La Sponda – Settembre 2024

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La Sponda – Settembre 2024

La Sponda – Settembre 2024

La Sponda - Settembre 2024Cultura – Arte – Turismo – Spettacolo

Anno 53

1/8 Gen/Ago 24

LA SPONDA

Fondatore e Direttore Benito Corradini

 

La Sponda - Settembre 2024

Parco della Pace Promoter Fondazione La Sponda ets

Accademia Internazionale La Sponda

Associazioni Culturali – Gallerie – ArtistiLa Sponda - Settembre 2024

Editoriale

“Avanti come sempre per l’Arte, la Cultura e la Solidarietà”

Dopo oltre 5 mesi dal grave “incidente” che mi ha costretto a sospendere tutte le attività, riprendo con slancio il lavoro e mi reputo un “miracolato”.
La Sponda - Settembre 2024

La Sponda augura agli Artisti

Felice Anno 2024La Sponda - Settembre 2024

Centro culturale di Chiara Pavoni a Roma
PREMIO DILA
OTTO MILIONI

La Sponda - Settembre 2024

Premio OTTO MILIONI

Rassegna fotografica

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Liga Sarah Lapinska intervista Alvi Dakho, storico e folclorista
La flora e la fauna vengono apprezzati come simboli sacri

Terza parte

Liga: Cita ai lettori del quotidiano IL DISPARI una fiaba o un aneddoto ceceno interessante?

Alvi: Un montanaro per molto tempo non poteva vendere la sua vecchia cavalla in nessuno modo. 

Ogni giorno andava al mercato rurale, volendo venderla, e ogni volta che la gente si avvicinava alla sua cavalla doveva costringerla ad aprire la bocca per fare esaminare i suoi denti.
Quindi, a quanto pare, scoprivano la sua età ma non la compravano e andavano via.
Tre anni dopo tante camminate e con la necessità di aprire sempre la bocca davanti alle gente, la cavalla, ogni volta che vedeva persino un passante casuale fermarsi davanti a lei, spalancava la bocca e mostrava volentieri i denti
.

Liga: I ceceni e gli altri popoli di montagna sono molto attaccati ai loro animali e, in media, hanno una buona conoscenza della storia e delle tradizioni popolari?

Alvi:  Sì, certo. 

Ad esempio, i ceceni hanno un antico canto epico, chiamato “Illy”, dedicato a un cavallo sincerissimo.
Nel nostro Paese la natura, l’Universo, la flora e la fauna vengono apprezzati come simboli sacri. 

Non era una consuetudine che i Ceceni non prendessero alcunché di superfluo dalla natura. 

Usavano solo il cibo e ciò che era cucinato nella loro casa. 

Quando un Ceceno contadino andava nella foresta per raccogliere legna da ardere, era abituato a non tirare troppo l’ascia per non “spaventare” gli alberi. 

L’ascia era esposta solo nel momento in cui aveva luogo il processo di taglio diretto e in modo tale da oscurare, quanto più possibile l’ascia funzionante alla vista di altri alberi.
Conoscere la propria storia, genealogia, tradizioni e storie dei propri antenati era un dovere di ogni degno ceceno. 

Sin dai tempi antichi, le famiglie cecene conservavano manoscritti nello scrigno, cosiddetto “teptara” di famiglia.

Liga: Quanto è importante per la nuova generazione conoscere le radici e l’appartenenza del popolo?

Alvi: Assolutamente molto! 

È tradizionalmente considerato come un dovere di ogni ceceno. 

Non conoscere almeno i nomi dei nostri ultimi sette antenati da parte di nostro padre diventa una vergogna per noi.

Liga: Lei suona qualche strumento musicale: pandur, sassofono, pianoforte?

Alvi: Da giovane, come molti miei coetanei, amavo suonare la chitarra.

Liga: Quali scrittori, artisti, grafici e musicisti sono più vicini a Lei?

Alvi:  Tra gli scrittori ceceni apprezzo Abdurakhman Avtorkhanov, Abuzar Aidamirov e Musa Beksultanov.

Tra gli altri, per esempio, Alexandr Solzhenicin, Viktor Suvorov, Moshe Gammer, il professore dell’Università di Tel Aviv, anche egli storico, e l’autore del libro «Il lupo solitario e l’orso. Tre secoli di resistenza cecena al dominio russo».

Tra gli artisti scelgo Anastasia Lesyuk (Anastasia Nast Mishukova-Lesyuk, Ekaterinburgo,      

Russia ), Irinel Daniela Iacob (Bucarest, Romania), Elita Dadakaeva (Grozny, Repubblica Cecena).
Più di tutti tra i pittori rispetto la creatività di Ajub Ibragimov, un artista grafico, innovatore e fondatore di molti generi moderni (Germania) e di Abu Pashaev (Reppublica Cecena), un artista insuperabile della direzione astratta e surrealista.
Invece, di tutti i musicisti del mondo, preferisco la mia madre, Nana, che mi cantava ninne nanne tanti anni fa e che, sfortunatamente, se n’è andata da molto tempo.

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Liga Sarah Lapinska intervista Alvi Dakho, storico e folclorista
Credo che il Bene vincerà – Parte seconda

Liga: Cosa c’è in comune nel folklore e nelle usanze dei ceceni e degli altri popoli del Nakho-Daghestan con quelle degli italiani?

Alvi: Per quanto riguarda il concetto di “popoli del Nakho -Daghestan”, è un riflesso diretto del concetto “lingue del Nakho-Daghestan – una famiglia linguistica”. 

La componente etnica “Daghestan” ha essa stessa una caratteristica complessa, in termini di diversità etno linguistica ed etico tradizionale. 

