Solleva dalla terra – Davanti al tempo 99 di Bruno Mancini

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Solleva dalla terra – Davanti al tempo 99 di Bruno Mancini

Davanti al tempo 99

Solleva dalla terra - Davanti al tempo 99 di Bruno Mancini

Solleva dalla terra – Davanti al tempo 99 di Bruno Mancini

 

Solleva dalla terra

 

Solleva dalla terra

i monumenti infranti

dal battere dei piedi

e dai silenzi vani

di labbra rese asciutte

per preghiere.

Dà morte ai morti.

 

Davanti al tempo

Solleva dalla terra - Davanti al tempo 99 di Bruno Mancini

Solleva dalla terra – Davanti al tempo 99 di Bruno Mancini

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare   –

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

Temerario

Solleva dalla terra – Davanti al tempo 99 di Bruno Mancini

Tu saresti – Davanti al tempo-98 di Bruno Mancini

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Tu saresti – Davanti al tempo-98 di Bruno Mancini

Davanti al tempo 98

Tu saresti… - Davanti al tempo-98 di Bruno Mancini

Tu saresti – Davanti al tempo-98 di Bruno Mancini

 

Tu saresti…        la morte?

Che bruttura di ignoto!
Non capisco perché non scrivo “funebre”.

Non solo quello
e questa notte… devo tornare a casa.
Parlo senza poesia.
-“Ti dolgono gli occhi? ”
-” Guarda se c’è qualcosa;
………………………
….
RIDI?
Ridi perché caccio lacrime,
credi che non so
soffrire! Ma tu non sai
vivere. Guardo il tuo volto:
sul mio, le lacrime,
ma in te non scorgo
sangue. Peccato!”

Davanti al tempo

Tu saresti… - Davanti al tempo-97 di Bruno Mancini

Tu saresti – Davanti al tempo-98 di Bruno Mancini

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare   –

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

Temerario

Tu saresti – Davanti al tempo-98 di Bruno Mancini

Quasi prova di fede e di amore – Davanti al tempo 87

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Quasi prova di fede e di amore – Davanti al tempo-87 di Bruno Mancini

Davanti al tempo 87

Quasi prova di fede e di amore - Davanti al tempo-87 di Bruno Mancini

Quasi prova di fede e di amore

Domattina
rivedrò quei colori?
Sotto i verdi
in grigia macchia
l’odio del rosso nemico?
Corri mia fantasia notturna
produci lieve inganno
addormentandomi.

Davanti al tempo

Quasi prova di fede e di amore – Davanti al tempo-87 di Bruno Mancini

 

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

Temerario

Bianca la sua casa – Davanti al tempo 85 – Bruno Mancini

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Bianca la sua casa – Davanti al tempo 85 – Bruno Mancini

Davanti al tempo 84

Bianca la sua casa - Davanti al tempo 85 - Bruno Mancini

Bianca la sua casa – Davanti al tempo 85 – Bruno Mancini

Bianca la sua casa

 
Bianca la sua casa
verdi le finestre
rosa il tetto acuto.
Nel tenue celeste
di una vestaglia lontana
lontana compare
una macchia di luce.

Davanti al tempo

Bianca la sua casa - Davanti al tempo 85 - Bruno Mancini

Bianca la sua casa – Davanti al tempo 85 – Bruno Mancini

 

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

Temerario

 

Niente – Davanti al tempo 79 – Bruno Mancini

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Niente – Davanti al tempo 79 – Bruno Mancini

Davanti al tempo 79

Niente - Davanti al tempo 79 - Bruno Mancini

Niente

Niente
non faccio più niente.

È quella pace tua
voce di valle solitaria?
Fissi lontano sguardo
in solitudine
in rimpianto.
Mistero di sensi svaniti
pietà
plasticità remota.

Mistero di sensi svaniti
pietà
passate voci.

Davanti al tempo

Niente – Davanti al tempo 79 – Bruno Mancini

 

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

Temerario

Niente – Davanti al tempo 79 – Bruno Mancini

Sarà speranza vana di salvezza

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Sarà speranza vana di salvezza – Davanti al tempo 62

Davanti al tempo 62

Sarà speranza vana di salvezza - Davanti al tempo 62

 

Sarà speranza vana di salvezza

Io berrò
l’angoscia del suo sguardo
e sputerò
disprezzo sorridendo.

Concimerà la terra il suo dolore
e piacerà
al mio palato il frutto.

Vivrà sperando un suono.

Sarà speranza vana di salvezza.

