Apertura mostre dal 28 novembre

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Apertura mostre dal 28 novembre

Apertura mostre dal 28 novembre

ll Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inaugurato al Palazzo del Quirinale, la mostra “Tavola Doria. Il rientro di un grande capolavoro”, dedicata al dipinto del XVI secolo rientrato in Italia a seguito di un accordo di cooperazione internazionale tra il Tokyo Fuji Art Museum e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, intervenuto a seguito dell’individuazione – dopo 70 anni – del luogo dove l’opera era custodita, da parte del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

La tavola raffigura la “Lotta per lo Stendardo”, un momento della “Battaglia di Anghiari” di Leonardo da Vinci, sarà esposta al Quirinale dal 28 novembre al 13 gennaio 2013 nella Sala della Rampa, accanto alle Sale delle Bandiere.

La mostra – come ha sottolineato il Presidente della Repubblica nell’introduzione al catalogo – vuole “rendere omaggio all’intero bilancio dell’attività straordinariamente meritoria svolta dall’Arma dei Carabinieri, attraverso l’apposito Comando specializzato nella tutela di un fondamentale interesse nazionale quale il recupero di opere d’arte illegalmente trafugate”.

I visitatori potranno accedere alla mostra con ingresso gratuito e senza bisogno di prenotazione, dalla Piazza del Quirinale, nei giorni feriali da martedì a sabato dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15:30 alle ore 18:30, mentre l’orario domenicale resta fissato dalle ore 8:30 alle ore 12.00, in concomitanza e con le disposizioni dell’apertura al pubblico delle sale di rappresentanza.
La mostra rimarrà chiusa tutti i lunedì e nei giorni festivi, nonché il 9, 16, 23 e 30 dicembre 2012.

Apertura mostre dal 28 novembre

Il prossimo 28 novembre alle ore 17,30 l’Archivio di Stato di Reggio Calabria, in occasione dell’Anno della Fede indetto dal papa Benedetto XVI, offrirà ai cittadini un momento di riflessione sull’ esperienza di fede di monsignor Giovanni Musolino.

Questo Istituto conserva parte dell’archivio e della biblioteca di questo sacerdote originario di Catona e proprio dai versi delle sue poesie emerge la memoria della sua fede, della sua esperienza profonda di comunione con Dio e la nostalgia della terra natia.

All’incontro interverrà Don Massimo Laficara con una relazione dal titolo Stupore e Vita. In tale occasione sarà inaugurata la mostra Poesie di mons. Giovanni Musolino nell’arte di Eugenia Musolino. Sarà l’artista stessa ad illustrare e commentare le sue opere.

28 novembre 2012 ore 17,30 inaugurazione mostra.

Alighiero  Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994), uno dei maestri italiani più importanti del Novecento, il cui lavoro ha influenzato, più di qualsiasi altro, quello di artisti più giovani che hanno iniziato a operare tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta e che è stato recentemente celebrato da un’importante retrospettiva tenuta al Reina Sofia di Madrid, alla Tate Modern di Londra e al MoMA di New York.

L’esposizione presenta 36 opere realizzate negli ultimi trent’anni di attività, nelle quali il tratto, il disegno e il colore sono diventati la materia essenziale della sua ricerca e che spaziano tra una pluralità di tecniche e di materiali che vanno dai disegni ai ricami, dai collage alle matite su carta, ai grandi acquarelli del Cielo, dai lavori postali alle biro, agli arazzi che rappresentano la sua icona più riconoscibile.

Personaggio versatile, in grado di sviluppare una poetica singolare e molto attuale. Boetti ha saputo cogliere la complessità del mondo contemporaneo, superando anche le barriere di un universo culturale che oggi sembra chiuso da confini insormontabili, come quelli dell’Afghanistan, dove Boetti ha vissuto e realizzato molti dei suoi lavori.

L’ecletticità dell’artista è evidente dall’appellativo col quale era solito firmare le sue creazioni, Alighiero e Boetti – da cui il titolo della mostra – che anticipava, a distanza di anni, il dibattito tra identità e alterità. “Alighiero – affermava lo stesso Boetti – è la parte più infantile, più estrema, che domina le cose familiari, Alighiero è il modo in cui mi chiamano e mi nominano le persone che conosco, Boetti è astratto, appunto, perché il cognome rientra nella categoria, mentre il nome è unico il cognome è già una categoria, una classifica.

