20250321 DILA ASP IL DISPARI professionisti

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Grappoli d’uva, bicchieri di vino

La vite è una pianta apparentemente poco esigente, ma che in sostanza sviluppa i suoi frutti migliori solo a ben determinate condizioni ambientali che comprendono la latitudine, la varietà del vitigno, la posizione geografica del terreno, la struttura geologica del territorio, le condizioni meteorologiche ecc.

Analizzando uno per volta tutti gli elementi che concorrono alla formazione di uve quanto più prelibate possibile e quanto più idonee ad essere trasformate in vini pregiati, la lunga tradizione della viticultura insegna che la latitudine ideale per la vite è racchiusa tra i 30 e i 50 gradi, in una porzione di UE comprendente la Spagna, il Portogallo, la Francia, l’Italia, la Grecia, una parte della Germania, l’Austria e alcune nazioni dei Balcani.

Questo fattore, di già decisivo per la crescita dei vitigni, riceve, dalle opportune altitudini, ulteriore giovamento per rendere rigogliosa la pianta.

Infatti, una maggiore altitudine diventa utile al miglioramento della qualità dei grappoli d’uva quando il clima al livello del mare è particolarmente caldo, così come una minore altitudine dei vigneti è fattore di buona produzione quando la zona è particolarmente fredda.

Il contrario di queste semplificazioni aggrava i difetti nella crescita, con ricadute negative sui prodotti della vinificazione.

Comunque la vite difficilmente attecchisce oltre i mille metri di altezza.

Accennando brevemente alla struttura geologica del terreno, basta dire che la vite, nella sua assoluta scarsa esigenza di terre grasse, predilige terreni aridi e petrosi giovandosi molto dei riflessi che il sole, colpendo i ciottoli e i sassi, irradia verso i grappoli.

Tuttavia è anche vero che vigneti attecchiti su terreni grassi e molto umidi producono maggiori quantità di uva, così come è vero che a tale maggiore quantità si abbina sempre una peggiore qualità del vino ottenuto.

Una rapida carrellata nei cataloghi dei vivaisti ci mette a conoscenza del fatto che le varietà di viti proposte nel commercio mondiale sono addirittura diverse migliaia, ma sappiamo altresì che solo un centinaio di esse sono effettivamente presenti nella produzione, nazionale in particolare, ed europea in generale.

Tale limitazione numerica tende ad una sostanziale diversificazione dei prodotti in quanto non solo si ottengono uve diverse con il mutare dei vitigni, ma accade che la stessa pianta produca uva diversa se viene piantata in regioni differenti e i frutti si caratterizzano in modo disuguale in base ai fattori cui abbiamo accennato.

Altre storie e altre fatiche concorrono alla qualità del buon bicchiere di vino, rosso o bianco che sia, e parliamo di tutta la trafila di operazioni che vanno alla vendemmia alla mescita.

Ma questi saranno argomenti di nuovi brindisi virtuali, se vorrete accettare l’invito alla lettura delle prossime puntate!

Ignazio Di Frigeria

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20250307 DILA ASP IL DISPARI professionisti

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Vino, un po’ di storia

Allorquando ebbe fine il ciclone della dominazione napoleonica e si stabilizzò la pace nel continente europeo, praticamente nel periodo che può essere compreso tra gli anni 1830 e 1860, si ebbe uno sviluppo incontenibile delle colture vinicole con una enorme sovrapproduzione di vini dalle più svariati origini geografiche.

E ciò nonostante che nel 1846 un terribile parassita, lo OIDIUM (Oidio della vite o mal bianco), avesse decimati numerosi vigneti della fascia mediterranea e della valle del Reno, attaccando e distruggendo foglie, fiori e grappoli.

Praticamente le cronache dell’epoca parlano di una produzione francese, nel 1860, di oltre 70 milioni di ettolitri che equivaleva al quadruplo del consumo interno annuale!

Ora sappiamo che questo aumento produttivo fu realizzato attraverso diverse scaltrezze, tutte, comunque, penalizzanti il livello qualitativo del prodotto finale: in molti ettari fu aggiunta la messa a dimora di nuovi ceppi, e ne furono piantati anche in numerose zone i cui terreni non erano adatti a quel tipo di coltivazione.

