20250106 DILA APS – IL DISPARI

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Apriamo il 2025 con poesie ed arte pittorica

Mara Concetta Leone: nuova amica dei progetti Made in Ischia

Passioni indotte

Quando, sfuggendo ad una forma di indolenza mentale resa continua dalla “frenesia della vita moderna” vissuta pur nella quiete dell’isola d’Ischia, mi induco a riflettere su vari argomenti degli aspetti generali della vita artistica e culturale che maggiormente incidono nel bagaglio che amo avere al  mio fianco, ecco che il tema della valenza delle opere classificabili come artistiche mi spiazza in un bivio di incertezze tra il privilegiare la chiara ispirazione dell’artista oppure il palese gradimento che ricevo dalla osservazione di un’opera.

Ossia, estremizzando al massimo, mi chiedo se la feroce evidente passionalità riversata nelle forme e nelle tinte dei quadri di Van Gogh valga, nel mio giudizio, più o meno della leggiadra euforia ricavata dalla visione della eccellente maestria pittorica della Primavera di Botticelli.

Poi, un giorno quasi per caso, mi trovo di fronte ad alcuni quadri che mi rapiscono per quanto sono palesemente originati da furore emotivo e per quanto, di quello stesso furore, riescono ad incuneare nella mia emotività.

Il bivio diventa rettilineo che mi trasporta in un percorso tra scenari di opposte e specifiche bellezze.

Mancando le etichette con i titoli, anche volendo non riuscirei ad assegnare un’aggettivazione a ciascuna delle tredici tele di Mara Concetta Leone che Chiara Pavoni ha messo in mostra nella Casa della Cultura Interno 4 di Roma, e quindi ne parlerò brevemente sorvolandole tutte insieme come se io fossi un vento del nord soffiante in un tragitto terminato sulle dune del Sahara.

Infatti, la calma mai statica del suonatore di tromba trova il suo opposto nell’equilibrato dinamismo nella coppia di ballerini, mentre la tranquilla carezzevole testa di donna anziana si confronta con la fragile ma astuta ricerca di sopravvivenza del bambino con un secchio per la raccolta di acqua.

E poi il tema delle civiltà antiche, e poi un bacio ad occhi chiusi, e poi una gitana dai capelli corvini vestita di rosso, e poi un triste carretto in tinte grigie e poi… poi in Via Della Lungara ci siamo deliziati  nel possedere pezzi di cuore di Mara Leone esposti in una mostra suggestiva e incantevole che ha fatto suonare in tutti noi seducenti campanelli di emozioni.

Bruno Mancini

Mara Concetta Leone

Colori concepiti con Amore e partoriti dall’Anima.

Mara Concetta Leone, apprezzata pittrice di Lamezia Terme (CZ), comincia a dipingere all’età di 10 anni, rigorosamente “con l’occhio”: padrona dell’arte di vedere tutto – regolarmente secondo bellezza – dipinge la sua realtà e non i suoi sogni.

Versatile tanto nei soggetti che nelle tecniche impiegate, le sue oltre 250 opere adornano pareti dall’Italia all’Australia.

Per Mara i colori sono, al pari di esseri viventi, individui completamente evoluti.

Ogni sua opera è quindi concepita con grande e rinnovata emozione: si tratta dei “suoi figli”, partoriti dall’anima, con tanto di dolore per il distacco subito.

Come una madre, li desidera collocati nel posto giusto, poiché l’artista non dipinge quello che vede, ma quello che si vedrà.

Contatti: 335/8070242 (anche Whatsapp) – Email: maralem266@gmail.com

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Bruno Mancini

Dalla raccolta di poesie

Sasquatch (1968 – 2009):       

Adesso no

Adesso no.
Sonori squillano sopiti palpiti.
Ignazio è briciola
ondivaga in cerca di assonanze.

Disceso dal barchino di Caronte,
lui fu quel remo
ruotante in aria
che ne squarciava nebbie.

Vorrei capire,
verbo completo,
se il tempo mi scoppietta tra le mani
o sono stato il fabbricante dei petardi.

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Poesia inedita di

Angela Prota

Creò la Pace

E la Bellezza del Creato
bussò alla mia porta,
vittoriosa!
Spalancò la finestra
sul mondo di casa…
Sull’uscio di una porta antica
ove suoni inascoltati
si nascondevano al presente
e s’inoltrava silenziosa
tra gli schemi retorici
ed irrisori della mente
nella fitta sterpaglia
di giudizi… preconcetti,
confronti e svilimenti,
dolenti paradigmi,
copioni di idee
indecisioni, paure ed ansie
di sconfitte annunciate…
Ma, in un colpo di vento
tra gramigne e sterpaglie,
boccioli di rose appassite
e grida inascoltate
della coscienza pulsante,
nel cammino faticoso
di una Croce
ed il pianto ininterrotto
di una madre,
che trascina la pietà
misericordiosa… immortale
che la Bellezza dell’anima
conduce in un varco di Luce…
nell’Immenso…
tra le Stelle sorelle
del Firmamento,
creò la Pace!
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20241230 DILA APS – IL DISPARI

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Chiudiamo in poesia il 2024 con Elisabetta Biondi Della Sdriscia
nuova amica dei progetti Made in Ischia

Il canto di OrfeoPALLIDE LE TUE LABBRA

“Pallide le tue labbra
E la luce della luna:
la felicità è un istante
strappato alla vita!
Mi raccolgono nel sogno di te,
nel ricordo di un bacio
che mi ha impresso sul cuore
la linea piena delle tue labbra.
Unità perduta,
istante di perfezione:
era il centro del mondo,
era un punto smarrito
ai margini del firmamento,
era la tua anima, era la mia,
era il cuore pulsante dell’universo.
Era il tempo passato,
era il futuro,
tutti gli sitanti
di un eterno presente…
C’eri solo tu, c’ero solo io,
nell’eterno presente della mente!”

