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logica mentale, ma non dove la natura cosparge di profumi prati verdiani.
Come lo rivela il Componimento: UN MONDO TUTTO MIO un concetto di non condivisione di un universo dai parametri asimmetrici e scombussolati!
La Composizione dei versi PROSTITUTA richiama con eco assordante quel codice d’etica comportamentale che manca nel soggetto uomo senza scrupoli, ove nè addita la stima della detta facile presa gettata via per nulla.
La Scrittrice RUBINI, con insistenza e battito carnale, si sofferma sui punti salienti della figura maschile proiettata ad ostentare il peggio della sua consapevolezza umana lontano dai canoni tradizionali.
La Lirica MOLESTIA denota il dramma di sudici avvisaglie che in alcuni casi sfocia completamente in enfasiata paura, ove la DONNA è obbligata a subirne le tragiche disperazioni ma che nell’indole non disperde il filo logico di contemplare le fatiche per colpa di anime abissate nella cattiveria cui, ben citata, è la morale bella dedica all’Eroe ULISSE.
L’OPERA della Dott.ssa RUBINI è un contributo significativo al passaggio storico complesso- collettivo ma pur sempre di pregevoli annotazioni.
Nei versi predilige il ruolo conservatore dell’amata natura cui tangibile è risalto del vento- mare- cielo e sole ma non passano di certo inosservate l’ossessione e lo stato ansioso anche se attanagliano duramente, aprono le porte speranzose per annoverare riprese creative distaccate quanto possibile dalla centrifuga di stress.
Per rimembranze senza impedimenti risalenti all’ingenuità infantile, a quando il blu brillava all’orizzonte nel sereno vissuto, nel respiro della pace fino alla matura comunicativa giovanile.

AUTORI VARI

AA.VV.

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Progetto culturale

dell’Associazione di Promozione Sociale

“Da Ischia L’Arte – DILA APS”

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Di Bruno Mancini
Pubblicato 30/9/2024
Libro a copertina morbida
26,00 EUR
ISBN 9781326926359
Categoria Arte & fotografia
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standar
Pagine 168
Colore del contenuto: Colore
Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)

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Antologia di Artisti Vari contenente tutte le opere finaliste della tredicesima edizione del Premio internazionale di Arti Varie OTTO MILIONI ideato da Bruno Mancini ed organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”.

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20250103 DILA ASP IL DISPARI professionisti

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo

Brasile in cucina – Insalata di ceci – Salada de grāo de cico

 

INGREDIENTI

  • 1 tazza di ceci già ammollati
  • 2 pomodori senza i semi
  • 1 cipolla piccola
  • 4 cucchiai di erbe aromatiche tritate
  • 2 cucchiai di succo di limone
  • 6 cucchiai di olio
  • sale

 
PREPARAZIONE
Cuocete i ceci senza farli diventare troppo morbidi, quindi scolateli accuratamente e teneteli da parte.
Private i pomodori dei semi, tagliateli a cubetti e mescolateli ai ceci, alla cipolla sminuzzata e alle erbe aromatiche.
Condite con un’emulsione preparata con il succo di limone, l’olio e del sale.
Mescolate bene e lasciate raffreddare.
 
Per arricchire questa insalata, potete unirvi dei dadini di pancetta affumicata rosolata senza condimento.

Legenda valida per tutte le ricette

  • Gli ingredienti delle ricette sono sempre per 4-6 persone.
  • Con cucchiaio si intende quello da minestra.
  • Il cucchiaino è quello da tè.
  • La tazza è quella a tè.
  • La tazzina è quella da caffè.
  • Le temperature di cottura sono espresse in gradi centigradi.
  • Gli ingredienti: verdure, frutta, carne e pesce sono sempre già mondati, se non diversamente precisato.
  • Se la preparazione prevede l’utilizzo di scorza di arancia, limone ecc. scegliete sempre agrumi non trattati.
  • Con olio si intende olio extravergine di oliva leggero, salvo indicazioni diverse.
  • L’aceto è sempre aceto di vino rosso, se bianco o a base di altri ingredienti viene specificato.
  • Con pepe si intende sempre il pepe nero, se di altro tipo viene specificato.
  • Con zucchero si intende il prodotto semolato, se grezzo, di canna o altro viene specificato.

