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Luciana Capece

Italia

“QUESTA NON È UNA POESIA” DI LUCREZIA RUBINI

L’Autrice LUCREZIA RUBINI nella Silloge QUESTA NON È UNA POESIA adotta una tecnica poetica particolare per dare testimonianza esclusiva d’una essenza scritturale al netto di un linguaggio vero, autentico appartenente alla realtà di quella rassegna quotidiana.

La sua ricerca non usuale ma esistenziale con una creatività Artistica esprime sentimenti derivanti sia da scoperte palesi che dalla luce catartica d’introspettiva verità, spesso cruda che lamenta battaglie di violenze insostenibili.

Cardine d’una cecità sociale accertata che notifica quel diktat oscurale di uomini privi di sensibilità e responsabilità che varcano ponti di perversioni imperanti nel disequilibrio mentale.

I Testi della Poetessa RUBINI sono pennellate di rara bellezza una lente d’ingrandimento verso la DONNA amata nella sua ritmica virtuosa ma anche stuprata nella dignità nell’onore e nel corpo con consequenziali ferite.

Cicatrici custodite senza sconti nella teca d’un cuore trafitto concausa di dolore mai appassito.

Ove tracciano sconfitte personali ammantate di solitudine.

Il Libro, in sintetico fraseggio, sprigiona un potenziale d’attenzione e approda nella corsia vitale come viaggio d’unicità e di riscatto che lievita interesse nel lettore e verso la persona che, nonostante il macigno dello stupro logori silente, guarda al primordiale incanto che affonda in radici di libertà, nel decifrare parole liberatorie di appartenenza in un mondo creato su misura solo nella sua logica mentale, ma non dove la natura cosparge di profumi prati verdiani.

Come lo rivela il Componimento: UN MONDO TUTTO MIO un concetto di non condivisione di un universo dai parametri asimmetrici e scombussolati!

La Composizione dei versi PROSTITUTA richiama con eco assordante quel codice d’etica comportamentale che manca nel soggetto uomo senza scrupoli, ove nè addita la stima della detta facile presa gettata via per nulla.

La Scrittrice RUBINI, con insistenza e battito carnale, si sofferma sui punti salienti della figura maschile proiettata ad ostentare il peggio della sua consapevolezza umana lontano dai canoni tradizionali.

La Lirica MOLESTIA denota il dramma di sudici avvisaglie che in alcuni casi sfocia completamente in enfasiata paura, ove la DONNA è obbligata a subirne le tragiche disperazioni ma che nell’indole non disperde il filo logico di contemplare le fatiche per colpa di anime abissate nella cattiveria cui, ben citata, è la morale bella dedica all’Eroe ULISSE.

L’OPERA della Dott.ssa RUBINI è un contributo significativo al passaggio storico complesso- collettivo ma pur sempre di pregevoli annotazioni.

Nei versi predilige il ruolo conservatore dell’amata natura cui tangibile è risalto del vento- mare- cielo e sole ma non passano di certo inosservate l’ossessione e lo stato ansioso anche se attanagliano duramente, aprono le porte speranzose per annoverare riprese creative distaccate quanto possibile dalla centrifuga di stress.

Per rimembranze senza impedimenti risalenti all’ingenuità infantile, a quando il blu brillava all’orizzonte nel sereno vissuto, nel respiro della pace fino alla matura comunicativa giovanile.

<PIONIERI DEL NUOVO MONDO!>

In disaccordo con un tempo non più amico ma, come allora, il singolo individuo può intervistare la generazione sociale, erede per trarre la storia in un presente con i suoi cambiamenti non proprio consono alle simbiotiche vedute d’umano rapporto tra simili.

Ben stilato DALL’ AUTRICE in questo quadro operandi ove, nella galleria di nostalgici ricordi, cataloga commenti di rispettosa analisi antica, altrettanto nel teatro della vita rende protagoniste tematiche di spessore con anomalie viscerali nocive d’una inquietudine propalata da forte riflessione, quasi come un discorrere confidenziale.

 

LUCIANA   CAPECE

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Carla Rugger

Italia

“Segni” di Bruno Mancini

Ho letto il libro di poesia di Bruno Mancini “Segni”, e sono rimasta sconvolta, in bene naturalmente, attratta dalla lirica “Tre quasi poesie per Ignazio”… ma altre mi hanno incuriosito per una loro stranezza e per quel filo invisibile che è la sua poetica più espressiva.