Però quel concetto stesso è il frutto della visione scientifica errata di alcuni ricercatori .
Secondo il parere del dottore in scienze filologiche, linguista e professore J. M. Desheriev, ed io ne sono convinto come lui, esiste la famiglia linguistica Nakho/ Nakchi e, separatamente, la famiglia linguistica dei popoli del Daghestan.
Nel folklore e nelle usanze comuni, i fondamenti umanistici, l’esperienza empirica e il loro coinvolgimento sono nella storia umana comune.

Liga: Lei crede che ognuno di noi abbia una sua propria vocazione ?

Alvi: Credo che tutte le creature fatte dal nostro Creatore abbiano la propria vocazione e che tutto ciò che è stato creato ed esiste in questo mondo abbia il proprio destino, ma il dovere e la vocazione dell’essere umano significano restare sempre il più ragionevole di tutte le creature e vivere secondo le leggi di Dio.

Liga: Ha scritto molte poesie? Qual è il loro tema principale?

Alvi: Ogni mio verso nasce solo quando ho lo stato d’animo creativo, quando la mia anima lo richiede.
Ogni persona ha tratti caratteristici positivi innati, ma la poesia, come ogni arte creativa e come gli esempi positivi, tratta dalle storie di vita di persone altruiste ed eroiche che aiutano a costruire e temperare il carattere.
Le mie poesie sono dedicate alla memoria per i miei antenati, alla mia famiglia e al mio popolo con il loro passato complesso e difficile e glorificano le migliori qualità del carattere umano e i suoi ideali etici.
In esse cerco di riflettere l’umanità e la necessità di lottare per un mondo in costante progresso e sviluppo.  

Nelle mie opere do un posto centrale all’uomo, alla sua cura e carità.

Liga: Nella Sua poesia “Tra la vita e la morte” Lei descriva con ansia l’assalto alla città di Grozny, capitale di Checenya.

Quali sono i Suoi ricordi più importanti da allora?

Alvi: Qualsiasi guerra, a breve o lungo termine, è una tragedia indescrivibile, sia per gli individui che per la società intera.

Il popolo ceceno è stato messo troppo spesso al centro di guerre e di altri eventi tragici. 

Abbiamo dovuto sopportare il peso della guerra dagli anni ’90 fino all’inizio degli anni 2000. 

La guerra ha lasciato una cicatrice profonda nella memoria della nostra nazione. 

Allo stesso tempo, noi (me compreso) ci siamo resi conto che la guerra è capace di partorire fenomeni interessanti: dapprima la crudeltà e la sua natura indiscriminata,poi però in secondo luogo, le condizioni soprattutto estreme in cui tutti ci siamo trovati allora.
Con tempo la guerra dimostrò anche cosa significhi la più alta umanità e diede al popolo ceceno un’intera galassia di nuovi eroi.

Liga: I Suoi poeti, scrittori ed eroi preferiti ?

Alvi: ll mio mondo spirituale e i valori della mia vita sono vicini alle opere di (tra i viventi) Apti Bisultanov, Aslambek Tuguzov e il mio vecchio amico Beslan Zainutdinov.
Le opere poetiche di Zelimkhan Yandarbiev erano molto nazionali e eticamente motivate.

Umar Yarichev ci ha lasciato magnifiche opere poetiche.

Rispetto  le opere creative di Magomed Sulayev, Shaikhi Arsanukaev, una parte significativa delle opere poetiche di Magomed Mamakaev e di molti altri poeti ceceni.

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Liga Sarah Lapinska intervista Alvi Dakho, storico e folclorista
Credo che il Bene vincerà – Parte prima

 Liga: A quale tribù, detto Taipu in lingua cecena, Lei appartiene e quali sono i suoi ricordi d’infanzia più cari?

Alvi: Appartengo alla tribù cecena Tumsoy -Mohka che fa parte dell’unione delle tribù chiamata Shatoi.
Ho molti cari ricordi della mia infanzia. 

Sono legato al ricordo dei miei genitori e di altre persone a me vicine, agli hobby e alle avventure della mia infanzia.

Volevo essere un assistente di mio padre in tutto, volevo diventare come lui.
Un giorno un ospite di mio padre mi domandò: “Cosa vuoi diventare da adulto?”
Non avevo una risposta a una domanda così complessa. 

Mio padre, forse scherzando forse sul serio, disse “Dovrebbe diventare il primo cosmonauta ceceno”. 

Da allora, avevo cinque o sei anni, ho cercato di scoprire chi è un astronauta, che tipo di professione è. 

Trovavo nei libri e nei giornali immagini che ritraevano gli astronauti e le disegnavo su carta.
All’età di 10-11 anni, ho scoperto che c’è molto da imparare, studiare, padroneggiare, sulla nostra stessa Terra.
E perché dovrei volare nello spazio?!

Liga: Torna spesso nella Sua città nativa, Achkhoy – Martan ?

Alvi: Non è solo la mia città nativa, ma voglio anche accennare che la vita e le attività di mio padre sono legate a questo insediamento.
Secondo i racconti, orali e scritti, della mia famiglia, i miei antenati hanno vissuto qui almeno dal secolo XI-XII fino ad oggi.
È vero, dopo l’attacco del sovrano Timurleng (Amir Timur, in Europa talvolta chiamato Timur lo Zoppo), tutto qui è stato distrutto e rovinato, compresi gli abitanti. 

Solo pochi sopravvissero e furono costretti a nascondersi nelle zone montuose vicino alla gola di Argun e nel luogo di residenza dei miei antenati, cioè, presso la tribù Tumsieu – Mokha.
Invece nella prima metà del XVI secolo, gli anziani della mia tribù decisero di tornare nell’area della Achkhoy -Martan, restaurando completamente gli antichi luoghi di residenza della loro tribù. 