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo

Brasile in cucina – Insalata di aragosta – Salada de lagosta

INGREDIENTI

  • 500 gr. di coda di aragosta bollita
  • 4 uova sode
  • 12 olive nere
  • foglie di lattuga tenere
  • 1 cucchiaio di cipolla tritata
  • 1 cucchiaio di prezzemolo tritato
  • succo di limone
  • olio
  • sale, pepe

PREPARAZIONE

Tagliate a cubetti la polpa dell’aragosta e mescolatela con la cipolla e il prezzemolo.

Condite il tutto con un’emulsione di olio, succo di limone, sale e pepe.

Disponete su un piatto di portata le foglie di lattuga, versate il composto di aragosta e guarnite con le uova a rondelle e le olive denocciolate.

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Legenda valida per tutte le ricette

• Gli ingredienti delle ricette sono sempre per 4-6 persone.
• Con cucchiaio si intende quello da minestra.
• Il cucchiaino è quello da tè.
• La tazza è quella a tè.
• La tazzina è quella da caffè.
• Le temperature di cottura sono espresse in gradi centigradi.
• Gli ingredienti: verdure, frutta, carne e pesce sono sempre già mondati, se non diversamente precisato.
• Se la preparazione prevede l’utilizzo di scorza di arancia, limone ecc. scegliete sempre agrumi non trattati.
• Con olio si intende olio extravergine di oliva leggero, salvo indicazioni diverse.
• L’aceto è sempre aceto di vino rosso, se bianco o a base di altri ingredienti viene specificato.
• Con pepe si intende sempre il pepe nero, se di altro tipo viene specificato.
• Con zucchero si intende il prodotto semolato, se grezzo, di canna o altro viene specificato.

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Continuando a parlare di vini: onori militari al Clos Vougeot

Dopo il IX secolo caratterizzato dall’espandersi della viticultura favorita dalla dinastia dei Carolingi e in particolare da Carlo Magno, lo Stato francese, retto dalla dinastia dei Capetingi, fu terra di carestie, sommosse, disordini sociali che contribuirono al declino della viticultura popolare favorendo quella religiosa.

Le viti, coltivate utilizzando procedure maggiormente razionali e praticamente tramandata fino ai nostri giorni, venivano coltivate nei territori affidati alle cure dei monasteri ove principalmente trovavano assistenza e protezioni numerosissimi poveri e oppressi.

Resta documento che i Benedettini dell’Abbazia Cluny bevvero vino da loro prodotto nelle loro terre fin dall’anno 910.

Altri reperti storiografici dicono che nel 1110 i Cisternensi collocarono proprie basi in Borgogna dedicando molta attenzione alla coltivazione di vigneti ubicati nella valle del fiume Vouge, ove, in virtù di successivi lasciti e donazioni, riuscirono ad ottenere una superficie di 123 acri che ancora oggi possiamo vedere circondata dal muro di protezione edificato nel 1336 intorno al famoso Clos Vougeot.

A proposito della fama riconosciuta ai vini di Clos Vougeot, il celeberrimo scrittore francese Stendhal (pseudonimo di Marie-Henri Beyle nato Grenoble il 23 gennaio 1783 e morto a Parigi il 23 marzo 1842) raccontò un aneddoto tanto verosimile che presto divenne leggenda. In sintesi, disse che il Colonnello Baptiste-Pierre-François Bisson  (1767 – 1811 iscritto nella  colonna 16 dell’Arco di Trionfo di Parigi), nel 1794 mentre era di stanza all’Armata del Reno avrebbe fermato la 43° brigata di linea nell’attraversamento della Cote de Nuits in Borgogna e avrebbe ordinato alle proprie truppe un vero e proprio presentat-arm dinanzi al Clos Vougeot.Nella prossima puntata parleremo delle vicende storiche che coinvolsero la proprietà e la produzione vinicola propria del villaggio di qualche centinaio di abitanti che, fino al termine degli anni 70 del secolo scorso, coltivavano vigne tra il torrente della Cote e il fiume Soana.