Buona parte delle terre coltivate fu oggetto di vere e proprie aste di acquisto da parte della borghesia, della nobiltà, e della finanza che perfezionarono tali possedimenti dando il loro nome ai vigneti e ai vini prodotti, ottenendone lustro e e celebrità.

Nel 1875 ci fu la inedita comparsa della filossera, con conseguenze di danni irreparabili per le coltivazioni di alcune intere regioni.

L’attacco dell’insetto alle radici delle piante fu senza dubbio la peggiore calamità che mai prima avesse colpito i vigneti.

Sono giunti fino a noi le descrizioni di tentativi estremi, spesso bizzarri, volti a difendere le piante, e così leggiamo di campi inondati, di iniezioni di solfuro di carbonio, di trapianti in terreni sabbiosi… fino a quando riuscirono a salvare parte dei vigneti innestando le piante malate su talee americane che risultarono avere la prerogativa di essere immuni dagli attacchi del famigerato insetto.

Per rappresentare appieno lo sterminio causato della filossera valgono i numeri della produzione (sempre riferita alla Francia) ed essi ci dicono che si passò dai 52 milioni di ettolitri prodotti in media nel decennio 1870 – 1880 a meno di 30 milioni di ettolitri nel decennio 1880 -1890.

C’è da precisare anche che lo squilibrio tra produzione e ordinativi fu colmato con il raddoppio della produzione… ottenuto con metodi illeciti: produzione di “vino” fabbricato (sic!) con zuccheri fermentati, acido solforoso, tannino ecc. a riprova che il commercio attuale non ha molto da apprendere dalla antica “onestà”.

Ma questo è un argomento adatto alle parabole di un Esopo moderno a suffragio della tesi per cui i maledetti sofisticatori dei nostri giorni hanno avuto perfidi maestri nel passato.

Ignazio Di Frigeria

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IL DISPARI & DILA APS rubrica Professionisti

DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

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LUCIANO SOMMA | Canzoni per Ischia

Pochi sanno che su Ischia sono state scritte centinaia di canzoni, solo qualcuna ha varcato i confini dell’isola e tra queste mi piace evidenziare questo brano scritto nel 1951 da TOTO’, il quale, oltre a MALAFEMMENA e qualche altra, ha scritto un numero esiguo di canzoni, tra queste, oltre alla notissima citata, solo qualcuna è conosciuta.
Questa che segue, come MALAFEMMENA, fu cantata da GIACOMO RONDINELLA, un testo bellissimo ed una musica appropriata avrebbero meritato una divulgazione certamente grandissima, ma pazienza, l’importante è conoscerla ed io cercherò con questa rubrica di pubblicarne alcune.

LUCIANO SOMMA

Titolo:
Ischia mia! (1951)
Album: Totò’ Mòseca!
Cantante: Giacomo Rondinella
Testo e musica: Antonio De Curtis

Fra tante belli cose c’ha criato
‘o Padreterno ‘ncopp’ a chesta terra,
na cosa ha fatto che nce s’è spassato:
immiez’ a nu golfo nu pezzullo ‘e terra.
E ‘ncoppa a chesta terra profumata,
c’addora ‘e pace e regna na quieta,
chest’isola da tutte decantata,
te ce ha piazzato pure na pineta.

Ischia, paraviso ‘e giuventù,
Ischia, chistu mare è sempre blu!
Chistu cielo ch’è n’incanto,
chistu golfo ch’è nu vanto
chesto ‘o tiene sulo tu!
Sti bellizze songhe ‘o vero!
Chesto ‘o dice ‘o forestiero,
ca scurdà nun te pò cchiù.

‘A primma vota ca nce sò venuto
‘ncopp’ a stu scoglio d’oro illuminato,
senza parola sò rimasto, e muto
pe chesta spiaggia me sò ‘ncammenato…
Vedenno cu ‘o due pezzi sti ffigliole,
‘a verità?, so asciuto d’ ‘o sentiero:
i’ ch’ero già mbriaco ‘e mare, ‘e sole,
overo, sì, aggiù fatto nu pensiero…

 

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LUCIANO SOMMA – I MIEI COMPAGNI DI VIAGGIO

Rocco Todeshini – Renato Antonioli – John Toso

Tra i compagni di viaggio mi piace menzionare l’Editore AGOS Music, di Vignola, Rocco Todeshini, conosciuto nel 1988 con il quale ho oltre 400 canzoni in edizione.

