Il Dispari 20180416– Redazione culturale

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Il Dispari 20180416– Redazione culturale

Il Dispari 20180416

Angela Maria Tiberi recensisce “L’urlo dell’innocenza” scritto da Francesco Terrone

Francesco Terrone è un grande autore riconosciuto per il grande valore poetico delle sue poesie che sono state tradotte in francese, spagnolo, rumeno, russo, albanese, slavo, tedesco, inglese, imponendosi così alla critica internazionale e ricevendo numerosi premi e riconoscimenti per le sue opere letterarie.

Ha ricevuto tre medaglie dal Presidente della Repubblica italiana e due dal Senato.

È stato nominato “Cavaliere di grazia magistrale”, e successivamente, “Commendatore di grazia magistrale” dell’Orto Byzantinus Sancti Sepulchiri.
Fa parte del comitato di redazione della prestigiosa rivista culturale internazionale “Le Muse”.

La sua vera passione è la poesia
“… tutto ciò che serve al mondo per farlo essere più mondo per chi vive il mondo”.

Ha scritto numerosi libri e sono fortunata di essere sempre ricordata fra i suoi amici ricevendoli in dono come beni preziosi che abbelliscono l’anima nell’Amore universale.

“L’urlo dell’innocenza”

In questo testo di Francesco Terrone c’è l’anima di un padre di tutti gli innocenti dimenticati, ma valorizzati come pietre ineguagliabili e rare dal profondo poeta, il quale dedica la sua raccolta alla figlia Flora per concretizzare il suo amore verso tutti i bambini, ed invita il suo lettore a non toccare i loro sogni, facendoli camminare verso la libertà dei loro pensieri e facendoli accarezzare dal sole e crescere sotto le grondaie della vita perché sono vita… per la vita!

Non toccate i bambini.

Molto triste la sua anima poetica verso un figlio che non ha avuto la possibilità di guardare il sole e calpestare la terra ma è stato in grado di assaporare la capacità dell’uomo di creare l’amore con l’amore.
Francesco Terrone invita i duri di cuori a convertirsi all’amore perché

“ … Chi nasce muore,
chi non ama muore due volte,
nella vita e al di là della vita.“

Parole profonde che colpiscono la sensibilità del lettore attento alla sua poesia.
Sulle ali della vita.

Ogni verso colpisce l’anima per la sofferenza che si tocca leggendo attentamente i suoi versi dedicati al suo piccolo Leonardo atteso da una culla di petali di rose.
Conclude il poeta: “… muoio sulla croce”.

Piccolo Leonardo.
Immagini impressionate nei quadri di Patrizia Lo Feudo.
Particolarmente nel quadro del bambino a cui viene tolto il respiro (attacco chimico).
Per non dimenticare gli orrori delle guerre tra le quali l’interminabile guerra della Siria che continua a sterminare innocenti con il silenzio di tutti i potenti della Terra.
Un grido nel quadro di Patrizia Lo Feudo in cui una bambina dice: “Basta!”

Francesco Terrone dichiara che:

La rabbia di un bambino
è la rabbia dell’identità dell’amore;
nasce dal germoglio fresco della vita
e dalla naturale esistenza
a differenza di chi
l’ha generata, attori del vivere.
La rabbia di un bambino è la rabbia
devastante dell’essere che
elemosinerà l’amore per l’intera
sua esistenza nella vita,
al di là della vita.
Sì, al di là della vita,
dove i confini del mondo e dell’anima
diventino così sottili da confondersi
nello spazio infinito e nel concetto
divino del divino… la rabbia che
diventa sete di vita, sete d’amore;
la rabbia di un bambino crocifigge
l’amore per comprendere l’amore.

La fiducia nell’Umanità è racchiusa in questi versi:

… Dove
si accende
il sorriso
di un bambino,
lì si accende
la speranza del mondo
e l’orgoglio della vita.

Franco Bruno Vitolo apre lo scenario del libro, dichiarando in sintesi:

Il grido dell’innocenza è il grido dei bambini di sempre, maltrattati e oppressi, dei bambini di oggi, travolti dalle guerre e dalle migrazioni, dei bambini di mai, che vengono sognati e desiderati e anche concepiti, ma non riescono a volte neppure a vedere la luce e diventano figli di sogni… “ concludendo “… il grido del poeta viene da lontano, dal senso di paternità, ma arriva dentro, dove egli non smetterà mai di cercare, nel nome dell’amore,l’aquilone che lo porti al suo paese innocente”.

Oltre tutte le impurità…

Maria Rosaria Di Rienzo conclude l’opera dell’autore e dichiara, mettendo in luce l’importanza della coscienza umana e dell’amore, che senza di questi:

l’uomo non può inseguire su mari ignoti il libero volo dei gabbiani, ed è stato versato sangue affinché la sacralità dei diritti inalienabili dell’uomo venisse riconosciuta come la base del vivere civile.

La rivoluzione del cuore non è ancora compiuta perché l’uomo può perdersi tra le brutalità quotidiane che si vedono e si sentono, mentre è solo la poesia che può annullarle donando speranza di un mondo migliore in cui esista pace e serenità per gli innocenti.

Angela Maria Tiberi

Liga Sarah Lapinska | Conoscere Rainis

Il giorno 11 Settembre in Lettonia ha luogo il Giorno della Poesia.
I poeti leggono le loro poesie pubblicamente, con il pathos sonoro delle rauche voci raffreddate.
I debuttanti diventano molto timidi annaspando verso il pubblico di fronte.
Ci sono anche coloro che sono noiosi, recitando per la millesima volta i loro più popolari e più richiesti versi.

L’11 Settembre 1865 in Lettonia, a Kurzeme, è nato Jānis Pliekšāns che adottò lo pseudonimo Rainis.
Lui non era uno scrittore di quelli che non credono sia sufficiente lottare per un mondo migliore utilizzando qualche poesia ispirata o qualche spettacolo commovente.
Egli si rese conto che solamente l’arte non basta per salvare il mondo o guarire le sue, si può dire in altre parole, le nostre cicatrici.

Rainis era una figura pubblica attiva.

Uno dei miti più sbagliati è quello che lo descrive come un fanatico che camminava sempre con la Mauser nella tasca, pronto a sparare a tutti, che non sopportavano la sua classe sociale, cioè la classe degli operai.

Anche perché Rainis non è mai stato operaio, essendo nato in una famiglia che, nel paragone con i suoi vicini, poteva considerarsi ricca, pur non prendendosi grossa cura di guadagnare molto.
Aveva amici in differenti classi sociali e differenti nazionalità.

Odiava gli ipocriti, questo sì.

Rainis non aveva contrastato gli altri esseri umani intenti a sognare e lottare per un astratto e migliore futuro, anche se hanno ragione coloro che dicono che egli era un poeta orientato al futuro concreto.

Spesso ritornava nel passato (non solo suo personale) rinnovando vecchi miti, sia biblici sia leggendari, poiché non voleva dimenticare il suo passato personale onde progettare un futuro vivo e non astratto.

Quindi, le opere scritte da Rainis sono sempre attuali, ma non storiche né futuristiche.
Egli ha lavorato come avvocato, giornalista, attivista del partito socialdemocratico, così come il mio bisnonno, Oskar Bittmett.

Rainis, a volte con scarsa qualità e con noncuranza, ha tradotto libri di altri autori, perché la traduzione non era la sua vera vocazione ma, spesso, era la fonte per guadagnare un po’ di denari . Jānis Pliekšāns è stato in prigione ed anche esiliato.

Non era l’uomo dei compromessi.

Il giorno della Poesia viene celebrata in onore di Rainis, nella data del suo compleanno, come omaggio al poeta, ma anche al drammaturgo, poiché Rainis ha scritto diverse opere teatrali indimenticabili, che rimarranno note anche nel futuro in quanto la loro caratteristica è di proporre l’essenzialità e non la quotidianità.

Sapeva trovare l’equilibrio tra l’essenziale e il quotidiano, prediligendo spesso, come scrittore, di dare voce ai soggetti essenziali e perenni, mentre invece, come attivista in altri campi, era ben rapido e deciso.

Mio padre Viesturs si vantava del fatto che, come attore giovanissimo, aveva interpretato uno dei fratelli dell’eroe principale Antiņš (Antonio).
Il dramma “Il cavallo d’oro” è una fiaba classica su tre fratelli, di cui l’ultimo viene ritenuto un ingenuo perché è onesto e coraggioso.

Proprio lui è in grado di risvegliare la principessa che dorme sulla montagna di vetro, alla quale Antiņš dice:
Sono venuto con un nuovo sole“,
dopo che le maledetta Saulcerīte (quelle che stanno sperando nel sole) l’hanno fatta dormire per sette anni, senza svegliarla, in una bara di ghiaccio.

Disgelare il ghiaccio o risorgere, è un miracolo che non sanno fare gli scettici.

Sono solo gli stupidi e i sognatori che sono decisi a sellare i loro cavalli dorati per galoppare, non importa come, verso la collina verde in superficie o verso la montagna di vetro scosceso.
Nella mia prima infanzia, il mio spettacolo preferito di Rainis era, ed è per sempre, “Giuseppe e i suoi fratelli“.

Sono io Giuseppe e, nello stesso tempo, sono la più giovane tra tutte le stelle, Dina.

Però, io non sono Giuseppe per gli agricoltori, ma sono Giuseppe per i nomadi e per i perseguitati che con lui furono in viaggio verso l’Egitto.
Perché fratelli di Giuseppe, sinceramente amati, hanno dapprima deciso di ucciderlo ma poi, cambiando idea, l’hanno gettato in una fossa piena di aculei che avevano buttati come un tappeto atto a dilaniare la schiena di Giuseppe?

Alcune persone che ho amato, e anche i tarocchi, mi hanno detto: “Tu stai affrontando un destino simile a quello di Giuseppe. Sì, ogni mito è un po’ diverso, ma anche su di te quelli che ami hanno gettato i loro peccati”.
Ed io, proprio come Giuseppe, spero che coloro che ho sempre considerato come fratelli e sorelle capiranno meglio sia Giuseppe, sia Rainis, sia me.

Levy ammise, davanti alla fossa di Zichem, parlando a Giuseppe:

“No, non vivere mai più le speranze non vive per te!”

Ogni volta si può vedere quali sono i tuoi sogni!
Nessuno mai più avrà speranza nei sogni.
Queste parole di Levy, per fortuna, non hanno vinto.

Liga Sarah Lapinska

TWITTERONE

Silvana Lazzarino, Socia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte –DILA” nonché opinionista di questa testata giornalistica “Il Dispari” di Gaetano Di Meglio, presenterà il suo novo lavoro poetico pubblicato nel libro “La seduzione dell’immagine dall’arte ai versi poetici. Alba Gonzales e Patrizia Canola mie Muse ispiratrici”, il prossimo 22 Aprile 2018 a Roma presso l‘Enoteca Letteraria di Quattro Fontane in Via di Quattro Fontane 130 alle ore 18.30,

Il volume sarà presentato dal poeta, critico letterario e scrittore Sandro Angelucci.
Moderatrice della serata sarà Maria Rizzi, mentre le letture delle poesie saranno eseguite da Federica Sciandivasci.
Vittorio Bertolaccini realizzerà un servizio video – fotografico.
Insieme a Silvana Lazzarino, saranno presenti le due artiste ispiratrici del libro: Alba Gonzales e Patrizia Canola.
Ingresso gratuito.

IL DISPARI 2015 – 2016

IL DISPARI 2017

IL DISPARI 2018

DILA

Premi Otto milioni

 

Il Dispari 20180409

Il Dispari 20180409– Redazione culturale
Editoriale

Era il 1963 quando, durante una lunga permanenza bolognese, pubblicai per la prima volta alcune mie poesie in un’antologia dal titolo “Poeti e novellieri di oggi e di domani”.

Molti anni dopo, verso il 2007, mi capitò tra le mani quel vecchio volume dal colore azzurro e, sfogliandolo, mi venne l’idea balzana di provare ad incontrare, anche solo tramite web o telefono, le decine di scrittori che ne avevano fatto parte.

Desideravo editare un’antologia con nuovi testi indicati da quanti di loro fossi riuscito a contattare.
La faccio breve perché ci saranno altre occasioni nelle quali potrò tornare sulla vicenda che ne seguì, e vengo al presente annunciando che dalle prossime settimane inizierà una speciale collaborazione con questa pagina culturale del quotidiano “Il Dispari” di Gaetano Di Meglio, la scrittrice, giornalista, professoressa Nina Lavieri.

Chi è Nina Lavieri?

Nina Lavieri, è una delle scrittrici che pubblicarono alcune loro opere nell’antologia “Poeti e novellieri di oggi e di domani”.
Ho provato una grande emozione nel ricevere la sua telefonata per gli auguri di Pasqua e sono stato arci felice che lei abbia accettato di entrare nella nostra “Tribù” (ringrazio sempre Vincenzo Savarese per averci dedicato questo epiteto).
Benvenuta Nina.

“ENZO TORTORA: Un uomo onesto”

è l’articolo clou di oggi, poiché la recensione del libro “Enzo Tortora – Lettere a Francesca” (scritto da Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora, con la prefazione di Giuliano Ferrara – Pacini Editore), è un privilegio che Caterina Guttadauro La Brasca regala ai lettori di “Il Dispari”.
Ciò in quanto, per la sua pubblicazione, Caterina Guttadauro La Brasca ha ottenuto l’assenso dell’Autrice la quale è persona, notoriamente, che non si concede con molta facilità ai media, tanto è vero che in giro non ci sono sue interviste.

Caterina Guttadauro La Brasca | “Enzo Tortora – Lettere a Francesca”

Si tratta di un libro testimonianza scritto da Francesca Scopelliti (Pacini Editore), presentato a Roma dal Circolo IPLAC (Insieme per la Cultura) il 10 Settembre 2017 presso l’Enoteca/Libreria di Tonino Puccica.

Questo libro segna il nuovo inizio di una battaglia combattuta prima e dopo la perdita di Enzo Tortora.
Con questo libro, Lei fa dono a tutti noi del vissuto di un uomo braccato, accusato, condannato in nome di una giustizia non giusta, che lo ha privato della necessità primaria dell’uomo, senza cui non c’è vita: la libertà.

Un uomo retto, onesto, colto e di successo che ogni italiano riceveva nella sua casa grazie al suo lavoro televisivo che svolgeva con una professionalità senza pari.

Eppure, alla luce del niente di alcune dichiarazioni deliranti di gente inaffidabile e venduta a poteri insani, è stato allontanato dai suoi affetti più cari che, nonostante tutto, riusciva a confortare, a far sperare, a credere, assieme a loro, che ancora fosse possibile un chiarimento che dimostrasse a tutti la sua innocenza.

È il lato umano che emerge dalle lettere l’oggetto di questa mia recensione, perché senza di esso, sarebbe limitativo parlarne.

Si ricomincia, quindi, con l’intento di fare palesare agli occhi di tutti il costo di una giustizia malata, del potere mediatico e delle sue conseguenze devastanti, a livello di opinione pubblica e decisioni dei giudici.

Accanto a tutto questo c’è anche la volontà di far conoscere le condizioni disumane di chi vive il carcere, giorni, ore e momenti infiniti in uno spazio di pochi metri, che Enzo cerca di tenere pulito, ordinato, perché si allontani “quell’aria di tana abbandonata “che gli faceva paura.

Sì, tana quindi una gabbia per animali non per uomini, soprattutto se innocenti.

E così, dice Enzo, gira la ruota, lentissima mola di mulino, che macina tedio, schifo, abbrutimento. E intanto chiedeva a Francesca “Ma gli italiani lo sanno?

Momenti di inevitabile scoramento di un uomo che, per quanto si legga e si rilegga nell’anima, non trova un motivo per subire un’accecata giustizia.

La vita normale diventa un ricordo e chiede a Francesca un regalo semplice, possibile a tutti tranne a lui: “Cammina in mezzo al verde, raccogli un filo d’erba e mettitelo tra le labbra: sono io”. Quanto amore e quanto conforto riesce a dare alla persona che ama.

Soffre di più, se possibile, anche per questo: per avere trascinato i suoi affetti in quel fango, una piovra infame, sempre più viscida, con tentacoli sempre nuovi.

È una guerra la sua, vive in un lager frutto di una malata democrazia datata 1983.

A tenerlo in vita era il contatto con la sua donna, alla quale raccontava le sue miserie perché sapeva di essere capito, alla quale chiedeva di scriverne, di parlarne perché riteneva che il suo compito fosse uno: far sapere per far vincere la verità che, diceva… voglio vederla in piedi.

Traspare, anzi è evidente l’amore e la gratitudine per il sollievo che Francesca, con le sue risposte, sa fargli vivere e promette riscatto al suo dolore quando dice ”Ognuna delle tue lacrime ti verrà ripagata, è un regalo che ho giurato di farti”.

È grazie a Lei se riesce ad evadere mentalmente, attraverso le sue parole e i ricordi, anche per brevi istanti, da quella realtà immotivata.

Riesce a fare qualche amara battuta come quando dice che molti definiscono quella gabbia in cui vive “Carcere dei VIP”.

In tante lettere si dichiara disgustato all’idea che esistano giornalisti criminali della penna, analfabeti della vita, irresponsabili.

Non gli è stato risparmiato niente, ha vissuto il massimo dell’angoscia: in carcere innocente, durante un terremoto.

Tranne in rari momenti non mollò mai, perché non voleva subire il disonore senza combattere.

Un uomo pulito, ricco di orgoglio e dignità, che considerava ripugnanti gli arresti domiciliari perché erano una libertà provvisoria, chiesta e mendicata.

Cade e si rialza in una crocifissione senza fine.

Sappiamo tutti che la sentenza di primo grado e l’infamante accusa che gli costarono 10 anni di carcere, 50 milioni di multa e, infine la vita, fu rigettata in Appello e successivamente dalla Cassazione.

Enzo entrò ed uscì pulito da questa storia anche se nessuno potrà mai ripagare lui e la sua famiglia del dolore, dell’ingiustizia subita, della malattia che il suo corpo debilitato non riuscì a vincere.

Nessuno però potrà mai toglierci l’esempio che ci ha dato, la signorilità che non l’ha mai abbandonato nella sofferenza e che non ha mai esibito per avere degli sconti.

Tutti gli italiani onesti si riconoscono in lui e ci auguriamo che raccontino ai loro figli chi era questo grande uomo che, nonostante tutto, non smarrì mai sé stesso, la capacità d’amare e l’orgoglio di essere italiano.

Grazie Sig.ra Scopelliti per avermi consentito di parlare di emozioni che ha sempre custodito gelosamente dentro di Lei e che riscattano, con la forza che solo l’amore possiede.

Finalisti premi “Otto milioni” 2018

Do aver pubblicalo in data 26/3/2018 l’elenco dei finalisti dei due premi “Otto milioni” 2018 di musica e di letteratura, oggi proseguiamo l’informazione dando notizia degli articoli di giornalismo e delle opere di pesia finalisti di “Otto milioni” 2018). potrete votare l’opera o le opere da voi predilette cliccando su

https://www.emmegiischia.com/wordpress/esia-finalisti-premio/

(Finalisti Premio di poesia);


Cod.001 Franco Maccioni – Musiche assordanti
Cod.002 Miriam Bruni – Frutto
Cod.003 Franco Maccioni – Sai che
Cod.004 Giuseppe Vultaggio – Vivi il tuo cielo
Cod.005 Giuseppe Vultaggio – Alieno
Cod.006 Miriam Bruni – Mi vedo
Cod.007 Anna Rancāne – Non venite da me nell’autunno
Cod.008 Liga Sarah Lapinska – Non aspettarmi
Cod.009 Ināra Gaile – L’ageo
Cod.010 Angela Maria Tiberi – Walter Poli
Cod.011 Assunta Gneo – La nostra vittoria
Cod.012 Antonio Fiore – L’alba dell’amore
Cod.013 Enrico Danna – Insegnami a colorare il cielo
Cod.014 Flora Rucco – Madrilegio
Cod.015 Nina Lavieri – Lo spirito del vagabondo
Cod.016 Adam Ilyasov – Sesilia
Cod.017 Anita Ķēķe – La notte oscura
Cod.018 Ilze Zeimule – StepanovaL’arcobaleno
Cod.019 Broņislava Broņislava Dzene – Si può entrare in se così
Cod.020 Ingvar El Voron – I sogni colorati
Cod.021 Marija Gadaldi – La vita senza amore
Cod.022 Modris Andžāns – La Felicità
Cod.023 Nika Kolinz – In un attimo
Cod.024 Rasma Urtāne – Non toccarmi
Cod.025 Sanita Simsone – Rapsodia all’amore mio
Cod.026 Giuseppe Capoluongo -La sinfonia del tem
Cod.027 Sheril Curujev -La mia tristezza
Cod.028 Giuseppe Vultaggio – Irrimediabile pazzia
Cod.029 Milena Petrarca – Con il cuore negli occhi
Cod.030 Milena Petrarca – Il mio caffè francese
Cod.031 Aleksandra Zavišjus – Suicidarsi
Cod.032 Aleksandra Zavišjus – Aspetto ovvio.
Cod.033 Janis Jan Zarins – Un fiore bianco
Cod.034 Jānis Lapinskis – Per i mendicanti
Cod.035 Vera Roķe – La terapia di rugiada
Cod.036 Mairita Dūze – Il profumo di lillà
Cod.037 Ligija Kovaļevska – Accendi una candela
Cod.038 Anita Zvaigzne – Nel cielo dell’autunno
Cod.039 Eduards Aivars – Non mi piace l’organo
Cod.040 Elīna Zālīte – L’anima incurabile
Cod.041 Angela Maria Tiberi – Voglio Amarti
Cod.042 Liga Sarah Lapinska – Il mio Pescatore
Cod.043 Liga Sarah Lapinska – Il cervello dell’universo
Cod.044 Eva Mārtuža – Il mondo

e cliccando su

Giornalismo – Finalisti premio “Otto milioni” 2018

(Finalisti Premio di giornalismo)

COD001 Liga Sah Lapinska – La nostra isola
COD002 Caterina Guttadauro La Brasca – Hafez Haid
COD003 Angela Mia Tiberi – Caruso e zia Bettina
COD004 Silvana Lazzino – Roberto Prandin
COD005 Liga Sah Lapinska – Conoscere Rainis
COD006 Caterina Guttadauro La Brasca – Enzo Tortora
COD007 Silvana Lazzino – Patrizia Canola
COD008 Angela Mia Tiberi – Il colore degli aquiloni
COD009 Angela Mia Tiberi – L’urlo dell’innocenza

TWITTERONE

Nell’edicola della piazzetta San Girolamo a Ischia, potrete trovare il numero di Aprile del magazine Eudonna, edito da Il Sextante di Mariapia Ciaghi.
L’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” fa parte della redazione della rivista.



