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Muore Alfredo Francescon – Alla guida Giuseppe Ferrandino figlio del Sindaco d’Ischia
Muore Alfredo Francescon – Alla guida Giuseppe Ferrandino figlio del Sindaco d’Ischia
Alle prime luci dell’alba di oggi 10 Marzo 2013 è deceduto in seguito ad un terribile incidente stradale Alfredo Francescon, figlio ventitreenne dell’ing. Francescon, mentre Giovan Giuseppe Ferrandino, figlio del Sindaco d’Ischia Giosi Ferrandino era alla guida del veicolo.
Un terribile impatto contro una ringhiera di protezione dell’arteria (il contachilometri della Lancia Ypsilon si è bloccato si 120Kmh) ha scaraventato il corpo del ragazzo che ha sfondato il finestrino laterale, sul tetto di una abitazione posta circa 10 in basso.
L’alta velocità, unita forse a condizioni fisiche non perfette, sono tra le più probabili cause della tragedia.
Di seguito riportiamo gli articoli a firma di Ida Trofa che www.tgischia.it ha pubblicato in seguito alla terribile notizia
“Ancora un tragico, drammatico sabato a segnare indelebilmente giovani vite, le loro famiglie inermi.
Strade killer, auto bara per i nostri ragazzi, il contachilometri ancora fermo sui 120 e la macchina sventrata, contorta, accartocciata, senza più il motore, senza più batteria, sbalzati metri e metri più il là oltre il luogo del terribile impatto. Più sotto, sul tetto di una casa giace un altro figlio senza vita.
Un’auto, una Lancia Ypsilon con i due giovani a bordo, entrambi 20enni, è finita fuori strada. L’auto proveniva dalla direzione Pilastri e stava riportando i due amici a casa dopo una serata trascorsa in discoteca al centro del paese. Il conducente all’altezza della curva del ristorante “Damiano” secondo una dinamica e cause tutte da chiarire ha perso il controllo della vettura. L’auto si è prima schiantata frontalmente contro la ringhiera poi ha fatto un testa coda trascinandosi con la fiancata sinistra diversi metri del parapetto in ferro.
L’auto come una scheggia impazzita si è poi cappottata fermandosi sul tetto.
All’impatto il passeggero è stata catapultato fuori dal veicolo, sfondando il finestrino laterale ed è morto sul colpo dopo un volo di oltre dieci metri in basso, giù dalla variante. Lo sfortunato è atterrato sulla tettoia di una casa sottostante, casa Di Manzo . L’autista non è in grave condizioni, ma resta ricoverato al Rizzoli. La vittima è ALFREDO FRANCESCON che sedeva al lato passeggero.
Il conducente del veicolo ricoverato al Rizzoli è GIOVAN GIUSEPPE FERRANDINO.
Le sue condizioni non appaiono preoccupanti è stato posto a ricovero preventivo e a tutte le analisi cliniche e mediche di rito compresi i testi alcolemici e tossicologici previsti in questi casi. Il ragazzo, in evidente stato di shock, sembrerebbe aver riportato danni o la rottura della milza e sarà sottoposto ad un probabile intervento, ma per ora è solo una ipotesi.
Sul luogo del disastro sono giunti immediatamente la Polizia, i Carabinieri ed i Vigili del Fuoco che oltre alle operazioni di rito hanno assistito i genitori e familiari della vittima che affranti ed increduli si sono portati sul posto per accertarsi dell’accaduto e stare vicino al loro bambino.
Ufficializzato il decesso è stato effettuato il riconoscimento da parte dei genitori e la registrazione delle generalità della vittima. Il medico legale ha effettuato un primo esame visivo sul corpo del giovane 23enne morto.
Il magistrato ha autorizzato, poi, la rimozione della salma di ALFREDO FRANCESCON che è stata trasferita presso il reparto di anatomopatologia di Napoli per l’esame autoptico di rito. Il veicolo è stato sottoposto a sequestro ed affidato alla ditta ACI di Muscariello.