A quel tempo, uno dei miei antenati più importanti, Temang, che combatté nella prima metà del XVI secolo, raccolse un’unità militare e riuscì a riconquistare la terra nativa dagli allora invasori.
Al momento mio fratello minore vive a casa dei miei genitori con la sua famiglia, ma ovviamente ogni tanto vado a trovarlo e insieme ricordiamo sia i nostri genitori che tutti gli altri che non sono più tra i vivi.
Il fiume Mart scorre attraverso Achkhoy -Martan, dividendola in due parti.
Spesso mi fermo sulla sua sponda meditando o cammino ai piedi nudi sui suoi banchi di sabbia e sulle sue secche, osservando il suo corso e ascoltando la melodia delle sue onde setose.
Il fiume Mart mi aiuta a comprendere meglio il corso degli eventi, valutare le mie stesse azioni , per di più, mi ricarica di energia.
Fino alla prima guerra nella Repubblica cecena abitavo nella città di Grozny.

La nostra famiglia, aveva un appartamento di tre stanze.
Durante la prima campagna di guerra la nostra casa e il nostro appartamento hanno sofferto gravemente, quindi la Commissione speciale del Municipio di Grozny ci ha dato un altro riparo, che è stato distrutto ancor di più del nostro primo appartamento a Grozny durante la seconda campagna della guerra.
La vita a Grozny a quel tempo non era solo difficile, ma era pericolosa, quindi portai la mia famiglia ad Achkhoy-Martan.
All’inizio vivevamo nella casa dei miei genitori, ma poi ho acquistato da un parente una piccola proprietà con la capanna d’argilla, costruita nel 1957, quando i ceceni tornarono dalla deportazione. 

Le case moderne non sono di mio gusto, forse per la mia età, ma forse perché io sono creato così.
Preferirei vivere in una nuova piccola, costruita con le mie stesse mani.

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Intervista con Jevgenija Sundejeva, una dalle vincitrici del Premio “Otto Milioni – 2023”

ultima parte

 Liga Sarah: Quali film, attori, musicisti sono tra i tuoi preferiti?

Jevgenija: Adoro il cinema drammatico, ad esempio il film “Il pianista”, che racconta dell”Olocausto, con Adrien Brody nel ruolo principale. 

Ho dipinto un ritratto di questo grande attore – sorridente. 

Uno dei motti della mia vita è: sorridi ogni volta che puoi!

Nella musica mi piacciono, ad esempio, gli americani Madonna, Michael Jackson, Frank Sinatra, il kazako Dimash Qudaibergen, che ha una gamma eccezionalmente ampia, chanson francese, opera italiana e, naturalmente, le registrazioni del gruppo fondata in Lettonia “Tribes of the City”.  

Ascolto raramente le canzoni in russo, perché fin dall’infanzia sono abituata ad ascoltare altra musica da tutto il mondo.

Liga Sarah: L’anno 2024: tuoi sogni e progetti che vuoi affidare ai lettori?

Jevgenija: Voglio esporre sia le mie opere più antiche che quelle più recenti del ciclo pittorico “La mia Jūrmala” e fare ancora un viaggio. 

Cosa voglio dire ai lettori del quotidiano “Il Dispari”? 

Non aver paura di sognare ad occhi aperti, perché solo così i vostri sogni si materializzeranno e diventeranno la realtà!   

Provate a fare nella vita quello che volevate fare quando eravate ancora un po’ bambini! 

È essenziale che vi sentiate soddisfatti di voi stessi e della vostra vita! 

Non aver paura di fantasticare! 

Sorridete nelle gioie e nei dolori!

Ecco, io faccio tutto questo e ciò mi rende felice.

 

Liga Sarah: Il compito della vera arte, indipendentemente dal suo genere, dallo stile o dalla performance è di sviluppare in noi la creatività e la speranza, ricordarci i sogni dell’infanzia con gli occhi sia aperti che chiusi, ispirare l’amore, nonché sviluppare la nostra fantasia e quella degli altri, la sostanza dei sogni.

Nel caffè, a nome dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” ho consegnato a Jevgenija il suo meritato diploma del terzo classificato nella sezione Arti Grafiche del Premio Internazionale di Arti Varie “Otto milioni – 2023”.

Le ho regalato, inoltre, alcune copie del giornale “Il Dispari”, curato dall’Editore Gaetano Di Meglio, contenenti riproduzioni delle sue opere ed esaurienti informazioni sui vincitori di questo concorso.

Nell’antologia “Ispirazioni”, compilata da Bruno Mancini sempre attivissimo, sono stati pubblicati due dipinti di Jevgenija, l’uno che divenne uno dei vincitori – il terzo classificato – composto su tessuto leggero, luminoso, rossastro-dorato, chiamato “Venezia”, e l’altro, che si chiama “I pini di Jūrmala”, e rappresenta il ciclo più ampio di Jevgenija, “La mia Jūrmala”.

Il pittore italiano Jeanfilip, che ha compilato diverse copertine dei libri di poesie di Bruno Mancini in stile neorinascimentale, neoclassico e, in misura minore, preraffaellita, preferendo l’armonia dei toni del blu, giallo e bianco, ha apprezzato molto il dipinto di Jevgenija, “Venezia”, e lo ha elogiato pubblicamente a Brera, a Milano, il 17 novembre 2023, quando l’ex primo ministro di Lettonia, il lettone Einars Repše è stato nominato vincitore del concorso con il suo dipinto “Fiorellini”, che, leggermente modificato dall’intelligenza artificiale, combina armoniosamente il Fauvismo, Cubismo e realismo della scuola classica.

Jevgenija elogia l’appropriata innovazione di Einars Repše e la mia fantasia orientale nei nostri dipinti e schizzi, saluta con un sincero “grazie” tutti coloro che hanno notato la sua arte sul WEB e l’hanno votata attivamente.

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Direttore Gaetano Di Meglio

Pagina a cura di Bruno Mancini

Professionisti DILA APS 2023 – Calendario pubblicazioni 

IL DISPARI & DILA APS rubrica Professionisti

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Luciano Somma | I MIEI COMPAGNI DI VIAGGIO: Fabio Martiglio

FABIO MARTGLIO l’ho conosciuto da qualche anno ed è nata una prolifica collaborazione che ci ha portato a comporre circa 50 canzoni raggruppate in album, incisi da Fabio stesso e alcune canzoni interpretate dalla bravissima MILA SIERVO.