Il Dispari 20180326 – Redazione culturale

Il Dispari 20180326

Il Dispari 20180326 – Redazione culturale

Editoriale

DILA & Bookcity 2018

Paola Occhi, Presidente della Sede operativa di Mirandola nonché Ambasciatrice culturale dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”, ha donato antologie dei Premi “Otto milioni”.

Il 21 Marzo 2018, accreditata alla conferenza #BCM18 per la presentazione del programma Bookcity 2018 che si è tenuta nella Sala Conferenze del Palazzo Reale di Milano, Paola Occhi, Presidente della Sede operativa di Mirandola nonché Ambasciatrice culturale dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”, ha donato antologie dei Premi “Otto milioni” ad alcuni dei partecipanti, tra i quali va ringraziata la Dottoressa Elena Puccinelli, Direttrice del settore “Proposte e palinsesto” di #BCM18 Bookcity, per la gentile disponibilità a concederci di farsi fotografare con Paola Occhi e le antologie.

CS|BOOKCITY MILANO 15-18 Novembre 2018 –#BCM18 presentazione programma

Dal 15 al 18 novembre 2018 si terrà la settima edizione di BOOKCITY MILANO, manifestazione dedicata al libro, alla lettura e dislocata in diversi spazi della città metropolitana, che fin dalla prima edizione ha registrato una straordinaria partecipazione di pubblico.

È promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dall’Associazione BOOKCITY MILANO, fondata da Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri.

Il successo dell’originalissima formula di BookCity Milano ha contribuito all’assegnazione a Milano della importante qualifica di Città Creativa UNESCO per la Letteratura.
Il 21 marzo, alle ore 11, nella Sala Conferenze di Palazzo Reale, si sono riuniti, insieme al Comitato Promotore e alla Direzione organizzativa, i rappresentanti del mondo editoriale, librario, scolastico e bibliotecario e delle istituzioni culturali, per condividere tempistiche e specificità della nuova edizione in termini di idee, progetti e linee.

BOOKCITY MILANO

conferma il suo carattere di manifestazione aperta, diffusa, inclusiva, presente in tutto il territorio urbano e metropolitano, largamente partecipata.

BOOKCITY MILANO: teatri, musei, scuole, università, palazzi storici, librerie, circoli e associazioni culturali, spazi pubblici ma anche case private e negozi testimoniano il loro amore per il libro e la lettura ospitando incontri, dialoghi, spettacoli, mostre, eventi le cui caratteristiche sono affidate alle scelte di chi ospita ed è ospitato.

BOOKCITY MILANO coinvolge l’intera filiera del libro: editori grandi e piccoli, librai, bibliotecari, autori, traduttori, grafici, illustratori, blogger, studenti, professori, lettori occasionali o forti, di ogni età, così come chi alla lettura è stato sinora estraneo.

BOOKCITY MILANO

è ogni anno aperta a nuove adesioni e manifestazioni di interesse e si pone come momento di offerta di sapere, di informazione e come occasione di partecipazione critica.
Le iniziative che coinvolgono i numerosi stranieri che vivono a Milano e il focus sui problemi individuali e collettivi della immane crescita della tecnologia costituiranno un ulteriore arricchimento delle proposte per l’edizione 2018.

BOOKCITY MILANO 2018 si articolerà dal 15 al 18 novembre 2018 in quattro giornate, di cui la prima dedicata alle scuole, e avrà un centro, che resta il Castello Sforzesco, al quale si affiancheranno alcuni Punti Cardinali. Ciascun Punto Cardinale ospiterà in più spazi un ricco palinsesto, aggregato intorno a un nucleo tematico.

BOOKCITY MILANO, oltre alla manifestazione che si terrà dal 15 al 18 novembre 2018, prevede attività di promozione della lettura durante tutto l’arco dell’anno, come il progetto per le scuole, realizzato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia e che dà continuità alle strategie culturali del Comitato Promotore.

L’associazione BOOKCITY MILANO è presieduta da Piergaetano Marchetti e diretta da un Consiglio di indirizzo di cui fanno parte Carlo Feltrinelli, Luca Formenton, Piergaetano Marchetti e Achille Mauri.

La presidenza per l’edizione 2018 è stata affidata ad Achille Mauri. Ai lavori dell’Associazione partecipa, in rappresentanza del Comune di Milano, l’Assessore alla Cultura Filippo Del Corno.


DILA & Roberta Panizza al Convegno “Eudonna. Impronte femminili senza frontiere”.

Il 27 e 28 Marzo 2018, l’Editore “Il Sextante”, l’Associazione “Aurora”, le reti femminili “Consulta Interassociativa Femminile di Milano” e l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” invitano a due serate dedicate alle donne, al lavoro e alla presentazione dell’opera teatrale Crepuscolo a Mitilene.

Il 27 Marzo, alle ore 17.30 a Trento presso la Sala Aurora di Palazzo Trentini, in occasione del II Convegno “Eudonna. Impronte femminili senza frontiere“, promosso da Il Sextante in collaborazione con l’Associazione Aurora e le Reti femminili aderenti all’idea, presentano una giornata dedicata al progetto multiculturale che ha come obiettivo non solo quello di recuperare le genealogie, la vita e le opere delle donne che hanno contribuito alla formazione del Patrimonio Europeo nei più diversificati ambiti, ma anche quello di portare all’attenzione dei media modelli femminili di intraprendenza per le nuove generazioni.

Introduce: Caterina Dominici (Presidente Ass. Aurora).

Coordina: Mariapia Ciaghi (editrice, giornalista, direttrice de Il Sextante).
Relatrici: Laura Lada Caradonna (Presidente Consulta Interassociativa Femminile Milano), Roberta Panizza (Presidente Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA), Beatrice Barzaghi (animatrice culturale e scrittrice), Micaela Bertoldi (Insegnante, scrittrice, curatrice di conversazioni radiofoniche su tematiche culturali e pedagogiche).
Ospite d’onore: Aurora Lopez (Docente Università di Granada).

Il 28 Marzo, alle ore 20.00 presso il Teatro San Marco, sempre a Trento, Damiana Leone, Dilva Foddai, Antonella Spirito, Chiara Di Macco, Stefania Nocca e Lorena Locascio mettono in scena Crepuscolo a Mitilene, opera teatrale di Andres Pociña.
Nell’ambito del progetto per il recupero delle voci femminili nei miti classici e loro permanenza nella letteratura drammatica moderna, sarà presentata l’opera drammatica dell’autore spagnolo pubblicata per la prima volta da Il Sextante e messa in scena dalla Compagnia teatrale Bertolt Brecht di Formia per la regia di Maurizio Stammati.

Alla chitarra Franco Pietropaoli, proiezioni di Marco Mastantuono, audio e luci di Antonio Palmiero.


Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”: finalisti premi “Otto milioni” 2018

Finalisti Premio di musica
Cod.001M Antonio Di Nauta – L’abitudine
Cod.002M – Coquille
Cod.003M Franco Ruggiero Pino – El Vito
Cod.004M Gatis Mūrnieks – On My Way
Cod.005M Gatis Mūrnieks – Putnu Balle
Cod.006M Roberto Prandin – E sento bestemmiare
Cod.007M Valentina Gavrish – Canzone per San Valentino
Cod.008M Valentina Gavrish – Gilda
Cod.009M Valentina GavrishAngela Maria Tiberi – Pianoforte nero
Cod.010M Eva Strazdiņav– 1
Cod.011M Eva Strazdiņa – 2
Cod.012M Ivan Defabiani – Oh inferno
Cod.013M Valentina Gavrish – Roberta Panizza – Perle
Cod.014M Valentina Gavrish – Ultime gru
Cod.015M Nicola Pantalone – Il brivido più lungo
Cod.016M Alvils Cedrins Svētā – Jāņa baznīcai
Per votare: https://www.emmegiischia.com/wordpress/musica-finalisti-premio/

Finalisti Premio di letteratura
001LE Boriss Cilevičs – La scelta
002LE Angela Maria Tiberi – Gioco d’amore a Sermoneta
003LE Caterina Guttadauro– La Storia siamo noi
004LE Liga Sarah Lapinska – Ritornarti, Sulamith
005LE Ksenia Svetlova – Vestito
006LE Felice Maria Corticchia – La scelta
007LE Liga Sarah Lapinska – Noi, sardine
008LE Valery Chursanov – Cronache dalla città di una bestia e di un uccello
008LE Angela Maria Tiberi – Filomena Marturano
010LE Liga Sarah Lapinska – Ninnananna
Per votare: https://www.emmegiischia.com/wordpress/narrativa-finalisti-premio/

Il Dispari 20180319 – Redazione culturale

DILA

Premi Otto milioni

LA SEDUZIONE DELL’ IMMAGINE: DALL’ARTE AI VERSI POETICI. ALBA GONZALES E PATRIZIA CANOLA, MIE MUSE ISPIRATRICI

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LA SEDUZIONE DELL’ IMMAGINE: DALL’ARTE AI VERSI POETICI.ALBA GONZALES E PATRIZIA CANOLA, MIE MUSE ISPIRATRICI

Comunicato stampa

PRESENTAZIONE LIBRO NELL’AMBITO DELLA RASSEGNA IPLAC

LA SEDUZIONE DELL’ IMMAGINE

DALL’ARTE AI VERSI POETICI. ALBA GONZALES E PATRIZIA CANOLA, MIE MUSE ISPIRATRICI (edizioni CTL 2017) di Silvana Lazzarino

Arte e Poesia due espressioni con cui dare voce alle emozioni tra visione e pensiero, visibile e invisibile a scandire i ritmi del tempo della vita, tra passato e presente in attesa di un futuro forse prevedibile eppure misterioso.

A restituire un mosaico di emozioni tra gioie e malinconie, entusiasmi e smarrimento a partire dall’opera d’arte quale punto di ispirazione per creare versi poetici è il libro “LA SEDUZIONE DELL’IMMAGINE: DALLA’RTE AI VERSI POETICI. Alba Gonzales e Patrizia Canola mie Muse ispiratrici” (edizioni CTL 2017) scritto da Silvana Lazzarino che sarà presentato a Roma il 22 Aprile 2018 alle ore 18,30 presso l’Enoteca Letteraria Quattro Fontane in via di Quattro Fontane 130 nell’ambito della Rassegna IPLAC.

Alla serata accanto all’autrice Silvana Lazzarino saranno presenti le artiste sue Muse ispiratrici Alba Gonzales e Patrizia Canola che con le loro opere, dove si parla di passione dramma e ironia, e ancora bellezza, mistero e sinergia tra uomo e natura, hanno saputo suscitare stati d’animo intensi impressi nei versi poetici.

Nel libro si incontrano due linguaggi molto affini;quello dell’arte (sculture di Alba Gonzales e dipinti di Patrizia Canola) e quello della poesia (le liriche di Silvana Lazzarino ispirate alle opere delle sue due Muse), due espressioni capaci di restituire la forza dell’immagine che seduce e avvolge rimanda a pensieri lontani e lascia sognare.

La serata dedicata alla presentazione del libro, sarà moderata da Maria Rizzi, consigliera Regione Lazio, Sandro Angelucci saggista,critico letterario e raffinato poeta sarà il relatore, mentre le letture delle poesie e della presentazione curata dal giornalista Giancarlo Perna saranno lette da Federica Sciandivasci che con la sua avvolgente interpretazione, accompagnerà il pubblico presente in questo viaggio dove arte e poesia si fondono per una complicità di emozioni.

Il percorso tra arte e poesia dove i versi nascono nella contemplazione delle sculture e dei dipinti rispettivamente di Alba Gonzales e Patrizia Canola, è introdotto dalla prefazione del giornalista Giancarlo Perna che in modo impeccabile ha colto in pieno il senso di questo viaggio tra immagini e versi, che rappresenta un “unicum” nel suo genere.

A riguardo queste le parole di Perna nella prefazione:

La felice particolarità di questo libro -che ne fa un unicum editoriale- è l’abbinamento di immagine e versi. Sulla pagina sinistra di chi guarda c’è la fotografia dell’opera a colori. A destra, la poesia che le è dedicata. Venti versi al massimo, brevi e meditati. Talvolta struggenti per il senso acuto del tempo che fugge. Sempre però collegati e intensamente descrittivi dell’opera raffigurata a fianco”.

Silvana Lazzarino così scrive nella parte dedicata al pensiero poetico sull’opera delle due artiste:
Con queste poesie ho cercato di fermare la bellezza insita nei lavori di Alba Gonzales e Patrizia Canola, artiste di grande spessore e raffinatezza, capaci come poche di regalare il respiro della vita con le sue ombre e le su luci, le sue fragilità e certezze”.

Da sottolineare anche la frase di un genio dell’arte Leonardo Da Vinci che l’autrice riporta in chiusura del suo testo::

“La Pittura è una poesia muta e la Poesia è una pittura cieca”.

RASSEGNA IPLAC 2018
Presentazione del libro di poesie
LA SEDUZIONE DELL’IMMMAGINE: DALL’ARTE AI VERSI POETICI.
Alba Gonzales e Patrizia Canola muse Muse ispiratrici
Edizioni CTL (CentroTipografico livornese) anno 2017
Modera Maria Rizzi,
Relatore Sandro Angelucci
Letture a cura di Federica Sciandivasci
Presso Enoteca Letteraria
Via di Quattro Fontane, 130 Roma
domenica 22 aprile 2018 ore 18.30
ingresso libero

Chi è Silvana Lazzarino?

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Quotidiano “Il Dispari”

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VIDEO:

Tg e video e interviste

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Nicola Lavieri, Uomo operoso di grande virtù

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Nicola Lavieri, Uomo operoso di grande virtù

Nicola Lavieri

Imprenditore edile, deceduto il 20 Settembre del 1943 a soli 36 anni per mano nemica, e per aver voluto, coraggiosamente, rifocillare un plotone di soldati sbandati dalle orde nemiche ed in transito alla Stazione di Grassano Scalo (MT).

Nina Lavieri: “Il mio giovane papà è morto da eroe”

Nicola Lavieri, Uomo operoso di grande virtùLa sua Impresa di costruzioni si estendeva in parecchie zone della Basilicata, sotto il nome di: Nicola Lavieri e fratelli.

La base di questa Impresa erano i magazzini e negozi di Corleto Perticara (PZ) con le segherie industriali di Policoro (Matera) ed un Ristorante Albergo di Stazione a Grassano Scalo (MT), nei pressi di uno snodo ferroviario molto importante, soprattutto durante l’ultima guerra mondiale.

Inoltre, l’Impresa di Costruzioni si estendeva anche a Pisticci (Matera) e con molti contatti di lavoro nella città di Genova, e Prato di Struppa dove Nicola Lavieri spesso si recava.

Il 20 Settembre 1943, Nicola Lavieri decise di recarsi a Grassano Scalo, dove era arrivata la merce per il Ristorante Albergo di sua proprietà pur sapendo che durante la notte del 19 Settembre i tedeschi bombardarono Grassano ed il Ponte, e la merce era stata lasciata nel letto del fiume sotto il ponte bombardato.

Con suo fratello Antonio, 8 operai ed un carro, decise di recuperare la merce perché il Ristorante, Bar ed Albergo fossero forniti di vini e cibi, in attesa di soldati italiani sbandati dalle orde nemiche ed altri che erano in transito a Grassano Scalo via treno.

Mentre si accingevano sia Nicola Lavieri sia suo fratello Antonio, insieme agli operai per caricare le botti di vino e tutta la mercanzia sul carro, nel muovere le botti ci fu una tremenda esplosione, il cerchio di una botte troncò le gambe di Nicola Lavieri, il quale morì dissanguato poiché nessuno lo soccorse.

Gli altri, invece, pare che fossero stati sbalzati lontano dall’esplosione, in modo particolare il fratello di Nicola Lavieri, Antonio, il quale rimase illeso.

Alcuni degli operai furono mortalmente feriti altri si salvarono.

Nicola Lavieri, morì di una morte atroce, aveva solo 36 anni e morire dissanguato deve essere stata una morte lenta, dolorosa e senza la speranza di un soccorso.

Soccorso che lui aveva voluto dare agli altri, rimettendoci la giovane vita e lasciando nel grande dolore la moglie e quattro bambine.

Nina Lavieri, figlia di Nicola Lavieri ha intenzione di avviare una serie di iniziative allo scopo di rendere i giusti onori alla memoria del padre.

Pertanto lei lancia un appello pubblico per coinvolgere tutte le persone, le associazioni, gli enti, le istituzioni ecc, che abbiano la buona volontà di avviare attività pubbliche utili ad onorare i civili, vittime innocenti ed eroici, della nefanda e sanguinaria seconda guerra mondiale.

L’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, iniziando con la pubblicazione di questo appello, si dichiara pronta a supportare, nei limiti delle sue disponibilità, tutti i seri progetti che vadano nella direzione di condanna per ogni tipo di conflitto armato ed abbiano come obiettivo lo sviluppo di una nuova sensibilità verso tutti coloro che, pur volendo vivere in pace, sono morti, per le volontà di pazzi e di criminali, nella difesa di ideali di fratellanz e di sussidiarietà.

Chi e Nina Lavieri?

 

Decima parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

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Decima parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Prima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite”

Quarta parte “Penne Note Matite”

Quinta parte “Penne Note Matite”

Sesta parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte “Penne Note Matite”

Nona parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Penne Note Matite – Prima di copertina

Penne Note Matite testo completo dell'Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite –  Quarta di copertina posteriore

Penne Note Matite –  Copertina completa

Pag. 152-153

Bruno Mancini
Per Aurora volume terzo
LA SESTA FIRMA
Capitolo quinto

Giunse.
La telefonata con la quale Gilda accettava l’invito che le avevo scritto sul biglietto lasciato la sera prima alla cassa del bar, mi sembrò più un atto di cortesia che foriera di felici aspettative:

Disturbo? Sono Gilda.

Vado a prendere il pupo all’asilo, poi potremmo incontrarci alle giostre.
Alle cinque all’angolo della posta, va bene
Alle… Gilda… sì, sì va bene, benissimo..
Tu tu tu tu
La meraviglia per la rapidità con la quale mi aveva contattato, lo stupore per la docilità del suo seguire il mio desiderio senza porre domande, la scelta di andare in un luogo affollato dando adito a pettegolezzi, tutto ciò ed altro ancora, furono motivi che mi convinsero a credere che Gilda non aveva capito la ragione vera del mio invito.

Avvaloravo l’ipotesi che lei non aveva potuto comprendere le mie intenzioni in quanto non ero stato sufficientemente esplicito.

Esplicito?
Ammiccante.

Il Dottò vuole passare un po’ di tempo in giro prima di tornare nel castello della sua libertà.”, forse aveva pensato così.
Se il Dottò avesse una intenzione segreta non avrebbe scritto un biglietto, né tanto meno lo avrebbe consegnato aperto alla cassiera, dandole l’opportunità di leggerlo.
Uno che cerca un’amicizia più intima con una donna, non le chiede di uscire con il bambino.”
Sarà in partenza per altri mille anni e vuole rinverdire ricordi passati.”

Aveva ragione.
Tre, quattro, mille ragioni.

Decenni di raziocinanti eccessi, avevano inaridito finanche ogni mio elementare presupposto di comunicabilità.
Bravo!
Avevo speso gran parte della vita nella peggiore maniera.
Solo.
Solo, da solo.
Solo, da solo, senza essere solo.
Alla telefonata di Gilda seguì lo sferragliante rumore del chiavistello divenuto rugginoso per essere rimasto a lungo inutilizzato.
Geltrude, entrando con la cautela e la discrezione di chi non deve disturbare:

Dotto’ già sveglio?
Come mai?
State bene
Sì. Tutto a posto.
Tu sei mai stata sola?»

«Dotto’ per stare soli, bisogna essere soli. Io non sono mai stata niente, figuriamoci se mi potevo permettere il lusso di essere sola.
Stare sola?
La solitudine!
Voi ve la potete permettere.
Io no

.-«Ho impegnato un secolo per decidermi a fare il primo passo.
Senza ribellarmi ho lasciato che la nostra amicizia giovanile, il nostro affetto, la reciproca irriducibile attrazione che ci dominava, scadessero in un algido rapporto tra il “Dottò” e la padrona dell’American bar.

Pag. 154-155

Bruno Mancini

Ho visto il tuo ed il mio amore, come su quella giostra, girare girare girare fino a perdere il senso dell’equilibrio, e non ho porto loro una mano a sostegno.
Devo recuperare non solo il tempo perduto, ma soprattutto il coraggio di esistere.
Sposiamoci domani.
Tu sai quanto ti amo

Così le avevo detto nel luna park aspettando che Isidoro terminasse un giro sul trenino.

Mamma mamma, è bellissimo, ci sono gli indiani e Manitù
Vuoi fare un altro giro?
Vai. Dai il gettone all’uomo con la divisa rossa. Vai

Gilda non mi aveva chiesto dove ci saremmo sposati o dove avremmo vissuto, né chi sarebbero stati i testimoni, nessuna domanda relativa al ristorante, al viaggio di nozze, alle foto, agli invitati, bomboniere, addobbi floreali, limousine, paggi paggetti, velo velette, musica cori coretti anelli… catene.
Nulla.
Gilda aveva iniziato dicendo:

Va bene…», poi aveva atteso che il pupo fosse lontano, ed allora, guardandomi negli occhi:
E lui?»
Sarà mio figlio.»…

Pag. 156-157

Bruno Mancini
Come i cinesi volume secondo
IL NODO

Capisti che per me non c’era ritorno, una ipotesi, unica: farlo o dimenticarti.
Ti alzasti, rallentando i battiti, dalle mie ginocchia, farfalla, e come una schiava, lasciasti scivolare l’esile gonna giù, alle caviglie.
– «Escludi anche che “tu” possa rappresentare il tragitto (un doppio binario) di una natura non definita?»
Io non risposi.

