Come i cinesi – volume secondo – Ambiguità capitolo 9

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Come i cinesi – volume secondo – Ambiguità capitolo 9

Ambiguità capitolo 9

Capitolo 9° 

Come sarebbe più facile il mestiere dello scrittore se egli potesse identificarsi con un poeta, se gli riuscisse di scrollare dalla penna il peso del “verosimile”, se fosse libero di inventare.

Roba da poco!

Riflettere sul tema anche banale di un fatto accaduto e fletterlo con molta delicatezza, fino ad ottenerne anse vibranti ed in grado di coinvolgere almeno i sogni di qualche lettore.

Come un poeta, fuori del tunnel dell’Essenziale, per solo confine l’emozione, al di là della coerenza.

Io non sono né Gino né Lelio e tu non sei Clara e neppure Antonella.

Lei diceva al crepuscolo… (non poteva farlo perché…) lui soffriva il profumo della solitudine che… (è presto, non ci sono le premesse, è preferibile che accada al prossimo capitolo).

Eppure a questo punto, a discapito della compatibilità con le radici del mio tentativo, oltre che a detrimento di una chiarezza espositiva non sempre ottenuta, dovrei proseguire con volute e spirali d’immagini tra loro incrociate ed in continua osmosi, bivalenti, concatenate ma infine distanti più di quanto non appaiano, sole, e, cercando più nell’intimo, uniche.

Nel concreto, dovrei lasciare inascoltato il motivo, fatto di poche parole, che si è piazzato via via con maggiore evidenza al centro d’ogni analisi indicandomi la soluzione.

Un’idea semplice e piena di suggestioni che non si è lasciata sbiadire dalla mancanza d’attenzione suscitata alle prime apparizioni, né ha preteso di essere palesemente espressa quando ormai aveva già forma piena.

Io non sono né Gino né Lelio e tu non sei Clara e neppure Antonella.

Non voglio a questo punto proseguire con Antonella che espose le labbra (o forse era Clara?) (o forse eri tu?) (a chi?), perché mi accorgo che senza averlo cercato, ho trovato un mio equilibrio, il quale m’impone la rinunzia a continuare nel tentativo di costruire un senso per l’amore,

E smettila di essere bufera

su questo cielo

di primo meriggio

tracciato dal volo dei passeri

-di tanto è capace settembre-

per salvare la speranza, o se non altro almeno l’illusione, di credere che forse le storie d’amore sono tutte uguali, come i cinesi.

Miliardi d’individui dai tratti identici: stessi occhi, stessa statura, stesso modo di porgere, stesso incedere.

Eppure gestiscono, con comportamenti del tutto analoghi ai nostri, i rapporti e le individualità.

Si riconoscono.

Le storie d’amore sono tutte uguali.

Io non sono né Gino né Lelio e tu non sei Clara e neppure Antonella.

Da Elena a Giulietta, dal Principe Azzurro a Dante, le vicende degli innamorati s’identificano, nel tema comune dell’irrinunciabile, perfino con la infinita determinazione “Per me non conta altro” della gente comune.

Ed allora io sono Gino, divento Lelio sono… tu sei….

La passione universale ed eterna del mito Medea è identica alla irrinunciabile ostinazione che in ogni attimo rende moltitudini di persone anonime protagoniste di trombe d’aria tanto brevi, impercettibili e disattese, da smuovere a stento l’atmosfera sopita delle loro famiglie, delle piccole comunità nelle quali articolano l’intimità della loro vita, ed eccezionalmente, nei casi brutali più eclatanti, divengono elementi di curiose pruderie e pettegolezzi per le cronache da fondo pagina di giornali locali.

Le storie d’amore sono tutte fotocopie nel linguaggio e nella gestualità -come i cinesi-, eppure ciascuno di noi ripete e riconosce le proprie.

Io sono Clara sono te sono Antonella tu sei me e Gino e Lelio.

Così nel suo destino

così

senza battiti di ciglia

ad un velo dal suo respiro

fra le sue dita

così

nella solitudine delle nostre ansie,

io sono la viola

cercata in un bosco

io sono corda di viola

in un suono d’orchestra

io sono viola pensiero

che scuote passioni

io sono di mammole viola

la macchia, l’inchiostro,

di semi di viola appassita

profumi e magie,

io sono poeta

io sono

 

silenzio.

Ho detto:

-«Voglio che sia la mia donna.»

Ha detto:

-«Voglio che sia la mia amante.»

Ho detto:

-«Ti amo.»

Ha detto:

-«Non chiedermi amore».

Ognuno riconosce la sua.

Per sfumature in teneri acquarelli, per contrasti di toni in opere corpose, per forme di linee in immagini astratte e cerebrali.

Storie tenere, corpose, cerebrali: la storia di Clara e Gino.

Adesso ci sono.

Si stemperano blu oltremare

in verdi di sottoboschi

eccetera eccetera

e ci guardiamo in faccia.

-«Credi alla luna?»

-«Cerco l’inferno!»

-«Viaggi per nuvole?»

-«No, sul cadmio».

Cavalli di suoni e di parole.

Macchie di tinte e di colori.

 

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica – Introduzione

Ambiguità

Capitolo 1Capitolo 2Capitolo 3Capitolo 4Capitolo 5Capitolo 6Capitolo 7Capitolo 8Capitolo 9Capitolo 10

Il nodo

Il nodoCosì e cosìIl premioLa coda

Il chioccolo del fringuello

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi volume secondo

Come i cinesi volume secondo di Bruno Mancini

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Come i cinesi volume secondo

seconda edizione

ID 29z5vq

ISBN 978-1-4710-5423-5

Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Versione 4 | ID 29z5vq
Creato: 13 settembre 2022
Modificato: 14 settembre 2022
Libro, 98 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume quarto
Sottotitolo Il Libro di Sonia – Il Nodo
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Edizione ampliata
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Dialoghi, intimità, ragionamenti, passioni, le irrazionali note, cadute, catarsi, sdegni, i vari volti di un atto, gli equivoci, i nodi, le sfide, i sensi dei vinti, i come, perché, dove, se, che abbiamo macinato più contro di noi per dare che non verso di noi per avere, più sciocchi per idoli che lucidi d’esperienze, sempre senza pause catalizzatrici.

Per Aurora volume secondo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

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Il chioccolo del fringuello

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Bruno Mancini

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