Uno dei miei compagni di viaggio più accreditati come potete leggere da uno stralcio del suo ricchissimo e nutrito curriculum artistico degno di rilievo.

Tutte le canzoni sono state affidate in edizioni alla ITALIAN WAY MUSIC di MILANO.

Fabio Martiglio nasce in Arezzo il 10/10/1952 da Fedele, di origini siciliane, e da Clara Chiarini.

Si ripete comunemente che “il primo amore non si scorda mai”.

Per Fabio coincide con la musica, che fin da bimbo lo lascia silente ed estasiato all’ascolto.

Eredita l’indole artistica dalla famiglia paterna: il padre, suonatore di fricorno; il nonno Giuseppe, cugino del celeberrimo commediografo Nino Martoglio, amico d’elezione e collaboratore di Luigi.

I genitori, considerata la sua evidente inclinazione, all’età di circa otto anni lo avviano presso una scuola comunale di Arezzo (non avevano i mezzi per farlo studiare anche privatamente), allo studio della chitarra prima e del violino poi.

A 14 anni fonda, da chitarrista, il suo primo complesso (“The Wanted”) di 5 elementi in Arezzo.

A 16 anni viene ingaggiato, quale chitarrista e cantante, dal più consolidato complesso “The Querrimen”.

Sempre diciassettenne lo vogliono nella loro compagine, quale chitarrista e, nell’occasione primo cantante, “I Dragomanni”, già affermato nell’ambito del Centro Italia.

A 18 anni lo nota Assuero Verdelli, titolare dell’omonima orchestra (di 16 elementi), all’epoca fra le prime d’Italia.

Il Verdelli intravede doti particolari in quel giovane artista, primo cantante della sua orchestra, e lo avvia anche allo studio del pianoforte, allora suo esclusivo “dominio”, che via via gli lascia fino a farsi sostituire del tutto.

Sono anni di grande crescita e maturazione professionale per Fabio, che nel 1976 supera alla prima prova l’esame per conseguire il diploma di compositore accreditato presso la SIAE.

Nel 1978 conosce il paroliere ed editore musicale Joe Iozzo, che, riconosciute e particolarmente apprezzate le sue doti di compositore oltre che di cantante di alta e sensibile professionalità, lo lancia nel mondo discografico.

Ancora giovanissimo, esordisce nella manifestazione “Un motivo per l’inverno 1978” (in Compagnia di Alberto Fortis, Donatella Rettore e moltissimi altri artisti) con il singolo “DOLCEMENTE IO TI AMO”, che Renzo Arbore e Gianni Boncompagni lanciano anche nei loro gloriosi programmi “ALTO GRADIMENTO” e “NON E’ LA BBC”.

A questo primo 45 giri seguono molte altre produzioni discografiche.

Un artista a tutto tondo che impreziosisce enormemente il mio bagaglio artistico incominciato a riempirsi nella metà degli anni 50.

 

LUCIANO SOMMA

 

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I MIEI COMPAGNI DI VIAGGIO

SERGIO CINTURA: Autore Compositore Cantante Buona Musica d’ascolto

 

Un altro validissimo collaboratore e mio affettuoso compagno artistico è SERGIO CINTURA, Napoletano purosangue e trapiantato in Sardegna da moltissimi anni.

La conoscenza, come del resto la maggior parte dei contatti, avvenne online verso la metà degli anni 2000, nacquero diverse canzoni in parte cantate dallo stesso Sergio ed altre da Manuela Giudice, dalla figlia, da Alberto Calì e da Dario Rustichelli.

Qualche titolo? NU BENE CHE FA MALE (Somma-Calì- Cintura) che uscì dopo qualche anno dall’invio del mio testo, cantata anche da Mila Siervo; FIGLIA ‘E STA CITTA’ cantata da Maria Rosaria Vardi; CORE MIO SENZA ‘E TE;  COME FOSSI POESIA e tantissime altre, alcune ballabili che spesso vengono trasmesse dalle varie emittenti in collegamento con me.

Avemmo anche modo di conoscerci da vicino, mi fece visita qui a casa mia insieme ad Alberto Calì e trascorremmo un ottimo pomeriggio insieme.

Gli ho chiesto una sintesi del suo percorso ed immediatamente Sergio me l’ha inviato, eccolo:

“Mi chiamo Sergio Cintura e sono autore e compositore musicale.
La mia passione per la musica risale a tanti anni fa, quando i contenuti dei grandi autori e le melodie dei compositori più noti mi facevano sognare ad occhi aperti.
Oggi ho fatto di questa passione un’attività divertente e ricca di soddisfazioni e che condivido con interpreti, musicisti ed amici.”

Ognuno ha il suo carattere e sicuramente Sergio è tra quelli che si rendono sempre disponibili, un vero amico sul quale poter contare in qualsiasi momento.

Tra i miei compagni di viaggio è uno dei più simpatici, con la battuta sempre pronta ed incline a non montarsi la testa, come spesso accade per altri, naturalmente anche le nostre canzoni avrebbero meritato qualcosa in più, ma qualche brano è apparso nei primissimi posti nelle classiche mondiali e ciò ci ripaga per quanto prodotto.

Ad Majora semper!

LUCIANO SOMMA

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I MIEI COMPAGNI DI VIAGGIO 12

Dario Rustichelli è il nome d’arte di Tonino Esposito, nato a Marigliano, alle porte di Napoli.

Già all’età di sei anni inizia gli studi musicali del violino e pianoforte.

In seguito si dedica con successo anche alla fisarmonica e più tardi, quasi per gioco, esibendosi per caso vocalmente, gli si scopre un eccellente talento che lo induce ad intraprendere, con grande impegno e passione, anche lo studio del canto e composizione.

