Eduardo Cocciardo

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EDUARDO COCCIARDO

AL TEATRO PETROLINI DI ROMA

CON “DUE AUTORI IN CERCA DI TROISI

E intanto ha preso il via all’Accademia dei Ragazzi il progetto dedicato ad Eduardo De Filippo. Scopriamo gli allievi selezionati nell’audizione del 18 settembre

L’appuntamento è per il 14, 15 e 16 ottobre in uno dei più celebri teatri della capitale. “Due autori in cerca di Troisi”, lo spettacolo scritto e diretto da Eduardo Cocciardo in collaborazione con Giuseppe Gifuni, andrà in scena al Petrolini di Roma. Una tappa importante per l’attore e regista foriano, considerato uno dei maggiori esperti del comico di San Giorgio a Cremano.
“Esibirsi a Roma è sempre una bella emozione – ci ha detto Eduardo – ma farlo con questo spettacolo sarà a dir poco magico. Verranno a vederci molti amici e colleghi di Massimo. Perciò sarà davvero particolare il coagulo di emozioni che ci toccherà di ingoiare. Cercheremo di riportare i sogni, le emozioni, le speranze, le incertezze, i pensieri, in una parola, la poesia di Troisi, fra le braccia di chi lo ha avuto accanto per molto tempo. Sarà un po’ come restituire Troisi a se stesso, non so se mi spiego. Io e Giuseppe proveremo forse emozioni simili, ma non identiche. Giuseppe è stato uno dei più cari amici di Massimo. Si conobbero proprio a Roma. Perciò, per lui, sarà davvero un viaggio a ritroso nel tempo. Uno di quei pellegrinaggi dai quali torni sempre diverso da prima. Per me sarà un po’ la stessa cosa, ma, rispetto a lui, avrò forse un po’ più di sana razionalità. Lo spettacolo, infatti, nasce non tanto dall’esigenza di commemorare, ricordare, celebrare il genio di Troisi, quanto soprattutto dalla necessità di studiarlo a fondo, di farlo conoscere alla gente un po’ più in profondità, per far emergere il carattere innovativo e rigenerante della sua opera e, per contrasto, la gravità della crisi culturale che ci troviamo a vivere oggi, con una comicità televisiva completamente schiava del potere e dell’ambiguità che ci circonda. Perciò, per quanto mi riguarda, sentivo l’esigenza di estendere ad un pubblico più vasto le analisi del libro che pubblicai nel 2005, quell'”Applauso interrotto” che ha avuto successi e riconoscimenti, che è addirittura fra i testi in primo piano nei cataloghi monografici del Museo del Cinema di Torino, ma che resta pur sempre un testo accademico-scientifico, dunque non accessibile a tutti”.
Lo spettacolo, scritto a due mani con Gifuni, nasce praticamente sul palcoscenico, e racconta proprio le difficoltà del suo parto, in un gioco di specchi che avvolge in un tutt’uno realtà e finzione. L’obiettivo è rendere palpabile il vuoto lasciato da Massimo, raccontare la sensibilità di un artista inimitabile, lontano anni luce dalla superficialità della nostra epoca, ripercorrere le fasi salienti della sua carriera, svelando piccoli e grandi retroscena, così da indicare nella sua esperienza artistica ed esistenziale uno straordinario modello di vita – e di arte sincera.