Così cantava, Orfeo,
al suono della lira:
raccolto nel sogno svanito
cantava il ricordo di un bacio.

———……———-

ATTENDO IL TUO RITORNO

Attendo il tuo ritorno, nel tramonto:
al cielo incendiato racconto del dolore,
della malinconia struggente dell’assenza.

Del tuo corpo, baciato con passione,
e di quanto lo abbia sospirato;
delle tue labbra piene, mio tormento,
vertigine insaziata sortilegio.

Piangendo gli racconto che il dolore
È sofferenza che mi toglie il fiato
E trafigge in un punto imprecisato
Sopra lo sterno, tra stomaco e cuore.
Morire di dolore perché il cuore
trabocca tenerezza è un paradosso
difficile a capirsi. E quanto tu
ritorni e mi sorridi il dolore svanisce
e dimentico i momenti che ho trascorso,
le notti insonni, le lacrime, i tormenti.
Basta un tuo bacio, amore, per guarire
Fino a quando, di nuovo, te ne andrai.

———……———-

TELEMACO

Sono venuto a cercarti,
perché tu non ritornavi.
Ho navigato mari perigliosi e
percorso sentieri inesplorati,
perché volevo trovarti.
Ho incontrato visi ostili e
sorrisi sconosciuti mentre
cercavo di riconoscere
i miei tratti in altri volti,
mentre cercavo in ogni donna
tracce del tuo passaggio.

Ma tu non c’eri mai,
né eri accanto alla tua sposa
che disfaceva la tela faticosa.
Non eri accanto al padre, ormai
canuto e stanco, non difendevi
l’onore della casa da pretendenti
sguaiati. Il servo fedele invano
lucidava il vigoroso arco mentre
mi raccontava le tue imprese
lontane: come di Troia espugnasti
le ingenue mura con il cavallo
astuto, e dieci anni era
durata la guerra, dieci anni….

Di poco ero io più grande mentre,
ascoltando Eumeo, io ti attendevo,
ma tu ti attardavi per canto
di sirena o per gli occhi di Circe
incantatrice. L’odioso Polifemo
ti era più caro delle candide
braccia della sposa, né mai tela
cresceva sul tuo telaio operoso,
mai ordito vidi più lento e senza
trama. Lei ti attendeva con lavoro
paziente, frenando pianto
tumultuoso nel petto. Era
certa, diceva, del ritorno,
era certa, diceva, del tuo affetto.

Ora che le onde ti hanno riportato
alle rocce di Itaca lontana,
nelle tue rughe cerco invano
il mio volto. Ruvida è la tua mano
né io voglio più quella carezza
che attendevo senza addormentarmi,
non voglio più il bacio che, pensavo,
avrebbe sciolto tutto il mio dolore.
Tu mi narri di mari che da solo
Ho solcato, cercando il tuo ritorno,
di maghe e di Feaci che anch’io
ho conosciuto, di voci di Sirene
inascoltate: l’ho conosciuto
anch’io quel canto, era quello
dolce di mia madre che mi cullava
mentre t’aspettavamo.

La poetessa e scrittrice Elisabetta Biondi Della Sdriscia nata a Livorno, vive a Roma da molti anni.
Vincitrice di molti concorsi di poesia e narrativa, ha pubblicato “E siamo bacio entrambi” con la Casa editrice “Pagine” nel 2021.
Sempre con Pagine ha pubblicato nel 2016 il suo primo libro “Divento voce” mentre la sua raccolta più recente !A latitudine incerta” è uscita in giugno per le Edizioni Setteponti.
Ancora inediti, invece, alcuni racconti.

Antonella Ariosto

20241230 DILA APS – IL DISPARI

20241230 DILA APS – IL DISPARI

Dalla raccolta di poesie “Non sono un principe”
(2012 – 2014):
Adesso

Manca solo un rito woodoo,
ogni mattina scrutare
nel controluce dei contrasti
il volo di uccelli pavoni,
attendere per coito fertile
configurazione astrale,
spargere sale
e ciabattare con un rosario in mano.

Manca l’ultimo anello
dalla follia alla scemenza.

Pelle disidratata da pianti inutili,
scoppiano i timpani
ai canti di sirene,
il neologismo “Amore”
è solo una carezza sulla gota.

Sarebbe giusto chiudere,
adesso,
al manto di luna che offusca le stelle,
il cerchio dei misteri
– superstizioni
pietosi inganni –
con l’unico miracolo possibile:
“Serenità”.

20241230 DILA APS – IL DISPARI

QUEST’ANNO NON VOGLIO REGALI

Quest’anno non voglio regali
rinuncio stavolta agli auguri
i troppi episodi mortali
mi rendono i giorni insicuri.
Qui l’aria è infuocata dal male
èmina che esplode la terra
dove anche il respiro è fatale
si vive ogni giorno una guerra.
Non voglio più un mare di sangue
né rabbia del cielo in tempesta
la gente che trema e che langue
ma un senso di vita più onesta.
Dov’è che sei Cristo mio Dio
nessuna ferita è guarita
è tutto soltanto un oblio.
Dov’è quella fede infinita
che nasce guardando il tramonto
galoppa l’immenso universo
portando al Natale ch’è pronto
un nuovo domani diverso.

LUCIANO SOMMA
Da BENESSERE – Dicembre 2024

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