20250113 DILA APS – IL DISPARI

Benvenuti

Views: 8

20250106 DILA APS – IL DISPARI

20250113 DILA APS – IL DISPARI

Gli INCIPIT scelti da Chiara Pavoni.

“Ara il romanzo della Gurfa” di Caterina Luisa De Caro

Caterina Luisa De Caro scrittrice siciliana, autrice di“Ara il romanzo della Gurfa”, edito da edizioni Aurora Boreale, ha scritto 5 libri tra saggi e romanzi.

Ha pubblicato, inoltre, diversi articoli su giornali e riviste di approfondimento culturale.

Incipt Ara il romanzo della Gurfa

_ “A breve la vita si risveglierà!” pensò Ara, mentre si lasciava cullare nel silenzio dalla musica divina degli astri, meditando sulla bellezza del racconto di come il cielo fosse un’immagine specchiata di quello che gli uomini rappresentavano con i riti in terra. Ogni rumore echeggiava tra le rocce. L’armonia del santuario imitava la musica remota delle stelle che tramontavano. Per lei era l’ultimo canto della notte. Volse lo sguardo a quello che rimaneva dell’immenso cielo stellato, falcato dall’arco della Via Lattea che tutto percorreva e che con la lucevelocemente svaniva.

Sorrise Ara nel vedere come il bagliore l’alba stesse esibendosi in lontananza. Ora, tornata in sé, si preparava a farsi sostituire dalla vigilante fedele cui toccava vegliare la fiamma. Il fuoco sacro ardeva sulla pira al centro del piazzale del grande edificio sacro. Questo per i Sicani era il santuario più santo dedicato nel territorio dei tre fiumi alla Madre.

Maestosa e pur nascosta, la grotta adibita a santuario, richiamava la presenza della Dea in tutto il creato: la Gurfa, come centinaia di secoli dopo l’avrebbero chiamata i popoli venuti dal mare o il Magnifico Santuario, come lo chiamava Ara, era il centro ove officiava i Misteri alternandosi con le altre sacerdotesse.

Il compito più arduo delle religiose era rimanere sveglie nella notte, poiché bisognava evitare lo spegnersi della pira accesa sull’altare posto all’aperto in questa stagione autunnale, affinché non entrassero influenze nefaste a gettare un cattivo auspicio alla tribù. Servivano le preghiere e i sortilegi avvaloranti la potenza delle guarigioni che potevano avvenire solo in un luogo non contaminato da presenze estranee e funeste.

Anche gli altri templi nelle varie vallate dell’isola si stavano preparando al giorno. I santuari collocati dove le forze telluriche emettevano magnetismo erano in accordo con il dinamismo astra-le che rispecchiava la Grande Madre: quell’Hybla la cui presenza si manifestava in tutto nelle sue triplici espressioni di potere sul mondo terrestre, celeste e acquatico.

Ara si guardò intorno. Da est stava albeggiando. Le lievi vibrazioni delle piccole placche di pietre, metalli, ossa di uccello e onagro, appese sui lunghi fili di lino, echeggiavano al suono del vento freddo.  Il rumore delle piastre era stato trovato dagli uomini per tenere lontani gli spiriti maligni che lo temevano, infastidendoli e tormentandoli, facendoli fuggire. Le entità poteva-no essere scacciate solo dalle sonorità armoniche degli strumenti musicali e dei canti sciamanici che, nel santuario, si eseguivano durante i riti fortificando le vibrazioni esistenti.

In quell’autunno mite dell’isola, tutte le piante del bosco consacrato alla Dea Hybla realizzavano un paesaggio onirico melodioso immergendo il santuario in una dimensione magica. Ogni cosa nel santuario, sovrastante il bosco, era armonia e bellezza.Gli alberi di melograno, in bella mostra con i loro colori vivaci abbellivano il santuario, erano pieni di frutti maturi, evocanti i crani coronati dei re sacri che avevano regnato alla Gurfa.