Ha conseguito il diploma di canto presso il Conservatorio Francesco Cilea di Reggio Calabria, dove, in seguito, viene nominato titolare di cattedra.

Il maestro Rustichelli ha partecipato a diversi festival della canzone napoletana, classificandosi al primo posto (morale) in quello del 1980, con l’interpretazione del brano “SI”, riscuotendo grande notorietà ed affermazione, non solo in Italia, ma anche all’estero.

Il suo stile fortemente passionale, da tenore napoletano, e il vocalismo di calore voluttuoso, gli consentono di rappresentare, con dizione chiara e corretta, la più elevata espressione del bel canto partenopeo.

Si è imposto all’attenzione di un vasto pubblico, per la nobiltà e la purezza dei portamenti della sua voce, di notevole estensione (fino al FA oltre il DO acuto) e duttilità caratterizzata da emissione di timbro smagliante.

La sua carriera artistica lo ha visto esibirsi anche con i grandi della lirica e della canzone italiana, ottenendo grandi consensi ed ammirazione, in particolare dal grande tenore Giuseppe Di Stefano a Toronto, e da Luciano Pavarotti in tournée negli U.S.A. .

Premio internazionale alla carriera Nino Rota 2007 al tenore Dario Rustichelli.

Filignano (CE) 2007- Tenore Dario Rustichelli in Concerto alla memoria del grande tenore Mario Lanza (Paese di origine).

Dario ha registrato molte mie canzoni, alcune scritte in collaborazione, tra le quali, più note, NUTTATA NAPULITANA (L. Somma- P. Ciani) CORE MIO SENZA ‘E TE (L. Somma- S. Cintura) con alcuni Cd all’attivo e molti inserimenti in Radio e TV.

Altri brani IO VOGLIO BBENE ‘O MARE (L. Somma- A. Esposito) BALLAD IN RE MINORE (L. Somma-D. Rustichelli)ADESSO CHA VAI VIA (l. Somma-I. Battaglia) COMM’A NA CREATURA (L. Somma-S. Cintura).

Una collaborazione molto intensa con un compagno di viaggio grande tenore ed amico!

 LUCIANO SOMMA

 

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ssionisti DILA APS 2023 – Calendario pubblicazioni 

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Il Dispari DILA APS Rubrica Professionisti

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Gli INCIPIT scelti da Chiara Pavoni.

In collaborazione con Antonella Ariosto: IL SESSO DEL MALE

di Isabella de Paz & Ferdinando Gargiulo

Viviamo tempi spietati e qui, nel libro che segue, parliamo del Male, quello con la emme maiuscola: guerre, violenza, crudeltà, prevaricazione, malattie, vizi del corpo o del pensiero, tutto ciò che l’uomo ritiene a sé stesso dannoso e letale ma è, comunque, parte della sua natura e non è mai mancato nella dinamica della storia umana.

Questa rapida definizione del male sembra ed è frutto di una visione limitata e superficiale, ma siamo fatti così noi Sapiens: una specie che ha molti talenti, certo, ma è troppo concentrata su sé stessa per guardare al Tutto come a un valore autentico.

Di fatto il male ci interessa e non poco per evidenti motivi di autoconservazione.

Questo conduce a convincere gli uomini che gli istinti violenti sono un’arma “a favore proprio” e fanno parte delle dinamiche esistenziali nonché delle meccaniche celesti.

Ma è proprio così oppure siamo decisamente fuori strada?

Non sarà, per caso, vero il contrario visto che di fatto l’eccesso di legittima difesa ci impedisce di amare e di essere felici?

Pensate al femminicidio.

Chi è la vittima se non la donna amata e, spesso, l’omicida che, dopo aver ucciso, si toglie la vita o perde la libertà?

Due vittime adorate dall’assassino: sé stesso e la compagna.

Sicuramente la crudeltà è un giallo con finale a sorpresa, una tragedia senza fine.

Trovare un rimedio a questa devianza richiede conoscenza dei fattori che la determinano e degli umori di cui si è nutrita.

Per questo parliamo del male.

Avremmo fatto meglio, forse, a concentrarci sul Bene, che ha pochi sponsor purtroppo e sarebbe utile scoprirne la vera natura e i misteri, perché il Bene non ha mai goduto buona fama ed è stato guardato con sospetto o ritenuto una riprovevole prova di ipocrisia, se non, ancora peggio, una falsificazione del vero, adatta a nascondere chissà quali peccati.

Oggi, più che mai, il bene, anche quello minuscolo delle piccole azioni positive, avrebbe bisogno di avvocati difensori, quindi che bella idea sarebbe stata quella di renderlo protagonista del nostro lavoro!

Ma non lo abbiamo fatto perché nel mondo, come oggi appare chiaro, solo il male ottiene udienza e s’impone con il noto ricatto: “Se non entri nel mio regno, come puoi sperare di vincermi?” che equivale al famosissimo: “Se vuoi la pace, prepara la guerra“, che non ha mai evitato un solo conflitto.

Ebbene sì, il ricatto ci ha coinvolto e ci ha convinto, perché, in effetti, in un’epoca feroce le cose stanno proprio così.

Tutto chiede salvezza, ma un viaggio lungo i sentieri della dannazione appare ed è necessario per eliminare ciò che minaccia di distruggere la vita, unico bene prezioso a nostra disposizione. Notiamo tra l’altro che di ciò si occupano le sacre scritture di ogni Credo e anche la fisica come la metafisica, cioè le ricerche filosofiche, grande tesoro del pensiero umano, mettono in luce una vasta gamma di codificabili umane crudeltà, che sono veleni neutralizzabili con la tecnica di Mitridate: renderli innocui con l’assunzione metodica di piccole dosi somministrate a intervalli regolari, proprio come si fa con i vaccini.