Si discosta per il suo linguaggio, si fa metafora, o linguaggio di chiusura in cui vi è sempre un codice da interpretare, svelare, di una luce che abbagli all’improvviso, un turbamento iniziale che ha spiragli inconsueti nella memoria che non inganna.

La Poesia diventa ed è dramma, attraversa la Storia umana in cui donarci speranza e illusione.

Il Poeta percepisce voci e sussurri, si accorge di ciò che altri non s’accorgono.

Ebbene, del resto, la Poesia apre varchi infiniti alla coscienza dell’uomo.

Nulla placa le ansie del futuro ma rivela, ed è una rivelazione basata non solo sulla ragione ma sopratutto sul sentimento che tutto vivifica ed esalta.

Il cammino del Poeta Bruno Mancini è rivolto anche verso l’inconoscibile, un senso di mistero lo avvolge, il ritmo del suo linguaggio spesso gli è sconosciuto, si trasforma in azione incisiva e ardente.

Ma la sua Poesia non dovrà essere descrittiva perché la Poesia non dice – intuisce la profondità dell’anima, della natura e delle cose, si fa tutt’uno con il mondo.

La lirica “Segni” che da il titolo al libro è molto bella, e mi viene da aggiungere al verso “Canto elegiaco, Canto di mare” la mia elegia “Canto del Poeta Bruno Mancini”.

 

SEGNI

 

Rendimi pari desideri e sbagli:
è alle acque il sogno.

 

Sbattono soli su scogliere
in fiamme.

 

Rompono stasi,
squadrano paesi,
traguardi di vicoli e ghetti
di stagni e di betulle,
“Curvi i bambini a leggere le sabbie”

.

Svolgiti,
arrenditi.

 

Altro è sudare
altro è sommergersi.

 

Battono onde su scogliere
ruvide.

 

Non siamo stati insieme
lungo la Senna
– sui monti della follia –
a passo di Tamigi
– in anni di malinconia –
alla foce dell’Arno

– d’autunno -.

 

Canto elegiaco
canto di mare.

 

 

Carla Rugger

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Milena Petrarca

Italia

IL QUADRO RIVELATO.

Bruno Ricci Guzzo è proprietario di un dipinto Meraviglioso un Cristo dagli occhi d’Angelo, una rivelazione, una magia, una mia scoperta che ha catturato il mio cuore.

Questo dipinto attraverso studi e grandi ricerche artistiche ho dedotto che è attribuito molto probabilmente al grande Raffaello Sanzio, un artista, che adoro.

Qualche mese fa il dott Bruno Ricci Guzzo mi pregò di fare una consulenza su questo dipinto, prima mi mostrò il quadro che nel lontano 1976 fece restaurare  da un esperto restauratore il signor Dionisi Rolando consigliato dalla dottoressa Aliberti Gaudioso Filippa, della Soprintendenza alle Gallerie del Lazio, Roma, allora le chiesi una foto prima del restauro e da questa foto vidi sulla parte sinistra in basso uno strano timbro a fuoco erano le iniziali S R  di Raffaello Sanzio attraverso studi e ricerche del Busi un grande ricercatore di firme dei grandi pittori allora scoprii la stessa firma  e così è nata la mia rivelazione.

Ecco la mia intervista fatta a Bruno Ricci Guzzo.

  1. Come ha avuto il possesso del quadro?
  2. Nel lontano 3 luglio 1973 in qualità di funzionario tecnico ottavo livello  della Regione Lazio, giorno di missione in servizio per effettuare sopraluoghi presso aziende agricole per motivi istituzionali.

In una di queste aziende  Contrada La Fiora, notai  un dipinto tutto rovinato  su una parete, mi avvicinai e fui molto sorpreso era un dipinto su tela, notai con sommo dispiacere che l’immagine rappresentava il volto di GESÙ, purtroppo era in pessime condizioni, invitai la proprietaria a farlo restaurare, ma  mi rispose che non aveva alcun interesse.

L’immagine mi aveva colpito moltissimo sotto il profilo artistico e religioso.

