GI08 Liga Sarah Lapinska – Le canzonette

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GI08 Liga Sarah Lapinska Le canzonette pdf

Le canzonette del cuore.
Per la prima volta ho incontrato Marģers Vestermanis nei pini di Rumbula.

La sua voce è clamorosa, e quello che dice convince.

Alcuni oratori hanno ammesso, onestamente, che non hanno altro da dire dopo aver ascoltato Marģers Vesterman parlare dell’Olocausto e su coloro che leggono libri e girano film e discutono, affermando che non erano tempi così orribili, o che tutti i tedeschi o tutti i lettoni si sono resi colpevoli.

Gli ho dato una delle nostre antologie subito dopo la commemorazione.

Gli dissi che quel libro non è dei nostri più recenti.

Gli dissi che per me era importante darglielo perché avevo letto a lungo la storia dell’Olocausto scritta da chi la racconta onestamente, per esempio Andrievs Ezergailis e Marģers Vestermanis.

“In mille dei miei sogni dell’infanzia ho visto me stessa come Maryam, un’ebrea, perseguitata, con la stella di Davide sull’abito, e poi quei sogni li ho rivisti nella mia vita.
Mi sono sentita felice durante quasi tutta la mia vita, che è simile sia al Biblico Cantico, sia al libro di Yob.
Sono sorpresa da coloro che non hanno notato che una storia così recente e tragica come l’Olocausto si ripete: c’è chi ride e non crede che qui in Europa le persone siano torturate e uccise in massa senza che ciò venga nascosto troppo ai troppo impauriti.
Non importa se siamo ebrei, gay o sciamani, se esprimiamo i nostri pensieri su qualche presidente francamente antipatico, leggiamo i nostri cognomi nella lista delle vittime già domani o in quella dei prigionieri.
Lista abbastanza lunga da compararla, proprio come le buche da riempirle, che sono già state scavate.”

Mi ha ringraziato e detto che il libro è un valore come tale, vecchio o appena rilasciato.

Le posizioni nel nostro mondo sono sufficienti per i neonati e i vecchi.

Marģers Vestermanis è nato il 18 settembre 1925.

Raccoglie canzoni ebraiche dagli imprigionati nei campi in Lettonia.

Come storico ha un interesse speciale per le passioni di coloro che hanno rischiato la vita salvando altri, non solo ebrei.

Quando aveva 16 anni, fu imprigionato nel ghetto di Riga.

Poi nei campi di concentramento.

Fuggì a Liepāja, una città al mare, dalla sua marcia verso la morte.

Se noi, fuggiti, non incontriamo lungo la nostra strada gente sia coraggiosa, sia generosa, possiamo rovinarci in ogni età.

Tutti i suoi familiari morirono nell’Olocausto.

Come me, quando era vicino alla morte, canta.
La canzone del suo amico Isaiah Dvorkin divenne un inno non ufficiale del movimento di resistenza:

“Dermon zeh dem monat dezember,
Den jorcait fun dain orb
Uomini zol dir nit darfen dermonen
Dem cil fun dain leben gešvind. “

Marģers Vestermanis scrive:

“Durante la seconda guerra mondiale, i nazisti hanno superato tutti i record, ma ciò non significa che la sadica crudeltà sia monopolio dell’imperialismo tedesco.“

L’esperienza mostra che la crudeltà è inerente all’imperialismo in generale.

Sottolineare i parallelismi è sempre rischioso, perché la storia non si ripete mai.

Il padre di mio padre, Fritz, un ebreo, è stato portato di notte in una direzione sconosciuta, non tornando, mentre mio nonno Alberto, un insegnante, parzialmente ebreo, era uno di coloro che spararono agli ebrei di Jelgava.

Erano imprigionati, prima della sua morte, non lontano dal mercato attuale di Jelgava.

Dovremmo testimoniare tutta la verità su ciò che sappiamo?

No.
Occorre lasciare aperte le porte dei nostri cuori per coloro che rimpiangano i propri errori.