I due ragazzi, Alfredo e Giuseppe, rispettivamente i figli dell’ing. Francescon e del sindaco di Ischia Giosi Ferrandino, avevano trascorso il sabato sera in compagnia degli amici presso la discoteca “Valentino” e stavano rientrando a casa, come hanno testimoniato i tanti amici accorsi sul luogo dell’incidente, sconcertati ed incapaci di credere che tutto quello che avevano davanti agli occhi era la realtà.
Ancora un volta, purtroppo, le nostre strade si sono dimostrate foriere di morte e a questa morte nessuno sembra trovare un antidoto od una soluzione.
IDA TROFA | Secondo una prima ricostruzione fatta dalle forze dell’ordine intervenute sul luogo dell’incidente, a causare la morte del giovane Alfredo Francescon sarebbe stato l’impatto violento con la tettoia ed il fabbricato dopo il volo della Variante Esterna.
La vettura che muoveva in direzione ischia, ha preso una traiettoria anomala all’uscita della curva vicina al ristorante “Damiano”, probabilmente per l’eccessiva velocità, ed è impattata frontalmente con la ringhiera di protezione “lato mare” sulla destra.
Si è poi girata su se stessa percorrendo al’indietro diversi metri a struscio verso le inferriate, divelte nel contatto.
Presumibilmente la giovane vittima è stata catapultata fuori dall’abitacolo, già nel primo urto, dopo aver infranto il vetro alla sua destra.
Sembrerebbe che il ragazzo non indossasse la cintura di sicurezza che quasi certamente l’avrebbe trattenuto almeno all’interno del veicolo.
Il conducente, Giovan Giuseppe Ferrandino, è invece rimasto incastrato tra lo sterzo ed il sedile, illeso anche grazie all’efficace funzionamento degli airbag laterali e frontali.
Per Alfredo non c’è stato nulla da fare, è volato giù inerme e senza scampo tra pezzi di inferriate e frammenti d’auto per quasi ventri metri in avanti e giù in verticale per una decina.
Alfredo ha urtato contro il muro e la tettoia di legno e tegole, finendo poi pancia in giù sul tetto del piano terra dello stabile, in Via della Vigne, una traversa di Via Morgioni. Per lui non c’è stato scampo.
La casa si è ridestata al tonfo agghiacciante che non lasciava presagire nulla di buono, colpita indelebilmente da quel giovane ragazzo che non ha trovato scampo.
L’intera abitazione era come ammantata da una atmosfera surreale, letteralmente invasa da “proiettili” di lamiere e plastica schizzate dall’impatto, pezzi di muratura divelti, tegole, tondini di ferro.
Un campo di battaglia e al centro lui, Alfredo Francescon, un ragazzo bravo e generoso, amato da tutti.
Così, guardando verso quel tetto, quel corpo esanime in tanti avrebbero voluto fermare il tempo ed hanno sperato e creduto che, magari qualche metro in più, avrebbe consentito ad Alfredo di atterrare sul tetto e farsi salva la vita.
Attoniti e sbigottiti gli occupanti di casa Di Manzo sono usciti dall’abitazione, si sono guardati intorno tra la veglia ed il sonno per capire cosa fosse successo.
Hanno accolto le forze del’ordine, assistito il medico legale, tentato di asciugare il sangue di Alfredo, coprendolo e tamponandolo con la carta, nella speranza recondita di mitigare il dolore di quei parenti accorsi per tenere la mano del loro piccolo, abbracciarlo e baciarlo per l’ultima volta.
Una madre forte coraggiosa, un madre affranta, eppur ferma e lucida, mai vinta, testarda nel voler riabbracciare il suo ragazzo, mentre il dolore avvinceva i parenti preda delle lacrime e dell’immenso dolore, piegato da quella tragica verità.
Una madre che ha lottato strenuamente prima di arrendersi alla verità di quel terribile destino che non ha creduto che quel giovane morto fosse suo figlio, finché non lo ha visto, non ha accettato di non potergli essere accanto e con compostezza ed ardore ha ottenuto di stringerlo a se per un’ultima volta.
Tutta la famiglia Francescon e le sorelle di Alfredo hanno voluto stare accanto al ragazzo sempre, sino alla rimozione del corpo e al suo trasferimento per il prosieguo dell’inchiesta all’ipogeo di Napoli.