Oggi, in prospettiva delle piacevolezze enogastronomiche di questo periodo di festività natalizie, mi spingo a segnalare che alcuni vini di Clos Vougeot  hanno corpo e stoffa piena  e diffusa, si caratterizzano per un bouquet ampio e rilevato che ricorda talvolta il tartufo e la reseda (pianta presente anche in tutte le regioni d’Italia, con maggiore frequenza  al centro-sud e particolarmente ai bordi delle massicciate ferroviarie, delle strade, e dei terreni incolti), mentre altri hanno gusto speziato e accenni di roccia frantumata al naso rilasciando dolcezza di frutta al palato.

Ignazio Di Frigeria

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo

Brasile in cucina – Insalata di aragosta – Salada de lagosta

INGREDIENTI

  • 500 gr. di coda di aragosta bollita
  • 4 uova sode
  • 12 olive nere
  • foglie di lattuga tenere
  • 1 cucchiaio di cipolla tritata
  • 1 cucchiaio di prezzemolo tritato
  • succo di limone
  • olio
  • sale, pepe

PREPARAZIONE

Tagliate a cubetti la polpa dell’aragosta e mescolatela con la cipolla e il prezzemolo.

Condite il tutto con un’emulsione di olio, succo di limone, sale e pepe.

Disponete su un piatto di portata le foglie di lattuga, versate il composto di aragosta e guarnite con le uova a rondelle e le olive denocciolate.

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Legenda valida per tutte le ricette

• Gli ingredienti delle ricette sono sempre per 4-6 persone.
• Con cucchiaio si intende quello da minestra.
• Il cucchiaino è quello da tè.
• La tazza è quella a tè.
• La tazzina è quella da caffè.
• Le temperature di cottura sono espresse in gradi centigradi.
• Gli ingredienti: verdure, frutta, carne e pesce sono sempre già mondati, se non diversamente precisato.
• Se la preparazione prevede l’utilizzo di scorza di arancia, limone ecc. scegliete sempre agrumi non trattati.
• Con olio si intende olio extravergine di oliva leggero, salvo indicazioni diverse.
• L’aceto è sempre aceto di vino rosso, se bianco o a base di altri ingredienti viene specificato.
• Con pepe si intende sempre il pepe nero, se di altro tipo viene specificato.
• Con zucchero si intende il prodotto semolato, se grezzo, di canna o altro viene specificato.

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Continuando a parlare di vini: onori militari al Clos Vougeot

Dopo il IX secolo caratterizzato dall’espandersi della viticultura favorita dalla dinastia dei Carolingi e in particolare da Carlo Magno, lo Stato francese, retto dalla dinastia dei Capetingi, fu terra di carestie, sommosse, disordini sociali che contribuirono al declino della viticultura popolare favorendo quella religiosa.

Le viti, coltivate utilizzando procedure maggiormente razionali e praticamente tramandata fino ai nostri giorni, venivano coltivate nei territori affidati alle cure dei monasteri ove principalmente trovavano assistenza e protezioni numerosissimi poveri e oppressi.

Resta documento che i Benedettini dell’Abbazia Cluny bevvero vino da loro prodotto nelle loro terre fin dall’anno 910.

Altri reperti storiografici dicono che nel 1110 i Cisternensi collocarono proprie basi in Borgogna dedicando molta attenzione alla coltivazione di vigneti ubicati nella valle del fiume Vouge, ove, in virtù di successivi lasciti e donazioni, riuscirono ad ottenere una superficie di 123 acri che ancora oggi possiamo vedere circondata dal muro di protezione edificato nel 1336 intorno al famoso Clos Vougeot.