Avevo il sesso sulle labbra;

e mani stringevano i glutei che avevo imparato a desiderare in prospettive di specchi, nei tocchi discreti di creme spalmate con cura, e negli sguardi appiccicosi dei passanti, forse mi era vicino il suo ieri, o il suo domani, forse mi invadeva la carne per come era stata o forse per come era.

Di botto tutte le luci dell’isola si spensero.

Nella più fitta oscurità l’allarme di un negozio sostituì le melodie ormai prive di senso.
Mi rividi scrivere, in altre circostanze e con altre presenze, che “gli amori sono tutti uguali, come i cinesi, ma che ciascuno riconosce il proprio per minimi dettagli, come i cinesi.

Pirata infine sazio di spericolate avventure, ammisi, in un ennesimo soliloquio, che la sessualità è uguale per tutti: come i cinesi, ciascuno però riconosce la propria per minimi dettagli, come i cinesi

Smisi la lotta, definitivamente certo di essere la mia femminilità ed il mio maschio, che io sono”‘lei” “tu” “Silvia”, un uomo una volta donna, una donna una volta uomo, perché per me non c’è definizione, io sono poliforme maschio e femmina, a volte disgiunti, a volte intricati e avviluppati in un groviglio di impossibili intrecci, stretti in un nodo di complicità inestricabili, in un nodo, un nodo indissolubile nonostante
tutti gli sforzi di auto-gestione e tutte le arti di persuasione e tutti i limiti ed i condizionamenti e tutto l’amore di un’altra donna o di un altro uomo.

Come dire nonostante il mondo.

Dove tutto resta, lasciando impronte evidenti, io passo muovendomi nel vuoto.
Io sono l’Anima e il Cervello e so lo sbaglio di chi pensa di averne uno proprio, disponibile e muto, io non appartengo, io sono.

La scoperta del piacere di accarezzare il seno più liscio delle gambe, più rosso dei capelli, più tenero del mio tormento,

divenne ansia di più profonde sensazioni, e già le labbra si aprivano ardenti e le sentivo stimolate da carezze di piuma, e già toccavo l’interno delle cosce, più su, più giù, più su dopo ogni stasi, più su in modo spregiudicato; e poi già l’ansia e la smania col respiro in affanno con il sangue in tempesta con la vita in un soffio, si mutarono in galoppante allucinazione mentre toccavo il mio sesso con voluttà sconosciuta, ossessiva puttana pazza, a gambe aperte –la star di un film a luci rosse- nella notte più stellata di prima e più di prima illuminata dalla luna.

Nel fresco frizzante dell’alba imminente il caldo della mano non concedeva sospiri.

S’avvicinava nel buio un’ambulanza.

E venni con urlo di sirena.
Più che mai sol…

Pag. 158-159

FINE

INDICE
Dedica 3
Introduzione 5
Premio “Otto milioni – 2017” 9
Liga Sarah Lapinska 22
Dall’Italia alla Lettonia 23
Sezione affidata a Liga Sarah Lapinska 38
Recensione vincitrice premio giornalismo “Otto milioni”
83
Paola Occhi – Sede Mirandola 59
Angela Maria Tiberi 64
Sezione affidata ad Angela Maria Tiberi 68
Sezione affidata a DILABLIDA 77
Sezione dedicata ad Artisti collaboratori DILA 85
Sezione affidata a Silvana Lazzarino 109
Roberta Panizza 120
Bruno Mancini 131

Pag. 160

Progetti culturali ideati da Bruno Mancini

con la Direzione Artistica di Roberta Panizza

“... per far riconquistare all’Arte in generale ed alla Poesia in particolare il palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana”

Settembre 2017

Associazione culturale
“Da Ischia L’Arte – DILA”

www.emmegiischia.com
emmegiischia@gmail.com

Copertine realizzate da Bruno Mancini con immagini pittoriche di Milena Petrarca e di Liga Sarah

ISBN 978-0-244-35211-0

Nona parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

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Nona parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Prima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite”

Quarta parte “Penne Note Matite”

Quinta parte “Penne Note Matite”

Sesta parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte “Penne Note Matite”

Nona parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite”

Nona parte "Penne Note Matite" - Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite – Prima di copertina

Penne Note Matite testo completo dell'Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite –  Quarta di copertina posteriore

Penne Note Matite –  Copertina completa

Pag. 136-137

Bruno Mancini
Fui tuo, silenzio,

Lo so, fui tuo, silenzio,
in mille notti d’alba
là dove
incerta
soligna
smaniosa
intensa
l’eutanasia propone ancora un dopo.

Fosse soltanto vita,
coraggio di mai dette bestemmie
qui mentre
la sento
l’invoglio
l’invidio
la temo,
la debolezza che m’impedisce il dopo!

Il verso non ha tempo d’aspettare
finisce all’alba se finisce l’alba.

Bruno Mancini
Parla creatura

Parla creatura
nel segno del delirio
invoca l’ora
spingimi forte
e taci.

Calare in sospiro frenato
Calare in rimossa esistenza
Calare lucida coltre
sul grembo assorto.

Urla viziata fronte.

Pag. 138-139

Bruno Mancini
Parlo di te

Parlo di te
con me
nella semplicità di un riposo
sull’acqua
parlo di te
nella sincerità di una solitudine
con me
sull’acqua.

Parla di te
con me
un filo d’erba
sull’acqua
l’immagine di un’isola
sul mare
nella sincerità di un riposo
parla di te
a me
nella semplicità di una solitudine
sull’acqua
il volo di un volo di gabbiani.

Bruno Mancini
Anche è stata una scure

Anche è stata una scure
sul pendio
il nostro rotolare avvinti
per erbe.
Così furono notti
scavate nei giorni.
E se c’era una bocca
era mossa su un seno:
calice lungo
cola aroma
con un sottile scorrere.
Sulle pietre
sulla carne.
Mani cieche veloci
e la terra nelle dita
e ogni volta più acuto l’affanno.
Notti intere
scavate nei giorni.

Pag. 140-141

Bruno Mancini
Ceri nel buio di una notte

Ceri nel buio di una notte
oltre desiderate vane trasparenze.
Desiderate notti
quando solo si sentiva muovere
senza posa, incantata,
una mano su un cuore
– ed era niente finanche l’eterno –
e l’addolciva e lo spaccava
fiore di neve su azzurro.

Stelle sul mio cammino,
e una scala mostrava e velava,
e tu, che pure velavi.

Ceri nel chiuso di una stanza,
alti sopra disumana speranza.

Speranza di ritorno
solitario a carpire volo d’affetto,
veloce abbaglio
che la mente perdona.

E chiuderò nell’ossessione incerta.

Bruno Mancini
Sono già colmo,

Sono già colmo di balzani presagi,
ora che il timpano auricolare destro
assorbe a malapena il caos
il caos di motori arrugginiti,
la feccia di pagliacci umani,
la polvere del nulla.

Schierando eventi di memorie,
listelli a forma di scacchiera,
il padiglione sinistro
sinistro reticola notizie drogate
– sarà la prima volta che…-
– che prima volta, l’ultima -.

Ho tempo ancora per ricomporre
mosaico dal centro al nulla
zigrinando in fuochi a spirale
spirale verso infiniti agganci alla follia,
nel mi bemolle minore
per un bel sogno che non dura sempre.

Pag. 142-143

Bruno Mancini

La decisione di raggruppare nella sezione che segue alcune delle poesie e dei brani di racconti maggiormente infusi di erotismo che ho pubblicato negli ultimi decenni, l’ho presa nella prospettiva di far assurgere tale forma di scrittura ad una posizione di pari visibilità e dignità con tutte le altre che da sempre sono fulcri delle pagine delle nostre antologie.

Pubblicando questo florilegio sul tema specifico dell’eros, desidero certamente proporre atmosfere di seduzioni e sensuali sensazioni, mentre mi corre l’obbligo di precisare che lo sviluppo dei testi è stato realizzato in un arco di tempo pluridecennale, rendendo quindi opportuno giustificare la loro qui presente tanto evidente asincronia tenendo in considerazione le differenti situazioni dei contesti nei quali ciascun testo è stato scritto.

Infatti, hanno contribuito alla formazione di questo florilegio libri come “La sagra del peccato”, “Per Aurora”, “Erotismo, sì!”, “Come i cinesi”, pur avendo ben poco in comune tra di loro sia a livello di contenuti emotivi si a livello di forma letteraria.

Grazie per l’attenzione e buona lettura!

Bruno Mancini
Ora conosco

Violenze,
i tempi dei tuoi orgasmi,
le dolcezze attese dai tuoi seni,
struscianti tra le seggiole mai vuote,
in ordine, allineate,
alle pareti sdrucciolevoli del tuo cervello.

Nevrosi e stasi,
gli squilli e le grancasse,
le mai abbastanza maledette prudenze.

Il finto o vero pizzo nero
scomposto
allucinato
tutte le volte che un altro
più di me
ti ha roso il cuore
violato l’anima
trafitta
la tenerezza del tuo incantesimo,
neppure osando avvicinare
l’estrema solitudine del tuo amare.

Conosco i cori ingordi nell’attimo
– d’amore è inutile –
ancora tormento,
e non mi manca forte tentazione
– delle tue scelte è un limite –
di fuga verso umane debolezze,
che poggio tra rigide piastre,
mai esauste
costanti
ottuse.

Se fuggi o se ritorni,
segno indelebile il tuo,
ha scardinato
– oggi come ieri –,
la persuasione immobile del mio dominio sul sigillo.

Il nuovo mondo non cerca trionfi
ma libera certezze.

Se ammetto un brindisi alla complicità,
non sono ubriaco né sono matto.

Pag. 144-145

Erotismo, sì!

Bruno Mancini
Il brivido più lungo

Ti vedo seduta ogni giorno.
Una mano gingilla tra i riccioli
accarezzandoti la gola.
Il cavalletto attende le curve le tinte le forme.
A volte una coda di auto rallenta il percorso del bus.
Ed io ti guardo fremere per un attimo più lungo.

Ti voglio sdraiata una notte.
Una mano gingilla sul mio petto
accarezzandomi innocente.
Il calice attende le bollicine dello sballo.
A volte un sorriso ferma del tutto il tempo,
ed io ti guardo nuda, prima del brindisi più lungo.

Tunnel dietro la curva.
Un attimo e tu già mostri
avvinto il prima con il dopo.
Il buio mescolerà per noi il sogno e la realtà.
A volte, stavolta, vincente è la passione,
e tu m’inviterai al brivido più lungo.

Bruno Mancini
Essere donna non basta

Essere donna non le dà pace
quando è la strada che attizza
il suo “per ora”
nembo che sbuca e offusca
tra filiformi steli di ginestre apparsi,
arditi nel lembo in basso
del suo torrione sulla rocca.

E lei vorrebbe fiato caldo tra la guancia e il collo,
mani indecenti a superare ostacoli
dalle ginocchia
al breve tratto dove concentra osceni paradisi,
osceno e paradiso.
Il ruvido pigiare sul suo perduto senso del reale.

Enfasi immacolata
sbaraglia il trucido bivacco,
ma lei non gode.

Pag. 146-147

Bruno Mancini
Per Aurora volume primo
VASCO E MEDEA
Capitolo tredicesimo

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film… con arte e per vendetta.

Bruno Mancini
Per Aurora volume primo
L’APPUNTAMENTO
Capitolo ottavo

Sapevo che per lui la sorpresa nel vederla giungere non sarebbe stata giustificata dal tempo trascorso: la vecchia promessa era scandita da un’ora precisa, unica, irripetibile, tiranna.
Neanche la puntualità gli consentiva spazi di titubanti perplessità.

Pag. 148-149

Aspetti, entrambi, più volte valutati e considerati assolutamente affidabili.

Ma sono sicuro?
Con la più semplice delle metamorfosi, Ella, le gambe accavallate, seguita e quasi spinta da un fascio di luci caleidoscopiche, si pose accovacciata tra i filati afgani che in parte schermavano ed in parte modellavano l’angolo del piano bar.

Come una bambolina americana a gesti lenti e sicuri tolse le scarpe dai tacchi enormi e puntuti, ma nessuno badò al colore rosa pastello delle dita e neppure alle unghie laccate con smalti dai toni sgargianti indefinibili.

Poggiando le braccia lungo i fianchi sfilò la camicia di taglio maschile e seta trasparente che aveva, di poco, celato capezzoli ora chiarissimi, scoppiettanti sopra due ampolle rotonde, vicine, forse morbide, ed a
tutti sfuggì un gesto traditore dell’applauso che l’eccitazione stava proponendo.

Quando con seducente malizia

da bambolina americana in costumino a stelle e strisce infine calò gli slip lasciando schizzare peluzzi biondi acconciati in bello ordine, il tatuaggio della tigre assassina fermò l’immagine, consentendo alla chioma attorcigliata in grappoli di nodi biondi lo snocciolarsi fino a coprire, come sipario, l’ultima scena.

Ella, la musa tentatrice, sculettava voluttuosamente.

Per qualche minuto.
Poi, di colpo, come folgorata, bloccato l’ondeggiare degli anelli inchiavardati sulla punta dei capezzoli, lasciò aperte le cosce modellate simili a colonne di burro da creme e massaggi, morbide chiare, tonde, lucenti.

Come incantata, mosse solo la parte interna degli occhi verdi – azzurri – neri – chiari – in direzione della spada di luce proveniente dalla porta in fondo alla sala che, finalmente, la donna dalle mani ambrate, lei, la parte femminile del nostro umano, l’anima che lui attendeva con un fiore di ginestra all’occhiello del bavero, lei, fuggendo con un ventaglio di seta giapponese a colori sgargianti e stecche di bambù, il busto eretto infisso nelle lame del vestito, apriva con entrambe le braccia alzate…

Bruno Mancini
Per Aurora volume primo
L’APPUNTAMENTO
Capitolo decimo

Lei:Ricordo un giardino, rinchiuso in un muro di cinta sgangherato, di pietre pomici e laviche sgraziate, bitorzolute, coperte da muschi ed erbe selvatiche, grigiastre; alto oltre la mia testa, se anche fossi salita su uno dei massi sporgenti posti alla base.
Ricordo le gabbie dei conigli, sovrapposte, con mangiatoie formate da intrecci di fili di ferro arrugginiti; i conigli, maschi da una parte, femmine da un’altra e i piccoli, selezionati per grandezza, collocati in gabbie differenti.
Tutti i pomeriggi fungevo da vivandiera, passando sotto l’albero di limone, intorno al pozzo con al centro il secchio pieno d’acqua, giù per i quattro scalini

Pag. 150-151

fino all’angolo del muro pietroso posto di sghembo a seguire il confine con la boscaglia di castagni e di querce della collina immediatamente sovrastante.
Ricordo che giunta appena oltre la grande pietra sporgente sulla quale poggiava lo spigolo della parete, mi sembrava che il bosco coprisse ogni altra prospettiva, e divenisse, in pochi passi, ingombrante, avvolgente, incatenante…
… però i conigli erano lì, e quel giorno c’era pure lui.
Ma forse è stato un sogno
Lui:Quand’ero piccolo andavo in bicicletta…»

Lei: –«Era così bello toccare le sue braccia muscolose, alzava un secchio d’acqua con un dito; così misteriose le sue parole, più soffio che altro sul mio collo, e quando andavo via mi dava sempre un bacio, e mi stringeva forte sul petto.
Quel giorno aveva una camicia rossa ed una birra in mano.
Io avevo un graffio sul ginocchio.
Ma forse è stato un sogno.»
Lui: –«… e non sapevo andarci… »

Lei:Gli mostrai il graffio.
Lui lo coprì con la grande mano per un attimo, poi prese a coccolarlo con le dita che formavano sentieri di brividi sulla mia pelle, nel nuovo gioco di un morbido girotondo tra le crepe ed i cespugli, le grotte ed i ruscelli della mia intimità.

Fu quando disse che mi voleva bene, lo disse, ne sono sicura, quando quella voce e quelle parole giunsero alla mia mente, fu allora che io gli gettai le braccia al collo così forte da farlo rotolare fino alla piccola zolla di prato nascosta tra due alti cespugli di mirtillo.
Sopra di me.

Poi, mentre mi accarezzava la bocca, sentii dolore lì. Giù. Qui giù

Lui: –«… perché i pedalini mi scivolavano… »

Lei:Ma forse fu dopo il frugare con la mano scivolosa, tremante, tra i bordi allentati delle mie mutandine.
Io non sapevo niente di inganni e di violenze, io non sapevo niente, lo giuro, di Russi e di Ungheresi in lotta tra libertà ed oppressione, io non piangevo, quel giorno, per loro
Lui:… e cascavo e qualcuno mi raccattava.»

Bruno Mancini
Come i cinesi volume primo
IL LIBRO DI SONIA
Capitolo ottavo

In diretta dal vagone ferroviario XY Nord – Sud: Sonia mi libera, inginocchiata, dalle guaine.
Mi porge le labbra -di rosso carnale-, mi sfiora i testicoli – si libera i seni-, mi abbraccia -a due mani-, mi guarda -sorride-, mi bacia -mi bacia!-, mi bacia -mi bacia!-, la lingua -abbassa gli slip-, guardate! -tra i cespugli ginestre-, guardatevi! -il mare-, mi punta sul fiore sul sesso nel sesso nel corpo -tutto- senza storia.

E inizio il rito.

E tu partecipi.

Accarezzare attraverso uno sguardo le forme di Sonia

e sentirle fremere al pensiero che scelgo te a simbolo, e curare i particolari di una seduzione tanto subdola nella gestualità quanto attesa, sfacciata nei contenuti perché voluta tale e pure agghiacciante, appiccicosa, paralizzante, e percepire, nel folle autocontrollo del camaleonte che attende, il brivido appagante di un do-re-mi-fa sempre più acuto nell’inno alla catarsi, esaspera, di contro, il malessere invadente per non volerti lasciare a Gino per sempre, e di impedire quindi che, tu, possa sopportare anche il vostro lento declino.

E Sonia mugola, ansima, per tormentosa sofferenza, non solo per incontrollato abbandono.

E Gino… Gino aspetta che tutto sia finito per prendervi: le mani nei
capelli, il fiato sul collo, schiena contro petto, silenzio, il gusto di un
odore, le trame di un riflesso, un fumo di sigaretta.
Ci sei?»
Ci sono!»

Quarta parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

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Quarta parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Prima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite”

Quarta parte “Penne Note Matite”

Quinta parte “Penne Note Matite”

Sesta parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte “Penne Note Matite”

Nona parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite”

Quarta parte "Penne Note Matite" -  Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite – Prima di copertina

Penne Note Matite testo completo dell'Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite –  Quarta di copertina posteriore

Penne Note Matite –  Copertina completa

Pag. 52-53

Nadeem Ansari
Liga Sarah Lapinska
Sebastiano Grasso

Liga Sarah Lapinska
Recensione vincitrice del premio di giornalismo “Otto milioni”

Ischia nostalgia

Ho conosciuto il poeta scrittore, appassionato di cultura, e pescatore Bruno Mancini nel web già tanto tempo fa, quasi per caso.
Insieme con una mia lettera gli ho inviato la mia poesia:

La tua canzonetta, cantata mille volte,
in mille violini, in mille venti.
Ho cercato le note negli archivi,
intanto, ancora, mentre
i tigli nella pioggia,
i fuochi nella nebbia
cantavano, cantavano, logoravano, logoravano
la melodia perduta.
Sembrava, non la dimenticherò
mai mai mai,
proprio sangue fluente tra i mie tendini.
Le note non ho più cercato nella stampa sui fogli,
nelle righe sulle mie mani,
tra gli arcani dei venti nell’arte visuale dei cieli,
Intanto, ancora, mentre
da sopra, violenti,
infuriati i primi silenzi,
in attimi mai più,
stracciavano note dimenticate
sempre sempre sempre
coprendo il dolce suono della tua canzonetta.

Appena letto questa poesia, Bruno mi ha invitato a partecipare nel suo (insieme con i suoi amici migliori) progetto culturale non-commerciale.
Nei suoi programmi, ogni anno vengono pubblicate antologie (nelle quali ci sono poesie, riproduzioni di quadri ed opere realizzate con altri stili dell’arte visuale, recensioni di altri libri), hanno luogo mostre, vengono intervisti artisti e sostenitori, registrate canzoni, organizzati

Pag. 54-55

eventi veramente diversi, sia in biblioteche, sia nelle strade di notte,
ballando con i fuochi, per il piacere dei bambini, e tanto altro ancora.
La Città di Ischia si trova sull’isola chiamata Ischia, non distante da Napoli. Dall’isola d’Ischia, quando il tempo è chiaro, si può vedere sia Capri, sia Ventotene.

Nel nostro sito LENOIS (acronimo di LE NOstre Isole), basato su Fabebook, si sono iscritte circa 30.000 persone.

Non tutti sono artisti. Non tutti sono entusiasti dell’arte.

L’obiettivo dei veri entusiasti di LENOIS è unire gente diversa, capace non solo di vedere, ma anche di guardare, capace non solo di sentire, ma anche di ascoltare.

Le migliaia di articoli pubblicati su LENOIS e nei libri si possono leggere solo in italiano perché, per ora, mancano traduttori di buona volontà per divulgare le nostre idee in lingue diversi nel mondo.

Il nostro progetto LENOIS, come lo sono, di solito, i progetti non commerciali e le personalità di coloro che non hanno come scopo essenziale il guadagno (anche se loro, certo, vogliono guadagnare e sanno benissimo come investire il denaro) ha subito tante metamorfosi.

Il nostro sito LENOIS a volte è stato bloccato. Gli hacker hanno inserito informazioni false con “scherzi’ crudeli, deridendo le opere, di altri e di tutto il gruppo, che loro stessi non sono in grado di capire.

Ci sono individui, che preferiscono costruire, ma ci sono altri che provano gioia enorme nel distruggere le opere e gli entusiasmi altrui, sfruttando, quasi fosse un dono della natura, la fiducia ricevuta dai compagni, dagli sponsor, e dagli altri artisti.

Distruggere il rispetto per l’arte o il pensiero di un altro, e ancora, e di nuovo, contro coloro i quali essi non sono in grado di capire.

Solo all’inizio sembra che distruggere sia più facile che non approfondire gli argomenti.

Quando al posto di un albero tagliato ne viene seminato un altro, quello cresce molto lentamente.