Prima di salutarci rinnovai la mia richiesta di acquisto, precisando che l’avrei fatto restaurare e tenuto gelosamente sempre con me e per nessuna ragione l’avrei venduto.

Divenimmo ad un accordo con scambio del dipinto con l’immagine della Madonna in argento di artigianato napoletano.

Sono passati oltre 50 anni il quadro è tenuto in ottime condizioni e ben custodito mantenendo la promessa fatta.

Prima di congedarmi, volli conoscere la vera storia di come questo quadro fosse entrato in quella piccola azienda agricola.

La signora Mandatori mi raccontò che da circa 4 generazioni venne nel territorio dello Stato Pontificio per visite pastorali, un gruppo di VESCOVI e CARDINALI, chiesero ospitalità alla famiglia di allora suoi discendenti e soggiornarono circa 15 giorni.

Al mattino uscivano per visite pastorali e alla sera ritiravano per pranzare.

Alla fine del soggiorno il capo delegazione prima di partire per ROMA offrì al capo famiglia Mandatori del denaro per l’ospitalità ricevuta, questi garbatamente rifiutò, anzi si senti onorato di averli tenuti ospiti.

Si ricorda che Terracina, compresa la località LA FIORA, all’epoca faceva parte dello STATO PONTIFICIO.

A questo punto il capo delegazione volle offrire in segno di simpatia e riconoscenza il quadro in questione con il quale si officiava la SANTA MESSA sia sulla nave del PAPATO che nella casa rurale periodo in cui soggiornò la delegazione.

Il quadro rappresentava una icona da viaggio e davanti ad essa si officiava LA SANTA MESSA.

  1. Da quando ha iniziato ad avere cura dei quadri antichi?
  2. Sin da giovane mi sono sempre interessato a conoscere i quadri antichi e i vari pittori e scultori che li avevano dipinti e scolpiti soprattutto nei periodi dall’inizio del 300 fino al primo ventennio del 900.

In prevalenza ritratti di arte sacra, paesaggi e nature morte.

  1. Successo che ha ottenuto per la cura dei quadri antichi?
  2. Non è stata una vera cura dei quadri.

L’unica cura è stata nel capitarmi per puro caso di scoprire un quadro bellissimo in quella azienda agricola di farlo restaurare e poi con grande gioia portare la foto a colori del quadro restaurato in visione alla ex, proprietaria la signora Mandatori la quale vedendola mi disse: “Sono contenta è venuto molto bello e sono convinta che sarà custodito meglio.

  1. Può raccontare brevemente una sintesi della sua biografia?
  2. La mia è stata una vita ricca ed attiva alla ricerca del bello, piena di interessi culturali, artistici, ambientali svolgendo azione di formazione e promozione di sviluppo zootecnico, con mini impianti di biometano negli allevamenti bufalini delle province di Latina e Frosinone.

Sono specializzato nel campo della Canapa Sativa industriale, fornendo consulenza della sua coltivazione e utilizzo.

Svolgo il compito di Direttore delle risorse idriche REGIONE LAZIO.

Direttore del Censimento Generale in Agricoltura.

Funzionario direttivo Agricoltura di LATINA.

  1. Quale progetto di lavoro intende realizzare?    –
  2. L’obiettivo principale è quello di realizzare un progetto “Agritech” che si interesserà di ricerca e sviluppo in “AGRICOLTURA – ENERGIA – AMBIENTE – ARTE – Settori di notevole interesse.

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Viesturs Āboliņš

Fermiamo la guerra

In questo giorno, il 15 maggio di 50 anni fa, c’era una indimenticabile mattinata di sole:  a Kaliningrad fiorivano i castagni, gli uccelli cinguettavano, c’era dappertutto l’odore della primavera e anche l’aroma della felicità per la prossima estate.

Per l’ultima volta ho attraversato il posto di blocco del reggimento della nostra Prima Guardia Mosca-Minsk dell’Ordine della Bandiera Rossa di Suvorov e Kutuzov, la  divisione dei fucili a motore.

Un giovane, un valoroso sergente, in perfetta uniforme, con il distintivo delle guardie e le insegne per un buon servizio, con un berretto elegante e la valigetta di smobilitazione in mano.