A proposito della fama riconosciuta ai vini di Clos Vougeot, il celeberrimo scrittore francese Stendhal (pseudonimo di Marie-Henri Beyle nato Grenoble il 23 gennaio 1783 e morto a Parigi il 23 marzo 1842) raccontò un aneddoto tanto verosimile che presto divenne leggenda. In sintesi, disse che il Colonnello Baptiste-Pierre-François Bisson  (1767 – 1811 iscritto nella  colonna 16 dell’Arco di Trionfo di Parigi), nel 1794 mentre era di stanza all’Armata del Reno avrebbe fermato la 43° brigata di linea nell’attraversamento della Cote de Nuits in Borgogna e avrebbe ordinato alle proprie truppe un vero e proprio presentat-arm dinanzi al Clos Vougeot.Nella prossima puntata parleremo delle vicende storiche che coinvolsero la proprietà e la produzione vinicola propria del villaggio di qualche centinaio di abitanti che, fino al termine degli anni 70 del secolo scorso, coltivavano vigne tra il torrente della Cote e il fiume Soana.

Oggi, in prospettiva delle piacevolezze enogastronomiche di questo periodo di festività natalizie, mi spingo a segnalare che alcuni vini di Clos Vougeot  hanno corpo e stoffa piena  e diffusa, si caratterizzano per un bouquet ampio e rilevato che ricorda talvolta il tartufo e la reseda (pianta presente anche in tutte le regioni d’Italia, con maggiore frequenza  al centro-sud e particolarmente ai bordi delle massicciate ferroviarie, delle strade, e dei terreni incolti), mentre altri hanno gusto speziato e accenni di roccia frantumata al naso rilasciando dolcezza di frutta al palato.

Ignazio Di Frigeria

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo

Brasile in cucina – Insalata di aragosta – Salada de lagosta

INGREDIENTI

  • 500 gr. di coda di aragosta bollita
  • 4 uova sode
  • 12 olive nere
  • foglie di lattuga tenere
  • 1 cucchiaio di cipolla tritata
  • 1 cucchiaio di prezzemolo tritato
  • succo di limone
  • olio
  • sale, pepe

PREPARAZIONE

Tagliate a cubetti la polpa dell’aragosta e mescolatela con la cipolla e il prezzemolo.

Condite il tutto con un’emulsione di olio, succo di limone, sale e pepe.

Disponete su un piatto di portata le foglie di lattuga, versate il composto di aragosta e guarnite con le uova a rondelle e le olive denocciolate.

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Legenda valida per tutte le ricette

• Gli ingredienti delle ricette sono sempre per 4-6 persone.
• Con cucchiaio si intende quello da minestra.
• Il cucchiaino è quello da tè.
• La tazza è quella a tè.
• La tazzina è quella da caffè.
• Le temperature di cottura sono espresse in gradi centigradi.
• Gli ingredienti: verdure, frutta, carne e pesce sono sempre già mondati, se non diversamente precisato.
• Se la preparazione prevede l’utilizzo di scorza di arancia, limone ecc. scegliete sempre agrumi non trattati.
• Con olio si intende olio extravergine di oliva leggero, salvo indicazioni diverse.
• L’aceto è sempre aceto di vino rosso, se bianco o a base di altri ingredienti viene specificato.
• Con pepe si intende sempre il pepe nero, se di altro tipo viene specificato.
• Con zucchero si intende il prodotto semolato, se grezzo, di canna o altro viene specificato.

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Apriamo il 2025 con poesie ed arte pittorica

Mara Concetta Leone: nuova amica dei progetti Made in Ischia

Passioni indotte

Quando, sfuggendo ad una forma di indolenza mentale resa continua dalla “frenesia della vita moderna” vissuta pur nella quiete dell’isola d’Ischia, mi induco a riflettere su vari argomenti degli aspetti generali della vita artistica e culturale che maggiormente incidono nel bagaglio che amo avere al  mio fianco, ecco che il tema della valenza delle opere classificabili come artistiche mi spiazza in un bivio di incertezze tra il privilegiare la chiara ispirazione dell’artista oppure il palese gradimento che ricevo dalla osservazione di un’opera.

Ossia, estremizzando al massimo, mi chiedo se la feroce evidente passionalità riversata nelle forme e nelle tinte dei quadri di Van Gogh valga, nel mio giudizio, più o meno della leggiadra euforia ricavata dalla visione della eccellente maestria pittorica della Primavera di Botticelli.