Se qualcuno si sente ingannato e sta perdendo la speranza, allora, se è abbastanza forte, e gli sono di nuovo vicini gli amici empatici e capaci di credere in lui fermamente quasi dicendo “Siamo con te!”, può accadere che in lui la speranza non rinasca più, e lui, seppure più valente e più sincero, diventi cinico e scettico come lo sono gli altri scettici e cinici che poi, comunque, cercano, seguendo la loro
subcoscienza, smarriti il bambino che era in lui.

Cercano ancora altri entusiasmi.

Perciò la civiltà, parlando senza pathos, non continuerà senza gli artisti, gli scienziati, i medici, gli eroi veri, ossia, senza l’amore vero.

Amore per il proprio lavoro affinché ciò che si è creato possa continuare a vivere. E sempre esistono tanti individui con due facce, come c’insegnano le idee degli egiziani antichi e Kabbala, e le mie visioni dualistiche di chi talvolta costruisce e talvolta distrugge.

Costruiscono e distruggono talvolta unendosi a persone piene di entusiasmi, sfruttando la loro spiritualità per poi renderle vittime, talvolta in combutta con gente completamente cinica.

Nell’anno 2009, ad Ischia, particolarmente grazie a Roberta Panizza e Bruno Mancini, è stata pubblicata l’antologia “Ischia, un isola di poesia” nella quale si possono leggere le mie poesie in lingue italiana e lettone, e vedere i miei disegni.

Gradualmente, abbiamo implicato nei nostri progetti anche tanti altri autori. Io, prima quelli della Lettonia, e poi anche di altri Paesi.

Come Bruno, pure io penso che l’antologia e il concorso legato ad essa, adesso disponibile non solo per i poeti e per gli artisti visuali, ma anche per musicisti, si svilupperà, come sempre, in un più ampio progetto internazionale.

Vogliamo, e non credo che resterà solo un sogno, costruire tante collaborazioni, gemellaggi tra le città, reali e vive, non solo formali e non solo digitali.

Nel progetto abbiamo invitato tanti rappresentanti lettoni, sia poeti, sia pittori, sia ceramisti, e adesso anche scultori e musicisti.

Tante volte nella vita del nostro sito LENOIS sono accaduti attimi tristi, come sempre quando contro quelli di buona volontà lottano i cinici senza ragione e scopo.

Però, lo sviluppo di LENOIS testimonia che i cinici non sono nemmeno così tanti, comunque spesso sono hiper-attivi, mentre, purtroppo, alcuni di quelli di buona volontà, e spesso quelli con due facce, mancano di un valore tra i più fondamentali: il coraggio.

Pag. 56-57

Alcuni perdono il loro entusiasmo se, per esempio, la loro poesia non viene premiata, e l’invidia di base supera tutte le loro buone intenzioni.
Invece, altri diventano di nuovo entusiasti, fissando, che il dato progetto ha un evidente successo.

Proprio come quelli che tradiscono un amico quasi dimenticato.

Un amico di nuovo guarito o che ha superato problemi legali, un amico uscito dalla povertà o da altri simili problemi, verso il quale, ovviamente, vale la pena di sorridere di nuovo e di offrirgli ancora una volta la propria eterna amicizia.

Ce ne sono tanti, ma ce ne saranno sempre tantissimi che investiranno in un progetto più cuore e più energia proprio quando un progetto importante viene minacciato, quando è bloccato dagli hacker, quando le risa degli scettici e i mormorii degli invidiosi fanno il loro sporco lavoro capace di far perdere la convinzione a chi non è fortemente determinato.

Questo valore si chiama semplicemente: sincerità.

Non dico di essere sinceri verso qualsiasi progetto o verso qualsiasi persona, ma essere sinceri quando il progetto è sotto minaccia.

Lo sviluppo desiderato dipenderà dalla sincerità e dalla fiducia, dal coraggio e dall’amore, e la sua forza verrà da quelli, che, se sarà necessario, lavoreranno gratis come Bruno.

Bruno una volta mi ha detto:

Quello che diamo gratis agli altri, spesso non viene apprezzato.
Ci sono persone che capiscono il valore solo delle cose comprate con tanti soldi, non importa se si tratti di un prodotto pseudo artistico, di pseudo amore o di pseudo sincerità.”

Noi non neghiamo il guadagno e non siamo eremiti.

Anzi, siamo capaci di amare la vita e sappiamo non cercarla solo nei libri, che sono un riflesso, una variazione del mondo e della vita.

Noi non crediamo ad un mondo in cui tutto è denaro trasferito da una tasca ad un’altra, non lasciando quasi spazio per la luce del sole.

Ecco, questa e la forza fondamentale del nostro progetto e, nello stesso tempo, anche il rischio più serio.
Il rischio non solo di non essere apprezzati ogni volta che siamo pronti ad elargire gratis o forse in cambio di un riconoscimento simbolico.

Coloro che hanno possibilità economiche possono investire in questo progetto con la massima tranquillità, perché le garanzie più importanti sono i tanti entusiasti che non lasceranno il progetto neppure in tempo di crisi, che non dimenticheranno l’amico, uomo, animale, o anche solo
una rosa, seppure fosse già morta.

Coloro che non hanno la possibilità di far conoscere ad altri le proprie opere artistiche, il proprio “io e noi” attraverso i progetti commerciali, vengono invitati e sono benvenuti se decidono di parteciparsi qui, se la loro arte è sincera e non è ipocrita.

Tutti insieme: artisti attualmente famosi, debuttanti, troppo sicuri e troppo timidi.

Purtroppo, tanti sono troppo timidi e scrivono, e dipingono qualcosa nascondendolo in angoli silenziosi.

Hanno le idee chiare, ma hanno anche il pudore di non diventare importuni.
Quindi, nel dubbio di se stessi, loro cominciano a dubitare dei talenti degli altri.

Sentenze banali?
Del tipo che ha un senso solo quello che facciamo con tutto il cuore.
Del tipo che il fondamento artistico è nell’amore, nella sincerità e nel coraggio. Ma così è dovunque! Mai dire mai. Siamo tutti legati.
La bellezza e la creatività, insieme alla forza d’animo, sono le leve per salvare il mondo, parlando, di nuovo, senza tensione emotiva.

Finalmente nell’anno 2014, come vincitrice del Premio con la mia poesia “Io, l’ultima donna ingenua”, ho avuto la possibilità di visitare Ischia e incontrarmi con gli amici, alcuni dei quelli avevo già conosciuti nello spazio digitale: Bruno Mancini, Nunzia Zambardi, Enrico Buono, Gino Iorio, Lino Buono, Antonio di Nauta, Guerino Cigliano, Vincenzo Savarese, Katia Massaro, Maria Luisa Neri, Antonio Scarfone ed altri.

Lì, al Sud, la gente canta a piena voce per strada e non vengono considerati imbecilli.

Non ci sono posti strani dove, come più normali, vengono valutati quelli che bestemmiano per strada.

Una nobile donna, Maria Grazia Casola, davvero eccellente, che ha una villa situata vicino al porto nel quale, ritornando tardi dai numerosi eventi, ammiravo sempre splendide nel buio, bianche, piccole navi, lascia la porta aperta con le chiavi nella toppa.

Pag. 58-59

Poliziotti gentili mi hanno aiutata quando, scambiando gli indirizzi e diretta verso l’Hotel Parco Verde dove mi aspettava ancora un evento, ho rischiato di danneggiare il portone di un’altra casa simile alla villa dove alloggiavo.
Immigrati, con le teche collocate sui loro colli magri, vendono souvenir e, insieme al sorriso, regalano una collana di coralli.
Ho portato in Lettonia un loro souvenir, insieme ad una conchiglia.

I cani, abbandonati dai loro proprietari, ben nutriti, un po’ corpulenti, dormano tranquilli e comodi, attraverso tutto il marciapiede, e non hanno paura che qualcuno possa calpestare l’estremità della loro coda, o anche scalciarli con le gambe mentre sono addormentati.

Non si può calpestare una coda o un vaso di fiori.

Sì accadde tutto, ma dobbiamo essere premurosi con gli altri fino alla coda, con la speranza, con l’energia creativa e con la bellezza verso noi stessi e verso gli altri.

La forza è anche fragilità.

Il mio amico Bruno scrive:

“Un sorriso di mare smeraldo
un profumo di ortensia maculata
lo scampanare di turisti pascolanti
lo sciacquio di granita biancastri,

TEMPO,

la sposa non mi chiede altro

i miei ingorghi pazienteranno ancora
tra un’onda senza fine al tramonto
nel poggio di agrumi e di ninfee.

Non rubate la mia vita,
prendete i sogni.

Dalla raccolta poetica di Bruno Mancini “Non rubate la mia vita”
http://www.lulu.com/product/a-copertina-morbida/non-rubate-la-mia-vita/3521454?

http://www.lulu.com/shop/bruno-mancini/non-rubate-la-mia-vita/paperback/product-3521454.html

Liga Sarah Lapinska

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Paola Occhi

Presidente della Sede operativa di Mirandola per conto dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”
Presidente Nazionale Cantanti lirici
Ambasciatrice della Pace DILA per l’Emilia Romagna e la Basilicata.

Pag. 60-61

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ASSOCIAZIONE CULTURALE “DA ISCHIA L’ARTE – DILA”
Paola Occhi

Presidente della Sede Operativa di Mirandola
Presenta il progetto

Benessere & Natura

L’urbanizzazione e il lavoro frenetico offuscano il vero bisogno di conoscenza dei luoghi che ci circondano.
Riappropriamoci della natura per curare il nostro benessere.
La tua avventura può iniziare da questo momento.
INFO: Paola Occhi
Via Montegrappa, 7 – 41037 Mirandola (MO)
Contatto e-mail info@nazionalecantantilirici.it
Telefono 3313175886

Pag. 62-63

Pubblicità

ASSOCIAZIONE CULTURALE “DA ISCHIA L’ARTE – DILA”
Paola Occhi
Presidente Nazionale Cantanti Lirici
Presenta il progetto

Ama Madre Terra

Il progetto parte dalla conoscenza delle Api, perché è da loro che dipende l’equilibrio del nostro ecosistema.
Si tuffano nei fiori pieni di nettare.
Portano la vita, il polline ai fiori, permettendo alle piante di riprodursi, rinforzarsi, vivere.
Miele, Propoli, Polline, Pappa Reale, i prodotti delle Api sono fondamentali per il nostro benessere.
Il ritorno alla Terra è indispensabile per educare alla natura e raggiungere l’armonia che abbiamo perduto. Oggi le Api stanno scomparendo, minacciate dal “progresso” dell’uomo.
Salvare le Api è un obiettivo vitale per il presente e il futuro di tutti.

INFO: Paola Occhi
Via Montegrappa, 7 – 41037 Mirandola (MO)
Contatto e-mail info@nazionalecantantilirici.it
Telefono 3313175886

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cure 2 children onlus
www.cure2children.it

 

Pag. 64-65

La poetica di Angela Maria Tiberi non è consigliata a tutti coloro che abbiano freddo il cuore e scarso il senso dell’Amore.
Non riuscendo a farla propria, potrebbero ritenere, scioccamente, che si tratti di utopistiche trasposizioni in versi di ideali obsoleti, senza capire che i veri “vecchi” sono solo coloro che non sanno più credere all’amore.

A chi volesse verificare e approfondire questa nostra, necessariamente succinta presentazione delle note
artistiche di Angela Maria Tiberi, consigliamo la lettura del suo ultimo libro “Gioco d’amore a Sermoneta”, dal quale riceverà certamente sensazioni di serenità, pace e amore.
Bruno Mancini

Angela Maria Tiberi
Pianoforte nero

Ricordi tristi e dolorosi
ritornano nella mia mente.
Vedo due bambini ad ascoltare
la melodia del piano nero,
suonata dal loro giovane padre.
Quanta armonia e sintonia c’erano nell’aria di festa.
Sembrava che il tempo si fosse fermato
per fare l’inchino a questo bel quadretto familiare.
Giorni felici e spensierati, mai si pensava alla morte
che con la sua trappola era pronta ad adescare
la felicità di due cuori amanti in un solo istante.
Amore mio, te ne andasti in silenzio senza un lamento,
non ricevesti il nostro bacio di addio.
Quanta malinconia sento nel mio cuore
a causa di questo mondo avido,
senza amore ed incomprensibile per noi mortali.
Io aspetto ancora te con i miei capelli grigi e con le rughe
che segnano il mio viso rigato dal pianto.
La dolce musica ancora sento nelle mie orecchie e le risate dei
nostri bambini inconsapevoli della sofferenza che presto
avrebbe solcato il loro cuore con la tua scomparsa improvvisa.
Sbattono le onde sulla roccia come il tempo trascorso
da quel giorno improvviso che te ne andasti da noi senza un sorriso.
Il tempo è fuggito, ma la musica è rimasta
nei nostri cuori del piano nero.
La melodia ci accompagna illudendoci che presto ci sarà il tuo ritorno
e continuo ad amarti nel silenzio e nella notte ti sogno in quegli attimi
d’amore rimasti intatti nel profondo del cuore e continuo a dirti:
Ti amo, mio dolce ed unico amore…

Dalla poesia Pianoforte nero, con il seguente testo adattato da Bruno Mancini, Valentina Gavrish ha musicato e cantato una canzone.

Pag. 66-67

Pianoforte Nero

Strofa
Ricordi tristi e dolorosi
ritornano nella mia mente.
Vedo due bimbi ad ascoltare
la melodia del piano nero,
suonata dal loro giovane padre.
Quanta armonia e sintonia
c’erano nell’aria di festa.
nel tempo che si era fermato:
inchino al bel quadretto familiare.
Giorni felici e spensierati,
mai si pensava alla morte
trappola pronta ad adescare
felicità rubata ai cuori amanti

Ritornello
Amore mio, te n’andasti in silenzio senza un lamento,
senza il nostro bacio di addio.
Ti amo, mio dolce ed unico amore…

Strofa
Sento malinconia nel cuore
per questo mondo avido,
senza amore per noi mortali.
Io aspetto ancora te da sempre
con i capelli grigi e con le rughe
Il viso rigato dal pianto.
dolce musica ancora sento
le risate dei nostri bimbi
prima della tua scomparsa improvvisa.
Sbattono onde sulla roccia
da quel giorno senza un sorriso
tempo fuggito ma musica
del piano nero rimasta nei cuori.

Ritornello
Amore mio, te n’andasti in silenzio senza un lamento,
senza il nostro bacio di addio.
Ti amo, mio dolce ed unico amore

Strofa
Ci accompagna la melodia
c’illudiamo del tuo ritorno
continuo ad amarti in silenzio
ti sogno in quegli attimi ancora
d’amore fino al profondo del cuore

Ritornello
Amore mio, te n’andasti in silenzio senza un lamento,
senza il nostro bacio di addio.
Ti amo, mio dolce ed unico amore.

Valentina Gavrish

è una cantante musicista ucraina residente in Italia da molti anni. In Italia ha indirizzata la sua attività artistica principalmente verso la composizione musicale, utilizzando testi di poeti partecipanti ai progetti culturali Made in Ischia ideati da Bruno Mancini con la Direzione Artistica di Roberta Panizza.
Senza disdegnare d’incidere brani, proposti con arrangiamenti scritti anche da suoi amici, che ha cantato con suggestioni esotiche.
Oltre ad Angela Maria Tiberi, gli stessi Bruno Mancini e Roberta Panizza le hanno fornito testi che lei ha modellato in canzoni spesso risultate di piacevole impatto, tipo “Gilda” diventata sigla della trasmissione televisiva “Da Ischia l’Arte” trasmessa per oltre 60 puntate dall’emittente televisiva Teleischia (digitale terrestre canale 89 e web http://www.teleischia.com). Questa che presentiamo è la copertina di un florilegio di canzoni ucraine che Valentina ha musicato negli ultimi anni.

Pag. 68-69

Sezione affidata ad Angela Maria Tiberi,

Presidente della Sede operativa di Pontina per conto
dell’Associazione Da Ischia L’Arte – DILA

Michelangelo Angrisani

è un grande maestro di varie discipline artistiche, la cui magnificenza è stata onorata in molte nazioni.

Presidente dell’Accademia Internazionale “Arte e Cultura” (con delegazioni in Romania, Spagna, Croazia, Israele, Brasile, Belgio), Michelangelo Angrisani con il suo annuario rende gloria a diversi artisti nazionali e stranieri.

La qualità artistica di Angrisani è stata più volte premiata dalle più alte Autorità dello Stato italiano: medaglia d’argento del Presidente della Repubblica; medaglia d’argento del Presidente della Camera dei Deputati; medaglia di bronzo del Presidente del Senato della Repubblica.

Angrisani è un innovatore della bellezza artistica e creatore di nuove tecniche pittoriche.

Colore nel legno, dove il colore si sposa in armonia con la natura.
Colore nel marmo, dove il colore accalda il freddo del marmo.
L’olio sul cartoncino, per dipingere il sogno, la mente, l’irreale.
L’olio su carta feltra, per trasformare materiale da rifiuto in opere d’Arte.

Hanno scritto di lui critici d’arte italiani e stranieri, quotidiani locali, nazionali ed esteri.

Tante le citazioni su riviste artistiche e cataloghi nazionali e internazionali. Attualmente, le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private, di musei italiani ed esteri.

Angela Maria Tiberi

Flora Rucco,

dott.ssa in Conservazione dei Beni Culturali. Segretaria Naz. Ass. Museo delle Donne del Mediterraneo “Calmana”. Presidente dell’Ass. Artistica e culturale “Exper’art”. Insegnante, cura progetti creativi di Arte e “Yoga” per l’Educazione alla Pace.

Organizza eventi artistici e culturali curandone la critica d’arte.

Poetessa e pittrice, ha pubblicato il libro di poesie “Ecos” e il libro di poesie e immagini “Flussi Meridiani – Risveglio”.

Partecipa a varie Mostre collettive.

Corpo migrante

Nudo corpo migrante
senza più volto e un nome,
crocifisso, al filo della speranza,
senza più aspirazione
corpo di migrazione.
In fuga
da deserti e terre roventi,
muto e inerme, giunto
agli approdi marini.
Corpo sottile
inchiodato alla miseria
specchio dei miseri
per l’opulenza del Mondo.
Senza più un fil di voce
ma l’ombra di un sospiro
di una madre
impresso al cuore.
Dissolve crudele
l’urlo salmastro in mare
mediterraneo d’amare
turbato dal male.
Corpo allineato
come pattumiera del Mondo
Il varco della speranza
è di un corpo celeste
di stelle, alla terra straniera.

Angela Maria Tiberi

Pag. 70-71

Silvana Arbia

– Magistrato – Presidente della Fondazione internazionale Silvana Arbia.
Già alla Corte d’Appello a Milano, poi ad Arusha (Tanzania) col Tribunale penale internazionale per i crimini commessi in Ruanda (nove anni come chief of prosecutions nella Procura generale), adesso alla Corte penale internazionale dell’Aja con un mandato di cinque anni, eletta a capo della Registry, uno dei quattro organi in cui si articola la Corte penale internazionale.

Silvana ARBIA partecipò, come membro della delegazione italiana, alla conferenza tenutasi nel 1998 a Roma, in cui venne scritto lo statuto di quella che poi sarà la Corte Penale Internazionale.

Il 28 Febbraio 2008 viene eletta Registar (cancelliere) presso il Registry, il principale organo amministrativo della Corte Penale Internazionale.

Il suo compito è fornire supporto amministrativo ed extra-giudiziario nel perseguimento delle strategie della Corte.

La protezione e l’assistenza delle vittime e dei testimoni, la cooperazione giudiziaria, l’amministrazione del centro di detenzione, e della difesa, l’organizzazione e la gestione dei field offices, la gestione finanziaria e la sicurezza della Corte sono funzioni chiavi del Registry.

In questo ruolo è coinvolta nei casi attualmente trattati dalla corte: fra questi, il procedimento contro il presidente sudanese Omar Hasan Ahmad al-Bashir e le indagini sulle violenze occorse nel 2008 in Kenya, quelle in Libia, in Costa d’Avorio.

RICONOSCIMENTI

• Premio “Nicola Sole” 2010
• “Paul Harris” (da Rotary Catania)
• Premio “Carlo Levi” 2012
• Premio “Donne Zonta” 2012
• “Paul Harris” (da Rotary Basilicata) 2012
• “Peace Prize” da Soroptimist International of Europe 2013
• Il 29 Agosto 2015, l’Amministrazione Comunale di Pomarico le conferisce il Premio Lucania
• Oro per la Cultura Giuridica
• Chèvalier de la Legion d’Honneur.

Ultimo libro: Mentre il mondo stava a guardare – Vittime, carnefici e crimini internazionali: le battaglie di una donna magistrato nel nome della giustizia, pubblicato da Strade Blu – Mondadori, nel novembre 2011. Premio Carlo Levi 2012.

Angela Maria Tiberi intervista Silvana Arbia sui “Bambini soldato”.

D – Si parla spesso in questi giorni di “Bambini soldato”, “Child soldiers”, “Enfants soldats”, e simili e pare che nonostante i numerosi sforzi per arginare tale pratica, centinaia di migliaia sono i bambini coinvolti in operazioni militari e il mondo rimane cieco e sordo, spesso tollerante.

R – La definizione di bambini soldato, come stabilita nel 1997 nei c.d. Principi di Città del Capo comprende non sono quelli armati e che combattono, ma

Ottava parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

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Ottava parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Prima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite”

Quarta parte “Penne Note Matite”

Quinta parte “Penne Note Matite”

Sesta parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte “Penne Note Matite”

Nona parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte "Penne Note Matite" - Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite – Prima di copertina

Penne Note Matite testo completo dell'Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite –  Quarta di copertina posteriore

Penne Note Matite –  Copertina completa

Pag. 120-121

Roberta Panizza

I versi che ho scelto di inserire in questa antologia sono nati quasi tutti insieme al mio amore per la poesia.

Alcuni persino prima.

A partire dal 2001, in un periodo non felice della mia vita, per distrarre il dolore interiore che pareva non volermi dare tregua, ho navigato spesso in un sito di poesia ora non più attivo (www.scrivi.com) e, dopo aver estratto e risistemato alcuni scritti in versi che tenevo nel cassetto, stralci di frasi appuntati su fogliacci fin dai tempi del liceo, e averli pubblicati su tale sito ottenendo l’apprezzamento di altri utenti, ho cominciato a scrivere qualcosa di nuovo oltre che a leggere quanto da altri era pubblicato o sullo stesso sito.