Un regista e un attore, amici per la pelle, si sono appropriati della casa di un loro conoscente, partito per una imprecisata vacanza, per mettere a punto un progetto che hanno a cuore da tempo: raccontare la vita di Massimo Troisi in uno spettacolo teatrale. Quando si apre il sipario la clausura dura già da un paio di settimane. Hanno una data in teatro, le locandine, il pubblico, i giornalisti alle calcagna…ma non hanno ancora lo spettacolo. I due sono sull’orlo della disperazione. Cercano di scrivere a quattro mani, ma non fanno che litigare, cancellare e ricominciare daccapo. Fra loro si stabiliscono ritmi comici molto serrati, che se da una parte già ricordano Massimo, dall’altra frammentano volontariamente il percorso biografico, offrendo al pubblico una dettagliata galleria di aneddoti ed eventi.
“Gli spettatori ne usciranno arricchiti – ha proseguito Eduardo – e quelli che sono già abituati a soffrire la sua mancanza avranno la possibilità di ritrovare un amico. Abbiamo scelto l’ironia e la leggerezza, le stesse armi che fecero grande Massimo, per riportare in vita la sua poesia e la sua genialità”.
Il 2 luglio, alla Colombaia di Luchino Visconti, è andato in scena l’altro spettacolo dedicato da Cocciardo al comico partenopeo, “Vita di Massimo Troisi”, interpretato dagli allievi dell’Accademia dei Ragazzi. Una messa in scena, questa, che ha commosso il numerosissimo pubblico presente, confermando la grande attualità del progetto di studio e di riscoperta proposto da Cocciardo. Ma quali sono i punti in comune fra i due spettacoli?
“Molti e nessuno, a dir la verità. Per certi versi sembrano contraddirsi, perché mentre “Due autori” parla dell’impossibilità di redigere un copione definitivo sul comico scomparso, lo spettacolo realizzato con i miei allievi prova, e in parte ci riesce, a delineare un percorso biografico ed artistico quasi di sapore romanzesco. In verità i due spettacoli, pur avendo propositi simili, inseguono obiettivi diversi: “Vita di Massimo Troisi” è affidata ai ragazzi che studiano e sognano di fare teatro, e non può essere un caso. Perché là volevo che l’avventura di Massimo rappresentasse davvero un modello di vita, contro i falsi modelli proposti dalla tv, con il suo esercito di saranno famosi; “Due autori”, invece, cerca di restituire l’intimità dell’essere troisiano, il suo starsene chiuso ad aspettare, il suo vivere, apparentemente, nell’incompletezza, nel disagio, nell’insoddisfazione. In altre parole, io e Giuseppe, rappresentiamo quelli della generazione di Troisi, visti oggi, con lui che è morto e noi che continuiamo a vivere, fra troppi sogni spezzati, troppe ingiustizie, troppe cose che non vanno come dovrebbero”.
Nel frattempo è partito il nuovo progetto teatrale all’Accademia dei Ragazzi, quest’anno dedicato a Eduardo De Filippo, e per la precisione all’unica opera del grande drammaturgo mai andata in scena: la traduzione in napoletano secentesco della “Tempesta” di Shakespeare.
“Un bellissimo progetto-studio. Una grande occasione per i ragazzi. Con questa produzione debutteremo a giugno qui a Ischia, mentre nell’autunno 2012 saremo a Roma”.
E’ giunto il momento di rivelarci i nomi dei partecipanti al progetto, selezionati in seguito all’audizione del 18 settembre.
“A Giusi Iacono, Mariaflora Ielasi, Lucio Scherillo, Salvio Di Massa e Mariapia Pezzella, allievi riammessi, diciamo così, dalla scorsa annualità, si aggiungono i nuovi Davide D’Abundo, Rossella Polito, Ida Matarrese, Rossella Impagliazzo, Giovanna Pilato”.