Poi, un giorno quasi per caso, mi trovo di fronte ad alcuni quadri che mi rapiscono per quanto sono palesemente originati da furore emotivo e per quanto, di quello stesso furore, riescono ad incuneare nella mia emotività.

Il bivio diventa rettilineo che mi trasporta in un percorso tra scenari di opposte e specifiche bellezze.

Mancando le etichette con i titoli, anche volendo non riuscirei ad assegnare un’aggettivazione a ciascuna delle tredici tele di Mara Concetta Leone che Chiara Pavoni ha messo in mostra nella Casa della Cultura Interno 4 di Roma, e quindi ne parlerò brevemente sorvolandole tutte insieme come se io fossi un vento del nord soffiante in un tragitto terminato sulle dune del Sahara.

Infatti, la calma mai statica del suonatore di tromba trova il suo opposto nell’equilibrato dinamismo nella coppia di ballerini, mentre la tranquilla carezzevole testa di donna anziana si confronta con la fragile ma astuta ricerca di sopravvivenza del bambino con un secchio per la raccolta di acqua.

E poi il tema delle civiltà antiche, e poi un bacio ad occhi chiusi, e poi una gitana dai capelli corvini vestita di rosso, e poi un triste carretto in tinte grigie e poi… poi in Via Della Lungara ci siamo deliziati  nel possedere pezzi di cuore di Mara Leone esposti in una mostra suggestiva e incantevole che ha fatto suonare in tutti noi seducenti campanelli di emozioni.

Bruno Mancini

Mara Concetta Leone

Colori concepiti con Amore e partoriti dall’Anima.

Mara Concetta Leone, apprezzata pittrice di Lamezia Terme (CZ), comincia a dipingere all’età di 10 anni, rigorosamente “con l’occhio”: padrona dell’arte di vedere tutto – regolarmente secondo bellezza – dipinge la sua realtà e non i suoi sogni.

Versatile tanto nei soggetti che nelle tecniche impiegate, le sue oltre 250 opere adornano pareti dall’Italia all’Australia.

Per Mara i colori sono, al pari di esseri viventi, individui completamente evoluti.

Ogni sua opera è quindi concepita con grande e rinnovata emozione: si tratta dei “suoi figli”, partoriti dall’anima, con tanto di dolore per il distacco subito.

Come una madre, li desidera collocati nel posto giusto, poiché l’artista non dipinge quello che vede, ma quello che si vedrà.

Contatti: 335/8070242 (anche Whatsapp) – Email: maralem266@gmail.com

20250106 DILA APS – IL DISPARI

Bruno Mancini

Dalla raccolta di poesie

Sasquatch (1968 – 2009):       

Adesso no

Adesso no.
Sonori squillano sopiti palpiti.
Ignazio è briciola
ondivaga in cerca di assonanze.

Disceso dal barchino di Caronte,
lui fu quel remo
ruotante in aria
che ne squarciava nebbie.

Vorrei capire,
verbo completo,
se il tempo mi scoppietta tra le mani
o sono stato il fabbricante dei petardi.

20250106 DILA APS – IL DISPARI

Poesia inedita di

Angela Prota

Creò la Pace

E la Bellezza del Creato
bussò alla mia porta,
vittoriosa!
Spalancò la finestra
sul mondo di casa…
Sull’uscio di una porta antica
ove suoni inascoltati
si nascondevano al presente
e s’inoltrava silenziosa
tra gli schemi retorici
ed irrisori della mente
nella fitta sterpaglia
di giudizi… preconcetti,
confronti e svilimenti,
dolenti paradigmi,
copioni di idee
indecisioni, paure ed ansie
di sconfitte annunciate…
Ma, in un colpo di vento
tra gramigne e sterpaglie,
boccioli di rose appassite
e grida inascoltate
della coscienza pulsante,
nel cammino faticoso
di una Croce
ed il pianto ininterrotto
di una madre,
che trascina la pietà
misericordiosa… immortale
che la Bellezza dell’anima
conduce in un varco di Luce…
nell’Immenso…
tra le Stelle sorelle
del Firmamento,
creò la Pace!
20250106 DILA APS – IL DISPARI