Ricordo tutto, anche il cancello del posto di blocco e davanti ad esso una buca sull’asfalto piena di pioggia notturna.

Con piacere festoso, sono andato alla fermata e ho aspettato l’autobus che mi partisse verso una grande vita che volevo vivere in modo intelligente, interessante e significativa.

La mia divisione  “liberò” le rovine di Königsberg dai tedeschi.

Oggi sono uscito sulla loggia: calvo, sdentato, goffo.

Gli anni a venire non sono più visibili, ma ciò che era, tutto ciò che è mio, non può essere portato via.

Ascolto le notizie del mattino dal fronte: la “liberazione” dell’Ucraina dagli ucraini continua con successo.

Questi ultimi 50 anni hanno incluso tutto: i miei anni da studente, l’amore, il lavoro, l’amicizia, la felicità.

Sono  felicissimo di essere stato abbastanza intelligente da comprendere la vita e non essere anima e corpo con gli aggressori.

Capisco i caduti ucraini, che sono morti con ridicole borse del supermercato in mano – nelle borse ci sono un paio di bottiglie di bombe molotov, che non possono nemmeno essere portate ai “liberatori”.

Capisco gli uomini bravi dei lottatori di Volkssturm a Königsberg, quelli adolescenti e anziani che nel 1945 attaccarono i miei commilitoni che avanzavano da ogni angolo.

Capisco i soldati sovietici che hanno difeso la loro vita pacifica e che giacciono ancora insepolti a migliaia.

Capisco i finlandesi che sparavano disperatamente dai fortini della linea Mannerheim.

Capisco cosa significa essere un soldato che difende la sua casa, la sua famiglia.

Ci sono due grandi differenze: una guerra per proteggere il proprio modo di vivere e una guerra per imporre il proprio modo di vivere.

E non importa quale stile di vita alieno “progressista” sia imposto dalle baionette dei “liberatori”, dagli arresti e dai campi di concentramento: fascismo, comunismo, putinismo, democrazia o qualcosa che non ha ancora un nome.

Un soldato deve restare un umano, deve pensare, deve comprendere il mondo, altrimenti è semplicemente una parte biologica sconsiderata di un’arma da cui sparano vari “pensatori e filosofi”.

Ieri ho guardato un video su YouTube – 9 maggio a Riga nel 2024 – persone che depongono fiori nel Giorno della Vittoria.

Non c’è più un monumento ai “liberatori della MADRE SOVIETICA”, non c’è più quel magico pilastro di cemento attorno al quale la gente era riunita con una stima potente della loro rettitudine e della forza brutta – “NOI SIAMO VINCITORI!”, NOI abbiamo salvato tutti, solo NOI sappiamo come tutti dovrebbero vivere correttamente!

Prova a parlare con i VINCITORI che SANNO TUTTO – non ti ascolteranno – non ne hanno bisogno.

Il loro comunismo, portato dalle baionette, è crollato, ma loro non se ne sono nemmeno accorti.

Sono completamente storditi dalla compiaciuta grandezza.

Solo quando i “nazisti” ruppero il pilastro concreto della Vittoria dello stile di vita sovietica, le persone che iniziarono improvvisamente in massa a deporre fiori non sulla loro grandezza vittoriosa, ma sulle tombe dei soldati – questi sono fiori per LORO, i loro antenati caduti , e non per te, la guerra “vincitrice” e “vittoriosa oggi” in tutto il mondo.

No, non è possibile vincere qualsiasi guerra con la forza: la vita ha dimostrato che chi sconfigge gli altri, poi lui stesso diventa un aggressore,  un aggressore che si considera superiore alle persone che lo circondano.

Riusciremo a diventare umani e a fermare questa guerra?

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Ingrīda Zaķe

Lettonia

Alla musica

Mi hai preso per la mano, dicendo

“Venga con me.”

Sono andato con lui.

Mi hai guidato attraverso i cuori come per i cumuli di neve candidi.

Come un distico bianco, in cui si può sia salire che affondare.

Però dopo tu mi hai ordinato di guardare nel mio stesso cuore.

Con il tuo respiro caldo hai sciolto tutti i ghiaccioli.

Cosa c’era.

I ghiaccioli si sciolgono e la loro umidità ha sfrigolato i miei occhi.