locandina vico niroEduardo Cocciardo legge L'antologiaIschia mare e poesia - Biblioteca Comunale Antoniana 14 Gennaio 2011

‘STU VICO NIRO,

la nuova commedia di Eduardo Cocciardo

SABATO 21 MAGGIO ORE 21
AUDITORIUM SCUOLA “IBSEN”, CASAMICCIOLA TERME, VIA PRINCIPESSA MARGHERITA
INGRESSO: 5 EURO (IN BENEFICENZA ALL’ORFANOTROFIO “PIO MONTE DELLA MISERICORDIA”)

Sul palco, assieme allo stesso Cocciardo, autore e regista dell’opera, Carmela Di Lustro legge L'antologiaIschia mare e poesia - Biblioteca Comunale Antoniana 14 Gennaio 2011Carmela Di Lustro,

Annarita Pitone, Leonardo Bilardi, Pietro Di Meglio, Luigi Mennella.

Si tratta di una prima nazionale. La tournée partirà ad ottobre da Napoli, per poi raggiungere Roma ed altre città italiane. Insomma un vero evento teatrale per Casamicciola e l’intera isola.

Stando alle indiscrezione trapelate sul testo, la commedia promette assai bene. Il sottotilo recita “Sogni e deliri di un boss decaduto”. La storia di un boss che rinuncia allo scettro per inseguire le sue bizzarre idee di rifondazione: veder rinascere gli antichi Codici d’Onore in un mondo che ha perduto ogni valore.

La serata è organizzata da Generazione 360, associazione attivissima sul territorio per arricchirlo di importanti eventi culturali. Dopo la rappresentazione, Enzo Boffelli c- Biblioteca Antoniana 28 Dic 2010Enzo Boffelli,

collaboratore amico del progetto culturale “La nostra isola” ideato da

Bruno Mancini

Bruno Mancini

Bruno Mancini,

presenterà il suo nuovo monologo, frutto del lavoro di laboratorio che svolge da oltre un anno proprio con Eduado Cocciardo.
Oggi parliamo di...

C O N T A T T A C I emmegiischia@gmail.com

Eduardo Cocciardo

Nuovo amico del progetto culturale “La nostra isola” ideato da Bruno Mancini

 


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EDUARDO COCCIARDO
aderisce al progetto “La nostra Isola”
Antologie Poetiche a cura di Roberta Panizza e Bruno Mancini

Locandina Miramare 2010 OKProgetto culturale

“La nostra isola
Presentazione antologia poetica

“Ischia, un’isola di…”

Eduardo Cocciardo legge L'antologiaIschia mare e poesia - Biblioteca Comunale Antoniana 14 Gennaio 2011EDUARDO COCCIARDO –
Il teatro, passione travolgente

Nella compagine degli artisti che hanno aderito al progetto culturale “La nostra isola“, abbiamo l’onore di annoverare anche Eduardo Cocciardo, certamente uno dei personaggi più interessanti, attivo in tanti fronti della cultura, e pertanto completo, poliedrico sul versante artistico.
È legittimo figlio di Ischia, nella quale è nato e per la quale ha sempre sentito un forte senso di appartenenza anche quando, per ragioni di studio e di lavoro, ha dovuto allontanarsene.
I colori, le trasparenze schiette e i cieli tersi di quest’isola, sono evidentemente il contesto ideale per l’ispirazione dell’artista, il quale sostiene che per coloro che scrivono e svolgono attività teatrale, le proprie radici sono fonte d’ispirazione naturale, richiamo ineludibile dell’ambiente in cui si è vissuto, con le peculiarità antropologiche, il dinamismo della società sul piano umano, sociale, morale.
Dunque vie percorse tra i vizi e le virtù della gente comune.
Senza dimenticare il profilo umano e psicologico dei personaggi portati in scena, che di norma hanno un background di periferia, requisiti affini alle consuetudini popolari, dai quali si trae la linfa migliore per le rappresentazioni teatrali.
Le fondamenta della passione per il teatro di Eduardo le troviamo già nelle profonde “zolle” del suo iter artistico, ossia nell’infanzia e nell’adolescenza; poi è stata un’ascesa ininterrotta, fino a ritrovarle questa passione ancora più forte e chiara nel corso dei suoi studi universitari, che culminano in un delta di ricerche orientate in queste prospettive. La sua tesi di laurea infatti è un saggio praticamente monografico su Massimo Troisi, intitolata “L’applauso interrotto” con sottotitolo “Poesia e periferia nell’opera di Massimo Troisi”.
Non una semplice tesi, sia pure basata sulla ricerca del profilo artistico dell’attore, ma uno scandaglio che rivela aspetti inediti della sua opera, sfuggite forse anche alla critica, e analisi di carattere umano sul grande Troisi, scomparso prematuramente subito dopo aver terminato il suo “masterpiece”, candidato a 5 premi Oscar, “Il Postino” (1994).

Dunque una sorta di trattato, dissertazione ed excursus sull’opera dell’attore napoletano, del quale si sentiva la necessità, dato che pubblicazioni così articolate e complete, forse non ne esistevano.
Eduardo si è laureato in lettere, con indirizzo “Storia e critica del cinema”, anche se elaborando una tesi sul teatro di Troisi, gli studi sono stati orientati su entrambe le discipline.
Nel 2005 ha rielaborato la sua tesi di laurea, in forma di saggio, nel quale ha approfondito la ricerca sulla comicità come rappresentazione del quotidiano. Il libro ha riscosso un notevole successo di critica, è stato presentato alla fiera del libro di Torino, a Roma e in altre manifestazioni culturali.