Questa è una cosa che riguarda tutti. Il nome dà certe sensazioni di familiarità, di conoscenza, di intimità. Boetti, per il solo fatto di essere un cognome, è un’astrazione, è già un concetto”.

Il percorso espositivo comprende alcune opere storiche come la tela col disegno mimetico del 1967, o i Lavori postali degli anni Settanta, una serie di buste affrancate e timbrate messe le une accanto alle altre, o ancora quelle realizzate a biro con la quale creava una complessa e fitta texture, ovvero “un sistema di trasposizione delle parole in immagini, con la segreta speranza che un giorno troverò quella che disegnerà se stessa”.

Il piatto forte della mostra è rappresentato dagli arazzi degli anni Ottanta, che Boetti faceva realizzare in Afghanistan, ricchi di colori e di frasi che sceglieva personalmente, per poi farle ricamare. “Scrivere con la sinistra – era solito affermare – è disegnare.

Le mie scritture sono tutte fatte con la sinistra, una mano che non sa scrivere, mostrano quindi anche una punta di sofferenza fisica, ma scrivere è un gran piacere. Ci sono parole che uccidono, parole che fanno un male tremendo, parole come sassi, parole leggerissime, parole reali come in numeri. Ma se vuoi veramente qualcosa mettilo per iscritto”.

“Ellenico plurale. Dipinti dalla Collezione Sotiris Felios”: dal 28 novembre 2012 all’11 gennaio 2013 il Complesso del Vittoriano ospita una mostra che propone per la prima volta in Italia un’ampia panoramica dell’arte greca contemporanea figurativa dagli anni Ottanta ad oggi presentando 88 dipinti di 25 artisti greci delle due ultime generazioni provenienti dalla collezione di Sotiris Felios, raccolta d’arte prestigiosa composta da più di settecento pezzi. Il filo rosso che lega tra loro le opere esposte, che certo non può essere esaustivo di tutta la produzione artistica greca attuale, è la rappresentazione della figura umana.

“La mostra è uno sguardo sull’arte greca contemporanea così come viene angolato da una grande collezione privata ateniese. Uno sguardo sicuramente ‘di parte’, ma con tanta storia alle spalle.” (G. Serafini).

La rassegna, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è promossa dalla Fondazione “L’altra Arcadia” con la collaborazione dell’Ambasciata di Grecia in Italia ed è a cura di Giuliano Serafini.

L’esposizione, organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia, sarà inaugurata martedì 27 novembre alle ore 18.30 presso il Complesso del Vittoriano.

 

 

Giovedì 29 novembre 2012, alle ore 17.00, presso la Sala Maria Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense si terrà l’inaugurazione della mostra: Innamorato della luna. Antonio Rubino e l’arte del racconto, ideata e curata da Martino Negri (Università degli studi di Milano – Bicocca) e realizzata dalla Biblioteca. Alla presentazione parteciperanno, oltre al curatore, il Direttore della Braidense, Andrea De Pasquale, Antonietta Rubino che ha generosamente offerto molti dei documenti esposti, appartenenti all’Archivio Rubino Antonio, e alcuni degli autori dei saggi pubblicati nel catalogo della mostra dall’editore Scalpendi: Antonio Faeti, Paola Pallottino, Claudio Bertieri, Santo Alligo, Paolo Rusconi, Valentina Zanchin, Michele Rapisarda, Alessandro Milani, Roberto Coaloa, Fernando Rotondo, Milena Bernardi, Federico Appel, Marco Cassini. 

Ritenuto da molti il padre del fumetto italiano, oltre a essere stato tra i fondatori del Corriere dei Piccoli, nel lontano 1908, Antonio Rubino fu anche narratore di notevole qualità letteraria nonché grafico intelligente e innovativo, come testimoniano le copertine del Giornalino della Domenica di Vamba e i progetti grafici per diverse collane editoriali, tra cui anche la celebre Bibliotechina de La Lampada.

La mostra ripercorre l’intero arco della produzione rubiniana nell’ambito della carta stampata, dai primi ex libris ai manifesti pubblicitari, dalle strisce a fumetti ai libri della maturità, con l’obiettivo di mostrare la versatilità della sua intelligenza artistica e la storia della sua evoluzione, che trova nei libri pensati in piena autonomia inventiva e realizzativa i suoi esiti più interessanti.

