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20241014 DILA APS – IL DISPARI
20241014 DILA APS – IL DISPARI
Mariapia Ciaghi | L’arte dell’attesa (e del mancato pagamento)
“Vissi d’arte, vissi d’amore” mormorava Tosca, sospirando tra le note, e in fondo, mi sentivo un po’ come lei.
Anche io, nell’immenso amore per l’arte, avevo dedicato tempo, cura e risorse a quel progetto: un catalogo celebrativo per il centenario della morte di Giacomo Puccini.
Un’opera che doveva essere un tributo a un genio, e invece, si è trasformata in una triste odissea di attese, promesse non mantenute e, soprattutto, fatture insolute.
Ma ahimè, nonostante tutta la mia dedizione, il pagamento, come l’amore che Tosca si illudeva di controllare, continuava a sfuggire.
“O dolci mani mansuete e pure”, scrivevo ogni volta nelle email di sollecito, sperando che il tocco delle mie parole trovasse la grazia della puntualità.
Ma il silenzio che seguiva era più eloquente di ogni risposta, come una cadenza di note sospese, senza mai risolversi.
La melodia diveniva, purtroppo, sempre più stonata.
Il Maestro Giordano Telamone, l’artista che aveva reso omaggio a Puccini con le sue opere, sembrava altrettanto sorpreso da questa attesa infinita.
Mi dicevo: “E lucevan le stelle”, sì, ma queste stelle illuminavano solo le nostre illusioni.
Intanto, l’unica cosa che rimaneva oscura era il saldo delle fatture.
E se Puccini fosse stato qui, forse avrebbe adattato i versi: **“L’arte è un mistero, ma i conti son certi”.
E poi ci fu l’inaugurazione al Museo degli Strumenti Musicali, quella che avrebbe dovuto rappresentare l’apoteosi del progetto.
Il catalogo non fu neanche presentato, ironia delle ironie, perché l’organizzazione di Sirtori & Soci, in ritardo persino nella preparazione dei testi, non aveva ancora completato la parte che io, obtorto collo, avevo finito e persino tradotto.
Eppure, incredibilmente, nonostante avessi portato avanti il progetto espositivo anche a livello internazionale, non ricevetti alcun invito per partecipare all’inaugurazione.
Non fui nemmeno menzionata.
“Dove sono i bei momenti?”, mi chiesi, guardando lo scorrere del tempo senza riconoscimento o gratitudine.
La mostra si apriva senza di me, senza il mio catalogo, e senza alcuna spiegazione.
Sembrava quasi una parodia della vita di Cavaradossi, tagliato fuori dai suoi stessi trionfi.
Mi rivolsi allora alla Sirtori & Soci con una lettera carica di speranza e di disappunto.
Mi sentivo come se stessi recitando l’aria di **“Nessun dorma”**, sperando che il mio sollecito squarciasse il silenzio.
**“All’alba vincerò!”**, mi ripetevo, aspettando il miracolo di una risposta concreta, magari accompagnata da un bonifico.
E invece nulla.
“Il bel sogno di Doretta”, che nella mia mente si era tradotto in un incantevole progetto artistico, si stava trasformando in un incubo contabile.
Ogni mese di attesa era come un nuovo atto di un’opera tragica, in cui i protagonisti sembravano incapaci di uscire dal loro torpore.
Ma, caro Telamone e cara Sirtori & Soci, non pensiate che io sia un’eroina tragica pronta a soccombere.
No, questa Tosca editoriale non si butterà giù dal Castello Sant’Angelo.
Anzi, prendo in prestito le parole di Scarpia, “Davanti a lui tremava tutta Roma”, perché io non tremo, ma agisco.
Del resto, come diceva Mimì nella sua ultima scena, “Addio senza rancor”. Ma che l’addio non sia mio, bensì vostro, verso la possibilità di continuare a fare affari con chi, con forte spirito pubblico e rispetto delle regole, ha sempre fatto del suo lavoro una missione per il bene comune.
Dott.ssa Mariapia Ciaghi – Direttrice IL SEXTANTE
www.ilsextante.net
Editoria-Comunicazione-Eventi
via Calvet 14 38086 Pinzolo (TN)
via Fara Sabina 2 00199 Roma
mob: +39 3886315672
Dalla raccolta poetica
LA MIA VITA MAI VISSUTA
di Bruno Mancini
Poesia-L’inganno
Magari dopo
(ma quando, ma come, ma dove?)
di Lei presente in fotocopia
tra gialli ritagli di giornali
andrò a cassare ogni riferimento
nel lungo elenco della stracolma agenda
che accetta un gran raduno di mie fate
con titoli che sono di poesie.
… ma la memoria
con quale ingegno si cancella?
Ed io riprovo (ancora)
a credere che dopo il Vero (ancora)
il Sogno è uguale (ancora),
così mi acquatto di nascosto (ancora)
nei miei pensieri – poesia (ancora) –
dove le ampolle han poche gocce profumate (ancora)
e mi è difficile strizzare (ancora)
nella coppa agrume acerbo (ancora)
senza che qualche goccia mi colpisca gli occhi (ancora)
per lacrime che non sono di dolore (ancora).
Poi come sempre mi chiederò “perché?”
e (non) avrò risposte
e (non) ne ho.
E (non) ne ha
la strampalata furia possessiva
che non rivendica blasoni e miti conquistati
– il demone e l’agnello –
ma solo il Tuo sorriso fragile
– stellata notte e faro –
per me che navigo ma non invento i sogni.
Dalla raccolta poetica
LA MIA VITA MAI VISSUTA
di Bruno Mancini
Il rifugio-Dimora
Già fuori dall’aerostato
plano
scivolando – volo libero –
nel rovistare oltre le nuvole.
M’intrufolo
infiltrandomi nella foresta equatoriale
giù oltre le chiome ombrelli
riparo
dell’indiscusso regno di chi non volle esistere
in apparenze definite
e sbuco sotto tetti di embrici e di coppi.
Tanto più privo di superflui ornamenti
l’echino appare in mostra col frontone,
tanto più stabile
sarà nel tempo il Tempio.
Esisto.
Non ha sapore di spore innominabili
questa mia attesa che ritaglia
indefiniti volumi
intorno a me deposito, ed in futuro, centro.
Ho detto basta, ho detto ancora,
nel rock and roll
non so se vado o prendo.
Ma ora so – Rifugio Dimora –
che sei reale
e arrivo scavalcando cancellate
di aguzzi aculei
e poi osando
usci da far tremate i polsi…
e Tu mi attendi a braccia stese
tra un giaciglio e la luna sempre uguale.
Ti cerco, t’immagino, ti tento
…vengo a toccarti
e Tu non sei spettacolo
e non sei oltre l’orizzonte.
Esisti.
NUSIV