Poiché in quello spazio virtuale era possibile anche inserire commenti a quanto letto, è cominciato un proficuo scambio di idee ed impressioni che mi ha portata, oltre che a stringere sinceri legami di amicizia con altri appassionati di poesia, ad affinare la mie idee su questo argomento e a mettere insieme un certo numero di scritti che poi ho proposto ad una casa editrice di Roma.

Ne è scaturita una raccolta che è stata pubblicata nel 2003 con il titolo di “Le mille porte” che conteneva tutti i testi che potrete leggere qui di seguito, eccetto “Dolce esilio” del 2009.

Un autore ben difficilmente si esprime in modo uniforme nel corso del tempo, perché egli stesso non si mantiene uguale con il passare degli anni: aumentano il carico di esperienze e di letture, cambia il panorama delle sue emozioni e tanto altro ancora contribuisce al cambiamento dello stile e dei contenuti.

Guardo quindi ora con interesse a questi miei vecchi scritti che oltre a farmi provare sensazioni di rimpianto per un periodo ricco di stimoli e di scambi culturali con quelli che si sono rivelati veri e propri poeti, mostrano anche a me una giovane penna nella quale comunque ancora mi riconosco.

Roberta Panizza
Pensiero

Atomico io
s’espande
oleosa goccia
nel profondo
immenso
liquido nero.

Spudorato gioco.

Intuizione
fugace riverbero bianco
oscurando annichilisce
breve attimo
la ragione.

Euforica delusione.

Oltre la meta
ancora infinito.

Pag. 122-123

Roberta Panizza
No mai!

Achille sorride
ripensando alla gara
ed io, prigioniera
del mio intorno aperto,
vedo te il capo scuotere
oltre.

Potrò certo accarezzarti
quando termineranno
le ore, ma caparbia
i miei passi si
allungano sopra il tuo
nero.

Roberta Panizza
Sedimenti

… e non si fanno roccia
palpiti
caduti e stanchi
deserti bianchi
dove crescendo
vibra
rumore di passato
che non riposa.

Scuce talvolta
qualche pensiero
e finalmente dormo
la mente doma.

Roberta Panizza
Cercando la rosa

Tracciano scomposti
sentieri pensieri
di sabbia.

Il vento accarezza
oasi di pietra
sotto amori stellati.

È così grande la notte.

E intanto lontane
conducono fiori
al riparo
lente carovane.

Roberta Panizza
Notte di deserti

Che gelido crepuscolo di sogni
in questa notte d’ombre senza luna!

Scivola il suo canto antico
il vento su dune di pensieri
lasciati bianchi ad aspettare.

Qui c’era il sole!

Ed è un sussurro di silenzi
in lenta ascesa il tepore lieve
su questo inerte fiume d’onde.

La terra calda ancora sorride
se solo ancora durerà il ricordo

Pag. 124-125

Roberta Panizza
Sarà festa

Assaporo lenti rintocchi di pioggia
che schiudono angosciosi tormenti
sopiti in notti cristalline e sussurra
il vento parole di casta tempesta.

Cresce il rumore e si fa rimbombante
boato di furenti passioni mai colte
che piove in rabbie non più sopite.

Sarà festa in qualche luogo lontano
dove una soffice nebbia scivola in oasi
di opachi silenzi senza desiderio
ma io non abito quei luoghi.

Roberta Panizza
Le mille porte

In certi cuori
abitano
infiniti limitati
dove è smessa
la speranza
e si sa sempre
dove andare
per soffrire.

Roberta Panizza
Frammento

… nostre le orme
alla fonte della gioia
ma felicità
non ha memoria
se angoscia
come neve
copre
i nostri passi
e cerchiamo
un po’ d’acqua
ancora…

Roberta Panizza
Se quando

Se quando ancora
il tuo viso tremasse
all’orizzonte
non mi vedresti
stendere ancora
la mano e cercare
i tuoi passi nell’aria
che ancora sale
precipitando
ho percorso sentieri
di fragole e fiori
ma nel quadro
alla parete laggiù
ti seguirà
ora e sempre
solo il ricordo.

Pag. 126-127

Roberta Panizza
Testamento e suicidio del poeta

Muoio di me
per lasciare
incolpevole
la vita.

Roberta Panizza
Nebbia

Voci ora estranee
prima compagne
di figure lontane.

Un laggiù
che prima
era qui.

D’un tratto
so che non vedo.

Mi perdo.

Ti trovo.

E il bianco
scolora
di nuove tonalità.

Roberta Panizza
E il tempo

Sciolto
in amari nembi
di destino
si farà tramonto
un giorno
l’ultimo bisbiglio
del tuo sole
sul mio cuore barocco
e dopo
solo universi
di ghiaccio salato
intorno
… e il tempo

Roberta Panizza
Eldorado

Mi aggrappo alla notte
ché il giorno mi ripudia.

Marinaio stolto di rotte inadeguate
navigo tra volti senza rilievo
e cuori multipli incapaci di volere.
Persino il sangue mi schizza nemico
intorno dipingendo falsi colori
di un me stesso inetto a solcare
le putride paludi rigonfie
di arcipelaghi di tombe.

Troverò il mio Eldorado
in altipiani di calore
dove un rosso capiente
coglierà il mio grato riposo.

Pag. 128-129

Roberta Panizza
Ritorno

Stiracchio sentimenti
mentre sferragliano ricordi.
Un pensiero s’allontana
forte
alle mie spalle.

M’assopisco senza dormire.
Vivo tutta.

Roberta Panizza
Prossima fermata Verona

Passi di Möbius
nella stagione del senno
e torno a recitare dentro
caparbi errori
di lucida determinazione.

Nell’arena
la bestia incappucciata
suona ancora il suo flauto.
Ora siedo sui gradini
e non mi maledico.

Impotente attendo.

Roberta Panizza
Ricostruzione

Nei giorni di pioggia
si schiude la porta
nascosta là in fondo
e filtra il buio
tra le assi sconnesse
di pensieri amici.

Costruisco impalcature di gioia
ma non è questo il mio mestiere.

Roberta Panizza
Eyes wide shut

Lo sguardo perso
in percezioni opache
scioglie il pensiero
in risvegli d’anima.

Si aprono chiare
oltre le ciglia assorte
silenziose danze.

Muore stupito il nulla
in sussulti d’arcobaleno
mentre il presente
si nasconde
all’ombra di un futuro
incerto.

Pag. 130-131

Roberta Panizza
Dolce esilio

Più normale aggettivare
nell’oggi
è il truce ossimoro
che da sempre
il pane fa di sale
e graffio alle ginocchia
il suolo
piegate in cerca di risposo.

Colossei d’universo
-questo-
invero baratterei
larghi quanto luce d’anni
ha percorso il mio dolore
per la terra senza approdo
che non abita forse
questa dimensione.

Ma è nella costrizione del cercarmi
che forse
qui oltre mi ritrovo.

Bruno Mancini, non solo scrittore.

Sempre in prima linea con il suo impegno costante, quel carisma ed entusiasmo nel promuovere la poesia e la cultura in generale nella sua Ischia e al di fuori, Bruno Mancini, poeta e scrittore di successo, raffinato e ironico, insieme ai soci di DILA Associazione Culturale Da Ischia l’Arte di cui è Presidente ha portato avanti il suo programma, già iniziato dieci anni prima, volto a dare nuova visibilità al mondo dei poeti e di quanti operano nell’arte tra musica, teatro, danza, arti figurative.

Tra gli obiettivi della DILA, con cui Bruno Mancini e la sua squadra hanno dato vita a numerosi eventi tra presentazioni di libri, incontri, dibattiti, mostre di pittura e fotografia, vi è quello, come sostiene lo stesso Bruno Mancini: “… di operare affinché l’Arte in generale e la Poesia in particolare riconquistino il palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana”.

Grazie al prezioso impegno dei suoi collaboratori tra cui Roberta Panizza,

poetessa, direttrice artistica di DILA, Antonio Mencarini voce e poeta, Vincenzo Savarese giornalista, Maria Luisa Neri presidente dell’Associazione “l’Arte del suonare”, Paola Occhi soprano lirico, Angela Maria Tiberi scrittrice, Dalila Boukhalfa scrittrice, Bruno Mancini ha pensato di diffondere il più possibile la cultura fuori dall’ordinario, invitando imprese ed aziende commerciali a diventare sostenitori per la promozione della stessa cultura attraverso il canale pubblicitario attivato in questi volumi.

Così, tra le diverse iniziative proposte da DILA, vi è anche questo prodotto antologico sul quale si da spazio alla descrizione di diverse attività dell’associazione, ai suoi protagonisti e ai numerosi eventi di spicco che hanno ottenuto ottimi riscontri di pubblico e critica.
Di Bruno Mancini vi propongo tre poesie inedite.

Silvana Lazzarino

Pag. 132-133

Bruno Mancini
Inizia il gioco

Esageratamente
pudica maliarda
strattoni tra la folla l’insolito eremita.

Con fatuo finto
effimero veniale
sprofondi il solitario nell’orbita del sud.

Inizia il gioco.
Perde chi fugge.

Bruno Mancini
Effimero

L’incognita dell’attimo
stropiccia l’incubo
sul filo del rasoio
che trancia peli bianchi.

Il “Dove effimero”
si placa.

Bruno Mancini
Ancora Carnevale

L’assuefatta sintonia
amorfa inonda
tra rotoli le maschere.

Moti carnevaleschi
ci vestiranno come due viandanti
in cerca di un passaggio,
ci truccheranno come due balordi
dimentichi del tutto,
ci mostreranno come cosmonauti
tornati dalla luna.

Ma noi ci parleremo
lontani dalle fiabe e dai romanzi,
ci baceremo
spezzando sguardi verso il nulla,
ci sedurremo
stracciando segni sulla pelle

e sì

ci vestiremo come due viandanti
sul viale di un passaggio,
ci truccheremo come due balordi
memori del tutto,
ci muoveremo come cosmonauti
in rotta per la luna.

Pag. 134-135

Bruno Mancini

Nel leggere i versi “ad ampio spettro” di questo poeta, il lettore si trova ad attraversare le più diverse sensazioni emozionali: a tratti stupito rapimento per il modo in cui il freddo tecnicismo delle figure retoriche, fluendo da questa penna, sia capace di trasformarsi in palpabile emozione; oppure una certa qual perplessità derivante dall’esplicita asprezza di alcune espressioni le quali però, nell’immediatezza del messaggio così consegnato al lettore, riescono a racchiudere una forza e una potenza non consuete in poesia; oppure ancora simpatia, quasi tenerezza, per l’immagine del giovane poeta che traspare da certi versi in alcuni momenti accorati ed enfatici, certamente ancora limpidi.

Sensazioni, emozioni, flash intermittenti sulla vita interiore di un poeta:

di questo si “accontenti”chi legge Bruno Mancini così, come dovrebbe accadere per la lettura di un qualunque altro poeta nel quale ci troviamo ad imbatterci.

Lasciarci trasportare nel percorso, forse tortuoso certo ineguale dei versi che vi propongo del nostro autore, ci farà entrare in contatto e vivere in prima persona i caleidoscopici accadimenti interiori di un’anima in una visione che solo la vera poesia può offrirci.

Roberta Panizza

Bruno Mancini
Un’ombra

Un’ombra
sconvolge
la piana di alghe statiche
con ritmo lento di medusa
con pause di dolcezze lunari
– sotto
le sabbie
smosse
più calde ed umide -,
un’ombra una carne un’ora
Tu.

Bruno Mancini
Non sono un principe

È nuova notte di luccichii vagabondi
nei cieli scuri dell’emisfero boreale,
notte di San Lorenzo,
senza luna e senza nuvole
sfilacci di bagliori intensi:
quasi comete.

È breve notte di desideri eterni
abbracciati all’amata sulla spiaggia,
notte dei primi turbamenti,
in angoli distanti dalla folla
sorrisi silenzi sospiri:
quasi nirvana.

È ancora notte di fichi d’india nel cervello
a sciami indecisioni prive di senso,
notte dell’ultimo verdetto,
per l’uomo che manca di difese,
e invoca appigli pretestuosi:
quasi giustizia.

In questa notte di balconi aperti
dove l’afa ristagna indisturbata,
oggi stanotte,
nemmeno chiedo aiuto alla leggenda
e mi destino un ruolo di coerenza:
“Domani sarò Principe del tutto o nulla

 

Settima parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

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Settima parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Prima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite”

Quarta parte “Penne Note Matite”

Quinta parte “Penne Note Matite”

Sesta parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte “Penne Note Matite”

Nona parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Penne Note Matite – Prima di copertina

Penne Note Matite testo completo dell'Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite –  Quarta di copertina posteriore

Penne Note Matite –  Copertina completa

Pag. 104-105

Giuseppe Perrone
Oltremare

Riaffiora dalla spiaggia dei ricordi
l’improvvisa attenzione
del ritrovato attimo di raziocinio
a quella enigmatica linea d’orizzonte.
Questo natio e luccicante mare
mi racconta tutto di sé
Mi tace, invece, l’oltre…
Ci sarà nuova nascita
con altrettanto dolore?
O sarà gioia d’anima in viaggio
alla scoperta di lidi di Paradiso?
Attendo che le fraterne onde
mi rispondano
col messaggio nella bottiglia.
Intanto… l’oltremare
si nega
e riposa il pensiero
nel sole che scende
e abdica al serafico tramonto.

Giulio Menichelli

Giovane violinista italiano, diplomato a soli sedici anni col massimo dei voti.

Ad otto anni si è esibito in pubblico con il “Moto perpetuo” di Paganini.

Primo concerto con l’orchestra ad undici anni al Teatro Traiano di Civitavecchia, dove eseguì il concerto in La m di Bach.
Sempre ad undici anni è entrato a far parte dell’orchestra giovanile di Uto Ughi.

A dodici anni si è esibito a Mosca e al Teatro Strehler di Milano.

Ha eseguito il suo primo recital a quattordici anni.
Ha frequentato i corsi del Maestro S. Accardo presso la Fondazione Stauffer.
Si è diplomato all’Accademia di S. Cecilia, sia per il violino e sia per la musica da camera sotto la guida dei Maestri Sonig Tchakerian e Carlo Fabiano.
Inoltre, ha conseguito il Master di specializzazione “Interpretation” all’HEMU di Sion col Maestro Sergiu Schwartz.

Ha vinto numerosi concorsi ricevendo, tra l’altro, il Premio Speciale Bach; il Premio Enescu donato dalla Fondazione omonima rumena (al concorso Postacchini dove fu l’unico italiano ad arrivare in finale); il Premio Bernabai per la migliore espressività musicale; Premio “Via Vittoria” come miglior diplomato dell’anno.

La sua carriera, fino ad ora, conta all’attivo più di 500 esibizioni in pubblico, come spalla e solista nelle più importanti orchestre giovanili tra le quali vanno citate la Giovane Orchestra dell’Opera, la Juny Orchestra Advanced dell’Accademia di Santa Cecilia e la Young Talents Orchestra “Ernst & Young”.

Pag. 106-107

Recentemente, ha eseguito un concerto al Museo Etnografico del Mare di Ischia

invitato dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, ha registrato alcune decine di puntate video monografiche per la rubrica televisiva “Mancineide” trasmessa da Teleischia (digitale terrestre canale 89 e web http://www.teleischia.com/), ha collaborato con l’orchestra del Maggio Fiorentino, è stato ritenuto idoneo a far parte dell‘orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, ed è stato insignito della medaglia d’Oro presso l’Università La Sapienza di Roma come riconoscimento alla sua attività musicale che tiene alta la rappresentanza della musica italiana.

Attualmente si esibisce come solista in varie formazioni in tutta Italia.
Suona un violino francese del ‘700 con il quale ha vinto numerosi concorsi ricevendo molti altri prestigiosi riconoscimenti.

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Via Montetignuso 48 – 80077 Ischia (NA)
Telefono 081-5074020; Fax: 081-5074522

Antonio Mencarini.

Non ho dubbi ad affermare che senza la sua straordinaria e professionale attività, spesso per lui onerosa, posta in essere per lo sviluppo dei progetti culturali Made in Ischia, non ci sarebbero stati gli “incredibili” risultati ai quali la nostra Tribù è giunta nel giro di un decennio, pur senza ricevere neppure UN EURO di sovvenzione da parte delle Amministrazioni pubbliche.

Dieci pubblicazioni antologiche, molte centinaia di ore di trasmissioni televisive, migliaia di articoli pubblicati su quotidiani cartacei, oltre quattrocento Artisti coinvolti negli eventi da noi organizzati, due partecipazioni all’EXPO di Milano e due progetti culturali inseriti nei calendari del Bookcity, sono solo alcuni dei titoli dai quali potremmo trarre spunto per scrivere “incredibili” narrazioni delle vicende che ci stanno consentendo di realizzare il sogno/slogan: “ottenere, per l’Arte in generale e per la poesia in particolare, il palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana”.

Antonio Mencarini, definito VOX, merita questa vetrina priva di fronzoli!
In alto a sinistra Hotel Miramare e Castello 2010
In alto a destra Hotel Parco Verde 2014
In basso Biblioteca Comunale Antoniana Città di Ischia 2011

Pag. 108-109

Antonio Mencarini

EXPO Milano 2015 (a sinistra)

Scuola di canto e poesia – San Possidonio 2016 (a destra)

Antonio Mencarini – Bookcity Milano 2016

Sezione affidata a Silvana Lazzarino scrittrice, poetessa, Socia DILA, opinionista del quotidiano “Il Dispari”.

Silvana Lazzarino, è nata a Roma il 14 Febbraio 1971, dove vive e lavora nella Pubblica Amministrazione in qualità di impiegata amministrativa.
Dopo la laurea in Lettere si è dedicata al giornalismo, con particolare attenzione a recensioni di film e mostre d’arte.

Tra le collaborazioni in questo campo, vanno ricordate quelle con Radio Vaticana programma “Pagine e Fogli”, con il quotidiano “Il Giornale” nelle pagine culturali “Album Cultura”, e con “Il bimestrale “Ragazzo Selvaggio”che si occupa di cinema e di linguaggi multimediali per le scuole.

Ha collaborato con l’Ufficio Stampa Novella Mirri di “Comunicare Organizzando” occupandosi di mostre d’arte ed eventi.

Attualmente è impegnata in attività giornalistiche, quali recensioni mostre d’arte ed eventi, scrivendo per alcuni periodici on-line tra cui Romacapitalemagazine.it, ildispari24.it, Radiofinestraperta.it, Rainews.it (all’interno del Blog Poesia di Luigia Sorrentino della RAI), e il Blog l’Occhio dell’Arte.

Scrive anche sul quotidiano cartaceo “Il Dispari”

(che esce a Napoli e ad Ischia in allegato allo storico quotidiano “Il Mattino” di Napoli) e sulla rivista trimestrale “Eudonna” edita da Il Sextante di Mariapia Ciaghi e distribuita a livello internazionale in oltre 10.000 copie.

Silvana Lazzarino ha scritto la prefazione al libro “Sexappeal” pubblicato nel 2015 dal fotografo delle “DiveBruno Oliviero (http://www.brunooliviero.com/).
Di notevole interesse agiografico sono tutte le interviste (rilasciate a lei in esclusiva) con le quali Silvana Lazzarino ha definito caratteri e comportamenti artistici e sociali di numerosi ed importanti personaggi
pubblici quali: Vincenzo Savarese giornalista sportivo, Elisa Barone avvocato e scrittrice, Clelia Loppi collezionista di icone, Patrizia Canola pittrice, Milena Petrarca pittrice, Angela Maria Tiberi poetessa, Bruno Mancini scrittore e poeta.

Vasta e qualificata è stata ed è la sua collaborazione nel settore delle Mostre D’Arte italiane.

Pag. 110-111

Articoli, comunicati stampa e cataloghi, pubblicati a sua firma, compaiono nella divulgazione dì importanti e prestigiosi eventi artistici e culturali italiani dei quali possiamo qui elencare solo un succinto florilegio:

• collaborazione e articoli inseriti nel catalogo della mostra A.T. Anghelopoulos e Andrea Pinchi “Tra materia e anima. Tra memoria e tempo” tenutasi al Complesso del Vittoriano di Roma (12-25 Novembre 2015);

• collaborazione e articoli inseriti nel catalogo dell’artista Patrizia Canola “De Rerum Natura” (www.patriziacanola.com);

• introduzione all’Antologica di Alba Gonzales e alla XV edizione del Premio Pianeta Azzurro svoltisi il 13 Settembre 2016 presso lo spazio Museo di Scultura contemporanea di Alba Gonzales a Fregene (RM);

• presentazione delle Mostre di Valentina Fabi e Felice del Brocco “Onde gialle Forme migranti”presso la galleria On Art a Roma il 17 Gennaio 2015 curando il comunicato stampa https://issuu.com/segnalazioni.box/docs/comu_valen.docx;

• presentazione della Mostra della pittrice Patrizia Canola “Nel Respiro di gaia la Madre Terra” presso lo spazio San Benedetto a Gualdo Tadino (18-25 Settembre 2016) http://www.arte.it/calendario-arte/perugia/mostra-patrizia-canola-nel-respiro-di-gaia-la-madre-terra-31019;

• ha presentato la personale dello scultore Andrea Trisciuzzi “Emotivando” inaugurata a Roma presso la Sede della Banca Fideuram (in Via Cicerone,54) il 12 Dicembre 2016;

• ha curato insieme a Sabrina Consolini e presentato la mostra personale di Andrea Trisciuzzi “Ritmi e Armonie delle Emozioni” a Roma presso la Sala da Feltre-Open ART (11 Febbraio- 11 Marzo 2017) di cui ha scritto i testi presenti nel Catalogo: http://www.lombardiapress.it/lombardiapress/portale/vedi_file.php?file_id=36be83021d5013c7f21bd8aacf010890.pdf (quest’ultima presentazione e inaugurazione della personale di Trisciuzzi alla Sala da Feltre a Roma è andata in onda anche su Teleischia nel programma “La Mancineide” di Bruno Mancini il 6/04/2017 alle ore 19.15;

• insieme a Bruno Mancini ha organizzato e curato la mostra personale dell’artista Patrizia Canola ad Ischia presso il Museo Etnografico del Mare – Palazzo dell’Orologio, dal titolo “Patrizia Canola. Negli orizzonti della vita tra luce e colore”(15 Maggio-15 Settembre 2017).

