Cosa sarà di me?

La mia anima vive il tormento,
vive la bufera.
E’ la prima luce del mattino:
avverto profondo
lo strazio del sentimento intenso
ed il delirio della lontananza.
Il bagliore tenue e rosa che segue l’alba
è foriero di un’infinità
di rimpianti e di malinconia.
Il sepolcro delle tenebre inizia
a ripiegare la sua gramaglia tetra
e la luce lentamente cela
lo sconfinato,
labirintico intarsio del cielo.
Cosa sarà di me,
intriso della luce rosa del mattino,
ma colmo di tenebre nell’anima?
Cosa sarà di me se le tue pupille
non son deste all’aurora
e la mia pelle più non avverte
la passione dei tuoi occhi?
Per sempre, dimmi, mi hai lasciato
in quel triste tramonto?
La mia anima è increspata…
come una vecchia rosa di carta.
*
Tratta dal libro edito “Làbrys – Opus Hybridum de Labyrinthismo”
Aletti Editore

PAGINA PERSONALE DI MAURO MONTACCHIESI

Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo di Mauro Montacchiesi

Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo di Mauro Montacchiesi

Làbrys-Opus Magnum de Labyrinthismo (Labirintismo), Mauro Montacchiesi

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È il fato

Nell’azzurro cobalto
di uno struggente universo serale,
le stelle cominciano timidamente a brillare
e un tormentoso,
increspato torrente di arcani pensieri,
disordinatamente si diffrange in arabeschi rigagnoli,
verso una mistica quiete lontana.
Improvvise,
dall’indistinto scrigno del nulla,
spinose riverberano le note
del crudele melodramma della vita
e ogni infuocata chimera chiude le ali e plana,
su riflesse eco di evanescenti implorazioni.
È il fato,
il padrone supremo,
che a piacere blandisce l’arpa della vita,
con rapidi glissando temperati
di anonime memorie,
di ghirlande di poesie,
ieri crudeli,
oggi prive di passione,
preludio di ansie tra i freddi sussulti del grigio novembre.
Chiunque ha
un tiepido raggio di sole allo spuntare dell’alba,
una lezioso sorriso di luna al calar della sera,
una mai sopita speranza da coltivare
o variopinte schiere di fantasie felici
che volano su una scia di candidi alcioni.
Io ho il tormento,
l’esplosivo che mi ha fatto deflagrare,
che mia costretto a prendere coscienza di me stesso
e così, mi sono genuflesso,
spogliato di qualsiasi maschera,
al cospetto dei miei simili,
alla corte dell’ineluttabile fato,
similmente a un umile asceta.
Ho provato dolore,
ma da crisalide sono diventato farfalla.
Ho scandagliato i miei inquieti silenzi
alla ricerca dei perché
e sono riuscito a definire il tormento:
una gragnola di grandine,
chicchi di ghiaccio che mi tempestavano dalle nubi plumbee
per diserbare le perniciose gramigne che infestavano la mia anima.
Ho apprezzato il tortuoso sentiero
che una mente suprema ha disegnato per me,
evitandomi di essere irretito
dalle melliflue lusinghe dorate che mi risucchiavano
in un vortice di utopie,
in un vortice di oscurità.
La luna sta per svegliarsi
e un lacerante dubbio mi turba:
perché far decollare la mente
per conquistare fantastiche, madreperla galassie,
per addentrarsi in ignote dimensioni infinite,
già con il pavido cuore di un disertore
che vuole abbandonare il campo di battaglia?

*
Tratta dal libro edito “Làbrys – Opus Hybridum de Labyrinthismo”
Aletti Editore

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Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo di Mauro Montacchiesi

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Làbrys-Opus Magnum de Labyrinthismo (Labirintismo), Mauro Montacchiesi

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Perline d’argento

Perline d’argento

L’agreste podere ricco di viti,
vibrava nelle notti ancor miti!
Si fondeva nella luce sopita,
che dalla luna prendeva la vita!

E gli agili tirsi alle canne,
s’intrecciavan costruendo capanne!
E i sarmenti lunghi e caduchi,
nascondevan i nidi dei fuchi!

Imperlate di roridi umori,
sulle pàmpane sembravan sudori,
come vegete perline d’argento,
del terreno diventando l’unguento!

Le pàmpane verdi foglie nervate,
eran con ghirigori ricamate!
Tutto sembrava adesso divino,
però strano, irreale, ialino!