Sono sempre inspirata dalla nostra antica canzone “Tumbalalaika”.

Non solo la melodia, ma la risposta di una ragazza, simile a me stessa, che brucia, ma non finisce mai.

No, purtroppo, il sole non è eterno, o, per fortuna, nessun incendio è immenso.
Ecco,una dalle canzonette del cuore mio:

E il ragazzo sta pensando.
Durante tutta la notte.a
Che cosa vale la pena e che cosa non va.
Che cosa vale la pena e che cosa non va.

Tumbala, Tumbala, gioca balalaika
Tumbala, Tumbala, Tumbalalaika
Tumbalalaika, gioca balalaika
Tumbalalaika, per renderci felici.

Ragazza, ragazza, la risposta ti chiedo.
Cosa si può senza pioggia, si può crescere?
Cosa può bruciare e non finire mai?
Cosa si può senza lacrime piangere?

Oh, mio sciocchino, perché mi chiedi questo?
La pietra sì, può senza pioggia crescere.
L’amore sì, può bruciare e non finire mai.
Il cuore sì, può senza lacrime piangere.

Cos’è più alto di una casa?
Cos’è più veloce di un topo?
Cos’è più profondo di un pozzo?
Cosa è amaro, più amaro del fiele?

Il camino è più alto di una casa.
Il gatto è più veloce di un topo.
La Torah è più profonda di una pozzo.
La morte è amara, più amara del fiele.

Facendo le traduzioni in diverse lingue delle canzoni delle vittime dell’Olocausto, tristi ma non preoccupate di ciò che non dovrebbe accadere, ho scoperto le canzoni che sono state pubblicate finora.

Le canzoni dei prigionieri nei campi in Lettonia sono quasi inedite, ma suonano ancora questa canzone nelle stazioni, nelle foreste e nei venti.

I nostri cuori echeggiano.

Kaddish.

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GI09 Daniele Bartocci – Gli investimenti digitali

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Gli investimenti digitali e le inarrestabili performance degli esports

Nuovi orizzonti, nuovi prodotti esclusivi pronti a guadagnarsi intere fette di mercato.

Accessibilità, fruibilità, economicità e rapidità fuori dal comune.

Il mondo si evolve continuamente e vede sempre più protagonisti il pianeta degli eSports, brand sponsor e istituti di credito che intendono innovare la propria “business card”’ tradizionale.

Se da un lato l’Nba ha stabilito di recente di immergersi in una nuova esaltante avventura, quella griffata eSports, dall’altro il pianeta bancario sembra lentamente interessarsi al pianeta dello sport interattivo, un settore che sta facendo registrare trend e performance estremamente interessanti.

Ma andiamo per ordine.

Il più celebre torneo di pallacanestro Usa, in sintonia con Take Two Interactive Software (produttore del videogame NBA 2K), ha dato vita circa un anno fa alla prima lega di eSports correlata al 2K: la Nba 2K League metterà sul piatto circa 1 milione di dollari di premio per il suo campionato inaugurale, con tanto di contratto salariale ai vari player di riferimento interessati.

Anche la Premier League ha ufficializzato che nell’annata 2019 lancerà una competizione denominata ePremier League con incontri trasmessi in streaming da SkySports UK e sui modelli comunicativi social appartenenti alla stessa Premier League.
Ci sarebbero tanti altri aneddoti da citare, tra questi segnaliamo Vodafone che è partner dell’Esl Vodafone Championship che prevede tornei in 4 videogame diversi ovvero League of Legends, Counter-Strike: Global Offensive, Tom Clancy’s Rainbow Six Siege e ClashRoyale.

Anche gli eventi specializzati in tema eSports stanno riscuotendo un enorme successo, basti pensare alla Milan Games Week della settimana scorsa a cui hanno partecipato oltre 160.000 visitatori, con un trend positivo del 10% rispetto alla precedente edizione e circa 70 titoli tra i quali ben 30 anteprime assolute.

Sulla stessa lunghezza d’onda, il pianeta bancario comincia a riflettere attentamente a tal proposito.