Virus e vaccini, ma non solo, hanno ispirato questo lavoro a quattro mani, iniziato come effetto collaterale di un’amicizia, quella tra Ferdinando Gargiulo e me, Isabella de Paz, e a causa di alcune intuizioni di Gargiulo che lo hanno spinto a scrivere nel 2002 un libro rigoroso quanto visionario: Il virus intelligente.

Per simpatia o per generosa esuberanza, immagino, me ne ha regalato una copia, dicendomi quanto lo appassionava quel tema che, incrociato con la conoscenza del pensiero a larghissimo raggio di Leonardo Da Vinci, gli suggerì l’emozionante consapevolezza della essenza divina della Natura che protegge il proprio regno da abusi e invasioni.

In concreto virus, pandemie, guerre, crudeltà, omicidio e perfino i suicidi gli si “presentarono”, alla luce di alcune scoperte della genetica e della scienza medica, come armi di difesa della Natura, cioè un insieme di rimedi che consentono al sistema complesso dell’universo (o degli universi) di mantenere l’equilibrio, controllando la crescita delle specie aggressive e invasive come l’uomo.

“IL SESSO DEL MALE”
Isabella de Paz & Ferdinando Gargiulo
ISBN 9788832937671
Edizione Agathé UniversItalia
€ 15.00

20240923 DILA APS – IL DISPARI

Antonella Ariosto

20240923 DILA APS – IL DISPARI

20240923 DILA APS – IL DISPARI

Dalla raccolta poetica

LA MIA VITA MAI VISSUTA

di Bruno Mancini

Il lusso-Io non mi allineo

In un anfratto di ere ardimentose
il lusso fu sconfitto
(così s’urlò alla Bastiglia “Égalité”),
entrando libera nel carcere francese
la folla poi bruciò gli arazzi.

Fissando la tela “Le Serment du Jeu de paume”
di Jacques-Louis David
pomeriggio caliginoso
nel Musée national du Château de Versailles,
non trovo clone di me
-del tempo-,
tra i tanti,
decisi nel proporsi in giuramento,
né vedo Lei,
ora una piuma,
Lei che svolazza sul mio berretto Frigio
– capretto intero,
le zampe posteriori avvolte al mento,
la punta rigida in senso verticale.

Il lusso non si lascia incatenare,
l’uccide il troppo.

___°°°___°°°___°°°

Non è sontuosità
sapere volere capire
di Te di Lei d’Ignazia
burberi battiti brutali
mostruosi morbosi mistici misteri
singoli sillabati sfrontati sferoidi sessuali

… il mio ritorno all’imperfetto.

Resistere sul Piave,
sfondare Porta Pia,
lasciare nonostante tutto e tutto il resto
bucato da lavare,
eccentrica escrescenza
sul filo del bikini,
oggi strattonano
il fondo grigio frigo dei ricordi
congelati freschi
in tempo per blandirmi:
”Avanti,
convienine,
è solo Lei lo sfarzo della anima tua”.

____°°°°____°°°°____°°°°

Cadute stelle a San Lorenzo,
silenzi chitarre e falò
testimoni di desideri
– le donne nell’affanno dell’attesa
i maschi con il brivido del rischio –,
ferragosto scombussola smonta e rimonta
assuefazioni plurime
e
monotone certezze di certezze.
Ovvero?
Ossia?
L’anguria va tagliata a fette,
ed io ci provo tranciando dalla testa al cuore

il lusso suo regalo.

____°°°°____°°°°____°°°°

A Marrakech,
la riverenza alla Medina
valigia gonfia di futili ammennicoli
testa ingolfata da stupidi fantasmi
la psiche rannicchiata
la vita incinta di speranza,
Ignazia fissa il sole
all’ombra di un’attesa estenuante,
e a notte, in rete,
mille domande “E voi?”,
pochi sussurri “Sì”.

Per Lei che non si vuole,
il lusso esagerato è la mia spalla
da pianto aspersa
– amica amata amica – ,
nel tempo in cui con voce
… con senza voce
richiede inutile perdono
con voce senza voce
se già l’assale,
come frignava l’altra mia lei prima di Lei,
“Turbine improvvido
per mancato incesto
tra l’anima bella ed il cervello attento”.

Io non mi allineo
a chi
costringe il polso in pochi battiti
al solo arrivo della parola “Vita”.
Il lusso non si lascia incatenare,
l’uccide il troppo?
Sarò spaccone,
ma ne voglio ancora.

Smonto la tenda e creo una capanna.
Sull’uscio decoro, quasi un arazzo,
mosaico di conchiglie:
“Ho un cuore di poeta.
L’ingresso è libero”.

20240923 DILA APS – IL DISPARI

20240923 DILA APS – IL DISPARI

20240916 DILA APS – IL DISPARI

 

20240916 DILA APS – IL DISPARI

20240916 DILA APS – IL DISPARI

Ischia 3 settembre 2024

Bruno Mancini

Monologo per Chiara Pavoni

Alice e Barbablù


e lei sorride
aprendo un sogno pieno.

Un cane abbaia, la cicala lentamente rinforza il suo frinire, i gabbiani prendono il volo verso il mare, la lucertola cambia colore adeguandosi alla roccia illuminata.

Alle prime luci di questa mattina d’estate, mi sono svegliata con decine di sogni appiccicati alla memoria, quasi che in poche ore notturne avessi fatto giri completi della Terra a tutte le latitudini e avessi vissuto, da spettatrice esterna, tutte le ipocrisie, contraddizioni, violenze, malversazioni e tutti i malanni di un Mondo stuprato nel più intimo anfratto da un’umanità tanto dissoluta da non difendere neppure la propria sopravvivenza.

Voi mi capite se trovo folle il disinteresse dei potentati economici che assistono inerti, o forse anche compiaciuti, alla morte per fame di milioni di bambini la cui sola colpa, se così si può definire la malasorte, è stata quella di essere nati in un determinato luogo e da una specifica donna?