Qualcosa mi ha spinto e io ho cominciato a pregare: “Liberami dal questo abbraccio grintoso!

to per rimanere senza fiato!”

Ma tu, mi strangoli sempre più forte.

Non sentivo più nient’altro, solo te, te, te!

La mia testa cominciò a farmi male, le mie orecchie mi fischiavano, ma l’onda tua saliva sempre più in alto.

Non è più un mare, è già un oceano!

Sto affogando!  Affondando!  Affondando!

Ma all’improvviso… Che silenzio totale!

Dove mi trovo ?

Ascoltando il Requiem di  Giuseppe Verdi.

 

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Luciano Somma

Italia

LE CANZONI CHE PARLANO DI ISCHIA

Per ben 4 lustri, dal 1963 al 1983, ho soggiornato sull’isola d’Ischia, per un periodo, avendo casa in fitto tutto l’anno trascorrendovi non solo le ferie estive ma anche i fine settimana ed alcune festività.

Tra gli ondivaghi ricordi: la spiaggia dei pescatori, la Chiesa del Madonna del Soccorso e tante altre bellissime località uniche al mondo.

La collaborazione a Radio Ischia come ospite nella trasmissione DIAMOCI DEL TU NEL CUORE DELLA NOTTE condotta da Peppe e Patrizia Banfi, l’ospitata a Radio Isola Verde.

La conoscenza di pittori, scultori, artisti vari e di alcuni cantanti notissimi tra i quali: Domenico Modugno, Patty Pravo, Peppino Di Capri, I Ricchi e Poveri, i fratelli Guido ed Ettore Lombardi.

In merito alle canzoni ischitane non potevo esimermi, negli anni 70 di scrivere anch’io un testo dal titolo ISCHIA ‘O PARADISO ‘E LL’AMMORE musicato dal grande Maestro Giuseppe Scalzo, Direttore del Conservatorio di musica Giacomantonio di Cosenza morto alla veneranda età di 101 anni nel 1992.

Mi è gradita l’occasione per citarne il ritornello: Ischia/ Paradiso ‘e ll’ammore / si’ ‘a carezza d’’o bbene / ‘a reggina ‘e ll’està. Ischia/ cu’ nu surzo ‘e stu mare / sotto a n’angulo ‘e cielo / fajestu core sunnà”.

Non fu mai incisa ma spesso veniva proposta in qualche piano bar Ischitano.

Inaugurando con molto entusiasmo questa rubrica che mi è stata proposta da Bruno Mancini, Presidente dell’Associazione di promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” in accordo con il Direttore Gaetano Di Meglio, mi propongo di riportare all’attenzione dei lettori di questa pagina le tantissime canzoni che parlano di Ischia, scrivendo diffusamente di varie sfaccettature delle loro storie.

Ischia, vera perla della Campania, meta di turismo da tutto il mondo, non può né deve far calare nell’oblio anche la sua musica scritta da validissimi autori, alcuni noti altri meno, che tanto lustro le hanno dato nel tempo.

Un mondo incantato che ancora oggi è tra le mete turistiche, tanto desiderate per poterne respirare i suoi stupendi e fiabeschi profumi di vita!

 

Luciano Somma

 

 

 

 

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Elita Viškere

Lettonia

Durante il concerto della cantante lirica Inese Galante a Dzintari, al mare

 

Il mare è così strano: niente fruscio, niente onde, niente suoni.

Tutto il movimento s’alza dal profondo.

Come dal pozzo della luna salgono le acque misteriose, silenziose e vuote.

Sopra il mare aperto, chi suona stranamente, la conca dell’arcobaleno, rovesciata e circondata da un cielo blu profondamente scuro, pare quasi nero.

Il semicerchio colorato è brillantemente decorato con un velo argentato.

I colori sono sbiaditi, ma le nebulose sono ghiacciate.

Con lo sguardo attento e tranquillo si possono distinguere chiaramente tutte le transizioni di tutti e sette colori dell’arcobaleno.

Uno spettacolo e una sensazione strani, persino lo stupore, alla vista di una tale scena notturna e sentendo il respiro sia unificante che potente.

Sopra umori viola chiari e limpidi vibra la corda dell’orizzonte indefinibile e l’inquieto del mare.