Accanto all’arte e al cinema Silvana Lazzarino, Socia Sostenitrice dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA” ha la passione per la poesia.

Pertanto, ha partecipato a diversi concorsi di poesia giungendo in finale e ottenendo importanti riconoscimenti in un gran numero di casi, tra i quali ci piace indicare il secondo posto assoluto ottenuto alla quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni” con la poesia: “Il bacio” ispirata al dipinto omonimo dell’artista romano Francesco Donadei, pittore di gran talento dallo stile astratto figurativo con all’attivo importanti esposizioni.

La poesia è stata letta da Antonio Mencarini, alla presenza di Silvana Lazzarino e di un numeroso e qualificato numero di spettatori, durante l’evento DILA inserito nei palinsesti di EXPO in città e di Bookcity 2016, realizzati nell’aula magna della SIAM di Milano.

A diffusione della sua attività poetica ha pubblicato tre raccolte di versi:
• “Cosmogonia” edito da EPC Edizioni Progetto Cultura (2013)
• “Oltre le immagini tra visone ed emozione” edizioni Pagine srl. (2014)
• “La Seduzione dell’Immagine. Dall’Arte ai Versi poetici. Alba Gonzales Patrizia Canola mie muse ispiratrici” edito da CTL Centro Tipografico Livornese Editore (2017).

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Premio internazionale di grafica “Otto milioni” edizione 2017, vince Milena Petrarca e poi di seguito Liga Sarah Lapinska, Sergey Kyrychenko, Einars Repše, Miguel Piñero.

Oltre ai voti espressi tramite web e a quelli inviati tramite coupons, la designazione dell’opera grafica vincitrice della seconda edizione del Premio internazionale di Arti grafiche “Otto milioni” 2017 si è avvalsa della preziosa attività svolta da Silvana Lazzarino, Socia Sostenitrice DILA, poetessa, giornalista, editorialista della pagina culturale del quotidiano “Il Dispari” diretto da Gaetano Di Meglio, che ha accettato l’incarico di comporre e presiedere la Giuria delegata a pronunciare un voto tecnico per le opere finaliste.
I giurati, che ringraziamo per la loro preziosa collaborazione, sono stati: Patrizia Canola pittrice di fama internazionale, Andrea Trisciuzzi e Alba Gonzales scultori di fama internazionale, Lorenzo Milani fotografo e grafico per cataloghi di mostre di eventi importanti.

Silvana Lazzarino intervista la vincitrice Milena Petrarca

Artista a trecento sessanta gradi, figlia d’arte, nata a Pozzuoli, ma attiva tra Latina e New York, dove ha esposto in diverse rassegne e organizzato a New York il Cinquecentenario di Cristoforo Colombo con personali e collettive che le è valso il prestigioso riconoscimento “ArtisticAchivement Award Gallery”, Milena Petrarca non è soltanto una pittrice di fama internazionale, ma anche scultrice e poetessa di grande sensibilità, stilista e ritrattista che dona emozioni oltre il tempo legate all’uomo e alla sua vita, tra gioie e malinconie, passioni e speranze.

Le sue opere, presenti in molti musei italiani e americani ed in prestigiose collezioni americane, francesi, inglesi e cinesi, incantano per quel loro essere sospese tra realtà e sogno, mistero e poesia, avvolte da una luce che traspare da colori ora caldi e accesi, ora freddi e opachi.

Quando è nata la tua passione per la pittura?

Fin da piccola mi sono accostata all’arte, in particolare al disegno e alla pittura essendo cresciuta in una famiglia di artisti.
Mia mamma Maria Panetty Petrarca è stata una grande drammaturga, autrice di opere teatrali, canzoni napoletane, e mio zio Tommaso era un pittore acquarellista.
Inoltre la casa dei miei genitori e la scuola il Cumanun erano frequentate da diversi artisti e personaggi come la Loren, Salemme, Gennaro Cannavacciuolo, che poi nel tempo sono diventati famosi.

Quali sono stati gli artisti che ti hanno maggiormente colpito e cui hai fatto riferimento?

A parte lo zio Tommaso, mi hanno colpito in particolare i Preraffaelliti la scuola di Dante Gabriele Rossetti e i pittori veneziani del Settecento per l’uso del colore tonale.

Oltre alla pittura ti dedichi anche alla scultura, alla fotografia e alla moda.
Un talento capace di esplorare i diversi linguaggi dell’arte guardando in particolare all’universo femminile alla donna nelle sue diverse sfaccettature tra mito e realtà, sogno e fantasia, passione e nostalgia.
Come mai questa scelta?

Sono stata affascinata dalle figure femminili guardando dipinti e copertine di riviste americane.
Mi divertivo ad osservare quei volti, i loro sguardi sognanti e incantevoli.

Parlando di figure femminili, poetiche e espressive, che spaziano dal mito ai diversi aspetti legati alla natura fino al mondo del cinema (come la Maga Circe, Il sogno di Marilyn e Primavera di mezzanotte), cosa hai voluto comunicare con queste immagini?

Ho voluto incantare con la bellezza, e affascinare per entrare nella bellezza interiore, educare al bello, all’amore.

Quale idea di donna hai voluto restituire attraverso la tua arte?

Una donna idealizzata, classica, realizzata lasciandomi ispirare dallo stile elegante e delicato di Rosalba Carriera pastellista del Settecento, dalle sfumature del grande Leonardo e dai colori dei Preraffaelliti con Dante Gabriele Rossetti.

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Oltre a figure femminili intense e oniriche hai rappresentato anche paesaggi, nature morte.

Sì ho dipinto diversi paesaggi legati a Napoli, ai laghi e alle coste del Lazio (Circeo, Nettuno e Anzio).
Ai paesaggi si riferisce in particolare il libro “La campagna romana rivisitata attraverso le opere ed i colori di Milena Petrarca”, e poi ho fatto un confronto tra i laghi del Lazio e quelli della Campania.
Una sorta di rivisitazione e confronto tra i laghi.

Come procedi nel tuo lavoro?

Procedo dalla luce con le sue rifrazioni e l’effetto dei colori complementari che diventano essi stessi luce, soffermandomi anche sui contrasti cromatici presenti in particolare nello studio degli occhi dove è riflesso il tunnel della vita.

La luce e lo sfumato: due elementi essenziali per la tua pittura in cui la realtà sfiora il sogno. Aspetto quest’ultimo che ti ha portato a rientrare nella corrente americana del “Realismo Magico”.
Ti ritrovi in questa definizione?

Sì, certo.
Nelle figure c’è una presenza onirica, ma tangibile grazie ad una linea che definisce le immagini pur lasciandole libere, come sospese in un’atmosfera di magia.

In quanto annoverata tra le più note promotrici di eventi culturali per il mezzogiorno, sei organizzatrice di premi a livello internazionali.
Quali i più importanti di cui ti sei occupata?

Sicuramente il Premio internazionale “Magna Grecia” Latina-New York istituito nel 1995 con l’approvazione di Rocco Caporale e Mario Fratti direttore della Magna Grecia a New York.
Premio che viene assegnato a personalità note del mondo della cultura e dell’arte italiana e straniera.

Hai già esposto ad Ischia presso il Museo Etnografico del Mare?

Ad Ischia ho esposto all’albergo Hermitage nell’Ottobre del 2016 con “Visioni e souvenir” e mi piacerebbe molto realizzare una mostra negli spazi del Museo Etnografico del Mare con l’organizzazione di DILA e del suo presidente Bruno Mancini.

Silvana Lazzarino

Silvana Lazzarino intervista la poetessa scrittrice Angela Maria Tiberi

Angela Maria Tiberi,

poetessa e autrice di fama internazionale; impegnata da anni con le attività culturali dell’Accademia di Arte e Cultura di Michelangelo Angrisani e dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” di Bruno Mancini; portatrice di importanti contribuiti in ambito sociale; ci racconta attraverso i versi le emozioni della vita tra ricordi che riaffiorano e il presente.

Nata a Pontinia, stimata docente di economia aziendale, ha fatto della poesia uno strumento privilegiato per raccontare l’amore che vince odio e guerre, indifferenza e violenza, l’amore universale che aiuta a vivere anche attraverso dolori e sofferenze.

Angela Maria Tiberi ci racconta qualcosa di se stessa in questa schietta e significativa intervista.

Come è nata la tua passione per la poesia?

A Sermoneta leggendo la poesia “Dove sei?” di Domenico di Stefano socio fondatore del Cenacolo della Poesia di Aprilia e operatore culturale conosciuto in occasione della mia partecipazione al programma “Stamo inzieme” sulla tv locale SL48 di Sandro Micheli.

Cosa ti ha colpito di Domenico?

Il suo coraggio di amare la vita e l’amore che aveva per la natura e le sue infinite bellezze.
Il nostro amore mi ha sempre sostenuto, incoraggiato a scrivere senza temere il giudizio degli altri.

Tuo marito è stato il primo grande amore. Un amore intenso e profondo che nel tempo ha lasciato sofferenze e nostalgie. Mi parli di questo legame?

Non potrò mai dimenticare mio marito che è stato il primo grande amore con cui ho condiviso il primo bacio, le prime carezze, e altri momenti molto belli

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anche se poi la vita ci ha separati per diversi problemi famigliari cui lui si è sottratto per non soffrire.

Cosa rappresenta per te questo sentimento chiamato amore?

Esso ha tante sfaccettature: anche l’amicizia è una forma d’amore, e poi c’è l’amore universale.

Quale tra i tuoi libri quello che racchiude la parte più profonda e forse tormentata della tua anima?

“Gioco d’amore a Sermoneta” perché amo questa città millenaria dove ho vissuto momenti indimenticabili legati al mio marito e dove ho conosciuto e incontrato le persone davvero speciali cui faccio riferimento.
In “Gioco d’amore a Sermoneta” vi sono le immagini delle opere di Milena Petrarca, artista di fama internazionale.

Come nasce questa idea di legare le tue liriche ai suoi dipinti?

Nasce dall’amore, nel senso che un dipinto in particolare di Milena dal titolo “Amore platonico” che ho scelto per la copertina mi ha particolarmente colpita perché la donna abbraccia l’uomo pentito che piange.
In quell’immagine rivedo mio marito che torna da me dopo la separazione.
È l’immagine del perdono.

Quale il riconoscimento poetico cui sei maggiormente legata?

Ti sei impegnata con progetti per sostenere persone in difficoltà: ma quale il progetto più grande realizzato?

Il progetto più grande è stato quello per i miei figli e mio nipote Vincenzo.

I poeti e gli scrittori con cui sei più a contatto e frequenti maggiormente.
Milena Petrarca, Cav. Giovanni Rotunno e Flora Rucco, Assunta Gneo e Ugo De Angelis e il fotoreporter Vittorio Cobra 2 Bertolaccini che immortala i momenti della cultura dell’Agro Pontino.
Trovi questa Antologia un‘occasione di visibilità?

Sicuramente: un eccellente lavoro di Bruno Mancini con la casa editrice Il Sextante di Mariapia Ciaghi che rappresenta un’ottima vetrina per artisti, scrittori e poeti.

Silvana Lazzarino

Le emozioni lungo il mosaico della vita tra natura e anima vivono nei dipinti di Patrizia Canola

Attraverso i luoghi fisici e metafisici di una natura in divenire, dove il paesaggio cambia il suo volto ora mostrando atmosfere intense e rasserenanti, ora malinconiche e nostalgiche, ci guida il percorso visivo ed emotivo di Patrizia Canola, artista di fama internazionale che, con la sua pittura, cattura in modo sorprendente i ritmi della luce nel suo riflettere le diverse atmosfere delle stagioni.

Nata a Milano, ma attiva in Brianza, sito privilegiato dove da forma e vita ad opere avvolgenti che raccontano dei suoni e dei bisbiglii, dei respiri e silenzi della natura, Patrizia Canola, con quarant’anni di carriera ha all’attivo numerose mostre in Italia e all’estero di grande successo.

Il fascino della sua arte, dove la natura è protagonista tra silenziosi paesaggi invernali con neve e ghiacciai, distese di campi di grano e fiori dalla tinte accese, ruscelli, maestosi faggi e ancora cieli a perdita d’occhio di cui colpiscono i notturni dai riflessi argentati, sta nel creare una compenetrazione visivo – emotiva senza eguali riportando in superficie desideri lontani, sogni in cui sperare, invitando a guardare oltre ed interrogarsi sul senso di questa vita di cui si percepiscono i limiti.

Silvana Lazzarino intervista la pittrice Patrizia Canola

Quali sono stati i tuoi studi e quali gli artisti cui hai fatto riferimento nei tuoi inizi?

Dopo le Magistrali ho frequentato la Scuola di Arte Pura Applicata a Merate. Prima degli impressionisti, nel mio cuore erano i Macchiaioli come Fattori,

Pag. 118-119

Telemaco, Signorini, ma il mio studio è partito dai classici (pittori del Trecento e del Quattrocento) visti in Toscana.
Tra questi Luca Della Robbia.

Come nasce la scelta di riferiti ai luoghi vicini e lontani, solari e più ombreggiati di una natura sempre in divenire con l’alternarsi delle stagioni?

Dal fatto di essere rimasta affascinata dai luoghi suggestivi del nostro Paese come Montecatini, Asiago, La Spezia, diversi tra loro per colori e tipologia di paesaggio, luoghi in cui sono vissuta negli anni della mia fanciullezza e adolescenza.

Come procedi nel tuo lavoro e quali le tecniche usate?

Lavoro con pennello e spatola, lo schizzo serve come suggerimento per collocare i dettagli della natura, come ad esempio quando ho realizzato il bozzetto per Il “Faggio del tè”.

Alcuni critici ti hanno definita pittrice impressionista e macchiaiola. Ti ritrovi in questa definizione?

A grosso modo sì. Mi piace la macchia toscana, ma a colpirmi era in particolare la pennellata degli Impressionisti.
Prima ero molto ancorata ai dettagli, adesso il mio stile sta cambiando verso una descrizione più essenziale per andare al cuore delle cose.

Tra le opere più recenti quale quella cui tieni di più e cui sei legata per un motivo particolare?

“Va pensiero” dove è accennato il viaggio del umanità verso il desiderio di libertà.
In quest’opera il tuo stile mostra un cambiamento verso un segno più etereo, come dicevi essenziale: è come se le figure perdessero consistenza.

Un cambiamento di stile indispensabile per parlare di qualcosa che va oltre la materialità?

Certo, perché in “Va Pensiero” ho reso il motivo della libertà attraverso figure impercettibili allungate verso l’alto. Anche nell’altra mia opera “Futuro”, in esposizione alla Triennale di Arti Visive di Roma (26 marzo-23 aprile 2017), ho voluto restituire la sensazione che si sta vivendo in questo tempo, dove l’individuo smarrisce la propria personalità imprigionato dai social.
E così ho pensato all’immagine del nostro DNA scomposto ad indicare una realtà virtuale in cui si è tutti omologati nelle azioni e nei pensieri.
Ma la speranza è data dalla croce appena accennata nel dipinto a simboleggiare la resurrezione, e poi vi è la stella blu, simbolo dello spirito, e la triade dove è Dio la cui scintilla è in ciascun individuo.

Andrea Trisciuzzi che stimo come artista e maestro.

Come artista è bellezza e sentimento nella forma più alta.
Le sue opere sono un piacere per gli occhi e lo spirito.
Al momento è in corso fino al 15 settembre ad Ischia la tua personale presso il Museo Etnografico del Mare.

Lo trovi in sintonia con le tematiche dei tuoi dipinti?

Certamente.
Sono davvero felice e onorata che Bruno Mancini mi abbia proposto di esporre presso il Museo Etnografico del Mare.
Presto sarò ad Ischia e poi per il finissage della mia personale che sarà a metà Settembre.

Silvana Lazzarino

 

Sesta parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

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Sesta parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Prima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite”

Quarta parte “Penne Note Matite”

Quinta parte “Penne Note Matite”

Sesta parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte “Penne Note Matite”

Nona parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite”

Sesta parte "Penne Note Matite" - Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite – Prima di copertina

Penne Note Matite testo completo dell'Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite –  Quarta di copertina posteriore

Penne Note Matite –  Copertina completa

Pag. 88-89

Tina Bruno,

opinionista della Redazione culturale del quotidiano “Il Dispari” di Gaetano Di Meglio,
scrittrice poetessa romana, durante tutto il suo percorso letterario ha curato in modo particolare il mondo infantile, scrivendo, tra l’altro, “Favole Educative”. Un libro dedicato non soltanto ai bambini, ma anche agli adulti che si prendono cura dell’educazione formativa dei piccoli.

Tale libro, è importante ricordarlo, ha partecipato a numerosi concorsi di narrativa, ricevendo sempre ampi consensi fino a che, tra le varie recensioni e giudizi positivi, il volume è stato gratificato dalla Commissione del concorso internazionale “Scriviamo Insieme” come ”Il Migliore Libro Dì Letteratura Per L’infanzia”: senza dubbio una consacrazione a livello nazionale della qualità educativa e delle capacità letterarie di Tina Bruno.

La vita

Un soffio, un respiro, un pianto ed eccoti nato.
Finalmente la vita assapora l’esistenza.
Fai sentire la tua presenza a chi non la conosceva.
Vicino a te colei che in grembo
per nove mesi ti portò, respirando per te.
Nutrendosi per te, curandosi per te!
Tu eri lì, protetto, nascosto lontano dai rumori.
Lei percepiva ogni tuo movimento,
ogni istante della tua vita era legato a lei.
Ora sei nato e lei continua a curarti,
a proteggerti, amarti a vivere per te!
Tu sei un’altra vita e fra un po’sarai autonomo.
Ricorda però, che, lei, è sempre vicina a te.
Tu sei il dono più bello che lei abbia ricevuto dalla vita.

Roberto Prandin,

fino al momento in cui scriviamo questa pagina ha musicato quattro nostre poesie e sta scrivendo una sinfonia per l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” dedicata a Ischia!

Invitato da Guido Arbonelli ad aggiungersi alla folta schiera di valenti artisti che compongono il gruppo d’assalto con il quale la nostra Associazione DILA intende portare, attraverso il MADE in Ischia, l’Arte in generale e la Poesia in particolare sul palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana, si è presentato scrivendo una lunga lettera della quale riportiamo qui di seguito le parti salienti.

C’è da premettere che la valentia di Roberto Prandin è riconosciuta a livello più che nazionale, e noi siamo orgogliosi di poterlo considerare un membro collaboratore della nostra Tribù, ma ciò che maggiormente ci entusiasma è la prospettiva che Ischia avrà a breve, dopo tante canzoni e canzonette, finalmente, la sua SINFONIA!

Ecco cosa ci ha scritto Roberto Prandin intitolando la lettera

SYMPHONY FOR ISCHIA

Avete presente un globetrotter? Ecco, quello sono io.
Da 40 anni a questa parte o forse da sempre.
Una vita a correre di qua e la con la musica nel cuore, una specie di febbre che ti spinge a creare a cercare cose nuove, e nel contempo soluzioni lavorative che permettano di arrivare a fine mese con dignità ma anche con due soldi in tasca, il che non guasta mai. Anzi.
E così, nato da famiglia decisamente povera, emigrata in Svizzera nel 45, alcuni mesi dopo la fine della seconda Guerra mondiale, quelli della valigia di cartone tanto per intenderci, ho fatto un po’ di tutto: il lavandaio, il garcon del fiorista, l’aiuto commesso, il boccia del muratore, anzi del manovale, questo verso i 15 anni.

Avevo un progetto.
Amavo la musica alla follia.

Onestamente più delle ragazze anche se non mi sono certo mai tirato

Pag. 90-91

indietro. Ma come non di rado avveniva, ai quei tempi ci si sentiva rispondere: se studi musica poi finisci sotto un ponte.
Ma io no, insistevo: testa dura. Pertanto, a 10 anni mi ero messo in mente di suonare la chitarra classica.

Ricordo che nella cassa aveva un crepa.
Pazienza.
In fondo le note uscivano ugualmente.

La rivendetti qualche anno dopo per comperare un primo flauto, scalcagnato pure quello.
Nel 1963 dal teutonico lago di Costanza ci trasferimmo a Lugano.
Per mio padre rappresentava un passo verso il ritorno in Italia.
Ma non fu esattamente cosi poiché, ci rimanemmo per più di 40 anni.

Oggi vivo a Perugia ma a Lugano di tanto in tanto ci ritorno, principalmente per salutare i numerosi amici che continuo ad avere alla pari di tanti altri conosciuti qua per le strade del mondo.
Torno per un attimo alla mia adolescenza.

Dai 15 ai venticinque studiai flauto e composizione.
Molto seriamente.
Specie composizione che per me rappresenta la massima soddisfazione fisico-sonora in assoluto.
Mi diplomai a 23 in flauto ma non in composizione: suonavo male il pianoforte poiché non trovavo il tempo per studiarlo come si sarebbe dovuto, anche perché, tra il 1979 ed il 91, avevo trovato da vivere facendo il cronista per il Giornale del Popolo di Lugano.

Per conseguire il diploma di composizione ci vuole l’ottavo di pianoforte.

Impossibile.

Ciò mi ha creato un senso di colpa che porterò con me sino al giorno del giudizio, se ci sarà.

Però studiai anche Marketing Management & Communication a Milano, conseguendo un Master.

Ciò mi ha aperto la strada all’insegnamento universitario.
Nel frattempo avevo vinto alcuni concorsi: presso la Malta University of Malta dove insegnai per 5 anni Cultural Management, poi All’Uni per Stranieri di Perugia, nei Master della Regione Toscana, al Conservatorio di Cesena e all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Questo tra il 1997 e il 2009.

Nel frattempo il Governo Berlusconi fece la riforma universitaria. Rimasi a piedi.

Io che ero a contratto, sempre reiterato senza problemi mi trovai immerso in un dramma.
Ritornai in Svizzera e feci il prof invitato all’Università professionale.
Due anni fa mi pre pensionai e mi ritirai a Perugia, dove scrivo a getto continuo.
Ovviamente musica.

Ritengo che l’armonia per un compositore sia l’essenziale, anche se si è scelto la contemporanea.