Ed io mi chiedo come mai le enormi masse di emarginati e derelitti non agiscano in modo da ottenere una equa ridistribuzione delle ricchezze universali.

Voi mi capite se maledico con trucidi termini irripetibili Tutti, ma proprio Tutti, sia i vincitori sia gli sconfitti, protagonisti di guerre e di stermini, sia quelli vilipesi per la loro eccezionale crudeltà sia altri seppure decantati come eroi nelle pagine della storia?

Ed io mi chiedo come mai enormi masse di popoli coinvolti non abbiano agito e non agiscano, anche ora, certo, anche ora, in modo da impedire la prosecuzione delle mille guerre in atto.

Voi capite la mia forte indignazione verso tutte le forme di sesso mercificato, sfruttato, umiliato: spose bambine, violentatori impuniti, segregazioni femminili, infibulazioni a vantaggio di minima percentuale di esseri viventi?

Voi mi capite se soffro per le oche ingozzate fino allo stremo delle loro forze per produrre un cibo assolutamente non necessario alla sopravvivenza umana, oppure per i cani abbandonati dai padroni desiderosi di una vacanza priva di orpelli fastidiosi?

E poi le droghe… e poi il razzismo… e poi lo sfruttamento dei lavoratori… la bomba atomica!

E voi, sì voi dalle menti appannate per un’ennesima giornata di inutile lavoro terminata dinanzi alle scemenze dei canali televisivi, voi quale ruolo vi ritagliate?

Menefreghismo endemico?

Orgoglio per i risultati personali raggiunti?

Auto assoluzione giustificata da un’impotenza sociale?

è vero, sì è vero, non ve l’avevo detto, io sono una Fata!

Sono una Fata provvista di autentica bacchetta magica.
Con un mio abracadabra potrei modificare cose, azioni e sentimenti.
Potrei ma non voglio.
Perché non voglio gratificare malvagi, indifferenti e pavidi.
Non voglio creare un mondo migliore per loro.
Non lo meritano.
E allora, per il sublime della ribelle libertà, supero l’impossibile rinuncia a vivere  nelle leggende e mi tramuto in versi di poesia:
 
Loro hanno
trentasette peccati inconfessabili.
migliaia di offese senza condanna.
Hanno quindi qualcosa.

 
Ho
le spine nelle dita,
gli odori oltre narici,
i petali sul prato tavolozza

-la mia leggenda di Alice/Barbablù
bardata con il niente del pudore-.

Loro hanno
trentasette peccati inconfessabili,
migliaia di offese senza condanna.
Hanno quindi qualcosa.

Ho
tentato l’impossibile
chiudendo gli occhi,
ma la memoria
ha
fotogrammi e suoni
visioni, sussurri e gemiti,
oligarchie sublimi
incontrastabili…

ela Fata del ballo di mezzanotte che dura una vita infinita,

la Fata dei cani accucciati coi gatti,

dei barboni vaganti strappati al mondo di fumi e di plastiche,

la Fata del sorriso donato ad Artisti bravi e dolci.

Tutti magicamente sottratti al truce ossimoro terrestre “lucida follia”
per trasvolare insieme nell’universo dell’iperbole “amare da morire”.

Immergo il senza corpo
nel ballo seduzione, violino tango,
con le mie braccia intorno al collo
bacchetta magica
disegna

abracadabra!

20240916 DILA APS – IL DISPARI

Dalla raccolta poetica

LA MIA VITA MAI VISSUTA

di Bruno Mancini

Ignazio-L’incendio

Sortilegio di malefica bellezza,
giovane
mi pose nel frutteto dell’Eden
al bordo discendente
tra folto bosco di pini resinosi
e poche zolle fitte di ciliegi
– nell’ansa del torrente –
carichi di frutti.

Anatema d’insulso guardiano,
vergine
volle ch’io fossi un fermo immagine
complice silente,
per giorni notti ore
– lontano dalla luce –,
delle sue umide ombre scolorite
nel grande slam del verbo voglio.

Nemesi storica mi cantò nel petto,
smisurato
come colpo di doppietta
appena appena un soffio d’esuberanza
mi spinse,
le gambe appollaiate,
– segreto aiutami –
in fuga sul ramo di ciliegio,
la bacca tra le labbra.

Troia fattrice delle mie bestemmie,
deflagrazione di foreste,
la folgore che sfregia i tronchi,
Ignazio-L’incendio,
poteva spegnerti con un “Avvampami!”
ridurti miccia candela stoppino
se solo la fiamma non fosse nata cieca.

20240916 DILA APS – IL DISPARI

 

20240916 DILA APS – IL DISPARI

20240909 DILA APS – IL DISPARI

20240909 DILA APS – IL DISPARI

20240909 DILA APS – IL DISPARI

NOTE RECENSIVE DI LUCIANA CAPECE

EVENTO  SAN GIORGIO A CREMANO (NA)

Attenzioni di meritati ringraziamenti timbrano l’inizio per l’Editore Dott. GAETANO DI MEGLIO.

Molteplici i risultati etici di stampa su IL DISPARI coniati sempre da me e dal panorama Artistico nominativo in questo manifesto.

Con tangibile successo insieme al Presidente DILA APS BRUNO MANCINI, l’insuperabile.

Fermenti intellettuali hanno incentivato quella fascia globale nel costruire simmetrici equilibri morali con estesa creatività artistica.

Come le due Opere NAPOLI OMBELICO DEL MONDO  e MAI DIMENTICARE NAPOLI esibite alla valente presenza degli Autori PASQUALE ESPOSITO e Dott.ssa ANGELA MARIA TIBERI alla calorosa accoglienza del Vice Presidente della Proloco Regione Campania LUCA COPPOLA e molti ARTISTI.