Le punte della luna brillano senza nessuna fretta, proprio come una lampada installata nel paesaggio.

In questo momento, qui, non c’è il vento, non ci sono le onde, ma c’è il suono vorticoso degli abissi che si solleva in un’onda gigantesca e decisa e dà l’impressione della presenza di una possente cascata.

Ascolto e godo della potente bellezza della natura.

Il mare fruscia.

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Ajub Ibragimov

Germania

Il mondo della luce

 

Voglio raccontarvi la mia opinione del mondo digitale, del mio senso dei colori e dello spazio.

Traggo l’ispirazione dall’energia della natura circostante, che è inesauribile.

Mi piace utilizzare le opportunità del mondo digitale.

Ho anche studiato lo stile di pittura chiamato Ebru, che permette alle persone che hanno da poco iniziato a dipingere di creare rapidamente.

Trame, superfici, correnti, presenza di portali energetici, correnti d’acqua e fiamme di fuoco svolazzanti, c è tutto nel mondo digitale e nel suo preciso arcobaleno.

Claude Monet non era solo un pittore dell’impressionismo, ma ha attirato l’attenzione sul fatto che i colori influenzano il nostro stato psicologico e sono terapeutici.

Spiegava la luce e le sue regole.

Di conseguenza, egli ha organizzato il suo giardino come una tavolozza di colori impressionista, evitando i toni del nero.

I colori freddi gli davano l’illusione della lontananza.

Ha insegnato che le piante con foglie di verdi chiari sono donatrici, e quelle con foglie di verdi scuri sono consumatrici di energia.

I colori verde, viola, dorato e lilla hanno un effetto terapeutico speciale.

Il colore verde indica la presenza di diverse specie di clorofilla, indispensabili per la vita.

I miei preferiti sono l’oro, che guarisce il dolore dell’anima e irradia, così come tutte le sfumature di verde e bianco con la sua serenità.

Neanche a me piace il colore nero.

Non ha le radiazioni proprie.

Le nostre aure e le nostre energie tendono a non essere nere.

Prima o poi noi c’incontreremo nel mondo virtuale.

Noi stessi siamo già diventati una parte anche del mondo digitale.

Siamo sia prigionieri che liberatori nel stesso tempo.

L’ambiente digitale unifica e globalizza.

Il mondo digitale, come l’algebra e la geometria, è infallibile.

Per la creazione della grafica NRT, l’IT ha sviluppato un software che copia lo stile di un artista specifico e lo fornisce a un robot, un artista di Internet.

Riconosce le nostre facce e la nostra grafia.

Spazialità, eclettismo, fusione di passato e futuro, mescolanza, la loro armonia comune: l’intelligenza artificiale fornisce tutto questo.

Rischiamo tutti di perdere la nostra individualità in quest’era di livellamento e concorrenza imitatrice.

L’arte aiuta a resistere a questa enorme unificazione.

Fuori mondo digitale sviluppa la polarizzazione di bianco e nero e il fanatismo inutile.

Nell’ambiente virtuale tutti i processi avvengono rapidamente, ma il nostro tempo e le nostre vite non sono valutati più del movimento e dell’azione, quindi è facile perdere l’individualità.

La velocità sicura è stressante.

Non sappiamo più meditare.

Perdiamo gradualmente la fiducia nell’eternità dell’arte, nelle parole che diciamo, nella musica intera e nei segni del destino.

La creatività aiuta a fondere la realtà digitale con la nostra realtà quotidiana e renderla come un mondo della luce, che ci garantisce la protezione di nostri sogni, le illusioni e i miracoli.

L’arte digitale mi aiuta a incarnare i miei sogni. Sviluppa soprattutto la grafica e la rende accuratissima, ma in un mondo completamente digitalizzato sarebbe più difficile “sfondare” per gli autodidatti.

Significa anche svantaggi, contrasti, futurismo e condizionalità.

Anche la linguistica si cambia nel mondo digitale, paragonando le antiche lingue con quelle ancora vive e ora divenne più facile restaurare le antiche pittogrammi, geroglifici, simbolismo e senso primario delle parole essenziali.

La mia lingua nativa, cecena, è una lingua di origine Nahu – Daghestan, parlata ora da oltre 1,3 milioni di ceceni.