Per ciò che mi riguarda, ho definito uno stile che attinge in parte al newjazz trasformandone le movenze e le sequenze sonore attraverso un ibrido che transita dal Bel canto all’esperienza contemporanea.
Ma di quest’ultima non sono un patito anche se riconosco nei vari Berio, Stockhausen, Fukushima e altri ancora, una vera e propria genialità.
ùù

Io mi esprimo in modo diverso.

Negli ultimi 7 anni ho scritto un centinaio di pezzi.

Recentemente ho terminato due dei 4 Concertus Peruginensis per Archi, l’Opera 31 e pochi giorni fa il Duetto d’amore per due clarinetti Op. 33 Nr1 per i miei amici Guido Arbonelli e Natalia Benedetti.

E Ischia cosa c’entra con tutto ciò? Domanda più che pertinente.

Pag. 92-93

Quando, circa un anno fa, il mio amico Guido mi ha illustrato il progetto che sta attuando con l’Associazione culturale Da Ischia L’Arte – DILA presieduta da Bruno Mancini, oltre a rimanerne affascinato ed entusiasta, ho ricordato che a 20 anni feci, in compagnia di un amico di Imola, pure lui figlio di emigranti, un viaggio nel Meridione.

Ci fermammo alcuni giorni a Napoli.
Ricordo perfettamente il Golfo, qualche cosa che a definire meravigliosa è ancora riduttivo.
Penso, una delle meraviglie del mondo: da mozzare il fiato.

Ci spiegarono la conformazione geografica e culturale di tutto quanto “vive” nel golfo.
Ebbene tra me e me, ricordo, come se fosse oggi, mi dissi, additando quell’isola: mi piacerebbe andare, ad Ischia.
A Napoli ci tornai di sfuggita 20 anni or sono: ero di passaggio.

Ischia non ebbi l’occasione di visitarla. Ma ho intenzione di recuperare. Spero presto, anche per il fatto che gli anni trascorrono inesorabilmente.

Questa nuova sfida artistica e culturale rappresentata dal new Made in Ischia di Mancini e del suo gruppo internazionale, unita all’azzurro del cielo ischitano che si specchia nel mare argenteo, mi danno la speranza ed il desiderio di scrivere un pezzo: For Ischia.

Sì, un pezzo proprio per Ischia e per DILA.
Forse per piccola orchestra. Ci sto pensando. Non so cosa ne potrebbe uscire, poiché quando mi metto a scrivere, fino a un secondo prima di mettere giù la prima nota, non so le dita cosa improvviseranno.
La composizione è un mistero.

Non giro con la valigia di cartone, ma dentro di me è come se l’avessi.
Ciao Ischia, verrò. Presto.

P.S:L’ultima informazione ricevuta dice che la Sinfonia è già pronta all’80%

Natalia Benedetti e Guido Arbonelli “Duo Namaste”

La parola Namaste è originaria di una zona compresa tra l’India e il Nepal ma è utilizzata anche in molte regioni dell’Asia e nell’Australia meridionale.
Essa, pur essendo letteralmente traducibile con “mi inchino a te” in quanto deriva dal sanscrito “namas” (inchinarsi, salutare con reverenza) e “te” (a te), viene comunemente associata ad una valenza spirituale, per cui può forse essere interpretata in modo più completo come un saluto alle qualità divine che sono in te.

Unita al gesto di congiungere le mani e chinare il capo, acquisisce l’ulteriore significato di “le qualità divine che sono in me si inchinano alle qualità divine che sono in te”.

Ciò può definirne quindi il significato ultimo come un saluto tramite il quale si riconosce la sacralità sia di chi porge il benvenuto sia di chi lo riceve.

Natalia Benedetti e Guido Arbonelli hanno scelto questo nome per il loro duo di clarinetti e canto, quale augurio di grande simbiosi che vogliono stabilire con i loro ascoltatori.

Ad Ischia ne abbiamo avuto un esempio recente durante la loro esibizione del Natale 2016

durante la quale hanno suonato anche il bellissimo inno “Girotondo di emozioni”, scritto da Guido e cantato da Natalia, dedicato a Ischia con il quale hanno vinto il premio internazionale “Otto milioni” edizione 2016.

Natalia è anche professore di strumento e direttrice dell’Orchestra della scuola media Cocchi-Aosta e Liceo Jacopone di Todi, mentre Guido, oggi docente al Conservatorio “Cherubini” di Firenze, ha fatto parte di numerose orchestre internazionali quali la NIS simphony orchestra (Serbia), Orchestra Sinfonica di Perugia e dell’Umbria, Arturo Toscanini orchestra, Queen’s College orchestra-Usa, Orchestra Sinfonica di Constanta-Romania, nonché delle orchestre della Rai di Torino e Napoli, ed ha tenuto il corso per Professori d’orchestra presso il Teatro lirico Sperimentale di Spoleto nell’anno 2007.

Pag. 94-95

Ilde Consales

Professore universitario di ruolo di Linguistica italiana presso Roma Tre University.

Precedentemente Ricercatore di ruolo e Docente universitario presso Università Roma Tre; Docente di Linguistica italiana e di Didattica della lingua italiana presso l’Università degli Studi di Macerata; Ricercatore a progetto presso Università per Stranieri di Siena; Ricercatore al CNR di Firenze presso Accademia della Crusca; Dottorato di Ricerca (PhD) presso Università degli Studi Roma Tre; Relatrice al 2° Convegno Internazionale di Linguistica e Glottologia Italiana (CILGI 2) presso la Uniwersytet Wrocławski patrocinato dall’Accademia della Crusca e dalla Società degli Italianisti Polacchi; Relatrice in qualità di Visiting Professor presso la Slezská Univerzita v Opavě (Rep. Ceca).

Ma Ilde Consales è anche Soprano e cantante del Duo Tamiri con al pianoforte Santina Amici.

Negli ultimi mesi ha effettuato concerti presso l’Orto Botanico di Roma per l’AER (Associazione Ecologica Romana), voci recitanti Lucilla Di Pasquale, Isabella Colucci, musiche di Tiersen, Fauré, Bellini, Händel, Martini, Pergolesi, poesie di Tognolini, Lorca, Dell’Era, Schwarz, Klimer – 11 Maggio 2017; nella Chiesa di S. Maria dei Miracoli a Roma (meglio nota come una delle due “Chiese gemelle” di Piazza del Popolo, ed è quella di destra provenendo da Piazzale Flaminio) con Valentina Licastro (flauto), Carla Martirano (flauto), Santina Amici (organo), per i musicisti Cambristi di Roma con musiche di Bach, Händel, Vivaldi, Gluck, Massenet, Schubert, Marcello, Chaminade, Tulou, Gomez – 11 Giugno, 2017; nella Chiesa di S. Michele Arcangelo, Romari con Santina Amici all’organo (18 Marzo 2017).

L’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ha raggiunto un accorso con Ilde Consales grazie al quale lei sarà interprete canora per la realizzazione di video di alto spessore artistico, nei quali saranno uniti poesia, canto, musica, arti visive, recitazione, spot commerciali e immagini della splendida isola d’Ischia.

Vincenzo Savarese.

Nessuno mai, che io sappia, ha parlato in pubblico tanto, e tanto bene, dei progetti Made in Ischia che nell’arco di un decennio Roberta Panizza ed io abbiamo ideato indicandoli con varie sigle.

Tutti sempre proiettati verso la realizzazione del sogno/slogan di “ottenere, per l’Arte in generale e per la Poesia in particolare, il palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana”

Vincenzo Savarese, giornalista a tutto tondo

con particolare attività nello sport televisivo, è stato il primo ad aprirci le porte di uno studio TV, inserendo nella sua trasmissione “A bordo campo” uno spazio dedicato ad interviste con gli Artisti aderenti a quella che lui ha voluto chiamare la “Tribù della nostra isola”.

Come ringraziarlo?

Questa volta lasciando parlare le immagini!

Bruno Mancini

Pag. 96-97

Luciano Di Meglio

Le trombe marine

Uno dei maggiori pericoli per i pescatori di piccole imbarcazioni erano le trombe marine: “Meteora acquosa formata da colonne di acqua in forma di spirale e conica, con la base in alto e il vertice abbasso, che si sollevano tra il mare e le nubi”.
I pescatori per difendersi da questo pericolo si tramandavano un metodo molto originale: esponevano il sedere nudo verso la tromba marina e con riti magici e preghiere riuscivano a spezzare il pericolo per le loro piccole imbarcazioni.

La preghiera

Pater noster
Pater noster
In cielo, in terra e in mare
Voi state
Guardaci da questo diavolo
Pater noster
Pater noster
Spezza la coda del diavolo
Che senza coda
Non è più nessuno

La magia

Cor’ zèfaro (coda di lucifero).
Steven ncopp’ a varca, tutti a faticà, quann zi Giusepp, o’ cchiù vecchio piscatore do uagno, alluccanno dicette: “A cor’ e zèfaro ”. Tutti nuj nu poco appaurate, ma curiuse, uardamme a cor’ e zèfaro e verenne sta muntagna r’acqua e zi Giusepp cu cul’ a for ca murmuriav parol magiche o priave? A nu mument’ annato cu tanta maraviglia sta muntagna r’acqua se spezzaie e scumparette. Addimmannamme a zi Giusepp che magia avesse fatto e che avesse ditto. Isso rispunnette: “Pure sta vota o riavolo ha perso!

Ricerca di Luciano Di Meglio per il Museo Etnografico del Mare isola d’Ischia.

Pag. 98-99

Patrizia Canola,

nata a Milano ne1 1952, ha da sempre avuto la passione per la pittura, manifestando per essa una particolare predisposizione, già fino dai primi anni di scuola, che l’ha portata ad osservare continuamente tutti i diversi contesti, in particolare i paesaggi e gli scorci della Toscana, del Veneto, della Liguria, dei luoghi in cui si spostava con la sua famiglia prima di trasferirsi in una cittadina della Brianza dove tuttora vive e lavora.

Ha frequentato la “Scuola di Arte Pura Applicata a Merate” perfezionando lo studio dell’anatomia, delle proporzioni, degli spazi, sempre accompagnata dalla passione per la pittura, e senza tralasciare il tema del paesaggio seducente ed intrigante con le sue diverse variazioni cromatiche a seconda delle ore del giorno.

Sulla scia degli Impressionisti, da lei molto amati, Patrizia Canola ha scelto di dipingere all’aperto, eleggendo a suoi luoghi preferiti il percorso dell’Adda Vecchia, le Prealpi Orobiche, il Parco di Montevecchia e la Valle del Curone situati in un territorio della Brianza a lei molto vicino non solo geograficamente ma anche emotivamente parlando.

Accanto alla pittura di paesaggi, nei quali lo studio della luce è fondamentale per la definizione di ogni dettaglio, Patrizia Canola si è dedicata alla ritrattistica, non solo di espressività umane, ma anche spinta allo studio di animali e di nature morte. I cavalli, in particolare, affascinanti nei loro movimento; i singoli alberi, quasi simboli di emozioni nelle loro forme a volte imponenti e in altri casi disarticolate; le nature morte spumeggianti nei placidi tripudi cromatici di fiori e frutta; hanno ricevuto grandi attenzioni artistiche ed emotive da parte della pittrice.

Ultimamente, si assiste ad un’evoluzione del suo stile che, pur sempre sorretto da raffinata tecnica in grado di supportare ogni esigenza ideologica, si va indirizzando verso la proposizione di pensieri metafisici.

Assistiamo alla produzione di opere nelle quali le figure non sono più nettamente definite. e dove prevalgono colori molto chiari, tendenti al bianco, ricercati per raccontare il suo modo di sentire la vita filtrata attraverso una grande sensibilità che pone al centro quesiti sul destino dell’uomo e sul senso stesso della vita.

Ciò rende prevalenti le tematiche ideologiche legate al sentimento della libertà ed al futuro il cui delinearsi dipende essenzialmente dall’uomo.

Futuro che può apparire incerto e indefinito, ma necessita di scelte precise e coerenti.

Aspetti che Patrizia Canola riesce, con grande eleganza e poesia, a definire sulle tele, regalando emozioni senza tempo, così come senza tempo è, nella sua visione, la vita dell’uomo fatta di scelte e di speranze.

Patrizia Canola ha esposto in Italia e all’estero ottenendo importanti successi e riconoscimenti.

Tra i critici che hanno scritto lodevoli apprezzamenti sulle sue opere. vanno citati: Catia Monacelli direttore Polo Museale della città di Gualdo Tadino, Marina Pizziolo, Luigi Cavadini, Clara Canzi Colombo perito d’Arte presso il Tribunale di Monza, Antonino de Bono e Nello Bagarotti.

Nel 2017, un nutrito numero di importanti opere pittoriche di Patrizia Canola sono state esposte per quattro mesi nel Museo Etnografico del Mare della Città di Ischia in una Mostra personale voluta ed organizzata dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” con la Direzione Artistica di Silvana Lazzarino che ha scritta questa presentazione:

NEGLI ORIZZONTI DELLA VITA TRA LUCE E COLORE

In permanenza, si possono ammirare sette dipinti dell’artista nei quali a trionfare è la natura, con luci e colori e, in particolare, il motivo dell’acqua delle coste marine della Sardegna e delle Marche rispettivamente con “Colori di Sardegna” ed “Estate marchigiana”, dove lo sguardo si lascia catturare da avvolgenti riflessi di colori che uniscono cielo e mare; elemento dell’acqua che culla e accarezza le

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bianche “Ninfee” leggere come ballerine. Intense poi le atmosfere
lungo l’Adda del dipinto “I colori del fiume Adda” in cui campeggiano gialli e verdi accompagnati da tonalità blu dell’acqua dove l’ambiente circostante si riflette.

Come anche di ampio respiro è “Campo di lavanda” con il viola della lavanda in primo piano che risalta sull’azzurro e le increspature scure del cielo.

E poi le colorate “Melagrane”. Distante da tonalità così vivici e intense è l’atmosfera ovattata come da sogno che si respira nel dipinto “Inverno” dove cromie grigie, tendenti all’azzurro sembrano rarefatte come attutite ad indicare un momento di riflessione e sospensione del pensiero, necessario all’uomo per ritrovare se stesso guardando dentro di sé a partire dalla natura che si riposa.

PRINCIPALI ESPOSIZIONI

Prima del 2000: Bergamo – Bi.D. Art – personale; Bari – Expo Arte Bari – personale e collettiva; Basilea – Art Basel 1982 – collettiva;
Firenze – Galleria 14 – personale; Piacenza – Galleria la Meridiana – personale; Portofino – Galleria San Giorgio – personale; San Pellegrino Terme – Galleria Berna – personale; Cernobbio – Studio d’Arte La Casa Rossa – personale.

Dal 2000 al 2016:

Gualdo Tadino -“ Nel Respiro di Gaia, la Madre Terra”- personale; Venezia – Palazzo Zenobio “Art Escape” – collettiva; Gualdo Tadino – “Dalla Terra Al Cielo – Dal Figurativo all’Informale“ a cura di Vittorio Sgarbi; Fregene – Centro Pianeta Azzurro – personale; Varedo – Villa Bagatti Valsecchi “EXPOARTEITALIANA” a cura di Vittorio Sgarbi; Gualdo Tadino – “De Rerum Natura” – personale; Roma – Ambasciata Repubblica Irak – Internazionale dell’Arte; Arcore – Villa Borromeo “Impressioni dal Vero “ – personale; Venezia – Art Expo Sala San Leonardo – Cannareggio.
Nel 2017: Crotone – Santa Severina 2° Biennale Internazionale; Ischia – Museo Etnografico del Mare; Roma – Palazzo Crocetti “Esposizione Triennale di Roma”; Venezia – “Art Walkk 2017” – Bi-Personale.

Antonio Fiore,

poeta ben noto ai nostri lettori per l’assiduità con la quale è giunto finalista in tutti i premio “Otto milioni” ai quali ha partecipato (in alcuni è stato premiato con le poesie “Tinti di cenere”, “La tela del tempo” e “Cuori che si raccontano”), questa volta ci delizia non solo con le due poesie “A mia madre” e “Vecchio lenzuolo” che troverete in un’altra sezione della presente Antologia, ma anche come raffinato, simpatico e profondo bozzettista nonché osservatore della vita, simbolica e reale, che gli ruota intorno.

Antonio con sentimenti, retaggi, e maestria poetica di atavica virtù, ha descritto la quotidianità fotografica di un popolo formato dai suoi concittadini, ricorrendo a reminiscenze e vetuste immagini di “Piazza municipio”.

Una narrazione che scorre tra ben oltre mezzo secolo di vita cittadina.

Antonio Fiore ha avuto la bravura di conciliare luoghi, presenti e passati in un unico mix che sembra formare un sublime dipinto senza tempo.

Bruno Mancini

Gricignano: Piazza Municipio dopo oltre mezzo secolo.

Ah! se potessi fermare il tempo, quel tiranno tempo che tutto usura e mette fine tranne i ricordi, reminiscenze impigliate nella rete della mente.

La vetusta piazza colonnata d’alberi incornicia lo sfondo del prestigioso municipio, case, negozi, bar, circoli politici e non, che sembrano sostenersi l’uno con gli altri, un ombreggiare di mille ricordi risonanti.

Lo storico tabacchino di lungo corso fumeggia ancora di inconfutabili ricordi di prima sigaretta, e da lì a poco persiste la casa parrocchiale che diede i natali all’emerito compianto parroco Don Pasquale Lanzano.

E come si può non ricordare il circolo dei pensionati presente sulla piazza da qualche decennio che, ancora in cerca di una stabile dimora, con le sue vicissitudini attuali e passate quotidianamente anima il luogo di tanta saggezza.
Le fredde panchine di pietra nera sono sempre lì per accogliere qualsivoglia

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viandante che sosta all’ombra delle maestose ghiande sfavillanti al sole d’estate.

Gli immancabili amici di piazza accomodanti sulle sedie corredate di tavolini innanzi ai mitici bar che triangolano la metratura della piazza.

Il tutto consolidato dall’armonia complementare di sfottò degli assidui amici ricorrenti di sabato, domenica e feste santificate, nonché popolata da incalliti giocatori di tressette, scala quaranta e dell’intramontabile scopa a perdere.

Dopo oltre mezzo secolo nulla è cambiato se non la facciata dell’elegante municipio con il suo maestoso orologio campanile, fermo quasi da sempre.

Eppure, a vedersi sembra ieri, ma non è cosi, ormai più di due generazioni si sono susseguite nel tempo, di quel tiranno tempo che tutto cancella ma non i ricordi.

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Michela Pietropaolo
NEVE SU BAGDAD

Era di notte
e la terra tremava.
Lampi e luci in lontananza.
I boati ed il calore delle fiamme.
Occhi celati dietro un velo
impauriti, affamati
i miei
che per un attimo ho chiuso
e così ho sognato.
C’era il silenzio, c’era quiete.
Non un soffio, non un alito di vento.
Su quella terra ormai rossa
c’erano corpi
immobili, inermi
di soldati, di bambini.
Cadeva la neve
e la luna spendeva
ma no, poi capii
era solo la cenere.
Pensai finalmente è finita.
Pensai ad un abbraccio
ad un sorriso
ad una zuppa che mi scaldasse.
Udii un suono, più vicino.
erano lì, alle porte,
aprii gli occhi
ed il mio sogno era finito.

Quinta parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

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Quinta parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Prima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite”

Quarta parte “Penne Note Matite”

Quinta parte “Penne Note Matite”

Sesta parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte “Penne Note Matite”

Nona parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite”

Prima parte “Penne Note Matite”

Prima parte "Penne Note Matite" - Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite – Prima di copertina

Penne Note Matite testo completo dell'Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite –  Quarta di copertina posteriore

Penne Note Matite –  Copertina completa

Pag. 72-73

anche quelli che sono utilizzati dagli eserciti e dai gruppi armati come esche, corrieri o guardie, per svolgere azioni logistiche o di supporto, come trasportare le munizioni e le vettovaglie, posizionare mine ed esplosivi, fare ricognizioni.

La situazione più grave è quella delle bambine soldato che oltre a essere adibite alle operazioni militari sono anche usate come schiave sessuali.

Nonostante l’adozione di convenzioni internazionali dirette a tutelare i diritti dei minori (si ricordano la Convenzione di New York sui diritti dei minori entrata in vigore il 2 Settembre 1990; il Patto sui diritti civili e politici; il Patto sui diritti economici, sociali e culturali e la Carta Africana sui diritti e il benessere dei bambini del 1999), risulta che ancora oggi, secondo fonti UNICEF, la pratica di arruolare bambini esiste in Africa (in Somalia in cui tra il 1991 e il 2004 sono stati registrati 200.000 minori, Sierra Leone, Repubblica democratica Congo, Uganda, Mozambico, Liberia, in Ruanda durante il genocidio del 1994 i militari hanno coinvolto minori nei combattimenti); in Asia (In Afganistan i Talebani usano i bambini come suicide bomber: in Burma si contano 70.000 minori che servono nell’esercito), in America latina, in particolare in Bolivia 40% dell’esercito è composto da minori, dei quali 50% sono minori di anni 16.

Occorreva un mezzo per rendere giustiziabili le violazioni del divieto di usare i minori in operazioni militari e nel 1998 con l’adozione dello Statuto di Roma, atto costitutivo della Corte Penale Internazionale, l’arruolamento di minori di anni 15 è definito crimine di guerra (le prime sentenze su tali crimini sono state emesse dalla Corte speciale per la Sierra Leone che tuttavia ha un mandato limitato nel tempo e riguarda soltanto una determinata area geografica).

Il primo processo della Corte penale internazionale ha riguardato proprio il crimine di guerra dell’arruolamento dei bambini, nel caso Lubanga, un capo dell’UPC, operante nella regione dell’Itturi, nella repubblica democratica del Congo, ricchissima di diamanti, è stato dichiarato responsabile e condannato definitivamente per aver arruolato bambini, i kadogos.

Ho avuto il privilegio di essere il Registrar della Corte penale internazionale

proprio al tempo in cui si è iniziato e si è concluso questo primo processo, con la condanna del capo militare e con ordine di riparazione alle vittime.

Innumerevoli sono state le difficoltà, anche per ottenere la cooperazione degli Stati, al fine di assicurare la protezione dei testimoni e delle vittime, tra cui vi erano ex bambini soldato devastati, con poche speranze di futuro normale.

Numerose sono state anche le questioni sulla riparazione da accordare a quelle vittime.