Evento svoltosi il 13/07 tra le mura arcaiche dell’edificio di Villa Bruno S. Giorgio a CREMANO dove opinabile critica letteraria coesa ha apportato commenti ad analisi d’interesse epocale esistenziale ai Volumi collocati e depositati con prediletta disponibilità, negli Archivi privilegiati per originale storico valore, a favore di una società bisognosa di nutrimento morale e convinta nella passionevole Arte dell’Uomo: come essenza-linfa fiduciosa nel decantare espressioni di proliferato amore universale per abolire guerre e astiose conseguenze.

Gli eruditi argomenti al cerimoniale dei Libri, gli Autori PASQUALE ESPOSITO Esperto di Cultura Napoletana e la Dott.ssa Scrittrice ANGELA MARIA TIBERI hanno dato vette di spessore con stimoli emozionali ai pinnacoli del cuore con illustrazioni alle tematiche.

Un riscosso successo anche grazie ai Relatori eclettici dal vivo e nelle scritture cui tracciano deleghe di ambasciatori di PACE per prospero prosieguo rispettoso a quei canoni e dogmi che viaggiano nei meandri d’ogni Essere.

È stata una tessitura d’erto passo testimoniale con elevati interventi anche del Vice Presidente LUCA COPPOLA e degli ARTISTI sostenitori della storia geografica: LUCIANA CAPECE Critico Letterario con figlia ENZA NICIFORO, GIUSEPPE PINO Comandante scorta ai noti Giudici FALCONE e BORSELLINO con Figlia PATRIZIA e Nipote GINEVRA, Dott ssa PASQUALINA PETRARCA e Fratello ELESSANDRO, Dott.ALDO VELLA ex Sindaco di S. Giorgio a Cremano, Maestro SASÀ MENDOZA, Cantante ALESSANDRA MUROLO, ROSARIA ZIZZO Scrittrice, ANGELA VOLLONO Insegnante, ANNA LONGO Amante dell’Arte, Dott.ssa IDA COLLE, Maestro SOSCIA, Dott. LUIGI BARBATI, GIUSEPPE LAMBERTI papà del Tenore MATTEW, LUCA DE MARCHI per La Foto di GRUPPO hanno innestato con diplomatico discorrere quel marchio di conoscenza sovrana d’un vissuto storico quasi a tenuta conferenza tipo simposio, coinvolgendo varie scuole di pensiero vera chiave di lettura nell’ancestrale firmamento dell’idioma napoletano italiano.

Erigendo a lieta eco cataloghi di impennati appuntamenti continui per itinerari informativi-memoriali per sospirar d’amore antico tutta la sorgente Umana.

Si ringraziano la Sede Proloco di Villa Bruno e il Presidente COPPOLA, Gli AUTORI TIBERI- ESPOSITO, Gli ARTISTI presenti e Coloro che sono stati impossibilitati a partecipare all’evento: Presidente DILA APS BRUNO MANCINI, Vicepresidente DILA APS CHIARA PAVONI, Presidente  DILA APS Algeria DALILA BOUKHALFA, Presidente La Sponda Dott. BENITO CORRADINI, Pittrice MILENA PETRARCA, Dott. ANDREA DEL BUONO, Pittrice FLORA RUCCO, Presidente Proloco Sezze CARLO ENRICO MAGAGNOLI, Dott. GIUSEPPE BONETTI al fine dell’amata Cultura condivisa.

Scrittrice- Poetessa- Saggista-Prefatrice- Critico Letterario- Critico Teatrale- Recensora

LUCIANA CAPECE

20240909 DILA APS – IL DISPARI

20240909 DILA APS – IL DISPARI

20240909 DILA APS – IL DISPARI

Dalla raccolta poetica

LA MIA VITA MAI VISSETA

di Bruno Mancini

20240909 DILA APS – IL DISPARI

Fantasia-Chi sa se tornerò

Ho fermato il rotto della cuffia
e sono fuori
come un cavallo alato
dalla nuova leggenda dei porcospini:

elfi di foreste germaniche
incappucciati,
seduti su ignari dormienti,
ammaliano giovani con incantesimi da incubo;

silfi tra nuvole teutoniche
evanescenti eteree
nel pantheon d’immaginifiche leggende
timide ingannano con inquietanti silenzi;

gnomi celtici in labirintici sottosuoli
barbuti o baffuti
ammantano tesori immondi
di fate, coboldi, folletti e demoni.

Non fuggo!
Verifico.

Li vedo ancora intenti a bivaccare
intorno a finto buio
artate nebbie
e squallide desolazioni d’anime.
Argonauta dei miei bisticci,
claunesca bocca forno
col cuore in panne,
cristallo amorfo di lava
oggi neolitica ossidiana,
ipotenusa
– obliqua geometria distante dalla genesi –
d’irrisolti dilemmi in rotte divergenti,
vendo i miei versi a meno di un centesimo!

Non fuggo!
Sfido!

Venite avanti
sciacalli ipocondriaci,
voi tracimando,
aggiungerò al dolce amaro
il nero cardamomo nepalese del blasfemo.

Che sia notte di festa!
Natale, Capodanno, Ferragosto,
la vincita al lotto,
il viaggio verso l’eremo
… oppure no,
è notte di emozioni
violente vertigini
con turbolenta imbambolata sull’amaca in giardino;
è notte di poesia
perfetta sbilenca
come murena in fuga tra gli anfratti;
è notte di abbandoni-addii
rotonda frustrante
per me che non m’ubriaco più di niente,
distorta contorta equivalenza.

Non fuggo!
Cerco.

Io vado come a funghi coi petardi
lasciati in giro ancora non esplosi
fragile amante amato dalla
rosolio-assenzio
mia sola Lei
Fantasia-Poesia

che ancora non ha infranto il gusto del proibito,
né so se tornerò con sensi umani e basta.

Soltanto dopo la morte,
scommetti pure, Argo,
sarò cornice immobile di un film in movimento.

DILA

NUSIV