 

20241230 DILA APS – IL DISPARI

20241230 DILA APS – IL DISPARI

Chiudiamo in poesia il 2024 con Elisabetta Biondi Della Sdriscia
nuova amica dei progetti Made in Ischia

Il canto di Orfeo
PALLIDE LE TUE LABBRA

“Pallide le tue labbra
E la luce della luna:
la felicità è un istante
strappato alla vita!
Mi raccolgono nel sogno di te,
nel ricordo di un bacio
che mi ha impresso sul cuore
la linea piena delle tue labbra.
Unità perduta,
istante di perfezione:
era il centro del mondo,
era un punto smarrito
ai margini del firmamento,
era la tua anima, era la mia,
era il cuore pulsante dell’universo.
Era il tempo passato,
era il futuro,
tutti gli sitanti
di un eterno presente…
C’eri solo tu, c’ero solo io,
nell’eterno presente della mente!”

Così cantava, Orfeo,
al suono della lira:
raccolto nel sogno svanito
cantava il ricordo di un bacio.

———……———-

ATTENDO IL TUO RITORNO

Attendo il tuo ritorno, nel tramonto:
al cielo incendiato racconto del dolore,
della malinconia struggente dell’assenza.

Del tuo corpo, baciato con passione,
e di quanto lo abbia sospirato;
delle tue labbra piene, mio tormento,
vertigine insaziata sortilegio.

Piangendo gli racconto che il dolore
È sofferenza che mi toglie il fiato
E trafigge in un punto imprecisato
Sopra lo sterno, tra stomaco e cuore.
Morire di dolore perché il cuore
trabocca tenerezza è un paradosso
difficile a capirsi. E quanto tu
ritorni e mi sorridi il dolore svanisce
e dimentico i momenti che ho trascorso,
le notti insonni, le lacrime, i tormenti.
Basta un tuo bacio, amore, per guarire
Fino a quando, di nuovo, te ne andrai.

———……———-

TELEMACO

Sono venuto a cercarti,
perché tu non ritornavi.
Ho navigato mari perigliosi e
percorso sentieri inesplorati,
perché volevo trovarti.
Ho incontrato visi ostili e
sorrisi sconosciuti mentre
cercavo di riconoscere
i miei tratti in altri volti,
mentre cercavo in ogni donna
tracce del tuo passaggio.

Ma tu non c’eri mai,
né eri accanto alla tua sposa
che disfaceva la tela faticosa.
Non eri accanto al padre, ormai
canuto e stanco, non difendevi
l’onore della casa da pretendenti
sguaiati. Il servo fedele invano
lucidava il vigoroso arco mentre
mi raccontava le tue imprese
lontane: come di Troia espugnasti
le ingenue mura con il cavallo
astuto, e dieci anni era
durata la guerra, dieci anni….

Di poco ero io più grande mentre,
ascoltando Eumeo, io ti attendevo,
ma tu ti attardavi per canto
di sirena o per gli occhi di Circe
incantatrice. L’odioso Polifemo
ti era più caro delle candide
braccia della sposa, né mai tela
cresceva sul tuo telaio operoso,
mai ordito vidi più lento e senza
trama. Lei ti attendeva con lavoro
paziente, frenando pianto
tumultuoso nel petto. Era
certa, diceva, del ritorno,
era certa, diceva, del tuo affetto.

Ora che le onde ti hanno riportato
alle rocce di Itaca lontana,
nelle tue rughe cerco invano
il mio volto. Ruvida è la tua mano
né io voglio più quella carezza
che attendevo senza addormentarmi,
non voglio più il bacio che, pensavo,
avrebbe sciolto tutto il mio dolore.
Tu mi narri di mari che da solo
Ho solcato, cercando il tuo ritorno,
di maghe e di Feaci che anch’io
ho conosciuto, di voci di Sirene
inascoltate: l’ho conosciuto
anch’io quel canto, era quello
dolce di mia madre che mi cullava
mentre t’aspettavamo.

