribuire a sostenere la macchina organizzativa che comunque sarà molto più costosa?”
Menziona degli sponsor privati indispensabili per la realizzazione della manifestazione, si tratta di aziende che fanno parte di coloro che si divideranno gli incassi, o fanno anche loro parte delle vittime, convinti a sostenere con del denaro una manifestazione venduta come culturale?Troverete qualche brano in più, riguardo all’intervista su Bookblister. (http://bookblister.com/2012/03/30/il-festival-dellinedito-silenzio-considerazioni-conclusive/)
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C’è un aggiornamento di stato sullo spazio Facebook del Festival, lo riporto per intero:
“Carissimi, quanti siete! :)
Eccoci! Non siamo fuggiti! Abbiamo letto e raccolto tutti i vostri commenti e suggerimenti. Siamo, infatti, convinti che un evento complesso come quello che vi stiamo proponendo cresce, migliora e si perfeziona anche ascoltando la voce critica, purché costruttiva ( e non maleducata!) di chi dissente. Ci prendiamo ancora qualche giorno per riflettere su come migliorare i punti più discussi della nostra proposta e speriamo, entro la settimana prossima, di riuscire a sottoporvi una versione rivista del Festival che però non tradisca la sua natura e cioè quella di un evento creato per promuovere, sostenere e festeggiare la creatività dello scrivere in ogni sua forma. Buon week end!”Dopo la pioggia scrosciante di critiche fa un po’ sorridere questa facciata forzatamente gioviale, un po’ da catechisti. Ma comunque sembrano aver preso in considerazione le critiche e annunciano dei cambiamenti in corso. Ci si domanda però che tipo di cambiamenti, perché è chiaro che delle due l’una: o rendono il Festival dell’Inedito completamente gratuito per chi si iscrive, o rivedono le loro dichiarazioni (al momento contraddittorie) e si presentano finalmente per quello che sono: un’agenzia letteraria che offre servizi a pagamento. Staremo a vedere, perché al momento si spacciano per “promotori e sostenitori” della creatività, mentre quelli promossi e sostenuti sono loro, dagli iscritti al Festival che li finanziano.
Carolina Cutolo
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che schifo….
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Editor In Maniototo non riesce a commentare, aggiungiamo noi il suo commento pervenuto per email:
Ah ah ah, ma che risate. Prima tirano il sasso, poi ritirano la mano perché li hai pizzicati e solo per ritirarti il sasso poco dopo, però avvolto in uno straccio così magari stavolta non te ne accorgi. Sembrano quelli della libreria a kmzero milanese che dopo le critiche hanno finto di cambiare rotta e non dare spazio all’EAP, dicendo che non daranno spazio al print on demand, etichetta che affibbiano solo a fenomeni come ilmiolibro, che non ci sarebbe stato a priori nella libreria. In pratica giocano sull’equivoco tra EAP e print on demand. E come si credono furbi per questo.
Ma mi facciano il piacere tutti e due!Editor In Maniototo
I sommersi e i saldati, ovvero il festival dell’inedito (pagautore), ovvero non leggete i tweet al conducente -
ehm… non vorrei rovinarvi l’attesa, ma vi devo confessare che chi risponde sul sito del festival, come ho potuto constatare dalle evanescenti altre risposte, è la donna delle pulizie. sorry
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Perché non mi sorprende? È uno schifo, diciamolo senza mezzi termini, ma non mi sorprende. Ne ho viste di porcherie in questo settore…
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Ormai attendo, con grande curiosità, la prossima puntata della mia telenovella preferita… Quello che conta è che, il parlarne, abbia prodotto qualche esito. Adesso vediamo se chi di dovere ha colto (diciamo così) le nostre indicazioni (diciamo così).
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Intanto bella iniziativa, complimenti, e grazie per la diffusione della notizia. Però, e qui c’è un però grande come una casa, forse non sapete che chi scrive, ed è appunto un esordiente, si sente oggi quasi un ladro, una figura sicuramente da evitare, quasi un lebbroso. Ed è così complicato capire per quale motivo il proprio manoscritto non viene accettato, che il mondo si sta riempiendo di carta straccia e di scrittori incazzati e livorosi, convinti che la propria sia un’opera unica. Ciò che intendo dire è che poiché la scrittura edita non sempre è all’altezza, almeno in Italia, e nessuno capisce quali siano i parametri di scelta di un romanzo e nemmeno la critica mi pare così obiettiva -a parte qualche uscita della Aspesi o di Cotroneo-, credo sia anche naturale che chiunque si senta autorizzato a autodefinirsi il nuovo Proust.
I cosiddetti “padrini” poi, non valgono più una cicca e quindi, anche se autorevoli scrittori vanno facendo in giro il nome di quello o quell’altro talento, non sono nemmeno presi in considerazione.