20250113 DILA APS – IL DISPARI

Bruno Mancini
Dalla raccolta poetica
LA MIA VITA MAI VISSUTA
Fantasia – Chi sa se tornerò

Ho fermato il rotto della cuffia e sono uscito
come un cavallo alato
dalla nuova leggenda dei porcospini:

elfi di foreste germaniche
incappucciati,
seduti su ignari dormienti,
ammaliano giovani con incantesimi da incubo;

silfi tra nuvole teutoniche
evanescenti eteree
nel pantheon d’immaginifiche leggende
timide ingannano con inquietanti silenzi;

gnomi celtici in labirintici sottosuoli
barbuti o baffuti
ammantano tesori immondi
di fate, coboldi, folletti e demoni.

Non fuggo!
 
Verifico.

Li vedo ancora intenti a bivaccare
intorno a finto buio
artate nebbie
e squallide desolazioni d’anime.

Argonauta dei miei bisticci,
claunesca bocca forno
col cuore in panne,
cristallo amorfo di lava

oggi neolitica ossidiana,
ipotenusa – obliqua geometria distante dalla genesi
d’irrisolti dilemmi in rotte divergenti,
vendo i miei versi a meno di un centesimo!

Non fuggo
 
Sfido!

Venite avanti
sciacalli ipocondriaci,
voi tracimando, aggiungerò al dolce amaro
il nero cardamono nepalese del blasfemo.

Che sia notte di festa!
Natale, Capodanno, Ferragosto,
la vincita al lotto, il viaggio verso l’eremo … oppure no,
notte di emozioni violente vertigini

con turbolenta imbambolata
sull’amaca in giardino;
notte di poesia
perfetta sbilenca

come murena in fuga tra gli anfratti;
notte di abbandoni-addii
rotonda frustrante
per me che non m’ubriaco più di niente, distorto contorto.

Non fuggo!
 
Cerco.

Io vado come a funghi
coi petardi lasciati in giro
ancora non esplosi fragile
amante amato dalla mia sola Lei

rosolio-assenzio
Fantasia-Poesia
che ancora non ha infranto il gusto del proibito,
né so se tornerò umano e basta.

Soltanto dopo morto,
scommetti pure, Argo,
sarò cornice immobile
di un film in movimento.

20250113 DILA APS – IL DISPARI

Antonella Ariosto
COLORI

Con quali colori
mi avresti dipinto
se la passione
nelle vene bruciava?
Velata o discinta
mi avresti disegnata
con gli occhi
ancora accesi di passione?
Luce o penombra

in quegli anfratti intimi
abitati solo da noi.
Ore di dedizione
sull’altare di un sogno
ancora palpitante
e uno specchio
che riflette
senza lasciare tracce.
Indizi scomparsi
nel buio della sera
mentre andavo via.
Il tuo odore sulla pelle mia
in un viaggio di ritorno
a testa bassa.

20250106 DILA APS – IL DISPARI

20250106 DILA APS – IL DISPARI

Apriamo il 2025 con poesie ed arte pittorica

Mara Concetta Leone: nuova amica dei progetti Made in Ischia

Passioni indotte

Quando, sfuggendo ad una forma di indolenza mentale resa continua dalla “frenesia della vita moderna” vissuta pur nella quiete dell’isola d’Ischia, mi induco a riflettere su vari argomenti degli aspetti generali della vita artistica e culturale che maggiormente incidono nel bagaglio che amo avere al  mio fianco, ecco che il tema della valenza delle opere classificabili come artistiche mi spiazza in un bivio di incertezze tra il privilegiare la chiara ispirazione dell’artista oppure il palese gradimento che ricevo dalla osservazione di un’opera.

Ossia, estremizzando al massimo, mi chiedo se la feroce evidente passionalità riversata nelle forme e nelle tinte dei quadri di Van Gogh valga, nel mio giudizio, più o meno della leggiadra euforia ricavata dalla visione della eccellente maestria pittorica della Primavera di Botticelli.

Poi, un giorno quasi per caso, mi trovo di fronte ad alcuni quadri che mi rapiscono per quanto sono palesemente originati da furore emotivo e per quanto, di quello stesso furore, riescono ad incuneare nella mia emotività.

Il bivio diventa rettilineo che mi trasporta in un percorso tra scenari di opposte e specifiche bellezze.