La poetessa e scrittrice Elisabetta Biondi Della Sdriscia nata a Livorno, vive a Roma da molti anni.
Vincitrice di molti concorsi di poesia e narrativa, ha pubblicato “E siamo bacio entrambi” con la Casa editrice “Pagine” nel 2021.
Sempre con Pagine ha pubblicato nel 2016 il suo primo libro “Divento voce” mentre la sua raccolta più recente !A latitudine incerta” è uscita in giugno per le Edizioni Setteponti.
Ancora inediti, invece, alcuni racconti.

Antonella Ariosto

20241230 DILA APS – IL DISPARI

20241230 DILA APS – IL DISPARI

Dalla raccolta di poesie “Non sono un principe”
(2012 – 2014):
Adesso

Manca solo un rito woodoo,
ogni mattina scrutare
nel controluce dei contrasti
il volo di uccelli pavoni,
attendere per coito fertile
configurazione astrale,
spargere sale
e ciabattare con un rosario in mano.

Manca l’ultimo anello
dalla follia alla scemenza.

Pelle disidratata da pianti inutili,
scoppiano i timpani
ai canti di sirene,
il neologismo “Amore”
è solo una carezza sulla gota.

Sarebbe giusto chiudere,
adesso,
al manto di luna che offusca le stelle,
il cerchio dei misteri
– superstizioni
pietosi inganni –
con l’unico miracolo possibile:
“Serenità”.

20241230 DILA APS – IL DISPARI

QUEST’ANNO NON VOGLIO REGALI

Quest’anno non voglio regali
rinuncio stavolta agli auguri
i troppi episodi mortali
mi rendono i giorni insicuri.
Qui l’aria è infuocata dal male
èmina che esplode la terra
dove anche il respiro è fatale
si vive ogni giorno una guerra.
Non voglio più un mare di sangue
né rabbia del cielo in tempesta
la gente che trema e che langue
ma un senso di vita più onesta.
Dov’è che sei Cristo mio Dio
nessuna ferita è guarita
è tutto soltanto un oblio.
Dov’è quella fede infinita
che nasce guardando il tramonto
galoppa l’immenso universo
portando al Natale ch’è pronto
un nuovo domani diverso.

LUCIANO SOMMA
Da BENESSERE – Dicembre 2024

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10ar24
Luciana Capece
“Questa non è una poesia” di Lucrezia Rubini

L’Autrice LUCREZIA RUBINI nella Silloge QUESTA NON È UNA POESIA adotta una tecnica poetica particolare per dare testimonianza esclusiva d’una essenza scritturale al netto di un linguaggio vero, autentico appartenente alla realtà di quella rassegna quotidiana.
La sua ricerca non usuale ma esistenziale con una creatività Artistica esprime sentimenti derivanti sia da scoperte palesi che dalla luce catartica d’introspettiva verità, spesso cruda che lamenta battaglie di violenze insostenibili.
Cardine d’una cecità sociale accertata che notifica quel diktat oscurale di uomini privi di sensibilità e responsabilità che varcano ponti di perversioni imperanti nel disequilibrio mentale.
I Testi della Poetessa RUBINI sono pennellate di rara bellezza una lente d’ingrandimento verso la DONNA amata nella sua ritmica virtuosa ma anche stuprata nella dignità nell’onore e nel corpo con consequenziali ferite.
Cicatrici custodite senza sconti nella teca d’un cuore trafitto concausa di dolore mai appassito.
Ove tracciano sconfitte personali ammantate di solitudine.
Il Libro, in sintetico fraseggio, sprigiona un potenziale d’attenzione e approda nella corsia vitale come viaggio d’unicità e di riscatto che lievita interesse nel lettore e verso la persona che, nonostante il macigno dello stupro logori silente, guarda al primordiale incanto che affonda in radici di libertà, nel decifrare parole liberatorie di appartenenza in un mondo creato su misura solo nella sua
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Di Bruno Mancini
Pubblicato 30/9/2024
Libro a copertina morbida
26,00 EUR
ISBN 9781326926359
Categoria Arte & fotografia
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standar
Pagine 168
Colore del contenuto: Colore
Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)

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Antologia di Artisti Vari contenente tutte le opere finaliste della tredicesima edizione del Premio internazionale di Arti Varie OTTO MILIONI ideato da Bruno Mancini ed organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”.