11 Ottobre 1961 ore 23

Davanti al tempo 62

Sarà speranza vana di salvezza – Davanti al tempo 62

 

Sarà speranza vana di salvezza - Davanti al tempo 62

Sarà speranza vana di salvezza – Davanti al tempo 62

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

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T’azzannano nel tremore

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Mauro Paolo Montacchiesi recensioni

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20250328 DILA ASP IL DISPARI professionisti

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20250328 DILA ASP IL DISPARI professionisti

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo | Brasile in cucina

Soufflé di baccalà – Soufflé de baccalhau

 

INGREDIENTI

 

½ kg. di baccalà
300 gr. di patate
5 uova
2 cucchiai di grana grattugiato
½ tazza di latte
farina
2 cucchiai di burro
sale (facoltativo)

PREPARZIONE

 

Pulite con cura il baccalà, privandolo della pelle e delle spine, e cuocetelo in acqua bollente.
Fate cuocere anche le patate, sbucciatele, passatele allo schiacciapatate e unitele al baccalà.
Aggiungete al composto i tuorli, il formaggio grattugiato, il latte e un cucchiaio di burro fuso, mescolate accuratamente.
Montate a neve gli albumi e incorporateli delicatamente alla miscela di patate e baccalà.
Trasferite il tutto in una teglia unta con il burro restante e infarinata.
Fate cuocere per 20 minuti nel forno preriscaldato a 160°.
Servite questo soufflé con salsa o sugo a piacere.
Se volete, unite all’impasto di baccalà dei capperi, delle olive, dell’uva passa o delle erbe fresche.

Legenda valida per tutte le ricette

  • Gli ingredienti delle ricette sono sempre per 4-6 persone.
  • Con cucchiaio si intende quello da minestra.
  • Il cucchiaino è quello da tè.
  • La tazza è quella a tè.
  • La tazzina è quella da caffè.
  • Le temperature di cottura sono espresse in gradi centigradi.
  • Gli ingredienti: verdure, frutta, carne e pesce sono sempre già mondati, se non diversamente precisato.
  • Se la preparazione prevede l’utilizzo di scorza di arancia, limone ecc. scegliete sempre agrumi non trattati.
  • Con olio si intende olio extravergine di oliva leggero, salvo indicazioni diverse.
  • L’aceto è sempre aceto di vino rosso, se bianco o a base di altri ingredienti viene specificato.
  • Con pepe si intende sempre il pepe nero, se di altro tipo viene specificato.
  • Con zucchero si intende il prodotto semolato, se grezzo, di canna o altro viene specificato.

 

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo | Brasile in cucina

Salpicone di prosciutto – Salpicau de presunto

INGREDIENTI

  • 150 gr. di prosciutto cotto
  • 500 gr. di carote
  • 4 peperoni verdi o rossi
  • 1 mela
  • 1 costa di sedano piccola
  • 1 tazza di maionese
  • ¼ di tazza di vino bianco secco
  • ¼ di tazza di olio vegetale
  • 1 cucchiaio raso (da dessert) di sale
  • ½ cucchiaino di pepe bianco

PREPARAZIONE

Sbucciate le carote e grattugiatele con una grattugia a fori grossi; private i peperoni di semi e filamenti bianchi e tagliateli a listarelle, riducete il sedano a tocchetti sottili-

Riunite le verdure e la mela in una teglia, condite con il sale, il pepe, il vino e l’olio, quindi fatele marinare per 30 minuti o più.

Aggiungete il prosciutto tagliato a julienne e metà della maionese, e mescolate accuratamente.

Sistemate il salpicone su un piatto da portata e copritelo con la maionese restante.

Guarnite a piacere con pezzetti di peperone rosso o con la buccia della mela, e completate con ciuffi di prezzemolo.

Questo salpicone si può conservare in frigorifero fino a una settimana.

A piacere, potete sostituire il prosciutto con altrettanto pollo lesso, e trasformarlo in un piatto vegetariano, eliminando il prosciutto dagli ingredienti.

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Per la serie

Esopo news

Toponomastica ischitana Baldassarre Cossa

La toponomastica si può definire, approssimativamente, come la ricerca scientifica delle molteplici radici fatte proprie nella stesura dei nomi di strade, piazze e luoghi urbani.

Tutti gli spazi urbani, oltre ad essere indicati con denominazioni ricavate da derivazioni tipo “composizione” (es: Franca-villa), oppure tratte dai nomi dei signorotti locali, molto spesso ricavano la loro origine dai nomi di personaggi più o meno locali, più o meno famosi e più o meno antichi.

Ischia, ovviamente non fa eccezione e tantissime strade sono indicate nella toponimia locale con nomi propri di persone.

Indubbiamente intitolare una strada ad un personaggio è un processo piuttosto laborioso che implica la ricerca di un consenso quasi plebiscitario.

Un grande onore reso alla memoria di qualcuno che abbia lasciato eredità positiva in una branca delle umane attività.

Tuttavia c’è da dire che la storia sociale, politica ed anche semplicemente civile, non sempre conferma omaggi imperituri ai personaggi che hanno vissuto da protagonisti nella propria epoca, modificando il giudizio su molti di loro con il mutare degli usi, dei costumi, delle religioni, degli ordinamenti amministrativi ecc. ecc.

Questa rubrica si pone lo scopo di cercare e di presentare le incongruenze e/o i meriti di alcune denominazioni di luoghi ischitani.

Iniziamo con l’importante via statale, che unisce il comune di Ischia con quello di Casamicciola, intitolata al Papa Baldassarre Cossa (Giovanni XXIII).