Si è sottolineato che, tra le misure riparatrici, vi è la non stigmatizzazione degli ex bambini soldato.
I kadogos sono vicino a noi, non possiamo ignorarli, specialmente nel momento storico attuale, in cui gli standard di tutela di diritti fondamentali che sembravano acquisiti, stanno vacillando, cedendo a esigenze di mercato e di finanza mondiali, specialmente se pensiamo che spesso i minori si fanno arruolare volentieri per riscattarsi dalla povertà estrema, situazione che ci ricorda quella di tanti bambini in Italia, che sono ingaggiati dalla criminalità organizzata, assicurando manovalanza criminale a basso costo e non punibile.

Un compito per le donne si delinea netto e ineludibile: proteggerli.”

Ringraziamo Silvana Arbia del suo intervento e le auguriamo successi per la pace mondiale tramite la sua Fondazione internazionale, costituita a San Marino per tutelare i diritti dell’infanzia coinvolta nei conflitti armati.

La Fondazione si propone di prevenire il fenomeno dei bambini soldato nella regione dei Grandi Laghi Africani, attraverso l’informazione, la sensibilizzazione e il rafforzamento delle capacità degli adulti, vicini ai minori, di proteggerli e di garantirne il diritto all’educazione e allo sviluppo.

http://www.arbia.foundation.com

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Ugo De Angelis,

è nato nel 1955 a Latina.
Laureatosi in Architettura a ”La Sapienza” di Roma con una tesi sul tema di archeologia industriale, da molti anni è ricercatore e consulente storico presso l’Archivio Vaticano della Congregazione per la Dottrina della Fede ex Sant’Uffizio.

Ha collaborato con diversi quotidiani tra cui “L’Osservatore Romano” e sono numerosissime le sue partecipazioni a convegni nazionali e internazionali i cui studi e relazioni storiche sono state pubblicate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dall’Accademia Nazionale dei Lincei.

Ha partecipato alla elaborazione di numerosi interventi di recupero ambientale e monumentale, tra cui emerge il progetto vincitore del concorso internazionale indetto nel 2003 dalla Regione Lazio per la “Realizzazione del restauro e la valorizzazione del porto di Civitavecchia e del water-front cittadino”.

Per la sua sensibilità e l’assidua attività di promozione, valorizzazione e riqualificazione territoriale, nel 2007 è stato coordinatore scientifico del progetto transnazionale per la pianificazione urbanistica del Parco Satricum della Valle dell’Astura, finalizzato ad uno sviluppo turistico sostenibile. Nel 2010 ha redatto il progetto del Piano Colore, tutela e recupero delle superfici architettoniche della “Città di Fondazione” (Latina), presentato alla Fiera del Restauro di Ferrara.

Convinto assertore e sostenitore delle politiche di valorizzazione e promozione territoriale, rivendica l’importanza del sinergico ruolo tra cultura, urbanistica e turismo finalizzato ad un modello strategico di sviluppo sostenibile. Da sempre sostiene che non si può intervenire su un territorio o su un monumento se non si conosce la sua storia.

“In quella foto c’è Maria”

è il titolo di un suo libro in cui propone la visione puramente storica di personaggi e fatti accaduti alle Ferriere di Conca nel mese di Luglio del 1902 che portarono al martirio della piccola Maria Goretti.

Angela Maria Tiberi

Milena Petrarca

Artista a trecentosessanta gradi, figlia d’arte, nata a Pozzuoli, ma attiva tra Latina e New York, dove ha esposto in diverse rassegne e organizzato a New York il Cinquecentenario di Cristoforo Colombo con personali e collettive che le è valso il prestigioso riconoscimento “Artistic Achivement Award Gallery”, Milena Petrarca non è soltanto una pittrice di fama internazionale, ma anche scultrice e poetessa di grande sensibilità, stilista e ritrattista che dona emozioni oltre il tempo legate all’uomo e alla sua vita, tra gioie e malinconie, passioni e speranze.

Le sue opere, presenti in molti musei italiani e americani ed in prestigiose collezioni americane, francesi, inglesi e cinesi, incantano per quel loro essere sospese tra realtà e sogno, mistero e poesia, avvolte da una luce che traspare da colori ora caldi e accesi, ora freddi e opachi.
Vincitrice della seconda edizione del Premio internazionale di arti grafiche “Otto milioni”, la sua opera è stata scelta per l’elaborazione della copertina di questo volume.

Angela Maria Tiberi

Pag. 76-77

Assunta Gneo

è autrice del libro “Tira fuori l’anima”.

Un inno alla rinascita, alla riscossa della propria vita e del proprio sogno…
Ognuno di noi viene al mondo con un sogno, realizzarlo è complicato: ci sono persone che si battono per questo, ma rendendosi conto di quanto sia complicato rinunciano.

Non ascoltano più la vocina che viene dall’anima, che li incita ad andare avanti, semplicemente smettono di credere, con il compiacimento di mariti, mogli, genitori, amici.

Altri invece scelgono di combattere.

Seppur difficile, complicato, impossibile, perché è lì che si fa la differenza.

Luce è una di questi, rappresenta la vera luce che alberga dentro di noi, la forza che ci sostiene, che ci spinge a compiere un altro passo in avanti.

Luce ha una famiglia disattenta, che non riesce a proteggerla, neanche dall’abuso dell’imbianchino che lavora a casa in occasione della sua comunione.

Occorrerà tempo, tanto tempo, per superare, per capire.

Combatte duramente non si arrende mai, perché ha capito che costruire è la cosa che sa fare meglio e che cambierà realmente la sua vita.

Un punto di forza ce l’ha è nonna Bice che capisce la situazione: la ragazza abbisogna di una madre, quella che ha non sembra essere all’altezza.

Così decide di sostenerla psicologicamente e fisicamente, regalandole perle di saggezza e svelandole il segreto di famiglia che custodisce da una vita.

Un inno all’amicizia: lei e Gianna crescono insieme, sostenendosi l’una l’altra, nella ricerca della propria identità, nella voglia di affermarsi nella propria vita e nella ricerca della felicità.

Ma i colpi di scena non sono ancora finiti: la morte della piccola Desire cambierà di nuovo le carte in tavola
Ce la farà Luce a riscattarsi

Sezione affidata a DILABLIDA, Sede operativa in ALGERIA

per conto dell’Associazione Da Ischia L’Arte – DILA

Presidente DILABLIDA
Dalila Boukhalfa

Dalila Boukhalfa

Per gli amici Caroline Dali, è nata a Oran in Algeria il 26 Dicembre 1968 e vive a Blida.
Insegnante di francese presso la scuola media e il centro di lingue stranieri dell’università di Soumaa.
Da sempre appassionata di lingue, di libri e di poesia, ha saputo trasmettere con notevole successo questi interessi ai suoi studenti.

Ha partecipato a diverse manifestazione di carattere culturale in Algeria.

Scrive a titolo personale: storie per ragazzi e poesie.

Per molto tempo il suo sogno è stato quello di organizzare e partecipare ad eventi artistici e culturali in Italia e in Algeria, facendo affidamento sulla cooperazione, sincera e continua, con l’Associazione culturale DILA, in modo tale da creare e riaffermare rapporti, tra artisti italiani e algerini, che abbiano in lei e nella sua volitiva presenza un collante forte e determinante.

Così, nel Luglio 2017, l’Associazione culturale Da Ischia L’Arte – DILA, riconosciuta l’ampia positiva divulgazione dei propri progetti ottenuta grazie alle attività professionali e sociali realizzate dalla Professoressa Dalila Boukhalfa, ha deliberato di nominarla Presidente della sua Sede operativa DILABLIDA ubicata in Algeria nella città di Blida.

Pag. 78-79

Angela Maria Tiberi
L’Istituto italiano di cultura ad Algeri è un organismo ufficiale dello stato italiano.

È stato fondato nel 1963 dopo la proclamazione dell’indipendenza dell’Algeria dal colonialismo francese.
L’Istituto è uno spazio che lega in primis i due Paesi tramite la collaborazione dell’Ambasciata italiana, situata non

Oltre ai corsi di lingua ed a tutte le altre opportunità che offre l’Istituto italiano, la Direttrice dottoressa Maria Battaglia ed i suoi colleghi hanno lavorato molto per sviluppare un efficiente servizio di biblioteca e di mediateca di libri, volumi, DVD, documenti video, CD Rom e cassette audio resi disponibili per “Gli Amici Dell’Istituto” La dottoressa Maria Battaglia è attiva, presente e sempre molto disponibile per tutti.

La nuova Biblioteca del’Istituto italiano ad Algeri è un vero piccolo museo. Una vera oasi di pace, dove ci si può divertire e coltivare i propri desideri, tanto più quando si apprezza la lettura. Un’immensità culturale ricca, un spazio tranquillo e rilassante per la lettura cui possono accedere sia i dilettanti sia gli studenti e sia i ricercatori, vista l’immensità e la ricchezza delle opere disponibili.

Poi ci sono gli eventi culturali a la sede ad EL BIAR.

Un variegato programma di scambi culturali algerino-italiano comprendente esposizioni di Arti visive e anche corsi di cucina italiana. L’Istituto culturale italiano è tra i più antichi e più attivi in Algeria con un’offerta ricca e diversificata che propone letteratura, pittura, musica ed altri generi culturali ed artistici, sia all’interno e sia all’esterno della sua struttura. Iniziative che compaiono ogni anno nel suo programma offrono l’opportunità di accesso ad artisti e creativi italiani ed europei per proporre le loro Arti sotto il cielo algerino e per il pubblico internazionale che sceglie l’Algeria come sua meta turistica, artistica, sociale, culturale e anche commerciale

Abdeldjalil Amri.

Sono nato in Adrar nel 1992 e sono residente in Adrar nel quartiere di Mehdia. Adrar si trova a sud dell’Algeria nel deserto del Sahara.

Sono laureato in lingua e letteratura italiana dall’anno 2013, con un diploma ed un master in didattica delle lingue conseguiti nel 2016 presso l’Università di Lounici Ali di Blida.

Conosco scolasticamente la lingua inglese e quella francese, mentre la mia madrelingua è l’arabo che scrivo e leggo perfettamente.

La mia collaborazione con l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”

verterà principalmente sul mio scrivere e parlare del deserto algerino, delle sue bellezze e dei suoi pericoli. Mi piace molto scrivere in italiano poesie, racconti e fiabe corredati da fotografie e scambi culturali. salambboy@gmail.com – Tel. +393284905308.

La sopravvivenza nel Sahara

Il Sahara è il più grande deserto della Terra, si trova nell’Africa settentrionale e vanta una superficie di circa 9.400.000 chilometri quadrati. Il Sahara occupa circa un quarto del continente africano.

Si estende dall’Oceano Atlantico fino al Mar Rosso con una lunghezza di circa 4800 km, e con una larghezza di 1800 km dal Mediterraneo fino alle regioni centrali Africane.
Il Sahara comprende i seguenti stati: Algeria, Ciad, Egitto, Eritrea, Libia, Mali, Mauritania, Marocco, Niger, Sudan, Tunisia e Repubblica Democratica Araba Sahrawi.

Popoli tipici del Sahara, quasi tutti nomadi, sono: i Tebu, i Tuaregh, i Berberi o Amazigh e i Sudanesi.

La distribuzione della popolazione non è uniforme, mentre immense aree sono disabitate nelle oasi si possono raggiungere valori di densità di popolazione molto alti.
Nel Sahara si possono identificare diversi tipi di paesaggi: Hammada, deserto di roccia; Serir, deserto di ciottoli e ghiaia; Lergo o Idean, deserto formato da dune di sabbia; Bioma che si trova nell’estremo sud è la Savana, mentre a nord si trova la Steppa mediterranea

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Pag. 80-81

Omaggio ad Abderrahmane Benhammouda

Abderrahmane Benhammouda è stato uno dei fondatori del Dipartimento della lingua italiana presso l’Università di Blida in Algeria.

Con lui ho iniziato a studiare la lingua italiana, ho scoperto la pronuncia della lettera “c” e la grammatica italiana.

Abderrahmane Benhammouda, piano piano, inseriva informazioni sulla cultura italiana iniziando la lezione sempre con un proverbio italiano.

Lui, comunicandoci il suo sapere e il suo amore per la lingua, mi ha data la voglia di andare davanti, mi ha anche trasmesso il modo di sognare in italiano e di cantare con parole italiane.

Ecco una sua breve biografia che mi ha scritto quando gli ho chiesto di raccontarmi il suo percorso con la lingua italiana.

“Mi chiamo Abderrahmane Benhammouda, ho 66 anni e sono un pensionato della scuola nazionale. Sono stato insegnante di francese e d’italiano per più di 40 anni.La mia avventura con questa bellissima lingua è cominciata negli anni sessanta al liceo “Ibn Toumerte” di Boufarik a 40 km. da Algeri.
Il mio professore di lingua italiana era un siciliano, si chiamava Padellaro.

Dopo il liceo sono andato all’Università di Algeri, dove ho preparato gli esami per la laurea istruito dal Prof. Massimo Ghirelli (critico internazionale del cinema), e dal Prof. Sergio Sacili (un milanese che continua ancora a realizzare conferenze sulla lingua e sulla cultura italiana)..

Dopo la laurea, considerato che l’italiano era scomparso dai programmi scolastici algerini, sono stato indotto, fino al 2010, ad insegnare la lingua francese al livello liceale.
Nel frattempo, l’Università della mia città, Blida, aveva aperto un dipartimento di lingua italiana con l’aiuto di cooperanti italiani, ma gli avvenimenti del decennio nero (o piuttosto rosso di sangue) ha spinto gli stranieri e fra loro gli italiani a lasciare il paese.

Con l’appoggio di un amico, oggi malato, che si chiama Othmane Messous, abbiamo rilevato la sfida.

Così oggi abbiamo circa 300 – 400 persone laureate in italiano che insegnano in varie località della Nazione. Il mio primo viaggio in Italia risale al 1975, quando ho trascorso un mese di studio a Perugia presso l’Università per stranieri. Dalila Boukhalfa.”

Sono Souad Challal,

nata nel 1989 in Algeria.

Maturità in lingue straniere nel 2007, nel 2011 mi sono laureata in italiano e nel 2016 ho ottenuto il diploma di Master per l’opzione didattica.

Sono stata segretaria nell’Associazione “Femme en communication” impegnata per le donne artigiane.

Ho insegnato all’Università Lounisi Ali di Blida.

Sono docente di lingua italiana al liceo Abdelhak Ben Hamouda – Djelfa. Studiando e insegnando questa lingua ho avuto voglia di scoprirla e di conoscerla sempre di più.

Mi piace molto scrivere, lasciare la mia mano seguire i battiti del cuore scrivendo senza rendermi conto di cosa scrivo.

L’unica cosa che so di certo è che mi esprimo con gioia, libertà, amore e tranquillità. Non sono né scrittrice né poetessa, perché sono ancora una principiante, ma vorrei tanto diventarlo.

Il mio unico amore

Vieni mio amore
e cura i miei dolori.
Vieni per dare la gioia al mio cuore.
Ho bisogno di te, tesoro.
Non lasciarmi mai da sola,
sai che non posso vivere senza te.
Mi hai dato la serenità.
Mi hai dato la tenerezza.
Mi hai dato la gioia e la pace.
Con te ho conosciuto la dolcezza della vita.
Con te ho conosciuto il valore dell’umanità.
Allora, amore, vorrei che tu sappia che sei
la luce della mia vita
il sangue del mio cuore
le ciglia dei miei occhi.
E senza te sono come
la rosa senza odore
il cielo senza stelle
la vita senza aria e acqua.
Amore amore amore ti amo dal profondo del mio cuore.

Pag. 82-83

Mohamed Benmaiza

Artista nato il 27 Dicembre 1963 a Ain Delfa, una città vicino BLIDA e a 50 km di distanza da Algeri, ha vissuto in campagna della cui bellezza era affascinato.

Sposato e padre di tre figli, è stato anche insegnante di arte nel liceo della sua città Blida.

Dipinge da età precoce.

Il suo percorso artistico è cominciato con la pittura.

Dopo un periodo di studio presso l’Accademia di belle arti si è specializzato nella calligrafia e nella miniatura.

Ha partecipato al Festival di Miniatura a Mostaghanem nel 2015, al Festival di Arte plastica nel 2011 a Annaba e a quasi tutti gli eventi culturali che sono stati presentati a Blida.
ll talento di Mohamed Benmaiza è quasi unico nel suo genere e la sua notevole sensibilità artistica è degna di ricevere attenzione e complimenti.

Dalila Boukhalfa

Safia Amara.

Sono nata nel 1989 a Tizi Ouzou (Algeria).

Laureata in lingua italiana, ho partecipato, per due anni, ad un master sulla didattica della lingua italiana.

Vorrei continuare i miei studi per avere il dottorato.

Ho lavorato in una scuola privata per due anni e per altri due anni in una scuola di guida insegnando il codice stradale.

Ho anche lavorato in un’Associazione per la prevenzione e la sicurezza stradale.

Sono docente di lingua italiana al liceo.

Ho insegnato al dipartimento d’italianistica a Blida.

Mi piace molto scrivere piccole storie in italiano e poesie, così come mi piace tanto la letteratura italiana.

Ho seguito corsi di formazione di giornalismo audio –visivo.

Partecipo sempre alle attività del’Istituto italiano di cultura ad Algeri proponendo attività di formazioni e conferenze, soprattutto durante la settimana della cultura italiana nel mondo.

Vorrei scoprire e visitare tutti i siti turistici e storici d’Italia.

Il pianto di un amante

Non cercarmi!
Se cerchi in tutto questo mondo
non mi trovi!
Perché sono dentro di te.
Cercami dentro di te
così mi trovi!
Nel fondo del tuo cuore
o dentro il tuo cervello
oppure in tutto il tuo corpo!
Tutte le tue cellule le abito
tutti i tuoi battiti mi richiamano
e rimani sempre così!
Tu mi senti sempre accanto a te
sarò sempre con te!
Nei tuoi sogni!
Nei tuoi occhi!
Nel tuo silenzio.
e nelle tue parole.

Se fossi!
Se fossi un amore
rientrerei nei cuori.
Se fossi un medicinale
curerei tutti i dolori.
Se fossi un’ombra
toglierei il calore.
Se fossi una giustizia
condannerei i criminali.
Se fossi un pesce
sceglierei il mio pescatore.
Ma, sono solo un essere umano
che riflette per il domani
e dove devo mettere le mie mani
per illuminare il mio cammino

Pag. 84-85

Sezione dedicata ad Artisti presenti in precedenti nostre antologie e agli Artisti maggiormente apprezzati per la loro collaborazione nel corso dell’ultimo anno.

Domenico Umbro

si presenta salutando Ischia con questo suo breve curriculum artistico.
Domenico Umbro di Filadelfia (VV), diplomato in clarinetto al Conservatorio Tchaikovsky, diplomato all’accademia italiana di clarinetto (Perugia) con Ciro Scarponi.
Corsi di alto perfezionamento con i docenti: Ciro Scarponi, Pasquale Lorenzo, Guido Arbonelli, Francesco Giardino, Fabrizio Meloni, Giuseppe Garbarino, Alessio Vicario.
Corsi di direzione: M° Jacob De Haan e M° Ten. Colonnello Leonardo Laserra Ingrosso.

Sono primo clarinetto solista nell’orchestra di fiati G. Gemelli, ho suonato con il gruppo di Ensamble di clarinetti “Namaste”a Taormina, Catania, Messina, Torgiano, Bevagna, Villa Franca, Roma, Adria, Rovigo.

Ho partecipato a vari concorsi, come solista in duo con pianoforte e in duo con la flautista Veronika Vitatzkova.

I miei obbiettivi sono di suonare all’estero e il mio sogno è di formare un quintetto con un quartetto d’archi.

Ischia è una meraviglia della natura con delle acque termali conosciute e utilizzate fin dall’antichità.”

Pag. 86-87

Massimo Rozzi
Ciao Ruben

Quell’amore intimo, all’angolo,
come il “famì” in guerra,
tutto osservava e niente diceva.
In silenzio per non disperdere
ogni tua traccia che inseguo,
scappando per lasciare la libertà.
Così a tremare del nervoso,
impaurito che la tua gioventù
possa passare senza una traccia.
Felice quando ti sento canticchiare,
certo che le tue ore
sono nel registro delle positività.
Condividendo le tue passioni sportive,
orgoglioso di narrare le imprese
quando racconto la tua vita.
Ciao Roberto realtà per me,
poco scrivo, geloso tengo stretto
questo calice da gustare centellinando.

Mercoledì 10 Maggio 2017 20:29

Maria Luisa Neri,

Socia fondatrice nonché Direttrice Musicale dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA” è anche presidente dell’Associazione “Arte del suonare”: un’Associazione culturale senza scopo di lucro che intende ideare, favorire ed organizzare manifestazioni cinematografiche, musicali, culturali, ricreative, premi, rassegne, saggi, festival, conferenze, concorsi, concerti, musical ed ogni altra forma di spettacolo legata alla musica; diffondere la cultura musicale; proporsi come luogo d’incontro e di aggregazione d’interessi musicali ed artistici.

Oltre all’offerta concertistica, l’Associazione è impegnata a realizzare l’altro fondamentale scopo indicato dallo statuto: la scoperta e la valorizzazione di giovani promesse in campo musicale, sia a livello locale sia in campo nazionale.

A tal scopo l’Associazione organizza ogni anno un Concorso Internazionale “Note sul mare“ di Roma ormai giunto alla sesta edizione e che ha ospitato musicisti provenienti da tutto il mondo.

L’Associazione ARTE DEL SUONARE ha costituito la “Piccola Orchestra Romana” che è formata da validi artisti in grado di esprimersi anche in veste solistica ed il cui repertorio spazia dal periodo Barocco fino a quello Contemporaneo.

L’amore per la musica è il collante per questa interessante e dinamica formazione!

L’Associazione è disponibile a collaborare in ogni situazione ove sia apprezzata la buona musica, come, ad esempio, cerimonie, convention, ricorrenze ed altri tipo di riunioni collettive.

L’Associazione ARTE DEL SUONARE sarà sempre lieta di ospitarvi sul suo blog, i cui contenuti sono mirati alla diffusione di notizie relative a tutti i musicisti che la compongano.
INFO Maria Luisa Neri cell. 347-0804603 nerimarialuisa@libero.it https://artedelsuonare.wordpress.com

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