Un’attenzione particolare sarà rivolta al romanzo illustrato Viperetta (1919), esemplare per il dialogo tra linguaggio iconico e verbale che lo caratterizza, per l’epoca innovativo, e ai progetti di editoria didattica realizzati da Rubino negli anni Venti, per l’editore Cartoccino di Monza, di cui la Bibliotechina Prescolastica è il risultato più originale.

La mostra, che comprenderà per lo più materiali a stampa (libri, riviste, manifesti, quaderni), ma anche tavole originali (chine, tempere, acquarelli), fotografie d’epoca e manoscritti dell’autore, non è rivolta solo agli studiosi più esperti di letteratura per l’infanzia o ai bibliofili appassionati ma anche e soprattutto ai giovani, offrendosi come un’occasione di incontro e di scoperta di una delle figure più interessanti del panorama culturale italiano dei primi cinquant’anni del Novecento e, attraverso le sue opere, della storia d’Italia.

L’esposizione, a ingresso gratuito, sarà aperta al pubblico dal giorno dell’inaugurazione, il 29 novembre, al 31 gennaio 2013 al mattino, dal lunedì al sabato, dalle 9.00 alle 14.00 e su prenotazione telefonica (0286460907) nel pomeriggio fino alle 18.00.

 

In occasione del 150° anniversario della istituzione della Corte dei Conti, la mostra documentaria ricostruisce le motivazioni a fondamento della nuova istituzione (1862) riprendendo i collegamenti e le differenze con la Gran Corte dei Conti del Regno delle Due Sicilie e ricercando significative testimonianze di funzioni di controllo e giurisdizionali all’interno delle antiche magistrature delRegnum Siciliae, come il Tribunale del Real Patrimonioed il Conservatore del Real Patrimonio.

La mostra, allestita presso gli spazi espositivi della sede Catena, sarà inaugurata il 30 novembre 2012 e sarà aperta al pubblico, dal martedì al venerdì, dalle ore 09,30 alle ore 13,00 e dalle 15,00 alle 17,00, escluso i giorni festivi. Il sabato dalle ore 9,30 alle ore 13,00.

Sono previste aperture straordinarie domenica 2 dicembre e domenica 9 dicembre, dalle ore 8,30 alle ore 19,00.

La mostra si concluderà il 29 dicembre 2012.

A Siena, il 1 dicembre 2012 apre al pubblico “Puer Natus. L’infanzia di Gesù nei corali miniati del Duomo di Siena”, mostra realizzata dall’Opera della Metropolitana e dedicata alle sontuose pergamene miniate tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo per la Cattedrale di Santa Maria Assunta.

In prossimità del Santo Natale sarà possibile ammirare, nella Cripta sotto il Duomo e nella Libreria Piccolomini, una sorta di prezioso “Presepe” costituito dalle magnifiche miniature dedicate all’Annunciazione, alla Natività, all’Adorazione dei Magi e alla Presentazione al Tempio di Gesù. I corali presentati in mostra nella Libreria Piccolomini saranno aperti, per la prima volta, ad una carta (pagina) diversa rispetto a quella dell’esposizione permanente. In Cripta, l’infanzia di Gesù sarà illustrata, in questa occasione straordinaria, attraverso alcuni preziosi corali della fine del XIII secolo provenienti dal Museo e dall’Archivio dell’Opera del Duomo.

Essi rappresentano un tassello fondamentale per la ricostruzione della storia della miniatura tra la fine del Duecento e gli inizi del Cinquecento e fanno parte di un corpus di circa trentacinque codici realizzato per la Cattedrale di Siena in due diverse serie: una risalente alla fine del Duecento, l’altra alla seconda metà del Quattrocento.

Tra gli autori più rappresentativi da rilevare è la presenza del Terzo Maestro dei Corali del Duomo, attivo alla fine del XIII secolo e autore della splendida Natività riferibile a quella affrescata pochi anni prima nella Cripta; e quella di Girolamo da Cremona e Liberale da Verona che, nell’ultimo quarto del XV secolo, crearono splendide lettere miniate come quella raffigurante l’Adorazione dei Magi.

Il percorso espositivo è completato da una sezione multimediale che permetterà al visitatore di “sfogliare” su touch-screen le preziose carte, ammirando nei dettagli la bellezza delle miniature. La visita nei locali della Cripta sotto il Duomo sarà accompagnata dall’ascolto di brani di canto gregoriano legati alla liturgia del Tempo di Natale.
Nell’ambito della mostra verranno realizzati percorsi guidati per adulti e bambini.