Senza avere la pretesa né il tempo di dire tutto quanto è noto relativamente alla figura umana e storica di Baldassarre Cossa, lo facciamo trascrivendo in maniera precisa quanto redatto nella pagine da 41 in poi del libro “Materia – la magnifica illusione” scritto da Guido Tonelli (Universale economica Feltrinelli – Saggi – ISBN 9788807899645), e con il link a un video presente nel web.

… All’inizio del Quattrocento il papato stava vivendo una delle sue crisi più aspre destinata a travolgere Giovanni XXIII.

Baldassarre Cossa non era quello che si considera abitualmente uno stinco di santo.  

Nato a Procida, la piccola isola che chiude il golfo di Napoli, apparteneva a una famiglia ricca ma molto chiacchierata; due suoi fratelli saranno arrestati e condannati a morte per atti di pirateria e riusciranno a sfuggire al capestro solo grazie alla intercessione del potente Baldassarre che era già camerlengo, cioè Ministro delle finanze, di Papa Bonifacio IX.

Come custode del tesoro vaticano aveva messo in piedi un lucroso commercio di indulgenze, trafficava con le famiglie più ricche e potenti di Europa ogni volta che c’era da assegnare qualche carica ecclesiastica particolarmente ambita.

Girava voce che non fosse stato del tutto estraneo neppure all’avvelenamento che aveva portato alla morte di Alessandro V.

Quanto al voto di castità che gli ecclesiastici avrebbero dovuto osservare, le male lingue parlavano di un viavai ininterrotto negli appartamenti papali di vedove, suore e giovani spose…“.

Il libro prosegue più oltre con: “Su sollecitazione dell’Imperatore, Giovanni XXIII convocò il Concilio di Costanza, proprio per porre fine allo Scisma di Occidente.

Ma, contrariamente alle proprie aspettative, lo stesso Cossa fu arrestato e, giudicato colpevole di simonia, sodomia, incesto, omicidio e vari altri reati, nel 1415 fu deposto“.

Domanda finale quasi retorica: finita l’epoca del papato, terminata l’era dei borboni, in questa Italia e in questa isola d’Ischia del 2025 democratica, civile, laica e premiante non sarebbe il caso di rivedere la toponimia cittadina liberando le strade dal ricordo di personaggi decisamente abominevoli?

INFO: https://youtu.be/aCTL3P9FMkk

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Grappoli d’uva, bicchieri di vino

La vite è una pianta apparentemente poco esigente, ma che in sostanza sviluppa i suoi frutti migliori solo a ben determinate condizioni ambientali che comprendono la latitudine, la varietà del vitigno, la posizione geografica del terreno, la struttura geologica del territorio, le condizioni meteorologiche ecc.

Analizzando uno per volta tutti gli elementi che concorrono alla formazione di uve quanto più prelibate possibile e quanto più idonee ad essere trasformate in vini pregiati, la lunga tradizione della viticultura insegna che la latitudine ideale per la vite è racchiusa tra i 30 e i 50 gradi, in una porzione di UE comprendente la Spagna, il Portogallo, la Francia, l’Italia, la Grecia, una parte della Germania, l’Austria e alcune nazioni dei Balcani.

Questo fattore, di già decisivo per la crescita dei vitigni, riceve, dalle opportune altitudini, ulteriore giovamento per rendere rigogliosa la pianta.

Infatti, una maggiore altitudine diventa utile al miglioramento della qualità dei grappoli d’uva quando il clima al livello del mare è particolarmente caldo, così come una minore altitudine dei vigneti è fattore di buona produzione quando la zona è particolarmente fredda.

Il contrario di queste semplificazioni aggrava i difetti nella crescita, con ricadute negative sui prodotti della vinificazione.

Comunque la vite difficilmente attecchisce oltre i mille metri di altezza.

Accennando brevemente alla struttura geologica del terreno, basta dire che la vite, nella sua assoluta scarsa esigenza di terre grasse, predilige terreni aridi e petrosi giovandosi molto dei riflessi che il sole, colpendo i ciottoli e i sassi, irradia verso i grappoli.

Tuttavia è anche vero che vigneti attecchiti su terreni grassi e molto umidi producono maggiori quantità di uva, così come è vero che a tale maggiore quantità si abbina sempre una peggiore qualità del vino ottenuto.

Una rapida carrellata nei cataloghi dei vivaisti ci mette a conoscenza del fatto che le varietà di viti proposte nel commercio mondiale sono addirittura diverse migliaia, ma sappiamo altresì che solo un centinaio di esse sono effettivamente presenti nella produzione, nazionale in particolare, ed europea in generale.

Tale limitazione numerica tende ad una sostanziale diversificazione dei prodotti in quanto non solo si ottengono uve diverse con il mutare dei vitigni, ma accade che la stessa pianta produca uva diversa se viene piantata in regioni differenti e i frutti si caratterizzano in modo disuguale in base ai fattori cui abbiamo accennato.

Altre storie e altre fatiche concorrono alla qualità del buon bicchiere di vino, rosso o bianco che sia, e parliamo di tutta la trafila di operazioni che vanno alla vendemmia alla mescita.

Ma questi saranno argomenti di nuovi brindisi virtuali, se vorrete accettare l’invito alla lettura delle prossime puntate!

Ignazio Di Frigeria

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