Ad esempio, “seda” significa “stella”,  “Sole” è “Math”,  “Luna” è “Betiz”,  “Faccia” è “Bet”, invece “Pioggia” è “Dolh”.

Mio amico Alvi Dakho, uno storico, sa tanto dei paragoni linguistici e dei viaggi di tribù da un posto all’altro, il motivo perché miti e fiabe sul nostro mondo sono smisurati, mentre gli artisti visuali e tecnici dei giochi visuali utilizzano i soggetti dei miti e degli scritti santi nelle opere d’arte e creano nuove fiction, film, giochi internet e, di conseguenza, anche miti nuovi attualizzati.

Vorrei vedere Sicilia e isola d’Ischia una volta.

C’è un museo in Sicilia che onora lo sceicco ceceno Mansur Ushurma, un Robin Hood locale, un combattente contro la zarina di Russia Caterina.

C’è anche una versione che il vero nome dello sceicco fosse Giambattista Boetti e che fosse nato a Camino, in Piemonte, ma questa versione, sebbene interessante, è discutibile.

Norimberga, la città in cui vivo già da gran tempo, ha molti musei e vi hanno luogo regolarmente mostre d’arte con la mia partecipazione e quella di miei colleghi, tanti di loro autodidatti.

È una città cosmopolita con molti espatriati, molti italiani che possiedono pizzerie e caffè.

Vorrei invitare i miei amici attuali e futuri a Norimberga.

Vi mostrerò tutto ciò che amo fuori del mondo digitale che definisco il mondo della luce per la sua cosmica e stellare rapidità.

 

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Premi Otto Milioni 2024 

Premio internazionale Otto milioni

Articoli Otto Milioni 2024 Opere iscritte

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Luciana Capece

Italia

NOTA CRITICA ALLA MOSTRA FOTOGRAFICA DELL’ARTISTA ROCCO SCATTINO

Il Maestro della Fotografia ROCCO SCATTINO di Matera, con imperituro estro, focalizza in bianco e nero la sovranità della natura.

Cattura documenti reali, attraverso il suo obiettivo con impegno e valutazione ad ogni scatto, ove rende loro giustizia nell’ammirarli.

Un puro ricercatore d’essenza!

Uno sviluppo artistico che ne decreta e ne conferma le memorie del tempo.

Con i quattro ELEMENTI categorici al fine della vita del pianeta.

ACQUA – ARIA – FUOCO – TERRA!

Foto professionalmente interpretate dalla straordinaria Attrice- Modella CHIARA PAVONI.

IMPERATRICE DI BELLEZZA MOZZAFIATO!

ACQUA

Come fonte primaria di  sopravvivenza necessita con i suoi criteri di distribuzione al perfetto tempio del creato.

Uno scatto dell’Artista Rocco Scattino che vede nello scorrere linfatico quel meccanismo riproduttivo che come una gemma preziosa, quasi a vestitatura, seduce e avvolge con eleganza il corpo, ben raffigurato dalla Modella in posa Chiara Pavoni.

Eguale a una cascata che stimola carisma e carezze, levigando la mappa della pelle e le sinuose forme.

Simboleggiando anche l’ancestrale origine del peccato, per una catarsi di purificazione che apporta al ricordo battesimale.

L’acqua è un elemento che vanta di protagonismo mitologico, ove si narra che tra argentate striature e specchiati raggi solari… proprio da schiumosa sostanza marina nacque la bella AFRODITE.

La sensualità trasmessa richiama le regole dell’universo poste ALL’ESSERE UMANO nel rispettoso sintonico vivere della natura… culla di lievitazione di semi per frutti planetari.

ARIA

Come simbolo di respiro totale, nutre l’anima e ogni forma di vita.

Scatena scosse di brividi con una mescolanza d’immaginazione.

Un focus fotografico del Grande Maestro Rocco Scattino che incastona l’aria nei suoi colori scuri l’aria occupata tra spazio e atmosfera, ove l’ossigeno ne acquisisce il rumore del vento per rinnovato ricambio costante.

Mentre nel silenzio marcato intrappola l’eco, imprigionandola, dove il grigiore del manto nuvoloso si alterna coi bagliori sfavillanti d’un sole acceso.