Quando ero assistente di Cotroneo in Luiss, per il Master in scrittura creativa, sentivo dire esattamente il contrario, almeno dagli editori che si “esibivano” in cattedra e parlo di piccoli, medi e grandi editor e editori. Sentivo dire che l’esordiente è oro, che senza l’esordiente non esiste editoria eccetera. Ebbene, una volta arrivati all’editor della piccola, media o grande casa editrice ci si può anche mettere l’anima in pace perché, nel migliore dei casi, nemmeno si otterrà risposta. La maggior parte degli Editor ha oggi un profilo FB dal quale scherzano e si divertono e pubblicizzano magari il proprio ultimo romanzo o quello dell’amico e, in tantissimi casi, non ha un comportamento eticamente corretto (buona educazione e nulla di più) con quanti inviano il proprio manoscritto e vorrebbero solo averne notizie. Molte interessanti case editrici -Minimum fax in testa- nemmeno accettano manoscritti e quasi tutti hanno, nei confronti dell’esordiente, un atteggiamento di supponenza molto fastidioso. Tutti sono stati esordienti, in molti che poi si sono rivelati dei grandi autori, nemmeno sono stati pubblicati se non postumi.
Ovviamente, poiché nella mia vita cerco di evitare qualunque ipocrisia, io per prima mi sto scontrando con questa realtà e che vi garantisco a quaranta anni, con un curriculum di tutto rispetto in ambito artistico e una vita drammatica alle spalle, non è accettabile, è frustrante è triste.
Ora ciò che il mio intervento, spero non troppo confuso, vuole comunicare, è che non basta attaccare i “falsi festival” ma bisogna aiutare i falsi scrittori (magari vistosamente mediocri, e ce ne sono tantissimi) a non farsi troppe illusioni e magari a confrontarsi con scritture veramente “di peso”. Dovreste anche far capire agli editori e agli amici editor che una risposta è dovuta anche al cane Snoopy, e che se veramente vogliono fare qualcosa, dovrebbero lasciare un po’ il potere del marketing per ridarlo all’intellettuale. Ormai tutte le case editrici vanno dietro all’ultima tendenza, il lieto fine è d’obbligo e la realtà è lasciata a chi la vive e che non trova più riscontro (né consolazione) in quella edulcorata che la nuova letteratura rosa va proponendo.
Insomma, voi che siete stati “battezzati” scrittori, dovreste aiutare l’esordiente e non colpirlo ancora più duramente, dovreste ricordarvi cioè, che esordienti lo siete stati anche voi e non è una brutta malattia. Non siamo bestie da guardare dall’alto in basso, molti hanno grande talento, un talento che gli addetti ai lavori, spesso presi dal proprio tornaconto e dal proprio ego non riescono a valutare. Se esiste un Festival dell’inedito una ragione c’è e anche ben visibile. Lo spazio è vuoto. Grazie buon lavoro. M’impegnerò a diffondere la notizia che comunque sia è gravissima e comunque lesiva nei confronti di chiunque si sia messo in questo guaio… scrivere. -
Un’importante POSTILLA a quanto scritto finora.
Ho provato a procedere nell’iscrizione cliccando su “Acquisto Servizio”, perché mi è venuto lo scrupolo che forse c’era una possibilità di leggere il contratto in un passaggio intermedio prima di procedere al bonifico dei 130 euro + IVA per la preiscrizione. Niente, non è possibile. Ma accedendo alla scheda di preiscrizione, viene richiesto di spuntare per accettazione una strana formula:“Leggi e poi clicca per l’approvazione di specifiche clausole del Regolamento ai sensi degli art. 1341 e 1342 c.c.”
Strana perché teoricamente queste clausole sono state già accettate accettando il regolamento per intero. Ma cliccando su “Leggi”, ecco cosa ti chiedono di accettare, per la seconda volta, per essere sicuri:
Dichiaro di approvare in via espressa e specifica, ai sensi degli art. 1341 e 1342 c. c., le seguenti clausole del Regolamento del I° Festival dell’Inedito: art. 7.3 (rinunzia alla contestazione del giudizio della Giuria); art. 9.3 (autorizzazione della preview); art. 9.4 (impegno irrevocabile alla cessione di diritti); art. 9.7 (manleva per l’utilizzo delle opere); 10.4 (rinunzia in caso di esclusione); 11.4 (rinunzia in caso di annullamento); 12.3 (rinunzia per le variazioni); 12.4 (rinunzia per mancata realizzazione di aspettative); 12.5 (rinunzia nei confronti dell’Organizzazione per fatto del Tutor); 12.6 (Foro esclusivo).
12.4: RINUNZIA PER MANCATA REALIZZAZIONE DI ASPETTATIVE.
Quindi lo sanno bene che la questione ASPETTATIVE è cruciale.
Ma rileggiamo la clausola per esteso:12.4. In ogni caso, resta inteso che le obbligazioni assunte dall’Organizzazione costituiscono obbligazioni di mezzi e che pertanto l’eventuale mancata realizzazione delle aspettative dei Partecipanti (ivi incluso un ritorno economico o di promozione che i Partecipanti dovessero perseguire a mezzo della partecipazione al Festival) non li legittimano ad avanzare qualsiasi diritto e/o pretesa e/o rivendicazione nei confronti dell’Organizzazione medesima.
Insomma: se ancora non fosse abbastanza chiaro, l’organizzazione del Festival è perfettamente consapevole che c’è la possibilità che gli autori siano scontenti, delusi dall’esito del Festival, in termini economici e di visibilità, quindi hanno ben visto di auto-tutelarsi in questo senso.
Quindi: l’autore deve accettare il regolamento e pagare senza conoscere il testo dell’eventuale contratto di edizione mentre il Festival si premunisce (due volte!) e si lava le mani in caso di lamentele se l’autore fosse scontento degli esiti del concorso?
Complimenti.
Carolina Cutolo