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SEGNI

Rendimi pari desideri e sbagli:
è alle acque il sogno.

Sbattono soli su scogliere
in fiamme.

Rompono stasi,
squadrano paesi,
traguardi di vicoli e ghetti
di stagni e di betulle,
“Curvi i bambini a leggere le sabbie”
.
Svolgiti,
arrenditi.

Altro è sudare
altro è sommergersi.

Battono onde su scogliere
ruvide.

Non siamo stati insieme
lungo la Senna
– sui monti della follia –
a passo di Tamigi
– in anni di malinconia –
alla foce dell’Arno
– d’autunno -.

Canto elegiaco
canto di mare.

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09ar24
Carla Rugger
“Segni” di Bruno Mancini

Ho letto il libro di poesia di Bruno Mancini “Segni”, e sono rimasta sconvolta, in bene naturalmente, attratta dalla lirica “Tre quasi poesie per Ignazio”… ma altre mi hanno incuriosito per una loro stranezza e per quel filo invisibile che è la sua poetica più espressiva.
Si discosta per il suo linguaggio, si fa metafora, o linguaggio di chiusura in cui vi è sempre un codice da interpretare, svelare, di una luce che abbagli all’improvviso, un turbamento iniziale che ha spiragli inconsueti nella memoria che non inganna.
La Poesia diventa ed è dramma, attraversa la Storia umana in cui donarci speranza e illusione.
Il Poeta percepisce voci e sussurri, si accorge di ciò che altri non s’accorgono.
Ebbene, del resto, la Poesia apre varchi infiniti alla coscienza dell’uomo.
Nulla placa le ansie del futuro ma rivela, ed è una rivelazione basata non solo sulla ragione ma sopratutto sul sentimento che tutto vivifica ed esalta.
Il cammino del Poeta Bruno Mancini è rivolto anche verso l’inconoscibile, un senso di mistero lo avvolge, il ritmo del suo linguaggio spesso gli è sconosciuto, si trasforma in azione incisiva e ardente.
Ma la sua Poesia non dovrà essere descrittiva perché la Poesia non dice – intuisce la profondità dell’anima, della natura e delle cose, si fa tutt’uno con il mondo.
La lirica “Segni” che da il titolo al libro è molto bella, e mi viene da aggiungere al verso “Canto elegiaco, Canto di mare” la mia elegia “Canto del Poeta Bruno Mancini”.

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scolpiti soprattutto nei periodi dall’inizio del 300 fino al primo ventennio del 900.
In prevalenza ritratti di arte sacra, paesaggi e nature morte.

D. Successo che ha ottenuto per la cura dei quadri antichi?
R. Non è stata una vera cura dei quadri.
L’unica cura è stata nel capitarmi per puro caso di scoprire un quadro bellissimo in quella azienda agricola di farlo restaurare e poi con grande gioia portare la foto a colori del quadro restaurato in visione alla ex, proprietaria la signora Mandatori la quale vedendola mi disse: “Sono contenta è venuto molto bello e sono convinta che sarà custodito meglio.”

D. Può raccontare brevemente una sintesi della sua biografia ?
R. La mia è stata una vita ricca ed attiva alla ricerca del bello, piena di interessi culturali, artistici, ambientali svolgendo azione di formazione e promozione di sviluppo zootecnico, con mini impianti di biometano negli allevamenti bufalini delle province di Latina e Frosinone.
Sono specializzato nel campo della Canapa Sativa industriale, fornendo consulenza della sua coltivazione e utilizzo.
Svolgo il compito di Direttore delle risorse idriche REGIONE LAZIO.
Direttore del Censimento Generale in Agricoltura.
Funzionario direttivo Agricoltura di LATINA.

D. Quale progetto di lavoro intende realizzare?
R. L’obiettivo principale è quello di realizzare un progetto “Agritech” che si interesserà di ricerca e sviluppo in “AGRICOLTURA – ENERGIA – AMBIENTE – ARTE – Settori di notevole interesse.

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