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Mario Salvo
Mario Salvo recensione di Bruno Mancini
L’Artista Mario Salvo, ben più di molti Artisti attivi nelle varie discipline, ha il dono eccellente di piacere in una dimensione assolutamente epicurea, sia quando discetta, con il giusto mix tra vanità e realtà concettuale, delle proprie teorie-visioni-applicazioni artistiche confrontandosi, nella sala Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana della Città d’Ischia, con selezionati e competenti amanti della cultura invitati a fare la sua conoscenza, sia quando, viceversa, affida, temerario e trepidante, le sue opere pittoriche alla eterogenea moltitudine di turisti in transito nei pressi della sua mostra personale aperta al pubblico in pieno centro della Città d’Ischia.
Ho iniziato questo scritto, che vorrebbe essere una sommaria riflessione sul mio incontro con Mario Salvo, utilizzando la parola “Artista” consapevole del fatto che della sua applicazione nei confronti di Mario Salvo ne avrei dovuto, ne vorrò, illustrare i motivi.
Eccoli.
Nascere figli di Artisti, i quali a loro volta siano figli di Artisti, non è un accadimento tale da assegnare, per diritto genetico, al figlio-nipote il titolo di Artista.
Titolo questo, tanto modernamente “super omnes” e di legittimazione popolare, meravigliosamente “plebeo”, quanto poco affine alle strutture “nobiliari” di origini medioevali.
Artista, Mario Salvo lo è certamente per la sua abilità nel recepire gli schematismi derivanti dagli insegnamenti “accademici” del padre e del nonno (aristocrazia didattica), ma lo è ancora a maggiore ragione, sia per averli saputi, con saggezza, ascoltare ed attuare, e sia per il coraggio di non essersi fatto condizionare da alcuna forma di ritegno nei loro dettati generali ogni volta che ha inteso navigare nel mare magnum della innovazione e della sperimentazione; ogni volta, cioè, che ha creato le opere rivelatrici delle irripetibili ed uniche “rivoluzioni plebee” (eccellenza artistica) esposte nel Salone della Antiche Terme Comunali di Ischia Porto.
Era solo quando tracciava segni di prospettive e definiva collocazioni spaziali. Non c’era il padre, non c’era il nonno alle sue spalle mentre montava ombre e smontava luci con decisi o soffici colpi di spatola tesi a liberare le immagini naturali dalle loro essenze reali per trasferirle nella nuova genesi nella “sua” visione pittorica.
Durante quei suoi ardimentosi assalti alle tele finalizzati alla creazione di emozioni visive, non c’erano leggi cromatiche a determinare la composizione con cui realizzava gli impasti, sempre differenti per ogni colpo di spatola, prepotentemente vibranti in forza di univoci e caleidoscopici accostamenti tra i colori di base spalmati sulla tavolozza.
Mario Salvo ha dimostrato con i suoi dipinti esposti ad Ischia, a chiare immagini, che è possibile dire sì alla creazione di emozioni visive, ma che per fregiarsi del titolo “plebeo” di Artista ha sentito il bisogno di agire solo nelle fasi acute d’indiscutibile emotività personale, quando le passioni-razionali gli hanno chiesto di manifestarsi attraverso partecipazione attiva allo svolgersi della sua propria vita umana.
L’elenco dei riconoscimenti in dote al “Maestro d’Arte di riferimento ed esperto materico del Museo National Reina Sofia Madrid”, Mario Salvo, vanno dal titolo di “Accademico d’Arte” rilasciatogli dall’Accademia del III Millennio, a quelli di “Cavaliere della Repubblica “ e “Ufficiale della Repubblica” che gli sono stati assegnati entrambi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per merito artistico-culturale.
Hanno scritto di lui le più importanti testate giornalistiche italiana, tra le quali Il Tempo, La Repubblica, Il Messaggero, Corriere della Sera, Il Resto del Carlino, La Stampa e l’Unità.