Un’altra morte a cui sarà difficile dare un senso che ci lascia ferite indelebili e che segna inevitabilmente le nostre vite colpite dalla tragica morte di un ragazzo giovane, buono ed altruista che aveva tutta la vita davanti e per un beffardo destino è morto volando giù da un auto in testa coda.
Da Bruno Mancini a Gaetano Di Meglio:
“Verità” non collide con “Morale”.
Non sono “cristiano”, non ho il culto cattolico della morte, non credo all’aldilà, né lusinga i miei comportamenti la prospettiva, spesso strumentalizzata da organizzazioni religiose che perseguono i loro fini attraverso la sudditanza delle anime semplici, di una “vita eterna” da conquistare attraverso la sottomissione a regole e comportamenti stabiliti da gerarchie ecclesiastiche e/o autoreferenziali.
Sapere che non verrete al mio funerale, per me ora (e sono certo che lo sarà anche allora) è del tutto insignificante. Me ne frego!
Ho patito un dolore immenso, certamente uno dei peggiori della mia vita, quando il corpo di mio padre ha cessato di funzionare, eppure non vado a portare fiori o accendere candele sulla sua tomba.
Nessuna Persona (P maiuscola) in buona fede potrà accusarmi di non averlo rispettato in vita e di non averlo rimpianto da morto.
In altra parte di questo giornale, nei giorni scorsi, ho postato un articolo intitolato “L’elegia di Ida Trofa” nel quale ho riportato alcuni ricordi e sentimenti affiorati in me alla notizia di ciò che lei aveva scritto nella cronaca relativa al tragico incidente automobilistico sulla variante esterna di Ischia, pur non tralasciando di formulare un mio personale attestato di stima per il pathos evidente nel suo articolo, anche quando in esso venivano rappresentate immagini, ed erano riportati comportamenti, che “altri” ritenevano non dover essere evidenziati in quanto non del tutto “rispettosi” delle morali correnti (il plurale non è un refuso).
Nessuna Persona (P maiuscola) in buona fede potrà accusarmi di non avere rispettato in vita e di non aver rimpianto da morto il giovane Alfredo.
Ora, il Direttore Gaetano Di Meglio apre la cloaca delle ingiurie che gli sono state rivolte da persone che si sono avvicinate alle pagine pubblicate in questi giorni come cronaca della morte di Alfredo Francescon.
Ora, mi colpisce la dicotomia che qualcuno avrebbe voluto stabilire tra PACE e VERITA’, tacciando di IMMORALE la pura e semplice riproduzione, con qualsiasi mezzo, della realtà.
La realtà, nelle sue espressioni vere e non artefatte, è STORIA, e la Storia non asseconda la morale di nessuno, né è contraria a qualsiasi oggettiva definizione del concetto “PACE”.
Qui non si tratta di mettere in discussione il diritto di cronaca, irrilevante, ma si tratta di difendere con veemenza il diritto alla proposizione della Verità, ossia della STORIA.
Se in questa epoca di real time non va più di moda indignarsi né per la proiezione delle fotografie della camera di Cogne in ogni minimo particolare -pigiama compreso-, né del video girato dalla polizia nella stanza di Pantani, e neppure della flebo illegale di Cannavaro, o finanche, e termino, della decapitazione degli ostaggi americani… anzi no… dimenticavo il “buco in diretta” (il video dell’iniezione di eroina) trasmesso da Maurizio Costanzo diversi anni fa, cioè se tutto questo è comunemente offerto alla libidine amorale della visione pubblica, per quale motivo la nostra comunità si è indignata alla proposizione di immagini reali e di articoli privi di enfasi speculative?
Non potrò mai definire la MORTE come un ETERNO RIPOSO, eppure mi interesserebbe capire quante sono le persone, tra quelle che hanno stigmatizzato negativamente le foto proposte da Gaetano Di Meglio, che hanno criticato l’esposizione del crocifisso (un uomo nudo moribondo in croce) nella aule frequentate da bambini delle classi elementari e da ragazzi non ancora giunti alla maturità.
Bruno Mancini
Partecipazione Antologie LENOIS
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