L’impegno di Eduardo come scrittore e attore, senza tante circonlocuzioni di parole, si può definire totale, molto intenso. Tra il ’99 e il 2000’, ha messo in scena commedie scritte propriamente per i suoi spettacoli, raramente si è avvalso di collaborazioni di terzi per i testi scritti che dovevano essere poi rappresentati a teatro.

Nel 2003 c’è stata una svolta importante nella sua carriera artistica, una pietra miliare nel versante del cabaret. Da alcuni anni aveva infatti dedicato le sue energie ai monologhi, ed alcuni di questi, al Festival Nazionale di Torino hanno vinto il premio quale migliore testo.

Sempre nel 2003 alcuni monologhi sono stati trasmessi su Skype, opportunità che
gli ha permesso un rapporto più stretto col pubblico, e pertanto una buona notorietà.
Dedicarsi al cabaret ha significato comunque sottrarre tempo alla scrittura, sua autentica, vera passione. Non erano possibili compromessi per concedersi entrambe le attività, il tempo è un autentico vincolo in queste circostanze, e la rinuncia ha comportato qualche rimpianto, nonostante Eduardo riconosca che il contatto diretto col pubblico lo abbia gratificato, maturato sul piano professionale.
A Firenze ha svolto un’intensa attività nel laboratorio di “Zelig”, la nota trasmissione che va in onda su canale 5. Non è mai andato in trasmissione – “ma ci sono andato vicino” – sostiene.
I comici impegnati nei laboratori Zelig, si esercitano per circa 4/5 anni, prima di andare in trasmissione. Eduardo aveva difficoltà a conciliare l’attività didattica all’istituto Dante Alighieri di Siena, nel quale insegnava Italiano agli stranieri (poi anche teatro), con la collaborazione nel laboratorio Zelig, i ritmi erano praticamente insostenibili, e così ha deciso di non occuparsene più.
Nel 2008 è tornato ad Ischia, qui, nell’Accademia Forio d’Ischia, insegna teatro ai ragazzi; ha già abbandonato il cabaret, e torna a dedicarsi al teatro come autore, dunque alla scrittura.
Sempre nel corso del 2008, ha messo in scena al teatro Petrolini di Roma, al Sancarluccio di Napoli, la commedia “Farina di bue”, riscuotendo notevoli consensi di pubblico.
Eduardo sottolinea che l’amore per il teatro, lo spazio scenico che la società napoletana ha sempre occupato, si è in qualche modo ridotta, perché influenzata dai ritmi e gli “input” della globalizzazione, la quale insidia fortemente la cultura popolare, con una sorta di omologazione che in qualche modo spersonalizza.
Forse Totò, sia pure con altre sfumature di significato, direbbe che il mondo sta diventando “una livella”, non propriamente positiva per quel che riguarda i costumi di una società, sono infatti elementi che rischiano di travolgere le caratteristiche culturali. E in questo senso, a Napoli, i cambiamenti e le influenze degli ultimi dieci anni, hanno lasciato il segno.

Eduardo Cocciardo sottolinea che per chi si occupa di teatro, è fondamentale il legame con le proprie origini, la ricerca degli aspetti più inediti della società in cui si è nati, proprio perché istintivamente si arriva nelle profondità più recondite del quotidiano vissuto dalla gente con la quale si condividono tanti aspetti della vita. Tutto questo dovrebbe prescindere dagli obiettivi puramente commerciali dell’impegno nell’ambito del teatro, formare gruppi di lavoro davvero motivati che permettono affinità d’intenti e sintonia in questo campo è essenziale. Per chi scrive testi destinati al teatro, queste sono le vie da illuminare – sostiene.
Sabato 21 maggio Eduardo porterà in scena una commedia dal titolo “Stu vicu niro” (Questo vicolo nero), che ha dedicato a Napoli, città che continua a sopravvivere all’ombra dei suoi vicoli bui..
Ma il titolo della commedia ha anche altri riferimenti artistici, in questo caso “musicali”; si tratta infatti di una canzona di Sergio Bruni, il cui incipit cita proprio queste parole, ossia il titolo della commedia di Eduardo.
C’è una sorta di leggenda intorno a questa canzone; pare che un uomo della camorra si fosse invaghito della donna del suo boss, non potendole certo dichiarare i suoi sentimenti, decise di “commissionare” la canzone a Sergio Bruni, il quale ne fece un successo personale.