Probabilmente, adesso più che mai, è arrivato il momento dell’investimento efficace a livello di eSports, come detto una branca che sta mostrando numeri importanti a livello di performance economico-finanziaria.
Tanto per fare un esempio, l’Intesa Sanpaolo E-Football Cup ha in parte finanziato una competizione di PES 2017, organizzato da Personal Gamer in collaborazione con la banca torinese. Superpremio finale?
Un consistente montepremi, traducibile in oltre 5.000€.
“Ciò a testimonianza di come le banche, e in maniera analoga sembrano voler agire i grandi brand e colossi della revisione aziendale e contabile, cominciano a prendere in considerazione a quanto pare l’ideologia e filosofia dell’eSports – sostengono alcuni esperti del settore bancario e finanziario– .
A nostro parere è un settore considerato ormai un bocconcino prelibato dal panorama della finanza globale che intende a quanto pare innovare il suo più tradizionale biglietto da visita caratterizzato da consulenza e servizi finanziari, il tutto a beneficio anche dei giovani di oggi che saranno i protagonisti del domani”.

Daniele Bartocci

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GI07 Liga Sarah Lapinska – Guntars Jirgensons

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Guntars Jirgensons è Direttore di una scuola in Riga.
Lo conosco da molto tempo: è nato a Sarkandaugava, Riga, come me.

Ricorda di essere stato colpito, da bambino, dalle registrazioni di Robertino Loretti che stava ascoltando con sua madre.

A Guntars piacerebbe vedere di nuovo il Duomo prestante di Milano, l’aeroporto di Genova e la soleggiata Sicilia, Catania, la città dove vive il mio amico pittore Sebastiano Grasso, con la sua famiglia.

Guntars è d’accordo con me che in Italia la maggior parte delle persone è più aperta che in Lettonia.

Impauriti?

Rainis aveva ragione: è meglio organizzarsi insieme che non scegliere volutamente l’esilio per non sentirsi impauriti o troppo soli.

Alcuni ascoltano la TV dei mafiosi, e leggono i scritti di storici e futurologi, e, mentre leggono, non si accorgono di ciò che sta accadendo qui e ora.

Alcune delle nostre antologie sono nella biblioteca scolastica di Guntars.

È orgoglioso della sua scuola.
Molti suoi colleghi e scolari stanno aspettando il Festival della canzone e delle danze, in lettone Dziesmu un deju svētki, così come i partecipanti.

Lui e una sua collega gestiscono la Fondazione di Rainis e Aspazija.

La Fondazione ha sostenuto un museo in un edificio a due piani a Riga, grazie al sostegno della Fondazione di Friedrich Ebert e ha ripagato le attività di tanti entusiasti.

Rainis e Aspazija, due persone molto diverse, entrambi scrittori, sono stati per molto tempo marito e moglie.

Tra gli scopi di questa Fondazione c’è non solo quello di ricordarci di Rainis e di Aspazija, ma anche quello di avviare eventi culturali, sopratutto tra i più giovani.

Purtroppo, attualmente la Fondazione non si può permettere di prendere in fitto un qualsiasi locale per l’esposizione delle sue opere.

Tempi duri?

Non solo oggi è difficile poter spendere se stessi e le proprie finanze non solo per le necessità quotidiane, ma anche per memoria, anche per gli altri.

Guntars ha iniziato a lavorare nel progetto perché rispetta Rainis non solo come letterato ma anche come attivista sociale, giornalista, avvocato, cioè uomo che oltre ad averle scritte ha anche realizzate le proprie idee.

Rifugiato ed esiliato nella Svizzera italiana, a Lugano insieme con Aspazija, è poi tornato in Lettonia.

Rainis, per fortuna, non è stato dimenticato.

Guntars sente più vicine le poesie sociali di Rainis e quelle, dolcissime, di Luna e di Sole, simili alle canzoni popolari lettoni per bambini, chiamate Dainas.