La bravissima Attrice Chiara Pavoni nè annusa il profumo naturale, ostentando la sua impeccabile bellezza nel vuoto che la circonda.

Un vero quadro d’Autore di sensoriale stato d’animo, grata a svelarvi con successo in segno di riconoscimento verso l’immenso.

Come testimonianza al teatro della vita!

Quasi a raccontare col nudo corpo, eguale a un libro aperto, le glorie di un tempo fervido… la lungimirante beltà e giovinezza immortale senza mai sbiaditure!

FUOCO

Nella sublime cornice della mappatura terrestre, col suo nudo artistico come una Dea, simile a MEDUSA, sensuale e attraente con una testa incoronata di peperoncini… la Modella  espone un vulcano e forbito erotismo, emblema d’un Fuoco acceso.

Trascendente dalle viscere d’un Sud che intercala la sua Arte Culinaria, tipica della Cultura appartenente, ove prospera  l’immaginazione focosa, paragonata alla vita che arde al braciere dell’amore, come fiamma passionale di desiderio, agli occhi del Maestro Rocco Scattino per sottolineare l’espediente che porta al trionfo dell’amore, accentuato dalla meravigliosa e superba performance dell’Attrice – Modella Chiara Pavoni.

Una fioritura d’energia che trova alleato un cuore innamorato, voglioso di baci, dal sentimento non contaminato.

TERRA

In uno slancio liberatorio, spoglia come al nascere, la Musa Chiara Pavoni racchiude con il suo

corpo, quasi embrionale e sdraiata con le carni che aderiscono al suolo, la proiezione dettata dal Genio della Fotografia Rocco Scattino per far notare mai un abbandono, bensì una protezione della Divina MADRE NATURA che, come un grembo materno, serbi a LEI dediche di Albe e Tramonti di fuoco.

Con un richiamo gestuale in quanto Genitrice e Protettrice da saziarne le vene!

Custodendo L’ARTE DI DIO e il mistero a ELLA connessi, senza mai sbilanciare il ruolo di DONNA come ESSENZA PRIMARIA, ma da abitare il suo ventre terrestre da esperta osservatrice, per determinarne il magistrale diritto d’essere ascoltata come Madre TERRA dalla diletta figlia.

Altrimenti a nulla apporterà il seguito della Genesi Umana.

Prova inconfutabile di un contatto pragmatico.

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Eva Mārtuža

Lettonia

La filosofia della vecchia patata

Mi sento come la patata vecchia, dalla cui carne viene strappata la giovane buccia patatina.

Soprattutto in piena estate, quando la mattina del giorno di Anna arriva con i primi tuberi.

Con le prima pecora ben pascolata e, secondo le tradizioni, sacrificata.

Con la data del matrimonio della nuova figlia del vicino e del suo fidanzato che viene annunciata ad alta voce.

La prima pecora da pascere e sacrificare secondo la fede.

La data del matrimonio della nuova figlia del vicino e del suo fidanzato viene annunciata ad alta voce.

Mi sembrava che tutte le creazioni della natura avessero raggiunto la perfezione, maturando.

Bella e pericolosa è la maturazione.

Il giorno di Anna è il giorno della padrona.

Ahi, le padrone, con quanta grazie voi guardate nei solchi fioriti!

Guardo alla patata sradicata, ai cordoni ombelicali bianchi che accordano dal vecchio tubero della patata a quello nuovo.

La terra è calda, sciolta e profumata.

Gli anatroccoli bianchi giacciono nel cestino.

Delicatamente e senza intoppi sta accadendo, il succo spreme da un graffio accidentale.

Vulnerabili proprio le anime della giovane gente.

Così puliti da sbucciare e sani!

Ma la patatina scorsa io ho lasciato.

La regola della patata vecchia – dare vita una nuova ed essere gettata nel solco, lasciata marcire, scomparire.

No, per rafforzare la fertilità della terra.

Oh, patata vecchi, filosofa della vita, burlona tu …

La donna ha interrotto il solito ritmo di conforto.

Ha dovuto pensarci per capire.

E poi l’uomo ha contato le stelle perché non poteva fare niente di più.

Ma la donna gli ha dato i suoi brevetti di invenzione.

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