La commedia che verrà rappresentata il prossimo sabato, ha come tema la camorra, ma non si tratta di parodia, solo di spunti comici mirati a mettere in risalto le ombre funeste di questa tragedia moderna, la quale per definizione parte proprio dalla realtà. Le strade arroganti del male possono avere anche un ripiego comico, per pura sublimazione.

Edoardo, oltre al saggio su Troisi, ha pubblicato altre due opere. Una di queste è un racconto lungo di circa 100 pagine, intitolato “Alice fuori dal paese”, e l’altra è un romanzo intitolato “Neve bianca”. Si tratta di un thriller, non ha nulla a che fare con la droga, anche se il titolo può sembrare allusivo. È stato pubblicato per i tipi di Nonsoloparole edizioni, e qui emergono le potenzialità espressive di Eduardo, certamente incentivato sul piano stilistico e narrativo dalle esperienze maturate nel mondo del teatro, per questo la caratterizzazione dei personaggi e la precisa definizione delle loro peculiarità psicologiche, sono finissimi strumenti che egli ha semplicemente sublimato da un lungo repertorio di attività. Eduardo attinge tanto dal suo vissuto, tende forse a interiorizzare quello che gli sta intorno, e che i sui sensi assorbono con notevole acume. La narrativa e il teatro, sono come prolungamenti del quotidiano, della vita, che allunga il suo braccio nella finzione scenica, al punto che è praticamente difficile distinguere ciò che è reale da quello che non lo è, secondo l’opinione dell’artista. In definitiva chi si dedica al teatro deve immergersi totalmente nel suo ruolo, deve abbandonare se stesso appena si apre il sipario, e dagli occhi deve trasparire solo l’identità del personaggio che si interpreta: si recita ma non si deve avvertire, la simbiosi deve essere totale, si parla col proprio corpo e l’anima altrui…

D – Ischia per te è un punto d’arrivo o di partenza?

R – Uhmm… entrambe direi, o meglio, è un punto di ripartenza, dato che sono stato lontano per parecchi anni da quest’isola. Io in fondo non mi sento né attore né autore, tutto quello che racconto appartiene alle ombre che mi danzano dentro, ossia ai ricordi. Ischia è un luogo che
può essere per me rifugio, motivo d’ispirazione per la mia attività teatrale.
Mi gratifica insegnare teatro ai ragazzi dell’accademia, mi coinvolge molto questa esperienza,
ci sono aspetti umani che davvero non sono dettagli.

D – Ritieni che questo ruolo sia prima di tutto sociale che didattico?
R – Assolutamente, perché si trasmettono anche valori nei quali i ragazzi credono, c’è in ogni caso una valenza educativa in quello che faccio.Con loro sto preparando una commedia su Massimo Troisi, ritengo sia giusto che i ragazzi lo conoscano più da vicino, e comprendano quanto questo artista ha fatto per la terra in cui è nato, portando lontano la nostra cultura, come i grandi attori napoletani.
Il vero comico è colui che ribalta quello che noi tutti viviamo in termini di regole e di codici,
è dunque un grande artista quando sa rappresentare se stesso e i suoi personaggi con stile e linguaggio personalissimi.

D – Sei convinto che la realtà debba andare in scena ricorrendo ai suoi estremi o che la semplicità dei ritmi sociali e umani possa essere il modo migliore di rappresentarla?

R – Dipende… a volte è necessario andare oltre, per evidenziare, mettere in luce una prospettiva, ma solitamente si dovrebbe attingere dalla realtà che si ha intorno, non si dovrebbe in ogni caso mentire, stravolgere. Io preparo i ruoli scrivendo i testi, e tengo conto di queste importanti considerazioni. Il mio riferimento più forte è comunque Eduardo De Filippo.

Virginia Murru

Virginia Murru

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