Guntars, volentieri, spenderebbe più tempo su questo lavoro, ma il tempo libero non c’è, perché lui, Guntars, non è solo un direttore scolastico e un politico, ma capisce, come Rainis, che solo le persone molto forti possono vivere in solitudine forzata per tempo lungo.

Fratellanza, solidarietà, capacità di unirsi, sì, insieme nella gioia e nel dolore, e sì, essendo in grado di fidarsi di un altro per obiettivi che sembrano possibili per tutti.
Ho parlato con Guntars al telefono.

Ci eravamo incontrati spesso prima.

L’ultima volta di persona, in una conferenza a Jelgava.

Lui è arrivato con la speranza che il nostro partito socialdemocratico di Jelgava potesse raccogliere insieme un numero sufficiente di adesioni.

Quelli che vogliono liquidare le fratellanza, e i partiti specialmente, sognano la dittatura.

Quanto ottimismo c’è in questo poema di Rainis:

In un libro con pagine nere,
registriamo le nostre canzoni.
Lascia che lamenti e pericoli
si coprano come notti nere.

In un libro con pagine nere,
vieni seppellito dietro il nero suolo.
Dormiranno questa notte e
il giorno, di nuovo arriva.

In un libro con pagine nere,
ogni lettera, silenziosa, fiammeggia.
Per essere clementi con i più stanchi
e per riscaldare quelli ancora bravi.

Il libro con pagine nere,
al mio seno porterò
finché, insieme con la speranza di tempi nuovi,
cominceranno a bollire le pagine nere.

Liga Sarah Lapinska


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GI06 Silvana Lazzarino – Adriana Iftimie Ceroli

GI06 Silvana Lazzarino – Adriana Iftimie Ceroli

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Coraggio, determinazione, profonda sensibilità e un’innata curiosità sono state le motivazioni principali che hanno accompagnato Adriana Iftimie, scrittrice e poetessa bella, colta, sensibile, amante della letteratura e della poesia.

Nata in Romania, Adriana nel suo percorso di bambina, giovane donna e madre ha saputo cogliere gli aspetti positivi della vita nonostante la sua infanzia e adolescenza siano state dolorose e difficili per la critica situazione familiare e l’atmosfera del regime.

Sotto il regime di Ceausescu ha dovuto trovare in se stessa quella forza ed energia per fare di ogni suo giorno un’opportunità per essere felice.

Curiosa da sempre, fin da piccolissima a farle compagnia non erano giocattoli e bambole, bensì i libri della libreria del padre tra i quali Proust, Schopenhauer e Zola.

Così già a 4- 5 anni riusciva a leggere testi di letteratura e filosofia con cui trascorreva molti pomeriggi.

Lo studio è stato importante per la sua formazione culturale e personale: attenta e interessata ai vari argomenti che apprendeva a scuola, Adriana si mostrava molto portata per le diverse materie fin dalle elementari quando ha scoperto una particolare predisposizione per la poesia con cui dare vita alle proprie emozioni e stati d’animo.

A sei anni ha scritto la sua prima poesia intitolata “Il cuore è una foglia”.

Caduto il regime, espatria, e dopo diversi spostamenti, incontri ed esperienze come fotomodella e nel cinema in diverse fiction, giunge a Roma dove vive da 24 anni con i figli Alessia e Kevin ed il suo compagno il Maestro Mario Ceroli scultore noto al pubblico per il Cavallo alato posto di fronte alla sede RAI di Saxarubra.

Ceroli è anche autore di 4 chiese: una a Porto Rotondo, una a Tor Bella Monaca, una a Napoli ed una all’Istituto Superiore di Polizia e di tante altre opere collocate in Italia e nel mondo.

Adriana è autrice di una sceneggiatura e ha pubblicato due libri e vinto un primo premio internazionale di poesia con “InimaPierduta” scritto completamente in italiano.

Un libro che ha ricevuto molte testimonianze di stima ed apprezzamento da parte di personaggi illustri tra i quali vanno menzionati: Paolo Villaggio, Luca Cordero di Montezemolo, Bimba De Maria.