Mancando le etichette con i titoli, anche volendo non riuscirei ad assegnare un’aggettivazione a ciascuna delle tredici tele di Mara Concetta Leone che Chiara Pavoni ha messo in mostra nella Casa della Cultura Interno 4 di Roma, e quindi ne parlerò brevemente sorvolandole tutte insieme come se io fossi un vento del nord soffiante in un tragitto terminato sulle dune del Sahara.

Infatti, la calma mai statica del suonatore di tromba trova il suo opposto nell’equilibrato dinamismo nella coppia di ballerini, mentre la tranquilla carezzevole testa di donna anziana si confronta con la fragile ma astuta ricerca di sopravvivenza del bambino con un secchio per la raccolta di acqua.

E poi il tema delle civiltà antiche, e poi un bacio ad occhi chiusi, e poi una gitana dai capelli corvini vestita di rosso, e poi un triste carretto in tinte grigie e poi… poi in Via Della Lungara ci siamo deliziati  nel possedere pezzi di cuore di Mara Leone esposti in una mostra suggestiva e incantevole che ha fatto suonare in tutti noi seducenti campanelli di emozioni.

Bruno Mancini

Mara Concetta Leone

Colori concepiti con Amore e partoriti dall’Anima.

Mara Concetta Leone, apprezzata pittrice di Lamezia Terme (CZ), comincia a dipingere all’età di 10 anni, rigorosamente “con l’occhio”: padrona dell’arte di vedere tutto – regolarmente secondo bellezza – dipinge la sua realtà e non i suoi sogni.

Versatile tanto nei soggetti che nelle tecniche impiegate, le sue oltre 250 opere adornano pareti dall’Italia all’Australia.

Per Mara i colori sono, al pari di esseri viventi, individui completamente evoluti.

Ogni sua opera è quindi concepita con grande e rinnovata emozione: si tratta dei “suoi figli”, partoriti dall’anima, con tanto di dolore per il distacco subito.

Come una madre, li desidera collocati nel posto giusto, poiché l’artista non dipinge quello che vede, ma quello che si vedrà.

Contatti: 335/8070242 (anche Whatsapp) – Email: maralem266@gmail.com

20250106 DILA APS – IL DISPARI

Bruno Mancini

Dalla raccolta di poesie

Sasquatch (1968 – 2009):       

Adesso no

Adesso no.
Sonori squillano sopiti palpiti.
Ignazio è briciola
ondivaga in cerca di assonanze.

Disceso dal barchino di Caronte,
lui fu quel remo
ruotante in aria
che ne squarciava nebbie.

Vorrei capire,
verbo completo,
se il tempo mi scoppietta tra le mani
o sono stato il fabbricante dei petardi.

20250106 DILA APS – IL DISPARI

Poesia inedita di

Angela Prota

Creò la Pace

E la Bellezza del Creato
bussò alla mia porta,
vittoriosa!
Spalancò la finestra
sul mondo di casa…
Sull’uscio di una porta antica
ove suoni inascoltati
si nascondevano al presente
e s’inoltrava silenziosa
tra gli schemi retorici
ed irrisori della mente
nella fitta sterpaglia
di giudizi… preconcetti,
confronti e svilimenti,
dolenti paradigmi,
copioni di idee
indecisioni, paure ed ansie
di sconfitte annunciate…
Ma, in un colpo di vento
tra gramigne e sterpaglie,
boccioli di rose appassite
e grida inascoltate
della coscienza pulsante,
nel cammino faticoso
di una Croce
ed il pianto ininterrotto
di una madre,
che trascina la pietà
misericordiosa… immortale
che la Bellezza dell’anima
conduce in un varco di Luce…
nell’Immenso…
tra le Stelle sorelle
del Firmamento,
creò la Pace!
20250106 DILA APS – IL DISPARI

 

Bruno Mancini notizie

DILA APS-IL DISPARI tutte le pubblicazioni della Redazione culturale

DILA APS IL DISPARI 2024 Redazione culturale

Il Dispari DILA APS Rubrica Professionisti

Il Dispari DILA APS prof 2024 – Calendario pubblicazioni

DILA ALTERVISTA

NUSIV

 

DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

Lascia un commento