Non era una realtà terrestre,
dirò: un alieno labirinto campestre,
come un mondo di allegoria,
o d’una folle fantasmagoria!
*
Tratta dal libro edito “Làbrys – Opus Hybridum de Labyrinthismo”
Aletti Editore

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Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo di Mauro Montacchiesi

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Làbrys-Opus Magnum de Labyrinthismo (Labirintismo), Mauro Montacchiesi

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…simile ad un’eco di amore

Ho tentato di ripescare
inabissati sussulti d’amore
dalle opache acque dell’oblio
e la malinconia, prepotente,
ha triturato l’indebolita corteccia dell’anima.
Un silenzioso dolore ha sigillato ermeticamente
le memorie tra le austere segreta di una buia cripta:
un dispotico, vacuo tormento
ha impedito loro di volare senza catene.
La notte che nasce, con le sue tetre gramaglie
si sta preparando ad ottenebrare fosche,
indistinte sagome,
mentre rigogliosi germogliano riverberi
di placide serenità,
di respiri remoti.
Credo che a nessuno interessi
se sono stato uomo sincero,
se qualcuno ha sfruttato la mia retta integrità.
Questa caliginosa maturità,
che umidamente penetra le ossa,
corrobora la nostalgia,
e la rende simile
ad un maestoso picco di montagna,
irrorato di bruma notturna,
che svetta isolato,
sopra una vallata di fiori intorpiditi,
sui quali il firmamento armonicamente plana,
simile ad un’eco di amore
che pulsa nella notte.
Mi smarrisco nei mistici alisei dei ricordi,
fino a naufragare nella quiete di vaghe fantasie.
Il cuore si spoglia in un’inerzia pigra,
l’anima è abulica al cospetto dei foschi giorni a venire.
Un suono svanisce nell’aura remota delle memorie,
come all’alba il sereno e molesto trillo di un’allodola,
come i rumori della vita nella canicola estiva.
Intanto il cielo comincia a piangere fresche,
roride stille.
I giorni sono stereotipi di sé stessi
e somigliano ormai a tratturi lacerati dalle transumanze.
Il cuore è stanco già prima di venire al mondo,
in questo mondo che sembra avere terrore della realtà.
Nient’altro resta che una chimera,
una fantasia fuggiasca,
e l’isolato strepito di un tormento
che si disperde,
similmente al riverbero di un carillon fioco che muore.
Intanto le tenebre cancellano gli ultimi bagliori:
sta calando il sipario di nero velluto,
in attesa di una nuova, giovane alba.
*
Tratta dal libro edito “Làbrys – Opus Hybridum de Labyrinthismo”
Aletti Editore

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Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo di Mauro Montacchiesi

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Làbrys-Opus Magnum de Labyrinthismo (Labirintismo), Mauro Montacchiesi

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Il Saggio

Il Saggio

Il mondo prova
un senso di angoscia,
di sospetto,
verso l’uomo
che nulla più ignora
della propria anima.
Quest’uomo ha
un alone energetico
un potere di suggestione,
di attrazione,
un ascendente,
una forza di persuasione,
capaci di emancipare
le menti più verdi
e più profonde
dalle catene
del pavido conformismo.
Quest’uomo è il Saggio,
che il mondo
non riesce a incatenare.
Un ingegno magno,
riuscito a scendere
nelle profondità più estreme
del suo labirinto.
Non può essere compreso
dal mondo.
Il Saggio
è come quella forza occulta
che genera caos.
Il popolo non ama
essere destato dall’oppio
della propria miseria.
Il popolo vive
nello stereotipo
della desolazione.
Il Saggio non è desolato
e il popolo
lo considera un alieno,
perché non riesce
a integrarlo.
Il Saggio è l’invasore
extraterrestre del pianeta.
Non rientra in qualsivoglia
stereotipo.
Non conosce limiti o confini.
Il Saggio è forte, straordinario.
Gestisce la propria volontà,
la propria sorte.
E’ irradiato dal sole,
sorgente di luce.
Dalle sue mani
sgorgano fiamme,
le fiamme della rivelazione,
premio della rinuncia.
Il Saggio è un principe,
poiché ha disintegrato
la schiavitù dell’ipocrisia.
Il Saggio si è plasmato,
ha aperto la sua mente
all’energia del creato.
Ha risalito gli abissi
dell’oscurità.
Ha reciso i legami
senza forma
con il suo Io precedente,
senza coscienza.
Il Saggio è diventato
Araba Fenice,
airone dalle piume d’oro,
fiammeggianti.
E come l’Araba Fenice,
che si nutriva di rugiada
e volava verso terre
straniere,
così lui, il Saggio,
si nutre di sapienza
e vola verso il cielo.
Il Saggio ha un grande coraggio,
perché vive nella luce,
per la luce della verità.
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MAURO MONTACCHIESI

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Tratta dal libro edito “Làbrys – Opus Hybridum de Labyrinthismo”
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