D: – Alla poesia ti sei accostata fin dall’età di sei anni quando hai scritto il tuo primo componimento “Il cuore è una foglia”, quali gli autori che amavi leggere più di frequente? Quali tematiche affronti nei tuoi versi con cui parli delle tue emozioni?

R: – Naturalmente leggevo autori romeni. In adolescenza ho scoperto Pirandello, Alighieri, Montale; miei versi raccontano parole mai dette, ricordi sottili dell’anima, amori proibiti, sogni, presente, passato, futuro, stagioni. Potrei dire che scrivo di getto ciò che sento al momento.

D: – Lasciare la tua terra la Romania ha rappresentato un distacco difficile, ma hasegnatol’inizio di una nuova vita, seppur attraverso spostamenti da un luogo ad un altro.Cosa ti ricordi a livello di sensazioni di quando hai messo piede in Europa?

R: -Lasciare la mia terra, nonostante i successi avuti come modella e fotomodella mi ha restituito una nuova occasione. L’Europa l’ho vissuta da privilegiata, continuando a fare la modella a Francoforte, Düsseldorf e Zurigo.

D: – Il tuo primo libro di poesie è la raccolta INIMA PIERDUTA. Me ne parli?

R: – “InimaPierduta”(anima perduta), significa l’inizio di una nuova me, in una lingua che parlavo bene. Fui incoraggiata dal mio compagno a riprendere la scrittura. Mi fece scrivere la prefazione di un suo catalogo “Il Sesto Senso”. Un lavoro complesso che rappresentava me, esposto anche al museo PS 1 di New York. Presentando il libro fui colpita dall’accoglienza ricevuta dal pubblico e dai personaggi famosi arrivati per me nelle librerie. Ho tanti articoli nei giornali dell’anno 2002.

D: – Quali personaggi di spicco del mondo dello spettacolo hai conosciuto con il tuo lavoro nelle fiction e come modella?

R: – Ne ho conosciuti tanti! Alcuni sono morti. Posso nominare Paolo Villaggio, Pasquale Squittieri, Claudia Cardinale, Franco Nero, Luca Cordero di Montezemolo, Vittorio Sgarbi, Califano, Umberto Tozzi, Corinne Clery, Serena Grandi, Lorenzo Flaherty… A parte gli amici scomparsi, con gli altri sono tuttora in contatto ed ottimi rapporti.

D: – Importante è stato l’incontro con la DILA Associazione Culturale da Ischia l’Arte e Bruno Mancini. Come hai conosciuto Bruno Mancini, affermato scrittore?

R: – L’incontro con il grande amico e scrittore Bruno Mancini fu uno dei più storici legami. È nato in facebook, per caso.I miei figli per prendermi in giro, circa 14 anni fa, più o meno, mi hanno creato un profilo nella rete social e poi creai un gruppo, e mi sono iscritta nel gruppo di Bruno Mancini.

D: – Quale la prossima pubblicazione in uscita?

R: – La prossima pubblicazione sarà “Il Cantico del Cigno”, sempre poesie. In seguito un’antologia in 5 lingue. (….)

Silvana Lazzarino

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GI05 Daniele Bartocci – Roberto Mancini

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Sotto il segno del “Mancio”: ricordi e segreti di un fuoriclasse.

Fuoriclasse dentro e fuori dal campo.
Numerose perle di saggezza e consigli ai giovani calciatori, retroscena e segreti di un campione chiamato Roberto Mancini, raccontati nella sua Jesi, nella sua terra, davanti al suo popolo che lo ho sempre amato fino in fondo.

Una miriade di ricordi che si intrecciano e si accavallano, fino a formare un fantastico canovaccio narrativo tanto caro al “Quartiere Prato”.

Nel maggio 2012 Roberto Mancini fece visita al campo sportivo “Boario” (dove è tornato a giugno di quest’anno in occasione della festa di chiusura della Junior Jesina) nel quale alcuni giovanissimi della scuola calcio della Junior Jesina a lui intitolata gli rivolsero alcune domande.

