Il Dispari 20211018 Bloccata la Postepay per un fallimento risalente al 1987

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Bloccata la Postepay per un fallimento risalente al 1987

Il fatto. | L’INCREDIBILE DISAVVENTURA DEL TITOLARE DI UNA CARTA PREPAGATA

Bloccata la Postepay

Ugo De Rosa

ISCHIA 18 ottobre 2021

Un altro caso di sopruso nei confronti del cittadino cliente da parte di un’azienda privata, come è ormai Poste Italiane, ma che svolge servizi essenziali, viene alla luce in seguito della denuncia dell’interessato.

Cosa è accaduto?

Improvvisamente, senza alcun preavviso, preventiva comunicazione, è stata bloccata la carta prepagata Postepay, “congelando” di fatto tutto il credito esistente.

Il motivo?

Dopo alcune peripezie il titolare ha scoperto che il “sistema” aveva bloccato la carta a causa di un fallimento risalente al 1987 (avete letto bene!) peraltro a seguito di una  procedura poi chiusa in quanto non corretta.

Sta di fatto che Poste Italiane si è al momento appropriata dei soldi del cliente.

Il quale però non si è arreso e ha denunciato l’episodio all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e, oltre che a Il Dispari, ad altri organi d’informazione, comprese le agenzie di stampa italiane e i social.

La denuncia, trasmessa per conoscenza anche a Poste Italiane, è stata inviata anche alla trasmissione televisiva “Striscia la Notizia” che potrebbe trarre sicuramente spunto dall’episodio…

Il Malcapitato vittima di questa storia, oltre a considerare lesa la propria reputazione, chiede evidentemente giustizia, che gli venga quanto meno restituita la somma a tutt’oggi bloccata.

Una situazione paradossale, visto come si sono svolti i fatti.

A luglio, il titolare ha scoperto che la carta risultava bloccata e non poteva più accedere alla somma depositata. Ha contattato Poste Italiane sul sito istituzionale e la risposta è stata che “La carta è stata bloccata da Postepay in via cautelativa”: Cautela per quale motivo?

Senza alcuna comunicazione preventiva ha scoperto di non poter più accedere alla somma di denari depositata, congelata” in automatico da Poste Italiane. La denuncia all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato

Alla richiesta di chiarimenti, solo a fine settembre è giunta una missina con firma illeggibile del “Responsabile Gestione reclami finanziari”, Postepay, che ha spiegato «che il blocco sulla carta è stato apposto in automatico de un non meglio specificato “sistema” poiché in data 1987 si rileva presso il Tribunale di Napoli fallimento a mio carico, specificando poi una serie di adempimenti per ottenere lo sblocco»

Procedura fallimentare, come detto. immediatamente chiusa per “mancanza di passivo” e dal 1990 non risultano pendenze al casellario giudiziale a carico dello sfortunato titolare della carta.

Una storia tutta italiana, dove una burocrazia a a quanto pare “automatica” blocca una carta ricordandosi di una procedura fallimentare risalente al secolo scorso.

Logico che la vittima di tale comportamento si ponga -e ponga a chi di dovere- una serie di domande: “Chi è il gestore del sistema indicato da Poste Italiane come responsabile del blocco della mia postepay? Per quale motivo il blocco è intervenuto molti anni dopo l’attivazione della carta?” Ma soprattutto: “In che modo Poste Italiane ha utilizzati i fondi bloccati?”

Ma i quesiti non finiscono qui C’è infatti da chiedersi ancora; “Poste Italiane ha effettuato qualche controllo per accertarsi che la somma bloccata non fosse riconducibile ad un a pensione addirittura non pignorabile? In quale modo Poste Italiane ha comunicato alla Autorità Giudiziaria l’avvenuto blocco e la relativa disponibilità della somma? Poste Italiane ha informato il Curatore dell’avvenuto blocco e della relativa disponibilità della somma?” Perché se il tutti era legato a quel fallimento, queste attività dovevano essere poste in essere.

Infine il denunciante si chiede: “In che modo è stata rispettata la privacy? Sono giustificabili tali iniziative in relazione a fatti avvenuti oltre 34 anni fa? Quale copertura di legittimità può riscontrarsi nell’appropriazione di denaro affidato ad un’Azienda privata, come lo è Poste Italiane S.p.A., senza che essa disponga di alcun atto giudiziario che ne autorizzi il prelievo? Mancha qualcosa per accusare Poste Italiane di appropriazione indebita?”.

All’ultimo quesito dovranno dare una riposta le autorità competenti. Ma certamente Poste Italiane, trasformatasi ormai in una banca e anche in gestore di telefonia mobile (trascurando come è noto troppo spesso il servizio essenziale, ovvero il recapito della corrispondenza), non esce bene da questa vicenda.

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