Prezzi: € 8,00 Opa Si Pass all inclusive ticket
(Puer Natus, Cripta sotto il Duomo, Libreria Piccolomini, Cattedrale, Battistero, Museo dell’Opera)
Gratuito: bambini fino a 11 anni; residenti e nati a Siena

Sono passati 25 anni da quando La peste a Lucca, il capolavoro di Lorenzo Viani del 1913 – 15, è stato esposto per l’ultima volta al pubblico. Si era a cavallo tra il 1986 ed il 1987 e il Comune di Viareggio, nel cinquantesimo anno dalla morte dell’artista, organizzò una mostra itinerante, curata da Mario de Micheli, che, oltre alla città natale di Viani, toccò Roma, Milano, Parigi e Firenze.

Oggi, nell’ambito delle iniziative per valorizzare l’artista viareggino, al quale l’Amministrazione Comunale ha dedicato la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea che adesso lo ospita, l’opera torna in mostra: venerdì 30 novembre alle ore 18.30 verrà infatti inaugurata, presso la GAMC in palazzo delle Muse, l’esposizione temporanea La peste a Lucca. Un capolavoro di Lorenzo Viani, che resterà aperta al pubblico dal 1 dicembre 2012 al 30 novembre 2013.

All’inaugurazione dell’esposizione, realizzata grazie a Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e Salov, interverranno Domenico Mannino, Commissario Prefettizio del Comune di Viareggio, Carlo Sisi, Presidente del Museo Marino Marini di Firenze e Alessandra Belluomini Pucci, Direttore della GAMC.

La peste a Lucca, proveniente da una collezione privata, sarà esposta a fianco di due opere coeve e di identico formato, Il Volto Santo (1913-1915) e la Benedizione dei morti del mare (1914), entrambe di proprietà comunale ed esposte alla GAMC, le quali, coralmente, costituiscono il compendio della rappresentazione dedicata al dolente ed epico racconto popolare.

Tre tele in cui il popolo è assoluto protagonista, e se La peste a Lucca rievoca il dolore della malattia e della morte, il Volto Santo e la Benedizione dei morti del mare celebrano “le grandi liturgie marinare”, intrise di una forte carica mistico-religiosa dove l’artista vuole sacralizzare, attraverso il rito e i suoi simboli cristologici, non solo il popolo viareggino, ma tutta la massa universale dei diseredati.

Ida Cardellini Signorini, che ha curato il catalogo generale dell’artista nel 1978, ha definito La peste a Lucca, l’opera “più programmatica delle grandi composizioni” di Viani: presenta, nella sua struttura, l’essenzialità e la riduzione pittorica dei legni xilografici, nella ricerca di un sintetismo formale tenebroso e arcaico, raffigura una leggenda medievale connessa al destino dell’emarginazione dei lebbrosi, abbandonati alla morte fuori le mura della città di Lucca, definita dall’artista “la città monastica”.

L’opera, concepita e realizzata secondo un disegno scrupolosamente equilibrato, consiste in una architettura rigorosa caratterizzata da tre gruppi di figure verticali che disegnano le estremità di un triangolo immaginario, nel cui spazio giacciono uomini, donne, bambini, in attesa dell’inesorabile destino; sullo sfondo uno squarcio della città di Lucca, protetta e isolata dalle sue mura.

Nel rigore e nella sintesi della costruzione del disegno e del colore Viani riesce a trasmettere la tragicità e il dolore della narrazione, restituendo quindi il forte impatto emozionale del trionfo della morte.

Le analogie di Viani con i Primitivi lo conducono ad un’interpretazione espressiva simile a quella degli artisti del XIII e XIV secolo, diretta alla semplificazione e istintività della forma, alla sintesi della composizione, al solo fine di condurre al massimo la tensione emotiva.

Come scrive lui stesso, a proposito dei Primitivi, “Essi, i grandi, si sono compenetrati nei legamenti essenziali della visione, hanno scortecciato dalla luce le cose per vedere di sotto la concatenazione fondamentale degli elementi costruttivi del tutto, ci hanno rilevato delle costruzioni musicali, ci hanno insegnato che sotto il cobalto, il verde, il rosa, il celeste, c’è ferma e potente una cosa architettata e complicata. Solo ai grandi è concesso vedere il lavoro armonico e solido della natura … non pittura ma costruzione.