“Studiate, divertitevi, allenatevi seriamente e credeteci fino in fondo. – furono questi i consigli dell’attuale allenatore della nazionale azzurra ai giovani che ambiscono un giorno a palcoscenici di primo livello – Socializzate con i compagni, ascoltate e rispettate gli allenatori e i genitori in quanto l’educazione rappresenta una componente molto rilevante nel calcio di oggi.
Insomma, non dovete mollare mai!
Ricordatevi comunque di restare sempre con i piedi per terra in quanto arrivare ad alti livelli è una cosa particolarmente difficile”.

Il noto mister della Scuola Calcio della Junior Jesina, Alfredo Zepponi, ovvero colui che “addestrò” Mancini da bambino, in quel periodo lo descrisse così:

“Roberto Mancini era sempre il primo a presentarsi alle sessioni di allenamento durante la settimana, era sempre il primo a iniziare la corsetta all’interno del rettangolo di gioco, era sempre il primo a fare gol, sia in settimana sia nel week-end. Il nostro Roberto si mostrò sin dai primi anni dell’attività calcistica un leader indiscusso dentro e fuori dal campo, un capitano formidabile e un allenatore aggiunto sul terreno di gioco”.

Come per dire, campioni si nasce, non si diventa!

Un grazie particolare a mister Alfredo Zepponi – rispose così l’allora tecnico del Manchester City – Credo di ricordarmi bene, ero anche il primo a dare il primo morso al panino.
Prosciutto e mortadella erano le mie specialità.
Tutto questo per dire: credete in voi stessi e in quello che fate.
Un giorno potrete diventare grandi”.

Anche nel 2010, ospite del Club Panathlon presso l’Hotel Federico II di Jesi, Roberto Mancini disse la sua riguardo ai giovani calciatori:

Nel calcio di oggi, a ragazzini italiani interessanti vengono preferiti giocatori stranieri, spesso di fama, sulla carta maggiormente affidabili; questo perché la cosa più importante, nel mondo calcistico odierno, è vincere sempre.
Gli allenatori tendono ad andare sull’usato sicuro, togliendo tanto spazio ai giovani.
È però opportuno aggiungere che questi ragazzini non hanno la stessa voglia e la stessa fame che si avevano alcuni decenni fa; in passato allenarsi anche una sola volta con la prima squadra era meraviglioso e si rimaneva con i piedi per terra, oggi invece si pensa di essere arrivati al top dopo un semplice allenamento. Ciò crea effetti tutt’altro che positivi sul calcio italiano e sul suo futuro”.

Lo jesino, bombardato dalle domande dei presenti, aveva anche cercato di spiegare le difficoltà evidenti del calcio italiano a differenza del pallone britannico.

Mancini evidenziò il fatto che in Italia si dà troppo peso ad ogni singolo episodio e situazione, anche arbitrali e a quelli più banali; ciò spesso crea attrito tra società, giocatori, staff tecnico e federale (il VAR oggi risolve questo problema?).

Al contrario, in Inghilterra ad esempio c’è meno pressione da parte della stampa e della televisione e i giocatori vivono la partita come un divertimento, quasi da dilettanti, senza drammi né troppe polemiche.

Come tra l’altro confermato le scorse settimane da mister Sarri al Chelsea.

Il “Mancio” del quartiere Prato, sempre in occasione della cena del Panathlon 2010, concluse con una battuta e un apprezzamento per la nostra città:

“In questo periodo sto a Jesi molto spesso, mentre nel passato venivo solamente un paio di volte all’anno.
Qui si vive sempre bene, c’è un clima tranquillo e me ne sto volentieri comodo a casa dove posso gustare i cappelletti di mia madre”.

Roberto Mancini tuttora ama la propria città e anche prima che divenisse allenatore dell’Inter si vedeva spesso nella città di Federico II, specialmente in piazza.

Magari pedalando una bici con le sue gambe e il suo stile da fenomeno.

Daniele Bartocci


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