Nato nel 1961 ci ha lasciati ad appena 59 anni nel 2020 dopo una lunga malattia.

32 anni di collaborazione, io più volte a Vignola nella sua tenuta e studio lui nel 1989 a Napoli per qualche giorno.

Un grande amico che resterà nella mia memoria indelebile ed affettuosamente presente.

L’altro Editore è GIRADISCO, di Ravenna, di Renato Antonioli col quale ho una ventina di brani incisi.

Ed ancora L’Italian Way Music, di Milano, diretta da John Toso, col quale ho scritto alcuni brani, che ha in edizioni anche lui centinaia di canzoni, ultimamente con musica voce ed arrangiamento di  Fabio Martoglio più alcuni singoli che stanno avendo un grande successo come SOGNO DIVERSO e BRVIDI DI TE.

John Toso, eccentrico e classico.

Spesso eclettico per poter dare voce alle innumerevoli sfaccettature della sua creatività.

Ama la musica melodica e sa emozionare quando la interpreta al pianoforte.

Dopo studi al conservatorio e alla civica scuola di musica jazz, ha deciso di aprirsi alla musica a 360° abbracciando tutti i generi musicali moderni.

Per oltre un decennio, ha creato e sviluppato rapporti con numerosissime società di edizioni, realizzando decine di cataloghi musicali di new age, lounge, dance e chill out distribuite in Italia e in tutto il mondo.

Ad oggi, conta nel suo repertorio, come autore e compositore, circa 10.000 brani di tutti i generi musicali, ascoltabili e scaricabili da centinaia di siti musicali e motori di ricerca sotto forma di suonerie o production music.

Consulente artistico e produttore discografico.

Tutte etichette serie con le quali ho condiviso un lunghissimo percorso, persone precise ed affidabili.

Molte altre mie canzoni hanno un numero imprecisato di editori, alcuni dei quali scomparsi negli anni.

Oltre a stampare migliaia di fascicoli che il tempo ha coperto di polvere senza raggiungere risultati quanto meno apprezzabili.

Titoli su titoli, testi su testi, musiche su musiche alcuni senza nemmeno un’incisione, il mercato discografico è stato sempre un ostacolo insormontabile per chi ha vissuto facendo altre attività.

Fare l’autore di canzoni a tempo pieno sperando di poter vivere coi diritti della SIAE era, ed è, appannaggio di chi è un professionista che lavora sodo e fa serate in modo da poter riempire, e far riempire, i programmi con i titoli dei propri brani e riceverne un guadagno che gli consenta di vivere ed anche bene.

Non vuole essere una polemica la mia, ma un dato di fatto, certo che tutti coloro che sono del settore lo sanno bene.

20250313 DILA ASP IL DISPARI professionisti LUCIANO SOMMA
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Professionisti DILA APS 2023 – Calendario pubblicazioni

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

 

Parlerai con le amiche

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Parlerai con le amiche

Parlerai con le amiche

 

Sistemando libri polverosi su uno scaffale poco accessibile, ho trovato una rivista del 1964 che leggevo sempre, Europa Letteraria, nella quale avevo scritto una delle mie poesie giovanili.
Ve la propongo con tanta tenerezza!

Parlerai con le amiche

Bruno Mancini

Dalla raccolta di poesie

“Agli angoli degli occhi”

(1962 – 1964)

Parlerai con le amiche

Parlerai con le amiche
di un amore lontano
nelle chiuse ore di pomeriggi nebbiosi.

Lo so.

L’ho letto
sulla calma della mano
posata sul vetro dell’ascensore.
Ed ha premuto il bottone.

Dirai ch’è forte
che è l’uomo tuo.
Che è dolce.

L’hai detto muovendo le mani,
semplicemente,
la volta che hai chiuso la porta.

Parlerai con gli amici.

Un amore lontano.

Un amore da sole.

Parlerai con le amiche

Agli angoli degli occhi