Certi quadri italiani antichi potrebbero servire come modelli per costruire una città”. Con tali criteri l’artista viareggino elabora un pregevole numero di studi preparatori realizzati nel tempo per arrivare alle soluzioni delle grandi composizioni: La peste a Lucca, verosimilmente la prima in ordine cronologico, il Volto Santo, la Benedizione dei morti del mare.

“Non penso che la mia sia arte sociale nel senso gretto della parola – scrive Viani nel 1911, al suo quarto viaggio parigino -, può essere, mi lusingo che sia nel senso vasto della parola solamente. Evito sempre la composizione e la cronaca, da elementi frammentari voglio che l’osservatore ricostruisca in cuor suo il significato animatore dell’opera.

Come da macchie di colore discordanti voglio creare un’armonia, considero le cose e i colori schematicamente come pure i sentimenti, seguo diremo così una prospettiva psicologica …”.

Dall’esperienza parigina (1908/1911), l’artista trova ulteriori stimoli e confronti venendo a contatto con il mondo dei diseredati della Ruche, visitando musei, mostre, esponendo al Salon, incontrando letterati, filosofi, artisti, potendo conoscere e ammirare le opere di numerosi grandi dell’epoca: Toulouse Lautrec, i Nabis, Van Gogh, Paul Gauguin. Esperienze visive che lo condurranno all’adesione di un espressionismo tutto personale dove la denuncia sociale viene esplicitamente connessa a una condizione reale, aderente alla storia dell’oppressione e dello sfruttamento.

Alle soglie della prima guerra mondiale, Viani si impegna fortemente verso una nuova linea di ricerca, condivisa con l’amico pittore Alberto Magri, orientata al recupero dell’essenzialità dell’arte dei pregiotteschi e dei Primitivi.

Il disegno si fa essenziale, crudo, scevro da inutili orpelli, con colori severi adeguati alla drammaticità delle scene riprodotte, come lo stesso artista suggerisce “Dipingi con pochi colori; tieni in grande onore il nero d’avorio, la terra rossa e gialla e verde; avrai così intonazioni sostenute e concrete. … I celesti, bleu, gli smeraldi, gli arancioni, i colori vistosi, sono ingannevoli, parlano della nostra sensualità; il nero colore austero è materia prediletta del costruttore, è forza sostanza delle cose”.

Domenica 2 dicembre 2012 alle ore 11.00 a Penne, presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporaneaospitato nel Palazzo Ferdinando Castiglione in via Muzio Pansa 37, sarà presentata al pubblico la mostra-laboratorio “Arazzeria Pennese”.

L’evento, organizzato dalla Fondazione Penne Musei e Archivi, grazie ai contributi della Regione Abruzzo, della Fondazione PescarAbruzzo e della Banca di Credito Cooperativo di Castiglione Messer Raimondo e Pianella, nasce dal desiderio di rendere omaggio ad una straordinaria esperienza di arte tessile nella città in cui essa è nata e si è sviluppata.

L’Arazzeria Pennese nasce dall’iniziativa di due professori dell’Istituto d’arte di Penne, Fernando Di Nicola e Nicola Tonelli ed è attiva dal ’64 al ’98. Artisti prestigiosi hanno fornito i bozzetti che l’Arazzeria ha tradotto in splendidi arazzi: Accatino, Avenali, Afro, Baylon, Brindisi, Capogrossi, Conti, Paradiso e Balla.

Il periodo aureo dell’Arazzeria Pennese è quello degli anni Settanta durante i quali ottiene le commissioni più prestigiose e realizza tre arazzi monumentali, due di Afroed uno di Capogrossi destinati alla Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” di Roma. Nel corso degli anni gli arazzi di Penne sono esposti in numerose mostre nazionali e internazionali ottenendo riconoscimenti e premi fino ad essere ospitati alGuggenheim di New York nel 2004.

La mostra prevede oltre all’esposizione degli arazzi, l’attivazione di un laboratorio che riprodurrà un arazzo di Ettore Spalletti: il lavoro sarà tessuto dalle esperte tessitrici che un tempo lavoravano sotto la guida dei maestri arazzieri pennesi.

L’esposizione avrà quindi due valenze: una di mostrare gli splendidi tessuti e l’altra di poter vedere i medesimi telai in azione che riconcepiscono, per mezzo della mostra laboratorio, un percorso che per molti risulterà un’autentica novità e l’occasione per dialogare con le protagoniste.
La mostra-laboratorio sarà visitabile tutti i giorni nel Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Penne dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 18.30 fino al 16 febbraio 2013.

 

DILA

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Bruno Mancini